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Smg Baracca

Comune di 1a classe - MS *
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Tutti i contenuti di Smg Baracca

  1. Smg Baracca

    Tripoli: Sommergibili Italiani

    MI PARE SIA UN BATTELLO DELLA CLASSE BRIN ,PER VIA DEL CANNONE DA 4 POLLICI MONTATO A POPPAVIA ,SULLA FALSA TORRE. CHE NE PENSATE? :s14:
  2. personale recensione: La miisteriosa scoperta di un relitto di sommergibile,al largo delle coste orientali degli Stati Uniti e' l'oggetto di una ricerca storica e anche interiore ,dei protagonisti che li portera' alla soluzione,non solo storica ma anche di vita. Storia vera,raccontata bene ,affascina e coinvolge . E' piaciuto molto,l'ho letto in due giorni! Mi permetto di consigliarlo.
  3. Smg Baracca

    Betasom Ieri E Oggi

    Italian Admiral Polacchini welcomes at Bordeaux the return of Italian submarine Barbarigo in Sept-Oct 1941. CHIEDO SCUSA,HO RIPETUTO ERRONEAMENTE IL MESSAGGIO,VOLEVO SOLO AGGIUNGERE UNA FOTO. PERDONO :s10: GRAZIE :s01:
  4. ..." Quando ebbi terminato, a Fiume nel dicembre 1942, il mio tirocinio di Comandante alla Scuola Sommergibili il Comandante Agostini, prima di inviarmi in licenza, mi chiese di segnalargli quale destinazione avrei preferito: risposi che non avevo preferenze. In realta non era cosi. Avevo trascorso parecchi mesi in Atlantico, alla base di Bordeaux e in missione col Tazzoli, ed avrei certo preferito tornare laggiu anziche essere destinato su Sommergibili operanti in Mediterraneo; ma per un certo fatalismo che guidava le mie azioni durante la guerra preferii non influire minimamente sulla mia sorte futura. E tale modo di agire in questa occasione fu senza dubbio agevolato da alcune considerazioni. La prima, che l'unica volta in cui mi era capitato di chiedere la destinazione preferita non si era tenuto affatto conto del mio desiderio (era accaduto nel maggio del 1940, al termine del Corso di specializzazione in Armi Subacquee: avevo chiesto di imbarcare su Mas o su Sommergibili e fui invece destinato sull'incrociatore Attendolo); l'altra che nella quasi totalita dei casi gli allievi della Scuola Comando non venivano destinati in Atlantico direttamente, ma dovevano prima svolgere un certo periodo di attivita in Mediterraneo. E un'altra volta ancora quando, durante un'esercitazione con i "Maiali" a Bocca del Serchio, avendo l'Amm. De Courten e il Comandante Moccagatta scoperto che io soffrivo il mare ed avendo concluso che se soffrivo il mare sulle navi di superficie lo avrei maggiormente sofferto sui sommergibili, dove non ero mai stato imbarcato, mi lasciarono libero dal reparto dei Mezzi d'Assalto; e Maripers "naturalmente" aveva deciso destinandomi proprio all'imbarco sui sommergibili. Cosii mi recai in licenza a casa, dove trascorsi le Feste Natalizie e dove mi raggiunse il solito telegramma che mi ordinava, questa volta, di presentarmi a Roma il 2 gennaio 1943 con due fotografie per il passaporto. Era la stessa procedura gia seguita un anno prima, e compresi cosi di essere stato destinato in Atlantico. A Roma mi comunicarono che avrei dovuto assumere il comando del R° Smg. Bagnolini. Dico la verita , in un primo tempo la cosa non mi piacque gran che. Il Bagnolini aveva avuto fino ad allora scarsi successi ed aveva fama di non essere mai rientrato da una missione senza essere stato fatto segno a nutrite scariche di bombe di profondita . Poi a poco a poco i miei pensieri si orientarono diversamente. “Se pur prendendo tante bombe"mi dicevo"il Bagnolini è sempre rientrato, è segno che si tratta di un battello fortunato". E quando giunsi a Bordeaux, alla base di Betasom, ero lieto della destinazione che mi era toccata. Nel frattempo però si erano verificate a Betasom alcune circostanze che dovevano modificare le decisioni prese a Roma nei miei riguardi e che mi portarono ad assumere il comando del Smg. Finzi anzichè quello del Bagnolini. Un mese prima di me aveva terminato la Scuola Comando il Tenente di Vascello Amendolia, gia Ufficiale in 2a del Barbarigo all'epoca in cui Grossi aveva dichiarato di aver affondato una corazzata americana. Grossi gli aveva promesso di lasciargli il comando dell'ormai famoso sommergibile; ma mentre ancora Amendolia stava compiendo il tirocinio di comando, l'ammiraglio Legnani, Comandante in Capo della Squadra Sommergibili (Maricosom), aveva assegnato il Barbarigo in premio a Rigoli, che ne era stato il Tenente (Ufficiale in 2a) prima di Amendolia, e che si era tanto distinto in una ardita azione col Smg. Platino dentro la rada di Bougie. Cosicche giungendo a Bordeaux Amendolia aveva trovato pronto non il Barbarigo ma il Finzi, e con esso aveva dovuto partire in missione. Questa sua missione pero fu di breve durata: non arrivo ad oltrepassare le Isole Canarie perche tante avarie si erano verificate in pochi giorni, ed alcune cosi gravi e non riparabili con i mezzi di bordo, che dovette rientrare alla base prima della meta di dicembre. Trovo a Betasom il Comandante Grossi che da pochi giorni aveva assunto il Comando delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico, in sostituzione del Contrammiraglio Polacchini. Amendolia, non ancora dimentico dello scacco subito col Barbarigo, e vista la malasorte che sul Finzi lo aveva perseguitato, chiese a Grossi di lasciare il Finzi e di prendere il Bagnolini, che nel frattempo stava per essere approntato. Grossi naturalmente lo accontento. Fu cosi che arrivando a Betasom io mi trovai destinato a prendere il comando di un battello al quale non avevo mai pensato. E poiche mi ero ormai gia spiritualmente adattato al sommergibile destinatomi da Maricosom, sulle prime la faccenda non mi garbo. è da notare che neanche il Finzi godeva di eccessiva buona fama. Sino ad allora aveva riportato successi soltanto in una delle parecchie missioni compiute, e precisamente con il C.te Giudice nella prima missione lungo le coste dell'America Centrale. Inoltre era uno dei piu grossi e piu vecchi battelli che avevamo in Atlantico, gemello del Tazzoli e del Calvi (gia perduto), poco maneggevole e con i motori talmente esauriti da non poter superare, nelle condizioni piu favorevoli, la velocita di 14 nodi. Per di piu un grosso inconveniente era la notevole produzione di fumo dai motori, specialmente alla messa in moto e sotto sforzo, cioe quando piu necessario sarebbe stato non farne. E infine il suo difetto forse piu grave, quello di fare la rapida immersione in un tempo enormemente lungo: quando si doveva sfuggire ad un attacco o ad un avvistamento l'attesa di oltre un minuto anziche di 30 secondi e anche meno (come succedeva ai battelli di piu recente costruzione) poteva essere proprio una questione di vita o di morte. Il Bagnolini invece se non altro aveva il pregio di essere veloce e di avere dei motori efficienti. Con tutte queste considerazioni si comprende facilmente il desiderio di Amendolia di cambiare il Finzi con il Bagnolini; e si comprende anche come io di cio non potessi esser lieto ritenendo a buon diritto che Amendolia, valendosi della sua amicizia con Grossi, mi avesse “fatto le scarpe". Ma il Maggiore del Genio Navale Fenu, capo dei servizi tecnici della Base, in tale occasione ebbe a dirmi: "Al tuo posto non farei nulla per avere il Bagnolini piuttosto che il FinziÃ", intendendo dire che sia l'uno che l'altro avevano pregi e difetti. Io, ancora una volta accettando la sorte, finii per assumere il comando del R° Smg. Giuseppe Finzi. Era il 22 gennaio 1943: quello stesso giorno compivo 28 anni. E di una cosa, forse piu di ogni altra, ero fiero: di essere il piu giovane dei Comandanti dei Sommergibili italiani che operavano in Atlantico..." capitolo tratto dal sito di Vittorelli al link http://www.vittorelli.it/missione.htm
  5. :s01: per chi fosse di passaggio sul forum e non conoscesse le caratteristiche del smg TODARO : Salvatore Todaro (S 526) è un sottomarino[1] della Marina Militare Italiana. Il suo nome è preso dal Capitano di Corvetta Salvatore Todaro (1908-1942), comandante del sommergibile atlantico Cappellini, con il quale affondò nell'Oceano Atlantico tre mercantili nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. È uno dei due sottomarini della classe U212A - Todaro, progettati in Germania, ma costruiti in Italia da Fincantieri. Si tratta dei sottomarini convenzionali da piccola crocera (costieri) più moderni a mondo, dotati di propulsione diesel-elettrica affiancata ad un sistema di celle a combustibile indipendente dall'ossigeno. Questo sistema permette la navigazione subacquea continua a moderata velocitàper un periodo stimato di due settimane. Inoltre l'elevata silenziositàrispetto al mortore elettrico e la particolare forma dello scafo, rendono il sommergibile poco tracciabile dai sonar e molto efficacie rispetto al sistema di rilevamento SOSUS. I nuovi sistemi di propulsione ossigeno-indipendenti avvicinano maggiormente i nuovi battelli convenzionali al concetto di sottomarino, piuttosto che a quello di sommergibile, favorendo alcune marine (tra cui quella italiana) fortemente limitate dall'impossibilitàdi adottare la propulsione nucleare.
  6. Il recupero del Sommergibile Nereide Il 30 luglio del 1915, la Marina Militare Imperiale Austriaca con una squadra composta di due incrociatori leggeri e di sei caccia, si presentava innanzi all’isola di Pelagosa, bombardandola ed effettuando uno sbarco. I nostri, subendo solo la perdita di due feriti, ricacciarono gli Austriaci, costretti a tornare a bordo delle loro navi. Il 5 agosto era ormeggiato a Pelagosa il Nereide, un nostro sommergibile costruito nel 1913 dall’ingegnere Bernardis, lungo 41 metri, stazzante 400 tonnellate emerso e 480 immerso. Poteva filare 14 nodi alla superficie e 12 in profondità. Lo comandava il capitano di corvetta Carlo del Greco, fiorentino. L’alba del giorno tragico sorgeva, quando i nostri sommergibilisti di vedetta avvistavano, a breve distanza, una silurante subacquea nemica emersa improvvisamente dalle onde. Ormeggiati presso la riva, Carlo del Greco e i suoi marinai avrebbero potuto facilmente salvarsi. Bastava lasciare il Nereide al suo destino, fuggendo sui gavitelli. Eroico soldato del mare cresciuto alla nobile scuola del dovere, il comandante del sommergibile in pericolo dimenticò se stesso, ricordando solo la missione che la Patria gli affidava. Così, incitato da lui, l’equipaggio s’affrettò a disormeggiare il Nereide, tentando l’immersione ed il lancio del siluro. Mancò il tempo alla manovra audace. Favorito dalle circostanze, il sommergibile austriaco riuscì a colpire per primo l’avversario, calandolo a picco. Bara frantumata, il Nereide scese negli abissi dell’isola tragica con tutto il suo equipaggio di valorosi. Alla memoria sacra di Carlo del Greco venne tributata la prima medaglia d’oro della Marina italiana nella grande guerra. (da: Storia illustrata della prima grande guerra 1914-1918 di Giovanni Mendel-Armando Gorlini editore, anno 1934) Anno 1972: Il recupero dello scafo Nel gennaio del 1972, il governo Jugoslavo dopo svariate richieste inoltrate dal nostro Ministero degli Esteri decise di recuperare il sommergibile Nereide affondato a Pelagosa, il 5 Agosto 1915. La nostra troupe subacquea della RAI TV (TG1) fu invitata a filmare l’avvenimento. A metàmaggio, partimmo con le nostre attrezzature subacquee da Roma per Spalato. Lì giunti, c’imbarcammo sulla Spasilach, nave appoggio per il recupero subacqueo della Marina Militare Slava, simile alla nostra Proteo, che ci portò, dopo nove ore di navigazione, all’isola di Pelagosa. Il giorno successivo, dopo aver localizzato il relitto a circa 250 mt dalla costa, iniziarono le immersioni a -37 mt per i sopralluoghi. Il Nereide giaceva sul fondo, appoppato di circa 20°. Dopo 57 anni era ancora in buone condizioni, eccetto il primo guscio quasi del tutto inesistente. Aveva il siluro di coperta innescato ed i portelli di lancio, prodieri e poppieri, chiusi. A poppavia, 13 metri dall’elica verso prua, lo scafo presentava uno squarcio passante di circa 80 cm. e, si vedeva l’albero di trasmissione, unico legame dei due tronconi. Si provò a perforare alcuni punti della coperta dai quali uscirono piccole bolle d’aria. Con la fiamma ossidrica, fu tagliato l’albero motore e le parti metalliche che ancora mantenevano uniti i due tronconi. Furono passate sotto lo scafo, sei fasce di nylon larghe circa 80 cm.: quattro, per la parte prodiera e due per la poppiera. Fummo fortunati a non incappare nell’effetto ventosa, quindi ci servimmo soltanto delle idrovore e, non usammo esplosivi. Alle fasce di nylon, furono agguantati quattro serbatoi di ferro, chiaramente allagati, due più grandi al troncone di prua e due piccoli a quello di poppa. Il Nereide torna in superficie Inizia la fase più pericolosa, quella del recupero. Viene immessa aria compressa nei serbatoi agganciati al troncone prodiero dai quali contemporaneamente tramite le valvole di ritegno ne esce l’acqua. La manovra viene eseguita con la massima perfezione, calibrando l’immissione dell’aria man mano che il troncone sale onde evitare l’effetto pallone; ed infatti dopo un paio d’ore il relitto raggiunge la superficie senza alcun danno.La stessa manovra è stata fatta per la risalita della parte poppiera. Dopo il recupero, le condizioni del mare, si fecero proibitive, ed il maltempo, stando alle previsioni, non sarebbe migliorato. La sera stessa lo Spasilach levò gli ormeggi e fece rotta verso l’isola di Scionta con i due tronconi a rimorchio. Noi la raggiungemmo il giorno seguente con tutto il materiale caricato su due motosiluranti messe a disposizione dalla Marina Militare Slava. Trovammo il Nereide ormeggiato tra i due grandi serbatoi prodieri, agguantati a loro volta ad un pontone gru. Il recupero delle salme Eravamo in una baia a ridosso e potemmo tranquillamente eseguire la triste riesumazione. Fu aperto il portello della torretta e ci calammo a turno nell’interno ormai allagato, con muta, maschera, erogatore collegato esternamente ad un bombolone d’aria ed un faro Farallon a batteria. Il paiolato era sovrastato da 30 cm. di melma. Alcuni corpi giacevano scheletriti nelle loro cuccette ancora vestiti con maglione, calzoni blu della tuta e stivali verdi alti fino al femore, altri erano sul paiolato. Gli stipetti erano ordinati, con il vestiario ben ripiegato al suo posto ma, appena lo si toccava, si sbriciolava dissolvendosi nell’acqua. Recuperammo le salme, usando dei sacchi bianchi di plastica, nei quali, immettemmo: prima il cranio poi il costato, il bacino e le braccia; le gambe le lasciammo negli stivali. Il tutto veniva passato in coperta dopo aver forato con i coltelli da sub la base dei sacchi per evacuare l’acqua e svuotato il contenuto dentro due bare. I crani, avevano delle ciocche di capelli ancora al loro posto e le ossa erano rosate. Il conteggio finale fu di 10 corpi. Degli altri 25, alcuni furono dilaniati probabilmente dall’esplosione e fuoriuscirono dallo squarcio di poppavia gli altri annegarono nel tentare la risalita in superficie. Allora, si tentava la risalita con delle camere d’aria nere, tipo quelle dei vecchi palloni da calcio, che, data la pressione esterna di quasi 5 atm, sarebbero state inutilizzabili. Da 37 mt. è impossibile tornare in superficie con una sola boccata d’aria compressa, senza che i polmoni esplodano durante la risalita, per via dell’espansione dell’aria in essi contenuta e, tralasciamo le conseguenze dell’embolia gassosa, alla quale sarebbero andati incontro. Oltre alle salme, recuperammo: il diario di bordo, un binocolo, dei portamonete di cuoio con qualche spicciolo, piastrine di riconoscimento, un fucile, un cannocchiale con treppiede in legno, qualche foto, bottiglie di vino e d’olio ecc. L’asta della bandiera di poppa e la barra del timone di coperta furono da noi prelevate e consegnate al museo sito nel Santuario di Redipuglia dove tutt’oggi sono conservate. Alle operazioni di recupero, parteciparono circa 24 sub, i Mornar, della Marina Militare Slava, ben addestrati alla scuola per sub di Odessa, svolsero un ottimo lavoro pur avendo attrezzature subacquee fatiscenti rispetto alle nostre. Organizzazione delle immersioni Il responsabile era un dottore della medicina iperbarica slovena, il quale aveva a disposizione sullo Spasilach, due camere iperbariche, una singola e l’altra ad otto posti. I subacquei, scendevano a turni alterni, otto alla volta, con permanenza sul fondo di 35'. Ad ognuno, veniva scritto, con pennarelli indelebili, un numero progressivo sul dorso della muta, e sulla mano destra il tempo di permanenza sul fondo, nonchè quello di decompressione, 35 minuti, da rispettare a 3mt. nella risalita. L’ora di discesa per ogni elemento della squadra era registrato su di un brogliaccio, e tre sub, avevano il compito di intervenire rapidamente per avvisare colui che si attardava. I bibombole venivano caricati con aria compressa a 210 atm. per travaso dai 15 bomboloni che erano in coperta i quali, venivano ripristinati automaticamente dai quattro compressori di bordo. Conclusione del recupero Una volta recuperate le salme ed oggetti vari, i due tronconi dello scafo furono portati in localitàa me sconosciuta e fatti esplodere utilizzando i siluri di bordo. Fu così che il Nereide s’inabissò per la seconda volta. L’11 Giugno 1972 a Spalato furono resi alle salme gli onori militari, da parte delle autoritàSlave, prima che le stesse venissero imbarcate sul dragamine Mogano, della Marina Militare Italiana. Per la cerimonia, furono approntate 10 cassette di zinco, all’interno di ognuna fu deposto un cranio ed alcune ossa. Ciò che resta di quei marinai, riposa in pace nel cimitero di Brindisi, dove prima della tumulazione, furono di nuovo resi gli onori militari da parte della nostre autorità. Le mie impressioni Riflettendo su quanto da me sopra riportato, mi domando oggi a 29 anni di distanza, se sia stato veramente umano e necessario, svolgere tutto questo lavoro per riportare in patria i resti di dieci marinai, morti nell’adempimento del loro dovere durante la prima grande guerra, quando, sparsi negli oceani e nei mari del mondo intero, ve ne sono ancora a migliaia. Marcello Capitani, aprile 2001 Per gentile concessione del Sig. Ranieri Meloni cpt.DEL GRECO
  7. Smg Baracca

    U-505

    :s01: PER TUTTI GLI APPASSIONATI ECCO IL LINK PER VISITARE L'INTERNO DEL U-505, SPERO VI PIACCIA. http://www.msichicago.org/exhibit/U505/vir...o_tour/con.html
  8. Smg Baracca

    Romanzi E Storia

    :s10: Touche',cerco di rimediare la piu' presto.
  9. Smg Baracca

    Romanzi E Storia

    CONSIGLIO LA LETTURA AVVINCENTE DI UN ROMANZO : E QUESTO PEZZO DI STORIA CHE MI HA VERAMENTE EMOZIONATO:
  10. Pontone per il salvataggio e recupero dei sommergibili, in grado di solle?vare 200 tonnellate da una profondit' di 60 metri con ognuna delle sue gru, varato il 20.12.1912 presso i cantieri Smulders in Olanda ed acquistato dalla Marina italiana nel 1914. Trovato affondato a La Spezia al termine del conflitto, venne recuperato il 20.8.1945 e rimesso in servizio; e' stato radiato il 30.4.1954.
  11. http://www.trentoincina.it/dbsomm2.php?short_name=Provana Questo e' il sito su cui vedere le caratteristiche del battello e non so' se lo sapevate ma e' possibile vederlo presso l'ASSOCIAZIONE MARINAI D'ITALIA GRUPPO "MEDAGLIA D'ORO UMBERTO GROSSO" viale Marinai d'Italia 1 10156 Torino Questa potrebbe essere meta di pellegrinaggio,prendano eventuale nota quelli del consiglio. È un pomeriggio d'estate e il Po a Torino scorre pigramente sotto le arcate del ponte Isabella. Come di consueto i canottieri si allenano sul fiume, ripetendo per sport l'antico gesto della voga che fu un tempo dei galeotti incatenati al remo delle galere, aizzati o meglio "aguzzati" dalle nerbate degli "aguzzini", termine che indicava propriamente i capi-ciurma sulle navi a remi. I rematori di oggi vogano invece tranquilli al ritmo scandito dal timoniere o al massimo spronati da qualche urlo dell'allenatore che li segue su un motoscafo. Lungo il sentiero che segue l'argine del fiume, frotte di impiegati in tenuta sportiva corrono affannosamente, vittime della moda dello jogging, parlando tra di loro con voci concitate. Altri impiegati su mountain bike dai colori sgargianti sfrecciano tra la folla dei podisti. Nessuno degna di uno sguardo l'imponente massa scura che si erge a pochi metri dal sentiero, proprio a ridosso del ponte. Eppure non è qualcosa che si trovi con facilitàlungo un fiume a 450 chilometri dalla foce: è un sommergibile, o meglio, il troncone centrale di un sommergibile con tanto di torretta e di periscopio. Sulla lamiera grigio scuro spiccano due grosse lettere bianche, "PR", sigla di riconoscimento del sommergibile "Provana". [..] Naturalmente mi scuso se per caso gia' fosse stato citato nei mesi e anni passati in questo forum,di cui sono da poco ospite. grazie.
  12. Smg Baracca

    Pellegrinaggio

    Da molto tempo ho un sogno nel cassetto e questo cassetto mai si vuole aprire. Volevo proporvelo e condividere con Voi e vedere se tra i cuori di mare c'e' qualcuno che puo' essere interessato. Volevo organizzare un viaggio storico sulle sabbie di El Alamein,il mare di Tobruk e un pellegrinaggio a Quota 33 ( il famoso sacrario costruito da un alpino :Sillavengo) . Questo, idealmente,sarebbe un tributo dal mare a quelle spiagge in cui caddero tanti giovani ,esempio d'eroismo e di valore a cui anche i nemici diedero il giusto tributo, con l'onore delle armi. SMG BARACCA
  13. Smg Baracca

    Bocca Di Serchio

    Mi ricollego alla mia ,dopo aver letto del solito connubbio ignoranza ,menefreghismo e speculazione che si dovrebbe compiere a Bocca di Serchio. Devo purtroppo confermare che la nostra povera Italia,la sua storia la vuol proprio calcellare,soprattutto quella '39 '45. Ci sono nazioni e non bisogna andar poi cosi' lontano,soffermandosi ai cugini di Francia, che hanno saputo valorizzare anche una storia che li ha visti occupati e bistrattati! Sono stato nel'estate del 2004 in Normandia,sui luoghi dello sbarco per il 60° anniversario. Mai avevo visto nella mia vita un cosi' grande condensato di storia,di ricostruzione e mantenimento di luoghi,mezzi,cimeli e qualt'altro di entrambe gli schieramenti che in quei tragici giorni si sono affrontati. Ogni luogo, famoso o meno ,parla di storia,la amplifica la riconduce ai nostri giorni e ce la fa rivivere affinche' tutti siano testimoni e tutti possano tramandare ad altri . I cimiteri di Le Camb e di Colleville sur Mer sono l'esempio : i morti non hanno patria e nel loro rispetto bisogna ricordare ,affinche' non si ripeta. E qui che si fa'? Si cancella ogni ricordo,ogni emozione, appiattendo i posteri in un oblio che li rendera' ciechi e sordi. Vergogna e' l'unica parola che mi sovviene.
  14. Smg Baracca

    Bocca Di Serchio

    Ho seguito l'evento a distanza,essendo appena iscritto...e devo dire che invidio molto l'occasione che avete avuto e spero che ce ne siano altre... a cui sarei lieto e fiero di partecipare . Penso che momenti di aggregazione come quelli che avete appena trascorso,siano il senso piu' vero al lavoro che questa base sta facendo :il senso di cameratismo e unione di spiriti ,nelle passioni,nelle amicizie e nel senso di patria ,affinche' la realta' storica e gli ideali di un tempo, si rinsaldino con un attuale, che sempre piu' ci allontana dai veri valori della vita.
  15. Smg Baracca

    Incontri In "alto" Mare

    [ :s11: scusatemi non sono riuscito ad allegare foto,spero di esserci riuscito ora :s14: niente come si fa??? acc!!!
  16. Smg Baracca

    Incontri In "alto" Mare

    foto dal Columbus Day,San Francisco
  17. [ :s01: ottimo!!!! sono un appassionato e posso dirti che, a uno sguardo ancora superficiale,e' un bel lavoro! Complimenti e grazie! :s04: mi ci mettero' d'impegno e lo leggero' sicuro tutto :s08:
  18. :s02: Felicitazioni ,Nerone. Io ne ho due,ormai non son piu' tanto tascabili,diciamo siluro classe w... :s15:
  19. Smg Baracca

    Cercasi Sommergibilisti

    :s10: specialista batterie e unita'trattamento d'aria: pronto all'imbarco! Oddio...pronto....si fa per dire! :s43: speriamo pagino bene!!!
  20. Smg Baracca

    Sono Sottocapo !

    :s20: COMPLIMENTI,spero che la promozione mettano le macchine, della tua vita, avanti tutta!
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