Oggi 22 maggio ricorre il 136° anniversario dell'inaugurazione del ponte girevole di Taranto, uno dei monumenti simbolo della città dei due mari. Proprio il 22 maggio 1887, infatti, il ponte girevole fu inaugurato nella sua prima versione con il nome di ponte Umberto Cataldo in onore del sovrano e del santo patrono della città. Nel 1958 fu sostituito dall'attuale ponte san Francesco di Paola. (se ne è parlato qui http://www.betasom.it/forum/index.php?/topic/48609-altre-curiosità-sul-canale-e-sul-ponte-girevole-di-taranto/ )
Quel primo ponte, “ardita opera di nazionale industria”, come ci ricorda la lapide murata sulla spalla sul lato città vecchia, avrebbe unito le due sponde del canale che era stato nel frattempo completato il 14 aprile 1886 dopo tre anni dall’inizio dei lavori. Non era stata impresa facile. Si era dovuto mettere in secco il vecchio fosso e sacrificare il ponte in muratura di porta Lecce a suo tempo fatto costruire da Ferdinando I di Borbone. Come se non bastasse la città era stata colpita dall'alluvione del 14 settembre 1883 che aveva complicato ancor di più le cose. Alla fine però le ture che avevano chiuso il canale per consentire i lavori furono rimosse e il passaggio dell'acqua colmò in circa dodici ore l'antico fossato, dando così inizio alla storia del "Canale navigabile" di Taranto.
Dopo pochi anni dal suo completamento però si manifestarono alcuni seri problemi. Beninteso, il Genio militare aveva svolto con grande perizia il proprio lavoro grazie all’ingegno ed alle capacità del capitano Giuseppe Messina. Il Comune, però, aveva trascurato la manutenzione delle aree di sua pertinenza che sovrastavano le opere militari.
Nel 1897 comparvero alcune preoccupanti lesioni nel grosso muro di contenimento del tratto nord del canale che, alla fine dell’anno 1899, si aggravarono a seguito di un ulteriore cedimento dello stesso muro attiguo al ponte girevole. Si procedette così a tamponare le lesioni e a rinforzare i muri di sponda le cui basi furono allargate e fatte poggiare su “palificate”.
Ma cosa aveva prodotto quelle lesioni in una struttura che avrebbe dovuto assicurare una solidità a tutta prova? Qual è quell’elemento senza il quale non ci sarebbe vita sulla terra ma che allo stesso tempo è capace di provocare spaventosi disastri? L’acqua, che con stillicidio lento ed inesorabile, in modo subdolo e nascosto riesce ad infiltrarsi in ogni piccola crepa o anfratto, agendo indisturbata fino a compromettere la resistenza di strutture apparentemente indistruttibili. Subito verrebbe da pensare che fosse stata l’acqua di mare nel canale a compromettere dal basso la stabilità delle sponde. E invece no. Fu l’acqua piovana che, infiltrandosi dall’alto, aveva infradiciato le strutture fino a farle sgretolare.
La Marina intervenne rappezzando alla meglio le sponde ma di più non poteva fare. I lavori necessari per risolvere alla radice il problema competevano all’Amministrazione comunale perché l’area al di sopra di quelle opere militari era di sua pertinenza.
Venne pertanto stipulata una convenzione secondo la quale il Comune avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione delle aree soprastanti le strutture militari del canale navigabile vicino al ponte allo scopo di far cessare le infiltrazioni di acque piovane che avevano determinato le lesioni ed il crollo del grande muro di sostegno.
Il Comune, però, o sottovalutò il problema o, come spesso accade, non ritenendolo urgente ne rimandò la soluzione in attesa di tempi migliori. Ciò innescò un lungo contenzioso legale che in entrambe le fasi di giudizio vide il Genio prevalere sull’Amministrazione comunale. Alla fine la vertenza fu composta bonariamente con i buoni Uffici della Prefettura di Lecce.
Ma l’Amministrazione comunale continuò a temporeggiare fino a che il mattino del 29 ottobre 1904 l’alto muro di sostegno crollò per un tratto lungo 55 metri, trascinando con sé nel canale l’antistante banchina. Il relativo muro di sponda divenne talmente pericolante che fu necessario demolirlo parzialmente.
I lavori di ripristino furono complessi. L’allora direttore del Genio di Taranto, Colonnello ingegnere Vincenzo Monaco, predispose un progetto che prevedeva l‘impiego di cassoni a perdere ad aria compressa lunghi dai 12 ai 15 metri e larghi da 3,60 a 5,50 e spinti alla profondità di 8.13 m. dal livello medio del mare per raggiungere il banco di argilla resistente. I lavori vennero affidati alla Ditta fratelli Borini di Torino.
Il Colonnello Monaco
La costruzione delle fondazioni del muro di sponda del canale navigabile di Taranto su progetto del Colonnello Monaco fu tra le prime applicazioni in Italia della moderna tecnica dei cassoni pneumatici a perdere. Prima dei lavori nel canale l’Ufficiale si era scrupolosamente documentato sulla costruzione del Ponte Cavour sul Tevere a Roma nell’anno 1905, a cura dell’Impresa Vitali che aveva adottato la stessa innovativa tecnica costruttiva.
Per concludere va detto che i muri di sponda del canale sono oggetto di lavori di manutenzione anche in quest’ultimo periodo. Il tempo passa, la struttura invecchia ed è soggetta ad un continuo e scrupoloso monitoraggio. Tuttavia, grazie alla perizia dei suoi progettisti, di coloro che li hanno degnamente seguiti nelle opere di ristrutturazione e consolidamento, e delle maestranze impegnate nei lavori, continua a svolgere con efficienza il suo compito donando a cittadini e turisti la possibilità di godere di una delle passeggiate più suggestive al mondo.