http://cefalunews.org/2018/02/10/prima-guerra-mondiale-10-febbraio-1918-la-beffa-di-buccari/
10 febbraio 1918
La beffa di Buccari.
All’inizio del gennaio 1918, gli aerei che compivano missioni di bombardamento e ricognizione sulla costa istriana, fotografarono nella baia di Buccari una corazzata classe Habsburg alla fonda ed alcuni piroscafi ormeggiati al molo.
L’osservazione delle foto da parte del Comano Marina di Venezia fece nascere l’idea di tentare un forzamento della basa. Il momento era grave, la ritirata di caporetto è una ferita ancora aperta, diversi Generali sono stati rimossi, cresce il disfattismo, un impresa del genere risolleverebbe il morale delle truppe. L’idea è appoggiata da Gabriele D’annunzio, fattosi assegnare alle squadriglie di MAS, egli giudica l’impresa alla stregua di una beffa, gli austriaci lo temono per come riesce a galvanizzare gli uomini e per le sue continue imprese che hanno ridicolizzato l’Austria, tanto da aver messo una taglia di ventimila corone d’oro.
L’impresa inizia a prendere forma, vengono scelti i MAS 94, 95 e 96 tutti del tipo Orlando, che entrano in bacino per le manutenzioni del caso e l’aggiunta di serbatoi ausiliari. Per tutto il mese di gennaio le cattive condizioni del mare bloccano il via, la sera del giorno 9 febbraio viene impartito l’ordine che da l’avvio alla missione; partenza prevista per le ore 09.00 del giorno 10, il mAS94 è assegnato al STV Adriano Ferrarini, il 95 al TV Profeta de Santis, sul 96 imbarcano Ciano ,Rizzo e D’Annunzio. La mattina gli equipaggi schierati ascoltano un breve discorso del poeta, poi si tolgono gli ormeggi. Fuori dalle ostruzioni di Venezia i tre MAS vengono presi a rimorchio dai tre caccia “Animoso”, “Audace” e “Abba”, la navigazione procede tranquilla in mezzo ad una nebbia tanto fitta da far temere per la riuscita della missione, D’Annunzio si addormenta contro le gabbie delle bombe di profondità utilizzando un salvagente come cuscino. Alle 19.00 si avvista l’isola di Unie ed i tre caccia lasciano il rimorchio alle torpediniere “18OS”, “13OS” e “12PN” uscite da Ancona per rimorchiare i MAS sotto la costa istriana, la nebbia s’infittisce ancora tanto che non si scorge la costa, all’imboccatura del Quarnaro il mare inizia a restringersi, si passa il Canale della Galiola, dove mesi prima si è incagliato il sommergibile Pullino, la nebbia inizia a diradarsi, si va avanti è scesa la notte e D’annunzio staso sul suo giaciglio improvvisato osservando la notte senza luna esclama “a te le corna diventano nere a noi le armi chiare” poi si alza e si avvicina al timoniere, il volontario motonauta Angelo Procaccini, questi aveva posto a protezione del timone una piccola tavoletta di legno e quella sera vi aveva scritto prendendo spunto dalla sigla dei MAS il verso latino “ Motum Animat Spess” ( la speranza anima il movimento) sottopose la frase al peta se idonea come motto, D’Annunzio non la ritenne adatta ad una nave da guerra ed a marinai pronti ad osare l’inosabile, detto al timoniere la frase “Memento Audare Semper” ( ricordati di osare sempre), nacque così il motto dei MAS, mantenuto dalla Marina fino agli anni 80per le proprie squadriglie di siluranti.
Ormai da diverse ore i MAS sono in acque nemiche, allo stretto della Farasina le torpediniere lasciano il rimorchio, i MAS accendono i motori termici che benchè silenziati dagli scarichi subacquei sembrano produrre un rumore assordante, si passa sotto le batterie di Prestenizza di cui si intravedono i cannoni, dopo 15 ore di navigazione, la formazione accosta a dritta, si spengono i motori termici e si innestano quelli elettrici, la baia di Buccari viene imboccata, prima il MAS 96, segue il 94 ed infine il 95 in formazione ravvicinata superano Porto Re tenendosi a pochi metri dalla costa, dopo un ora le ricerche della corazzata danno esito negativo, mentre D’Annunzio infila dentro a tre bottiglie avvolte dal nastro tricolore il suo messaggio “ In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i Marinai d’Italia, che ridono di ogni sorta di reti e di sbarre pronti sempre ad osare l’inosabile…”. Alla fine si avvistano i 4 piroscafi in fondo alla baia, i MAS si portano in vicinanza delle navi e lanciano i siluri, 2 il 94, 2 il 95 ed 1 il 96 purtroppo non esplodono bloccati dalle reti parasiluri che circondano le navi, Ciano ordina il lancio dell’ultimo siluro dopo pochi secondi il boato, la baia s’illumina a giorno per l’accensione dei riflettori su tutta la costa, Ciano ordina di inversione di rotta e di dirigere a tutta forza verso casa, D’Annunzio lancia le bottiglie in acqua. I Mas passano sotto la batteria di Prestenizze che controlla lo stretto della Farasina, ma sono colpi sparati alla cieca, passano i MAS 96 e 95, ma non si vede il 94 Ciano ordina di invertire la rotta per recuperarne l’equipaggio e i mas ritornano indietro, intanto il MAS 94 riparata l’avaria al motore riprende la corsa sentendolo arrivare Ciano ordina di dirigere per il rientro e per la 4 volta i MAS sfidano le batterie nemiche. Da Fiume gli austriaci fanno uscire tre caccia per cercare d’intercettare gli attaccanti durante il rientro a Venezia, ma i nostri avevano previsto la cosa edera già deciso di dirigere su Ancona dove i MAS giungono verso le 08.00 del mattino del 11, all’incirca alla stessa ora una bottiglia con il nastro tricolore giunge al comando della marina di Pola. Purtroppo l’unico siluro è esploso contro una banchina provocando solo lievi danni ad un Piroscafo, ma l’impresa è riuscita.
Bibliografia:
Navi e Marinai volume II, Compagnia Generale editoriale s.p.a.
Le audaci imprese dei MAS di Ettore Bravetta casa editrice Giacomo Agnelli 1930