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incles

Comune di 2a classe
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Tutti i contenuti di incles

  1. incles

    Auguri, Comandanti!

    Grazie per gli auguri. Mi piace invecchiare fra amici.
  2. incles

    Un Libro Sul Sommergibile Nichelio

    Complimenti anche da me, caro amico. Questo doveva essere il nastrino da berretto del "Nichelio", che nessuno allora poté effettivamente usare, perchè nel periodo bellico, credo per motivi di segretezza, il nastrino indistinto per gli equipaggi dei battelli portava la dicitura "SOMMERGIBILI" senza ulteriori specificazioni. Per la verità non so se questa disposizione restò in vigore per tutto il conflitto o se nel periodo di cobelligeranza l'esigenza di riservatezza restò così rigorosa.
  3. incles

    Il Mio Piccolo Povero Mondo - I

    ed ecco una seconda immagine relativa alla visita del Principe di Piemonte http://i58.tinypic.com/2i2a8ud.jpg
  4. incles

    Il Mio Piccolo Povero Mondo - I

    Sono lieto che l'amico Nichelio - con la collaborazione del forum - stia raccogliendo materiale per un lavoro sull'omonimo sommergibile ed approfitto di questo topic per fornire alcune precisazioni. Per quel che ricordo dei racconti paterni la mascotte restava a terra, insieme al furiere/segretario di bordo, che non partecipava alle missioni, ma solo ai trasferimenti dall'una all'altra base. Andando per ipotesi mi chiedo (ma lo credo assai improbabile in tempo di guerra) se per qualche breve uscita di prova il comandante non avesse autorizzato uno strappo alla regola. Comunque devo dire che, salvo errore, il fagotto che si vede non assomiglia ad un cane. La persona che il C.te Nichelio ha identificato nella fotografia collettiva in suo possesso per mio padre è un altro componente dell'equipaggio. Lui appare sempre in tuta bianca, tranne che nell'immagine di gruppo nella quale è nella posizione del puntatore alla mitragliera. Sul retro di una delle foto ho trovato scritto a matita "La Maddalena", corredato però di un punto interrogativo semicancellato. Approfitto per aggiungere un paio di fotografie che ho ritrovato. Questa seconda immagine è relativa alla visita a Cagliari del Principe di Piemonte e lo schieramento comprende l'equipaggio del Nichelio (di mio padre si vede mezza faccia soltanto, quanto serve - a me - per riconoscerlo). Cordiali saluti
  5. Lo scrivente, nickname "incles" richiede con il presente post l'accesso alla biblioteca digitale. Dichiaro di avere letto e compreso il regolamento e di accettarlo nella sua interezza senza riserve. In fede.
  6. Alcuni degli articoli del C.te Del Minio, che credo facciano parte di quelli citati (e particolarmente "Sullo Zeno", "Sul Da Recco", "L'armistizio" e "Verso Malta", li ho ritrovati fra i reperti cartacei della mia ahimé lontana adolescenza. Non so se li abbia pubblicati anche Italia Marinara, ma certamente si trovano sui numeri da gennaio ad aprile del 1959 della rivista Mare, organo della Lega navale italiana.
  7. incles

    In Guerra Sul Mare

    Quattro i fascicoli previsti. Ci sono marginali differenze di impaginazione, almeno per ora. Oltre allo splendido volume del 2005 da Lei citato, vi è un altro antenato illustre, dal titolo "Navi e marinai italiani nella seconda guerra mondiale", sempre di Elio Andò ed Erminio Bagnasco (1977), il cui contenuto è stato ripreso, revisionato ed arricchito nelle successive pubblicazioni. L'Editore è per tutti Albertelli. Saluti.
  8. incles

    Identificazione Torpediniere

    Ho cercato di scennerizzare ancora l'originale con la massima definizione possibile. Spero serva per cogliere qualche particolare utile. Uploaded with ImageShack.us
  9. Se non ricordo male la pericolosità dell'amianto dipende dalla inalazione di microparticelle (intorno a pochi micron), che si insediano e provocano, anche a distanza di decenni, il mesotelioma pleurico, con esiti infausti. Sperando di aver detto il minimo sindacale di stupidaggini, immagino che l'affondamento non provochi un inquinamento pericoloso. Certamente è un peccato, ma se non è possibile investire ingenti risorse nel risanamento, visto che le priorità sono diverse, meglio in fondo al mare che nei forni elettrici delle acciaierie. E' più ... consono.
  10. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    Non mi meraviglierebbe: già visto all'opera, però questo quiz è frequentato da diversi appassionati la cui competenza mi sembra fuori del comune. C'è forse un particolare motivo per questo pronostico secco? Niente più commenti sul pronostico. La risposta è esatta: Ataka. :s20: Passo la mano
  11. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    Danke. E dunque proviamo con una immagine del 1935, fonte USN. Uploaded with ImageShack.us
  12. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    Constance (1846-1875, 3786t) ?
  13. incles

    Identificazione Torpediniere

    L'ultima volta che mi è stata applicta l'arte di una levatrice è stato 773 mesi or sono (mancano alcune ore, ma mi perdonerete l'imprecisione). Non ne ho un ricordo diretto, ma le conseguenze mi sono gradite. Adoro la dialettica (costruttiva) e quindi il metodo socratico riscuote la mia incondizionata approvazione. Rientriamo in argomento, prima essere trasferiti in una discussione intitolata "metodo di lavoro" o "approccio sistemico": il branco dei lupi troverà dunque il bandolo delle torpediniere sconosciute?
  14. incles

    Identificazione Torpediniere

    Ricevuto. Forte e chiaro.
  15. incles

    Identificazione Torpediniere

    come sembra tutto facile ... quando te lo spiegano. Grazie.
  16. incles

    Identificazione Torpediniere

    Grazie, soprattutto per il salutare richiamo allo scetticismo. A Pola, insieme alla corazzata Saint Bon entrarono quattro cacciatorpediniere, cinque torpediniere (2,3,4,10 e 41 PN) e quattro unità per il dragaggio. Tre di queste erano inquadrate come torpediniere (Pellicano, Procione e Climene). Con ogni cautela: se l'unità più visibile del pacchetto fosse la torpediniera Pellicano? Portava, come le altre, l'identificativo al mascone, la linea non mi sembra incompatibile e il numero potrebbe essere stato apposto dopo l'assegnazione a compiti di dragaggio. Non era una Schichau, ma assomigliava abbastanza ... Incrocio le dita.
  17. incles

    Identificazione Torpediniere

    Come richiesto, ripropongo l'immagine della corazzata Emanuele Filiberto. La fotografia è stata pubblicata, con l'espressa indicazione della località nella didascalia, su "La guerra italiana", di E.Mercatali e G.Vincenzoni, ed Sonzogno, del 29 dicembre 1918. Uploaded with ImageShack.us Già che ho incominciato, proseguiamo con la cenere sul cranio (per fortuna pelato). La foto seguente (USMM) rappresenta il cacciatorpediniere francese Touareg a Fiume il 15 novembre 1918 (e venne anche il Condorcet). Uploaded with ImageShack.us Cfr. un pregevole articolo di R.B. La Racine su "Storia militare" n° 210, nel quale viene analizzata la sequenza delle occupazioni costiere in Adriatico. Con profonda mortificazione sto valutando addirittura l'ipotesi - confortata dall'osservazione del comandante De Domenico relativa alla mimetizzazione dei fumaiuoli - che gli autori abbiano inserito nell'articolo una fotografia di repertorio della corazzata. E tuttavia restano i dubbi sulla identificazione delle torpediniere, che portano la numerazione nella tipica posizione delle unità austroungariche, corrispondono alla linea delle Schichau KuK. e potrebbero essere davvero le siluranti che in quei giorni si riconoscevano nell'autorità serba (o jugoslava). Per risolvere il problema probabilmente sarà d'aiuto dare un nome alla nave che appare sopra la poppa della corazzata. Io, prudentemente, taccio.
  18. incles

    Identificazione Torpediniere

    La torpediniera 58 S (consegnata il 9.11.1896) venne ridenominata 82 S nel 1894. Non so dirle quando avvenne la sostituzione della caldaia con le due più moderene e il conseguente raddoppio dei fumaiuoli, ma che la 82 S sia tra quelle trasformate ce lo dicono il volume "Le torpediniere italiane 1881-1964", USMM 1974 (introduzione scritta dal Fioravanzo) - confermato alla lettera dall' "Almanacco storico delle navi militari italiane" di Giorgerini e Nani - ed il Conways "All the World's Fighting Ships 1860-1905". Per inciso la torpediniera ripresa sotto il castello di Portovenere viene indicata da diverse fonti come la 75 S (che imbarcò invece caldaie tipo Martinelli). Qesta autocitazione serve per chiedere venia. Infatti se non sono riuscito a trovare traccia della presenza di forze navali francesi è giusto ricordare che truppe francesi d'occupazione erano in Fiume sotto comando italiano sin dal 17 novembre, il che rende decisamente inesatta la mia precisazione e doverose le scuse. Questa è una considerazione assolutamente logica. Che senso avrebbe usare tecniche per disturbare la telemetria quando non vi è più la minaccia di una flotta nemica? Aveva un senso a Venezia durante il conflitto. Ora proverò a scannerizzare l'immagine con una risoluzione più alta, come richiesto giustamente dal Comandante Corto Maltese, anche se l'originale non lascia molte speranze.
  19. incles

    Identificazione Torpediniere

    Splendido volume, quello da lei citato. In un precedente commento avevo fatto un riferimento indiretto alla stessa fotografia dell'Emanuele Filiberto proprio per precisare la datazione della fotografia con le torpediniere affiancate, che era già stampata e diffusa a fine dicembre 1918. Ho visto, come suggerito, le fotografie della ronda e della visita al battello. Non sono riuscito a scorgere personale francese, ma confesso di non essermi impegnato allo spasimo, perchè l'occupazione internazionale del 1919 resta comunque un fatto successivo alla fotografia postata (controprova: niente mimetizzazione dei fumaiuoli). Assolutamente vero. Non possiamo però trascurare che il 29 ottobre l'Assemblea Nazionale Slava del sud proclamò l'indipendenza e il giorno seguente i comitati dei marinai proseguirono nella rivolta. Di conseguenza "l'imperatore Carlo I decretò telefonicamente il passaggio delle consegne di tutta la Marina austro-ungarica più tutti i servizi costieri collegati all'Assemblea." (Erwin Sieche. La fine dell'Austria Ungheria). Questo trasferimento avvenne il 31 ottobre 1918 alle ore 9 del mattino alle bocche di Cattaro. Mi riesce però difficile immaginare che come prima cosa i nuovi equipaggi slavi - in reatà i marinai slavi erano una minoranza - si siano precipitati a ridipingere, mentre tutto precipitava nel caos, i numeri sulle fiancate. Confesso quindi che non saprei che dire, anche se l'ipotesi del comandante Marat (l'appellativo è giusto?) mi affascina più d'ogni altra. Debbo ringraziare per la precisazione circa le torpediniere greche requisite dai francesi. Si tratta di una vicenda che ignoravo completamente e poichè mi propongo di imparare quanto mi sarà possibile fra le mille cose che so di non sapere, sarò grato a tutti se mi correggerete senza riguardi quando dirò cose indegne di una discussione di qualità come questa, indubitabilmente, è. PS. Se avessi in qualche misura contribuito a rendere questo quiz un motivo di divertimento, ne sono sinceramente lieto e disposto ad impegnarmi ancora..
  20. incles

    Identificazione Torpediniere

    Credo anch'io che non possano essere italiane e concordo sulle osservazioni (numero sul mascone, radiazione precedente). Ho controllato comunque le unità classe S perchè alcune sostituirono la caldaia originaria (tipo locomotiva) con apparati più moderni (a tubi d'acqua). Tra queste proprio la 82 S (caldaie Thornycroft), con l'aggiunta di un secondo fumaiuolo. Si presterebbe anche ad un "riconoscete il luogo?" Uploaded with ImageShack.us In quel periodo (novembre/dicembre) non risultano torpediniere francesi a Fiume, che venne presidiata da unità italiane. I francesi erano invece a Cattaro (fra l'altro non ricordo, ma posso certamente sbagliare, torpediniere francesi con i fumaiuoli inclinati). Resta quindi solo l'ipotesi che si tratti di unità ex KuK, che dopo il collasso austriaco e la inerzia delle autorità ungheresi, avevano formato di fatto un primo nucleo della futura marina yugoslava. Non so se siamo fuori tema (ho tribolato per capire cosa vuol dire OT), perchè le torpediniere erano in una foto postata secondo le regole, ma ormai è fatta e comunque mi par di vedere che l'attenzione è dedicata al contenuto, meno alla forma.
  21. incles

    Identificazione Torpediniere

    La prima fotografia riprende la Rabe, assegnata nel 1920 all'Italia. Le linee generali indubbiamente corrispondono, salvo il fatto che nella fotografia postata da me le torpediniere (ma forse è solo un problema di prospettiva), sembrano in proporzione più grandi dei loro 39,9 metri, confrontate con i 111 f.t. della corazzata. Inoltre rimane insoluto il problema della numerazione, che non corrrisponde a nessuna unità della classe. La Marina austro-ungarica ebbe anche le Tb 82 e 83, che erano però del tutto diverse e dopo la guerra vennero incorporate dalla Romania. Altre Schichau identificate con quei numeri servirono in precedenza nella Regia Marina, ma vennero radiate rispettivamente nel 1907 e nel 1914. Se vogliamo datare la fotografia scattata a Fiume, possiamo affermare con ragionevole precisione che risale al novembre-dicembre 1918. La corazzata Emanuele Filiberto, salpa da Venezia il 3 novembre ed il 4 è a Fiume. Il diario di guerra - trascritto dal Contrammiraglio di Divisione (sic) Ettore Bravetta nel suo "La grande guerra sul mare", vol I, Mondadori 1925 - riporta: " ... 4 nov. ... la corazzata Emanuele Filiberto, con a bordo il contrammiraglio Guglielmo Rainer, scortata dal cacciatorpediniere Stocco (capitano di corvetta Bonaldi) e Sirtori (capitano di corvetta Mercalli), entra nel porto di Fiume ... " Dai dati USMM scopriamo che il 24 novembre alzò l'insegna del contrammiraglio Ruggiero, comandante della Divisione Speciale e assolse la funzione di nave ammiraglia per qualche mese. (Fra l'altro nel 1919 furono risistemati i fumaiuoli aggiungendo ai grigliati antibomba una vistosa mimetizzazione a strisce diagonali). Poichè la fotografia è stata pubblicata a fine dicembre e la nave viene definita nella didascalia come "ammiraglia", il periodo utile per datare l'immagine si riduce ad una quarantina di giorni, come detto. E' quindi più che probabile che le torpediniere affiancate alla corazzata siano della KuK. Resta il problema dei numeri identificativi che, visionato l'originale, confermo in 81 e 82.
  22. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    Identificazione perfetta. Passo la mano.
  23. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    La fortuna del novellino. Provo. il luogo è Fiume Uploaded with ImageShack.us
  24. incles

    Quizz Foto: Unità Militari

    HMS Dreadnought?
  25. incles

    Il Mio Piccolo Povero Mondo - I

    Ci eravamo lasciati, con l’impegno di raccontare l’antefatto, a Napoli, dove il Nichelio era arrivato, proveniente da Cagliari, per riparare i danni subiti in un attacco aereo. Ecco il racconto. “La sera del 17 gennaio del ’43, alle ore 19,30, non è il tonfo di partenza dei nostri siluri a rimescolarci il sangue nelle vene, ma è l’attacco improvviso, impari e ravvicinato del nemico, che ce lo fa ghiacciare per un momento. Un apparecchio ci attese al varco. Appena emersi, ci riversò addosso un carico di bombe e ripassò ancora facendo altrettanto. Il battello, quasi fosse un essere vivente, sussultò. Caso volle che le bombe scoppiassero un po’ qua e un po’ là sull’acqua. Una, però, si conficcò nell’ intercapedine di prua. Per fortuna, il dispositivo di scoppio non aveva funzionato e fu la nostra salvezza. L’unica arma disponibile era una mitragliera binata da 13,2 ed è estremamente difficile, con mare mosso, centrare l’obiettivo. La reazione di fuoco fu comunque immediata e tanto precisa da indurre l’aereo ad allontanarsi con una scia di fumo, anche se nessuno lo vide perdere quota e precipitare in mare. Quando caddero le prime bombe, io avevo appena messo in moto il compressore di prora per il caricamento dei gruppi d’aria. In simili circostanze, chiuse le porte stagne, tutti debbono rimanere all’erta al proprio posto, pronti ad eseguire con rapidità le manovre che si rendessero necessarie. L’equipaggio, in quegli attimi tremendi, mantenne una calma ammirevole. Portatici in immersione, cercammo di riparare le avarie prodotte dalle esplosioni. Dall’asse del verricello di prua entrava acqua in grande quantità e con una violenza incredibile. Cosa fare? Mettemmo in atto la prima ispirazione che ci venne: infilammo sotto l’incavo un manico di scopa, che forzammo con una pila di cassette e di altro materiale a portata di mano. L’acqua a poco a poco cessò di fluire, grazie alla proprietà di dilatazione del legno all’azione dell’umidità. Molte valvole a scafo ebbero bisogno del pronto e paziente lavoro dei meccanici. Però nulla si poté fare ai timoni di profondità di prora, che erano rimasti bloccati. Il danno maggiore sembrava consistere nella rottura dei cavi idrofonici. Il battello era diventato “sordo” e l’unica cosa che si potesse fare era quella di ritornare alla nostra base. Nell’effettuare le riparazioni, sentimmo su di noi, nell’intercapedine, degli schianti ed un rotolio misterioso. Lì per lì non demmo alla cosa tanta importanza, credendo che dipendesse dalla rottura di sovrastrutture e di assi della coperta. Siccome quel rotolare persisteva ad ogni sbandamento del battello, il Comandante chiese se per caso non fosse un bidone di grasso per siluri, a cui si erano spezzate le fasce di fissaggio. Al mio no, in quanto tutti i bidoni erano stati collocati sotto i paglioli prima della partenza, volle vederci chiaro ed ordinò l’emersione. A quota periscopica esplorò l’orizzonte, che risultò libero. Emersi completamente ed aperto il portello della torretta, dette un’occhiata a prora: la coperta era sfasciata in diversi punti. Scese per rendersi conto dell’accaduto: alcune parti metalliche presentavano rotture e contorcimenti; al posto del battellino giaceva un cilindro grigio, una bomba di discrete dimensioni. Solo allora potemmo valutare appieno, con intuibile raccapriccio, il pericolo corso sia in superficie che durante l’immersione.Tutti fummo d’accordo nel riconoscere che una mano potente, come aveva fatto tante altre volte, era intervenuta per la nostra salvezza. Purtroppo i danni da noi subiti erano tali da obbligarci ad interrompere la missione: sovrastrutture divelte e contorte, diverse vie d’acqua a scafo, timoni orizzontali prodieri bloccati, idrofoni inservibili. Ma non bastava: non potevamo nemmeno navigare in immersione per tema che la bomba, rimasta inesplosa nell’intercapedine di prua, potesse scoppiare con tutte le conseguenze del caso. Cosa fare? Con gli idrofoni in tale stato e con quell’aggeggio indesiderato, mettemmo la prora verso Cagliari, navigando a tutta forza in superficie. Eravamo ancora molto lontani e non ci restava che affidarci al destino. Nelle vicinanze del porto, poi, l’esplorazione con i binocoli si fece ancora più attenta per eludere eventuali offese subacquee di un sommergibile inglese, che pare stesse operando nei pressi di detta zona. Per fortuna, non incontrammo ostacoli di sorta e giungemmo sani e salvi in porto, dove però non ci permisero di attraccarci alla banchina. Fummo trasportati a terra con una motobarca ed uno specialista salì a bordo per togliere la spoletta a quell’ordigno, che, grazie a Dio, aveva subito un’avaria per noi davvero provvidenziale. Disattivata e sbarcata finalmente la bomba, ci sentimmo rilassare i nervi, fino allora tesi al massimo, ed il nostro primo pensiero andò riconoscente alla Madonna della Mercede, che i cagliaritani venerano in un Santuario, sulla collina di Bonara, quale patrona dei navigatori. Rese provvisoriamente funzionanti le valvole a scafo, asportate le parti danneggiate e mobili delle sovrastrutture e riattivati alla meglio i timoni e gli idrofoni, ci rechiamo a Napoli per le necessarie riparazioni.” Questo episodio, che venne minutamente descritto, con l’omissione doverosa di ogni elemento che valesse ad identificare il battello e le persone dei protagonisti, in una famosa corrispondenza di guerra dal giornalista e scrittore Dino Buzzati, era quasi sempre il preferito nelle occasioni in cui mio Padre rompeva l’abituale silenzio e si metteva a rievocare le vicende della guerra. In effetti lasciava tutti a bocca aperta la narrazione della bomba che, per tutta la navigazione di rientro, rotolava da un lato all’altro nell’intercapedine tra i due scafi, poco più di un metro sopra la testa di chi era in camera di lancio, con un rumore continuo e con il rischio che potesse scoppiare da un momento all’altro. Il destino volle salvare quegli uomini ed anche quel sommergibile, che sopravvisse alla guerra per subire, poi, quella che mio Padre ha sempre ritenuto una sorte indegna. Nelle fotografie che seguono (mi scuso per la qualità dell'immagine) si vedono il pagliolato fracassato e divelto a prora e alcuni membri dell'equipaggio in posa attorno alla mitragliera utilizzata per rispondere al fuoco. Mio Padre, nella prima fotografia, è il primo a sinistra, accucciato, in tuta bianca. Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us
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