In occasione dell'ultimo Raduno, durante una lunga chiacchierata con GM Andrea e Cesare che si è protratta fino alle ore piccole di sabato sera,(praticamente abbiamo ripercorso l'intera storia della Marina :s03:), ho citato alcuni episodi dei quali vorrei ora precisare meglio i contenuti e le fonti a beneficio sia dei miei due interlocutori (trattandosi di persone molto competenti non vorrei aver dato l'impressione di parlare "a vanvera") sia degli eventuali altri forumisti interessati.
Dunque cominciamo dal primo approfondimento; stavamo parlando di Matapan e dei molti interrogativi di quella tragica notte; al proposito ho citato un'episodio che coinvolse Iachino durante la battaglia di Capo Teulada e che si pone come una sorta di "anteprima" di quella controversa e indecifrabile decisione di mandare l'intera I° Divisione di Cattaneo ad assistere il Pola. L'episodio in questione è citato in G.Giorgerini;La guerra italiana sul mare,Le scie-Mondadori; Milano,2001.pagg 240-241. Durante i circa 45 minuti dell'azione a fuoco le nostre navi più intensamente prese di mira furono gli incrociatori della III° Divisione al comando dell' Amm.Div. Luigi Sansonetti (Trento,Trieste, Bolzano) ed i 3 caccia della XII Squadriglia che erano rimasti di poppa alla nostra formazione e quindi più vicini alle navi nemiche; fra le 12,35 e le 12,41 il Lanciere fu cntrato 3 volte in rapida successione rimanendo immobilizzato. La notizia arrivò sul Pola,nave di bandiera dell' Amm. Iachino Comandante della II° Squadra, alle 13,15 ed egli ordinò ALL'INTERA III° Divisione di tornare indietro per provvedere al Lanciere. A nessuno può credo sfuggire l'analogia con la notte del 28 marzo '41 ma le analogie non finiscono qui perchè anche questa volta l'ordine suscitò qualche perplessità in chi doveva eseguirlo...Sansonetti infatti invece di eseguire l'ordine comunicò : Domando se debbo tornare indietro per Lanciere, ricevendo immediata risposta dalla Plancia ammiraglia del Pola : Tornate indietro per assistere Lanciere. Non,ripeto non, impegnatevi con unità similari aut superiori et caso necessità abbandonate Lanciere. Questa volta tutto andò bene, l'unità del C.te D'arienzo fu presa a rimorchio dall'Ascari e raggiunse felicemente Cagliari. Giorgerini stigmatizza comunque il fatto come un attitudine di Iachino a comportarsi in questo modo in occasione di simili emergenze ed effettivamente non si può non notare l'analogia nelle perplessità dei due sottordini sintetizzata in due frasi sorprendentemente simili e del tutto irrituali considerate le circostanze: Domando se debbo tornare indietro per Lanciere (Sansonetti)- Chiedo se posso invertire la rotta per andare a portare assistenza nave Pola (Cattaneo). E' bene precisare che in quest'ultimo caso la richiesta di "conferma" era partita dallo Zara alle 20:24 ma l'ordine di Iachino era giunto alle 20:21 ed era esecutivo... L'autore del libro sembra citare l'episodio anche come argomento contro la tesi "complottista" (secondo la quale Cattaneo sarebbe stato mandato "volontariamente" al massacro); fu semplicemente il reiterarsi di una decisione già presa in maniera identica in simile precedente circostanza.
Il secondo punto che volevo precisare era sorto da una citazione di GM Andrea sull'Amm. Spigai, al quale nel corso della nostra discussione ho , eroneamente, attribuito una secondo me bellissima lettera contro le durissime clausole navali del Trattato di Pace del 1947. La lettera era in realtà dell'allora CV Ernesto Giuriati, presente a Parigi come consulente navale della delegazione italiana, il quale dopo aver tentato di tutto per mitigare la durezza delle clausole imposte per volontà inglese (cessione di 165 unità per poco meno di 200.000 tonnelllate comprese 3 corazzate e 5 incrociatori) che lasciavano la nostra Marina nella condizione di non poter nemmeno assicurare la difesa delle coste nazionali, pensò bene di denunciare al suo omologo britannico la propria indignazione. Riporto per intero la lettera perchè mi ha sempre colpito per la dignità e la franchezza con la quale Giuriati si espresse e penso sia cosa utile farla conoscere perchè illustra più di qualsiasi ulteriore esempio le difficilissime condizioni materiali e morale della nostra Marina nei primissimi anni del dopoguerra. La lettera è citata per intero in Giorgerini, Da Matapan al Golfo Persico; Mondadori-Le Scie; Milano 1989.
" La Marina Italiana ha fatto la guerra perchè questo era il suo dovere.Noi, voglio dire gli ufficiali di un certo grado, sapevamo benissimo, come nessun altro nel Paese, quanto disperata fosse l'impresa. Apprezavamo al suo giusto valore la forza, l'efficienza e lo spirito della Marina britannica...Ciò nonostante affrontammo delle perdite terribili, e tenemmo duro solo perchè il nostro spirito ed il nostro senso dell'onore non vennero mai meno. Eravamo ancora pronti, alla vigilia dell'armistizio, ad affrontare una battaglia finale, di cui sapevamo che il risultatato poteva essere solo l'affondamento di tuttte le nostre navi.
L'armistizio fu firmato,e, con un vero sforzo morale, tutte le nostre unità andarono a Malta soltanto perchè sapevamo che la loro bandiera non sarebbe stata ammainata.
Durante tutto il periodo della cobelligeranza la Marina Italiana si comportò con lo stesso spirito e la stessa lealtà di prima...Non credo sia onestamente possbile indicare un solo esempio di indisciplina o di cattiva volontà. Ciò nonostante e come regola generale, la marina inglese non assunse una vera attitudine amichevole nei confronti di quella italiana: in tutti i contatti giornalieri ci faceste sentire che eravamo ancora nemici...
Siamo giunti alla preparazione di una bozza del trattato di pace...credevamo fermammente che la Marina inglese avrebbe evitato a quella italiana condizioni di pace ingiuste ed umilianti. Sapevamo che una radicale riduzione della nostra flotta era inevitabile, ed eravamo pronti ad acettare tale sacrificio...
Siamo messi invece di fronte ad un "diktat", che non ci consente altra alternativa che firmare...Ciò è qualcosa che nessuno nellla Marina italiana potrà comprendere o accettare
.Posso solo immaginare quali saranno le reazioni nel seno della stessa. Prima di tutto l'impressione generale sarà che siamo stati ingannati...Il vostro atteggiamento al momento dell'armistizio sarà interpretato come un deliberato, ingannevole espediente per impedire l'autoaffondamento della flotta italiana in un momento in cui ne avevate bisogno. Essi penseranno che ora,non avendo più bisogno di lei, adottate una soluzione che può solo significare la sua sparizione...La naturale conseguenza di tutto ciò sarà la diffusione di un sentimento antinglese nella Marina e in tutta Italia...
Non potrà non comprendere che se le attuali condizioni di pace saranno messe in esecuzione, molti degli ufficiali e dei marinai che andarono a Malta l' 8 settembre 1943 riterranno di essere stati condotti in una direzione completamente errata, e cercheranno di rimediare ora al loro errore..."