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Squadrag54

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Tutti i contenuti di Squadrag54

  1. Squadrag54

    Ddg Classe Zumwalt

    Il colore mi sembra sempre lo stesso, cambia in base alle condizioni di luce. Per quello che concerne le forme sono perfettamente d'accordo, ma ormai la bellezza degli scafi cede il passo alle necessità operative.
  2. Squadrag54

    La Maledizione Dell' 11 Aprile

    mi scuso io solo ora sono riusciuto a vedere il filmato, il sistema aziendale mi bloccava l'accesso . si se la sono cercata.
  3. Squadrag54

    La Maledizione Dell' 11 Aprile

    chiedo scusa ma forse c'è un errore, la Giraglia è un isolotto di fronte a Capo corso a nord della Corsica, famoso per la regata che prende il suo nome,( ho effettuato una volta la sua scorta nel Luglio 1979). Le famigerate Bocche( :smiley26: :smiley26: ) spero che la serie di quadrifogli basti, sono a Sud.
  4. navi e sommergibili sovietici e poi russi sono sempre stati di casa nel Mediterraneo.
  5. in quegli anni girava una battuta che diceva che per sapere se un marinaio russo era un sommergibilista bastava spegnere la luce. lo spero propio.
  6. Squadrag54

    Nave Alliance

    il cambio di bandiera, avvera il 09/04 e la nave assumera il ruolo di nave comando della forza di contromisure mine.
  7. Squadrag54

    Se Si Casca Da Una Nave ...che Fare?

    la manovra di uomo a mare, sembra complessa ma è abbastanza facile, fermare l'elica dalla parte della caduta econtemporaneamente accostare da con tutta la barra dalla stessa parte, effettuare un giro di circa 190° e mettre barra in centro. specie si non si vuole esegerare e pretendere di portarsi a pochi metri dal naufrago, l'importante che qualcuno continui a tenere d'occhio il naufrago. per quel che riguarda la Marina Militare (almeno ai miei tempi) per essere abilitati alla guardia in plancia, occorreva dimostrare di essere in grado di effettuare rapidamente la manovra. per quel che riguarda gli squali il pericolo è sempre presente, pericolo che viene amplificato,se come a Matapan, in acqua ci sono feriti, il sangue attira gli squali, cosi come i movimenti rapidi ed eccessivamente scomposti.
  8. d'accordo allora devi eliminare il mio post, che ho pubblicato anche in quella discussione.
  9. Squadrag54

    Eccomi

    benvenuto a bordo
  10. Squadrag54

    Una Bandiera Rosa A Riva!

    auguri alla bimba. :smiley27:
  11. iol mio contributo per onorare e non dimenticare i caduti. http://www.cefalunews.net/cn/news/?id=49218 28/29 marzo 1941 Gaudo e Matapan Durante la conferenza di Merano tenutasi il 13 e 14 febbraio 1941, il Grand Ammiraglio Raeder, rimproverò alla Regia Marina il suo atteggiamento difensivo nel Mediterraneo. Ciò portò Supermarina ( comando in capo della Marina)ad organizzare un azione contro i convogli inglesi che rifornivano la Grecia, fra il 27 ed il 28 marzo. All’operazione avrebbero preso parte: la nave da battaglia Vittorio Veneto, nave di bandiera dell’ammiraglio Angelo Iachino a cui era affidato il comando delle operazioni con 4 cacciatorpediniere; la I^ divisione incrociatori pesanti: Zara, Fiume e Pola al comando dell’Ammiraglio Carlo Catteneo; la 8^Squadra incrociatori leggeri: Garibaldi e Duca degli Abruzzi al comando del Contrammiraglio Antonio Legnani, con 6 cacciatorpediniere; la 3^ divisione incrociatori pesanti: Trento, Trieste e Bolzano al comando dell’ammiraglio Luigi Sansonetti, il supporto aereo doveva essere fornito da 27 aerei della Regia Aeronautica e del Comando Aereo Tedesco ( CAT) della Sicilia. Il 23 marzo il Vittorio Veneto, giunse a Napoli da La Spezia dove era stato spostato per motivi precauzionali dopo l’attacco a Taranto, il giorno stesso l’ammiraglio Iachino ricevette da Supermarina l’ordine di operazioni, che prevedeva di portarsi ad Est dell’isolotto di Gaudo ed intercettare i convogli nemici. Lo stesso ordine, purtroppo per la Regia Marina, fu inviato al CAT, che lo ritrasmise al proprio comando e al comando dell’Africa Korps, dopo averlo cifrato con la macchina Ultra, purtroppo il metodo di cifratura tedesco era già stato decrittato dagli Inglesi, pertanto l’ordine di operazioni fu subito passato alla Royal Navy, che lo invio subito all’ammiraglio Cunninghan, capo della Mediteraan Flett. Alle ore 21.00 del 26 marzo, il Vittorio Veneto lascia il porto di Napoli, la tarda ora fu decisa dall’ammiraglio al fine di evitare che l’uscita della nave fosse notata e la notizia fosse trasmessa agli inglesi, e fece rotta verso lo Stretto di Messina. Alla stessa ora salpò da Taranto l’8^ squadra seguita due ore dopo dalla I^ divisione scortata dalla 9^ flottiglia cacciatorpediniere. Alle 5.30 del 27 marzo la 3^ divisione e 3 caccia lasciarono il porto di Messina, alle 6.00 mentre il Vittorio Veneto traversava lo stretto, escono altri 4 caccia che vanno a sostituire quelli di scorta alla nave da battaglia. Usciti dallo stretto e riunitisi alle navi salpate da Taranto, la squadra assunse inizialmente una rotta per 134°, ossia verso la Libia, al fine di confondere eventuali ricognitori o sommergibili che l’avessero avvistata. Intanto gli inglesi a titolo precauzionale avevano sospeso il traffico fra il Pireo ed Alessandria. Alle ore 12.30 circa, un ricognitore Sunderland avvistò la 3^ divisione che apriva la formazione e lanciò un messaggio d’avvistamento, che rapidamente decifrato a bordo della nave ammiraglia(1) diceva: avvistati 3 incrociatori ed un cacciatorpediniere rotta 120° velocità 15 nodi, il ricognitore, aveva mal valutato sia la rotta che la velocità della navi, ma questo vanificò lo stratagemma di Iachino, la rotta 120 portava a Creta. Alle 18.00 arrivò da Supermarina la notizia dell’avvistamento, assieme a quella che causa avverse condizioni meteo, la Regia Aeronautica non avrebbe effettuato le previste ricognizioni su Alessandria. Intanto, la Forza A dell’ammiraglio Cunningham, composta dalle Corazzate Warspite( nave di Bandiera) Barham e Vailant, con la portaerei Formidable e 9 cacciatorpediniere si preparava a lasciare Alessandria e la Forza B dell’ammiraglio Pridham-Wippell, formata dagli incrociatori leggeri Orion, Ajax, Perth e Gloucester con 4 cacciatorpediniere si preparava a uscire dal Pireo. L’ammiraglio Cunningham aveva disposto l’incontro delle due formazioni all’alba del 28 a SudEst di Gaudo, nella stessa zona dove secondo gli ordini si doveva trovare la Squadra italiana. Alle 13.00 salpò dal Pireo la forza B, mentre la Forza A, sempre per nascondere la partenza, lascio Alessandria alle 19.00; l’intenzione inglese era quella si imporre la battaglia e distruggere le navi italiane, pertanto Cunningham diede ordine ai suoi incrociatori che non appena fossero stati in contatto con il nemico, avrebbero dovuto ripiegare verso la Forza A, lo stesso ordine, era stato dato a Sansonetti dall’ammiraglio Iachino. Verso le 6.00 del 28 marzo, dal Vittorio Veneto fu lanciato un RO43, idrovolante da ricognizione, che verso le 6.30 avvistò gli incrociatori della Forza B, ricevuto il segnale d’avvistamento Iachino, all’oscuro dell’uscita in mare delle Mediteraan Flett, ritenne che si trattasse della scorta di un convoglio inglese, pertanto ordino a Sansonetti di attaccarli. Alle 08.15 la divisione italiana apri il fuoco, gli inglesi, che erano armati con cannoni di calibri inferiore(152mm contro i 203mm italiani) accostarono subito in direzione della Forza A zizzagando e stendendo una cortina fumogena, Iachino insospettito dalla manovra ritenne che gli inglesi cercassero di attirare gli incrociatori italiani verso le basi aeree dell’isola di Creta e dato che non si erano ancora visti gli aerei di copertura promessigli, ordino a Sansonetti di ripiegare verso di lui, alle 08.50 circa, gli incrociatori italiano sospesero il fuoco e si diressero verso la nave da battaglia, a questo punto gli inglesi per non perdere il contatto invertirono la rotta ed iniziarono a seguire gli italiani. Iachino, informato della cosa, iniziò a manovrare per prenderli fra due fuochi. Pochi minuti prima delle 11.00 gli inglesi si trovarono sotto il tiro dei grossi calibri della Corazzata. Alle 11.00 apparvero in cielo 6 biplani, che inizialmente furono scambiati per CR42 della Regia Aeronautica, tanto che gli inglesi li fecero bersaglio della loro antiaerea, si trattava invece di aerosiluranti Albacore, lanciati poco prima delle 10.00 dalla portaerei Formidable, l’equivoco fu chiarito quando gli aerei si misero in formazione d’attacco contro la corazzata italiana, che sospeso il fuoco dei grossi calibri iniziò manovre evasive e apri il fuoco con i pezzi antiaerei. I siluri furono lanciati alla distanza di 2000m ma la nave italiana riuscì ad evitarli tutti e sei. Iachino, ritenendo che gli aerei provenissero da basi a terra, vistosi scoperto ed non avendo copertura aerea, alle 11.30 diede ordine di rientro a Taranto. La squadra italiana fu ripetutamente attaccata da bimotori Bristol Blenhem delle basi greche alle 14.20, 14.50, alle 15.19 mentre era in corso un ennesimo attacco, furono improvvisamente avvistati gli aerosiluranti della Formidable, la corazzata italiana, accosto a dritta e riuscì ad evitare due siluri lanciati dalla distanza di 1000m, mentre un terzo aerosilurante, lancio da una distanza inferiore, anche se questo gli costo l’abbattimento, alle 15.30 il siluro esplose a poppa aprendo una falla a 5m sotto la linea di galleggiamento che provocò l’imbarco di 4000 tonnellate di acqua, il blocco dei timoni e l’arresto della nave. Dopo pochi minuti, la nave riprese a muoversi seppur alla velocità di 16 nodi, alle 16.42 i timoni ripresero a funzionare e la velocità aumento a 19 nodi. L’ammiraglio Iachino, lasciata libertà di manovra alla 8^ squadra per il rientro alla base, dispose tutte le altre unità a difesa della nave colpita, costituì un forte apparato difensivo, disponendo le unità su file parallele a meno di 900m, con 2 caccia a prora, e due a poppa, sul fianco sinistro dispose gli incrociatori Trento, Trieste e Bolzano ed esternamente a questi 3 caccia, sulla destra gli incrociatori Zara, Pola e Fiume, ed esternamente 4 caccia, con questa formazione sperava di giungere a Taranto senza ulteriori danni, ignaro che la flotta inglese si trovava a circa 60 miglia alle sue spalle. Cunningham, intanto si rese conto che se non fosse riuscito a rallentare ulteriormente le navi italiane, non sarebbe mai riuscito a raggiungerle, infatti le sue navi sviluppavano una velocità di 20 nodi contro i 19 delle italiane, lanciare un attacco con gli incrociatori, avrebbe comportato la loro perdite, considerando il dispositivo difensivo italiano e la maggiore gittata dei cannoni italiani, decise pertanto di lanciare un ultimo attacco aereo nell’imminenza del tramonto. Alle 19.30 nell’incerta luce crepuscolare gli aerei attaccarono la formazione italiana, che per 15 minuti, dimostrando grande perizia manovro in formazione emettendo un intenso fuoco di sbarramento, alle 19.45 tutto finì e le navi proseguirono nelle tenebre. Alle 20.11 fu intercettato un messaggio dal Pola che riferiva di essere stato colpito a poppa e di essere fermo e senza energia elettrica, non conoscendo la posizione della flotta inglese, Iachino autorizzo l’ammiraglio Catteneo ad andare in soccorso del Pola, gli incrociatori Zara e Fiume, con i cacciatorpediniere Alfieri, Gioberti, Carducci e Oriani, invertirono la rotta. Nel mentre alle 20.15 l’incrociatore Orion, aveva rilevato il Pola sul radar, credendo che si trattasse del Vittorio Veneto, inviò la posizione al comandante in capo e continuò l’inseguimento, alle 22.20 la corazzata Vailant, rilevò al radar il Pola ad una distanza di 6000m, Cunningham, diede ordine di brandeggiare tutti i cannoni delle tre corazzate verso quella che riteneva l’ammiraglia italiana, pochi istanti prima dell’apertura del fuoco, il Commodoro Edelisten, scorse alla destra della formazione le sagome di due grosse navi ( alla faccia del radar) che avanzavano verso di loro, furono rapidamente identificati come incrociatori italiani, le torri delle navi da battaglia furono brandeggiate sul lato opposto ed appena i riflettori illuminarono le navi ( gli inglesi utilizzavano un sistema di oscuramento che permetteva loro di accendere i riflettori in anticipo cosi che fossero in piena efficienza al momento dell’uso senza però rilevare la posizione) i cannoni aprirono il fuoco riversando sulle navi tutta la loro potenza, alla distanza di 3500m, non fu difficile colpire i bersagli, l’effetto del tiro ad alzo 0 fu micidiale, basti pensare che ogni proiettile pesava circa 900Kg ed ad alzo zero il tiro era molto rapido, in quanto i cannoni si trovavano già in posizione di ricarica, lo Zara ricette 104 proiettili, mentre il Fiume fu colpito da 22, il tiro si diresse poi sui caccia, e solo l’Alfieri riuscì a rispondere al fuoco prima di essere affondato, mentre il Carducci fu affondato mentre cercava di stendere una cortina fumogena fra gli incrociatori e le corazzate, mentre L’Oriali e il Gioberti, seppur danneggiati, riuscirono a passare attraverso la formazione inglese ed a dileguarsi nel buio ( sempre alla faccia del radar), nonostante i colpi ricevuti lo Zara era ancora a galla, tanto che furono necessari tre siluri per affondarlo alle 2.40 del 29 marzo. Nel frattempo, il cacciatorpediniere Jervis si avvicinò al bersaglio immobile, identificandolo come il Pola, non riscontrando cenni di reazione, lo abbordò, l’equipaggio catturato e trasferito sul caccia, alle 3.40 lo stesso caccia, lancio un siluro che affondò l’incrociatore. Intanto Iachino, che rilevo il chiarore dei grossi calibri, capì la situazione, ed invio un messaggio a Roma per l’invio di soccorsi. Fino alle 11.00 del mattino le navi inglesi perlustrarono l’area dello scontro alla ricerca di superstiti, poi apparvero gli aerei tedeschi, un po’ in ritardo, temendo attacchi, Cunningham diede l’ordine di rientro, mentre faceva lanciare un messaggio in chiaro all’ammiraglio Riccardi, con la posizione dello scontro, questo rispose di aver già provveduto all’invio della nave ospedale Gradisca, purtroppo la nave a causa della sua bassa velocità arrivò sul luogo solo il 31. La notte di Matapan, costò alla Regia Marina oltre alla perdita di tre incrociatori pesanti e due cacciatorpediniere, la ben più dolorosa perdita di 2023 marinai, 782 della Zara, 813 del Fiume, 328 del Pola, 211 dell’Alfieri e 169 del Carducci. Gli effetti della battaglia, furono che le grandi navi della Regia Marina, non si spinsero più nell’Egeo e non tentarono più uscite offensive lontano dalle loro basi, Mussolini, riconobbe l’errore di aver bloccato la costruzione delle portaerei tanto richieste dalla Regia Marina, ordinando la costruzione dell’Aquila e dello Sparviero, che però non vennero mai completate. Ancora oggi il 29 di marzo, la Marina Militare onora i suoi caduti a Matapan, ricordando il sacrificio dei suoi caduti. Bibliografia: Grandi battaglie del XX secolo, Curcio Editore di Arrigo Petacco. Storia della Marina Fabbri Editori Le battaglie navali del mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Modadori di Arrigo Petacco.
  12. onore agli omini che compirono la missione. http://www.cefalunews.net/cn/news/?id=49203 Notte 25-26 marzo 1941. Attacco alla baia di Suda. La baia di Suda, situata sulla costa nordoccidentale dell’isola di Creta, è lunga circa 15Km e larga da 2 a 4 Km, data la sua ridotta larghezza è considerata facilmente difendibile e già la Repubblica di Venezia vi istituì una basa navale, utilizzata ancora oggigiorno dalle forze NATO, nel 1941 era utilizzata dagli Inglesi, come base avanzata nel Mediterraneo Orientale. Nel dicembre 1940, 8 MT( motoscafi da turismo, sigla ufficiale dei barchini esplosivi) della X^ squadriglia MAS, furono trasferito da due cacciatorpediniere presso l’isola di Lero e successivamente trasferiti a Stampalia, per un attacco alla suddetta base. L’attacco programmato per dicembre, fu rimandato a febbraio ed infine a Marzo. Il via alla missione fu dato dopo che la ricognizione aerea confermò la presenza di navi nemiche nella baia. Alle 17.30 del 25 marzo, i cacciatorpediniere Crispi e Sella imbarcarono sei barchini, due erano stati danneggiati nel corso di un attacco aereo, con i relativi operatori. Comandante della missione era il Tenete di Vascello Luigi Faggioni, coordinato dal Sottotenete di Vascello Angelo Cabrini, il capo meccanico di 3^classe Tullio Tedeschi, il capo cannoniere di 3^classe Alessio de Vito, il secondo capo meccanico Lino Beccati ed il sergente cannoniere Emilio Barbieri. Intorno alla mezzanotte, giunti a circa 6 miglia dalla baia, i caccia misero a mare gli MT ed invertirono la rotta per rientrare alla base. I barchini diressero verso la baia preparandosi a superare i tre ordini di ostruzioni ( due all’inizio ed una nelle vicinanze del porto) che la difendevano. La prima ostruzione venne superata senza problemi, mentre sulla seconda il barchino di Barbieri vi rimase impigliato, ma venne rapidamente liberato. Alle 2.45 tutti avevano superato la seconda ostruzione, Faggioni ordinò di accelerare il moto nonostante i riflettori delle batterie costiere spazzassero la superficie della baia. Alle 4.30 viene avvistata l’ultima ostruzione, che viene superata facilmente grazie ad un piccolo varco presso la costa. Alle 4.45 i mezzi si raggruppano e attendono le prime luci dell’alba, alle 5.00 il T.V. Faggioni perlustra la rada con il binocolo e assegna gli obbietti, poi passa il binocolo ai compagni al fine che tutti abbiano ben chiara la posizione delle navi assegnategli. Alle 5.30 si lanciano all’attacco, Faggioni che dirige verso una grossa petroliera, vede uscire alle spalle di questa un incrociatore( Convetry) che ha appena terminato il rifornimento, cambia direzione cercando di colpirlo, purtroppo, non era previsto che i barchini attaccassero mezzi in movimento in più l’accelerazione dell’incrociatore fecero si che il bersaglio venisse mancato ed il barchino esplose contro un molo, Cabrini e Tedeschi centrarono l’incrociatore York, causandogli danni così gravi che la nave fu portata ad incagliarsi, e non fu più recuperato, Beccari centrò la petroliera Pericles, causandogli danni strutturali talmente gravi, che la nave affondo mentre era al rimorchio per essere riparata ad Alessandria, i barchini di De Vito e Barbieri mancarono i loro bersagli. Nel giro di pochi minuti, la Mediterranean Fleet, aveva perduto l’unico incrociatore pesante a sua disposizione. Tutti gli incursori furono fatti prigionieri e la Regia Marina li ricompensò con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Barchini esplosivi ( MT, MTM). Nati da un idea del Duca Amedeo d’Aosta nel 1935 durante la crisi dovuta alla guerra d’Etiopia, dovevano essere trasportati da idrovolanti “Savoia Marchetti 55” presso le basi nemiche per poi attaccare le navi nemiche ormeggiate. Furono immediatamente interpellati i cantieri Baglietto di Varazze ed i di Limete d’Arno, perché presentassero un progetto con le seguenti caratteristiche: Velocità non inferiore ai 30 nodi, peso non superiore ai 1000Kg compreso il pilota, una altezza non superiore ai 70cm e la possibilità di sollevare il gruppo eliche timone in posizione orizzontale ed una buona stabilità di rotta dopo che il pilota aveva abbandonato il mezzo. Il 26 febbraio 1936, il comitato dei progetti navi, diede l’incarico ai cantieri Baglietto di realizzare un prototipo del mezzo. Per il sollevamento dell’elica i suddetti cantieri, si rivolsero alla C.A.B.I. di Milano, mentre per il motore la scelta cadde su di Alfa Romeo 2300cc da 75 cv, lo scafo in legno, alluminio e tela, misurava 5.25 m di lunghezza ft e 1.46 di larghezza massima, l’altezza del mezzo era do 0.65m. Il mezzo era dotato di una carica esplosiva di 300kg posta a prora, subito dopo la carica vi erano una serie di piccole cariche, che venivano attivate al momento dell’urto contro il bersaglio, ed esplodendo facevano affondare la parte prodiera contenente la carica principale, che veniva attivata da un congegno idrostatico al fine di provocare un esplosione subacquea, in modo da provocare i maggiori danni possibili allo scafo. In caso di mancato funzionamento del congegno idrostatico, era prevista l’attivazione tramite un secondo congegno a tempo. Le prove del prototipo furono effettuate nel novembre 1936, prove che portarono all’accettazione del mezzo. Il termine della guerra d’Eritrea ed la conseguente normalizzazione dei rapporti internazionali, fece perdere interesse per il mezzo, tanto che i due prototipi furono accantonati a La Spezia. Solo alla fine del 1938, la Regia Marina riprese interesse per i mezzi d’assalto, ordinando una serie di 6 barchini al cantiere Baglietto, questi mezzi rispetto ai prototipi risultarono più lunghi di 37cm e furono dotati di un motore Alfa Romeo 6c.2500 da 90 CV, la costruzione dei barchini prosegui sino al 1945 con continue modifiche e migliorie, ne fu approntato un tipo idoneo ad essere trasportato nei stessi cilindri usati per il trasporto degli S.L.C. per un totale di 85 mezzi, un ordine di 170 unità, fu effettuato dalla Kriegsmarine al cantiere SIAI di Sesto Calende, alcuni di questi, rimasti incompiuti, furono acquistati nel 1948 dalla neocostituita Marina Israeliana, che con l’aiuto di operatori della X^ MAS, nel ruolo di istruttori, fondo la sua componente d’assalto. Il 22 ottobre 1948, quattro barchini, attaccarono il porto di Gaza affondando due avvisi Egiziani, il El Amir Farouq ed il Fowey
  13. Squadrag54

    L'efficacia Del Tiro Navale Italiano

    gentilmente potresti inviarlo anche a mè? grazie
  14. R.I.P. condoglianze alla famiglia
  15. bellissimo ed interessante articolo.
  16. In Italia con la nuova normativa in merito a materiali inquinanti ( amianto, lane di vetro, ecc.) non credo realizzabile la cosa, il costo della bonifica sarebbe eccessivo.
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