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Squadrag54

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Tutti i contenuti di Squadrag54

  1. mi associo alle condoglienze alla famiglia.
  2. Squadrag54

    Varato Il Sommergibile Romeo Romei

    Stupende sopratutto l'ultima.
  3. un lavoro stupendo, non ero a conoscenza del uso della pellicola trasparenti per le vele, gentilmente puoi dettagliarlo meglio?. grazie.
  4. Squadrag54

    Modellismo A Reggio Emilia

    Siluro Lenta Corsa, meglio noto come Maiale.
  5. più che bombardamento si tratta dei test di resistenza alle esplosioni subacquee, a cui sottopposte tutte le prime unità di una classe.
  6. Grazie del tempo che mi hai dedicato. rimango in attesa
  7. http://cefalunews.org/2016/09/20/seconda-guerra-mondiale-20-settembre-1941-il-primo-successo-dei-siluri-a-lenta-corsa/ 20 settembre 1941 il primo successo dei S.L.C. 75 anni fa la componente subacquea dei mezzi d’assalto della Regia Marina coglieva il primo successo a Gibilterra. Subito dopo la dichiarazione di guerra, gli operatori dei mezzi subacquei della Regia Marina iniziarono le loro missioni contro i porti nemici, anche se i mezzi erano ancora in fase di sperimentazione. La prima missione fu programmata nell’agosto del 1940 contro Alessandria d’Egitto, purtroppo il sommergibile Iride che fungeva da mezzo avvicinatore fu affondato da aerosiluranti inglesi, si riprovò in settembre ma anche questa volta il sommergibile Gondar fu scoperto a circa 100 mg dall’obbiettivo e costretto ad autoaffondarsi, sempre nel mese di settembre si tentò il primo attacco a Gibilterra, tramite il sommergibile Scirè al comando del c.c. Junio Valerio Borghese, in prossimità dell’obbiettivo la missione fu annullata per mancanza di navi nemiche nel porto. Una nuova missione fu programmata per ottobre, il sommergibile Scirè entrò nella rada di Gibilterra la notte fra il 28 ed il 29, rilasciando S.L.C. purtroppo tutti e tre i mezzi andarono in avaria, il mezzo della coppia formata dal t.v. Gino Birindelli e il 2° capo pal. Damos Paccagnini, arrivò in prossimità della corazzata Barham, ma la probabile rottura della trasmissione del mezzo, li fermò a circa 100m dalla nave, Paccagnini a causa di un difetto dell’respiratore fu costretto ad emergere, mentre Birindelli trascino il mezzo fino a circa 30m dalla nave, poi spossato dallo sforzo emerse, entrambi furono catturati. L’esplosione del mezzo nella vicinanze della nave non gli procurò danni e permise agli inglesi di recuperare parte del mezzo. Gli altri 4 operatori, fra cui il cap.GN Teseo Tesei e il s.t.v. De la Penne riuscirono a raggiungere la costa spagnola a nuoto e furono rimpatriati. Le continue avarie ai mezzi costrinsero ad uno stop delle missioni per cercare di rimediare alle frequenti avarie dei mezzi, intanto gli inglesi, iniziarono a prendere dei provvedimenti a protezione delle loro basi, anche se non avevano ben chiaro di cosa si trattasse erano in possesso di alcune foto del Gondar in affondamento, un mezzo semi distrutto e due operatori subacquei, capirono che la minaccia era subacquea ed iniziarono a far pattugliare i porti da motobarche che ad intervalli scaricavano piccole cariche esplosive in acqua. Una nuova missione venne tentata nel maggio del 1941, questa volta però al fine di risparmiare il lungo viaggio agli operatori, si decise di inviarli a Cadice dove si trovava la cisterna Fulgor, internata dal entrata in guerra. Dopo aver forzato lo stretto di Gibilterra, lo Scirè la notte del 24 si affiancò alla cisterna e prese a bordo gli operatori dei mezzi, ma non riuscì a raggiungere la baia di Algesirias in tempo utile, trascorsa la giornata sul fondo, la notte del 26 emerse per rilasciare gli incursori, uno dei tre Maiali, non riuscì a partire per un guasto al motore, mentre gli altri due affondarono in prossimità degli obbiettivi, tutti gli operatori raggiunsero la costa spagnola e furono rimpatriati. Il 18 settembre lo Scirè si affiancò di nuovo alla Fulgur, imbarcò gli operatori e li lascio nella baia di Algesiras nelle primissime ore del 20, i bersagli designati erano le corazzate e la portaerei alla fonda nel porto militare, ma la stretta sorveglianza da parte inglese costrinse gli equipaggi ad attaccare le navi nella rada. La coppia formata dal t.v. Amedeo Vesco e dal sc. Pal. Antonio Zozzoli, attaccò la petroliera Fiona Shell (2444 tsl) che fu spaccata in due dalla carica, il tv Decio Catalano ed il sc.pal Giuseppe Giannoni attaccarono la motonave Durham (10900 tsl) alla quale l’esplosine provocò una grave falla e fu salvata dall’affondamento portandola ad incagliarsi, il tv Licio Visintini ed il sc.pal. Giovanno Magro minarono la cisterna Derbydale (8145 tsl) che rimase gravemente danneggiata. Con il successo di questa missione, era stata raggiunta la maturità degli SLC, ad essa seguirono i successi di Alessandria e Gibilterra. Caratteristiche dei mezzi utilizzati nella missione : SLC ( maiale) : Lunghezza: 7.30m, propulsione: motore elettrico da 1.6HP, armamento carica esplosiva di circa 300Kg, Velocità massima: 3 nodi, autonomia 15 mn a 2.50 nodi, equipaggio: 2 uomini Sommergibile Scirè: sommergibile serie 600 (59 unità) classe Adua, costruito nel cantiere OTO-Muggiano La Spezia, varato il 6 gennaio 1938 entrato in servizio il 25 aprile 1938. Dislocamento: in superficie 697 T, in immersione 856. Lunghezza ft 60.18, larghezza 6.45, immersione 4.66, profondità di collaudo 80m, propulsione. 2 motori diesel Fiat da 1500HP e 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800HP, velocità in superficie 14 nodi in immersione 7.5 nodi, autonomia in superficie 3180mn a 10 nodi in immersione 74mn a 4 nodi, equipaggio 4 ufficiali e 44 sottufficiali e comuni, armamento 6 tubi lanciasiluri ( 4 a prora e 2 a poppa) 1 cannone da 100/47 2 mitragliere da 13.2mm, tre cilindri per il trasporto di S.L.C. Fu affondato il 10/08/1942 dalla corvetta Islay davanti al porto di Haifa, mentre si apprestava a forzarne il porto. Bibliografia: I mezzi d’assalto Italiani 1940-1945 parte 1^, STORIA MILITARE DOSSIER n°22, Erminio Bagnasco. Navi e Marinai D’Italia. All’ultimo quarto di luna, Murzia Editore, Luigi Romersa Uomini rana, editori Baldini e Castoldi, di T.J. Waldron e J. Gleeson.
  8. Squadrag54

    Rimorchiatore D'altura Nereo

    lavoro stupefacente.
  9. Squadrag54

    Ddg Classe Zumwalt

    il cronista ha fatto un pò di confusione, ma lo spettacolo non è male anche se mi ricorda più un sommergibile che una nave.
  10. dalle mie ricerche non mi risultava il bombardamento, le navi di questa classe erano tre, la Sorrento fù requisita in soztituzione di un unità gemella affondata, forse questo può aver causato confusione nell'autore, la nave è stata in servizio fino alla fine degli anni 60
  11. Comandanti buongiorno, un amico giornalista, il cui padre ha prestato servizio a bordo della nave ambulanza Sorrento, vorrebbe scrivere un articolo su detta nave e mi ha chiesto di recuperare del materiale. gentilmente chiedo se qualcuno è in possesso di informazioni, sulle missioni e sui comandanti della suddetta unita. Grazie.
  12. per più di mille pezzo le istruzioni mi sembrano un pò misere.
  13. Squadrag54

    Base Portaerei A Maddalena?

    visto l'attuale stato economico della Sardegna, ritengo l'opera una boccata d'ossigeno.
  14. Squadrag54

    Base Portaerei A Maddalena?

    la rinascita della base della Maddalena è auspicabile, anche la sua posizione centrale nel bacino Mediterraneo.
  15. Squadrag54

    10 Agosto 1916: Il Sacrificio Di Nazario Sauro

    a cento anni dalla morte un doveroso tributo http://www.cefalunews.net/cn/news/?id=50823 Nazario Sauro. Un marinaio, un Eroe, una Leggenda. Nazario Sauro nasce a Capodistria il 20 settembre 1880, da genitori di origini romane, il padre Giacomo era un marittimo, la madre Anna Defangher si curava della casa e della famiglia. Prima dell’anno di vita la famiglia si trasferisce a Cette in Francia, dove il padre si dedica all’attività dei recuperi marittimi. Qui durante il gioco Nazario si procura una ferita all’occhio sinistro che anche se di poco conto gli procurerà una lesione permanente che sarà determinante per il suo riconoscimento anni dopo. All’età di 6 anni, a causa di un epidemia di colera, la famiglia torna a Capodistria, dove il padre costituì un impresa specializzata nel recupero di navi naufragate e impiantò uno stabilimento balneare. Nazario cresceva in un mondo prettamente marinaro, vivace e esuberante preferiva passare le giornate sulle barche invece che sui banchi di scuola. Su volontà del padre intraprese studi classici, non ottenendo buoni risultati, così che nel 1895 abbandono il secondo ginnasio ed il padre lo prese con sé sul proprio bastimento. Nel 1904 si inscrisse all’Accademia Nautica di Trieste, dove ottenne la patente di Capitano di Grande Cabotaggio. Fin da piccolo Sauro dichiara la propria italianità, scontrandosi spesso con i residenti austriaci e slavi di Capodistria, cresciuto inizia a frequentare circoli irredentisti e a formarsi leggendo le opere del risorgimento. Inizialmente si avvicina al socialismo, ma poi si orienta vero gli ideali mazziniani. A 21 anni si sposò con Nina Steffé da cui ebbe 8 figli a cui diede nomi ispirati al Risorgimento ad alla Libertà. Divenuto capitano Sauro operò al servizio di diverse compagnie, iniziando da quella dei fratelli Consuich, la Società Istria-Trieste, il Loyd Austriaco ed infine alla Società Cittadina di Navigazione a Vapore Capodistria comandò navi da carico e passeggeri, fra cui ricordiamo la Vettor Pisani, la Cassiopea, la carpaccio ed il piroscafo San giusto, che dopo la guerra in suo onore venne battezzato Nazario Sauro. Fra il 1908 e il 1913 Sauro in linea con i suoi principi di indipendenza dei popoli, operò diverse missioni di contrabbando per rifornire a favore degli albanesi che volevano affrancarsi dal dominio Ottomano e dall’ingerenza austriaca. Durante le navigazioni lungo la coste istriane e dalmate, Sauro studiò le coste, le correnti , i fondali ed i punti principali, fino a realizzare un personale portalo, su cui annotava anche le opere di difesa austriache. D’indole socievole e sempre di buon umore, durante le soste a Capodistria frequentava il Caffè della Loggia, dove ogni volte aumentava il numero dei sui conoscenti. Allo scoppio della guerra nel 1914, non avendo l’intenzione di indossare la divisa austriaca e combattere contro l’Italia, il 2 settembre, si spostò a Venezia con la scusa di inscrivere il figlio Nino in collegio, qui giunto entro in contatto con gli esuli Istriani e spesso compì viaggi clandestini verso i porti austriaci per mantenere i contatti con gli irredentisti li rimasti, nel frattempo fu raggiunto dalla moglie e da tre figli, il figlio Italo rimase con i nonni per evitare di alimentare sospetti. All’inizio del 1915, in occasione del terremoto che colpi la Marsica distruggendo Avezzano, Sauro ed altri irredentisti furono fra i primi ad accorrere in aiuto della popolazione. Per la sua conoscenza della costa austriaca, fu chiamato a Roma dallo stato maggiore Marina per fornire notizie sulle sue difese. Nel maggio 1915, l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, lo nomino tenente di vascello di complemento, fornendogli documenti con l’identità di Nicolo Sambo e lo assegnò alla piazza di Venezia con l’incarico di pilota. Il 24 maggio 1915, poche ore prima dell’entrata in guerra, Sauro consegnò all’amico Silvio Stringati due lettere, una per la moglie ed una per il figlio Nino da consegnare in caso delle sua morte. La sua conoscenza della costa, lo portò a poche ore dall’entrata in guerra a bordo dei caccia che forzarono il porto di Monfalcone. I suoi compiti furono vari, dalripristinare le segnalazioni marittime rimosse dagli austriaci in ritirata, al controllo degli scavi di nuovi canali ed all’interrogatorio dei prigionieri, ma il suo compito primario fu quello di pilotare le navi impiegate in azioni in prossimità della costa nemica per un totale di 62 in 14 mesi, fra queste ricordiamo il recupero del piroscafo Timavo bloccato dagli austriaci sull’Isonzo, il forzamento dei proti di Sistino, Trieste, Parenzo e Pirano a bordo di unità di superficie e delle missioni di attacco al traffico nemico a bordo dei sommergibili Jalea, Antropo e Pullino. Proprio nella seconda missione a bordo del Pullino a causa dell’incaglio sulla secca della Galiola, mentre tentava di raggiungere la costa su un battellino a remi, fu catturato dal Satellit. Sottoposto ad interrogatorio, a causa del suo accento, gli austriaci iniziarono a sospettare che non fosse veneto ma istriano, pertanto lo misero a confronto con marittimi istriani, Sauro fu riconosciuto dal I.R. aggiunto del porto di Pola Giuseppe Zachevich e dal pilota di porto Antonio Pozzetto. L’equipaggio del Pullino sottoposto ad interrogatorio sull’identità del prigioniero, disse che si trattava di Nicolo Sambo di Venezia, ma altri 26 testimoni istriani lo riconobbero come Nazario Sauro di Capodistria. Si apre il processo contro di lui ed il giorno 8 agosto vengono convocate la madre e la sorella, la madre emotivamente turbata, afferma che l’imputato non è il figlio, così come non viene riconosciuto dalla sorella, lo riconosce invece il cognato Arturo Steffé, sottufficiale della guardia di finanza austriaca e porta a conoscenza della corte dell’imperfezione all’occhio sinistro, che viene subito accertata da visita medica. Il 10 agosto alle 17.00, la corte legge la sentenza di condanna a morte per l’imputato che viene riportato in cella, qui rifiuta l’abito civile, chiede invece di avere il suo berretto da ufficiale di marina. Alle 19.45 viene condotto ammanettato nel cortile delle carceri dove è pronto il patibolo, Sauro cammina a testa alta, urlando a squarciagola “ Viva l’Italia” tanto che uno dei carcerieri cercò di tappargli la bocca con la mano ma Sauro gliela morsico ferocemente, tanto fa farlo ricorrere alle cure mediche. Sauro fu sepolto avvolto solo in un lenzuolo in una fossa fuori dal recinto del cimitero di Pola, ma dal giorno successivo iniziarono ad apparire sulla fossa mazzi di fiori, nonostante il divieto austriaco. Finita la guerra, il 19 gennaio 1919 la salma fu riesumata e seppellita con tutti gli onori il 26 gennaio successivo nel cimitero militare di Pola ed alla madre fu consegnata la medaglia d’oro alla memoria. Dopo il secondo conflitto mondiale, con l’assegnazione della penisola Istriana alla Jugoslavia, il feretro dell’eroe avvolto nel tricolore, assieme a migliaia di profughi lasciò Pola sulla motonave Toscana per Venezia, dove dal 9 marzo del 1947 riposa nel tempio Votivo del Lido di Venezia. Bibliografia: Notiziario della Marina Aprile 2015: Nazario Sauro, primo forzatore dei porti, di Desirè Tommasselli. Navi e marinai d’Italia: volume II, Compagnia Generale Editoriale S.p.A.
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