un mio ricordo:
non ero mai stato così lontano da casa.
Mai militari Italiani erano andati a portare serenità a profughi cosí lontano.
Parlo di una delle tante missioni semi-dimenticate delle Forze Armate italiane.
Nel 1979, una squadra navale rischierata a 6.500 miglia dalle basi di partenza, si concluse con il salvataggio di quasi mille boat people vietnamiti abbandonati alla deriva nel Mar della Cina Meridionale.
L’anno seguente sarebbe toccato alla AMI, stavolta sotto le insegne della Croce Rossa Internazionale, un memorabile ponte aereo umanitario tra Bangkok e Phnom Penh nel pieno della spaventosa guerra civile che stava insanguinando la Cambogia.
Mappe e cartine alla mano (possinammazzalli erano tutte in inglese), ci saremmo trovati in un contesto ambientale complesso. Il mio lavoro si sarebbe snodato al di fuori del tradizionale sistema di comando, il fatto stesso di dovermi integrare con Marina, Cri, ecc. spostava ancora piú in su la soglia critica. Quanto al tempo a disposizione per poter raccogliere ed elaborare le informazioni essenziali circa la effettiva situazione del "profugo", meglio sorvolare. L’unica sicurezza erano i 40° ed il 90% di umidità.. “sempre”..
La “nostra” crociera iniziò il 4 luglio del 1979 (mia e del geniere Daniele Hang di Bologna) raggiungendo Singapore, senza alcuno scalo il 21 di luglio.
Una volta arrivato ci scontrammo con la vera verità:
Il capitolo VII della Carta dell’ONU sanciva e sancisce che i militari delle operazioni potranno adottare ogni misura ritenuta idonea - ivi compreso il ricorso all’uso della forza - per attuare l’insieme dei compiti loro assegnati.
La squadra navale composta dalle navi Vittorio Veneto, Andrea Doria e Stromboli si avvicina di nuovo alla costa e ora si dondola pigramente sull’oceano mantenendosi alla solita distanza di sicurezza di circa due chilometri, la bocca spalancata del bacino di poppa che sembra voler dire «andiamo». Tra le onde sono riapparse pure le sagome delle imbarcazioni che prelevano i profughi, i quali se ne stanno accovacciati in ordine lungo la spiaggia. Quando la prima lancia butta giú la rampa sulla battigia, un lagunare lí vicino si inginocchia nella sabbia e rimane assorto per qualche secondo con il volto rivolto verso la striscia di palme. Poi si rialza, e senza piú voltarsi, sale a bordo insieme ai suoi compagni. Tutti si lasciano dietro un ricordo praticamente irripetibile: una missione intera "tirata via" dall’inizio alla fine con lo stesso gruppo tattico e senza mai un rimpiazzo. E una lapide di marmo nero piantata nel giardino di quella che, per tutto questo tempo, ha fatto da casa e da caserma insieme. Prima di andarcene, però, demmo vita ancora una volta a un’azione assai poco militaresca. Quintali di panini e di farina preparati e sbarcati dallo Stromboli e consegnati nelle mani delle impareggiabili "suorine" .
Sono proprio queste le ultime persone viste su quella spiaggia.
L’ultimo a imbarcarsi è il Colonnello.
Una suorina, si avvicina al barcone che sembra non voler piú lasciare l’arenile.
Si porta due dita alla bocca, le appoggia sulla fiancata del mezzo da sbarco e si fa il segno della croce.
II Colonnello la raggiunge e la bacia sulle guance dicendole:
«Questo bacio è per tutte voi».
Quindi, arretra di qualche passo.
E rivolgendosi al pilota della lancia, con un groppo alla gola che gli strozza la voce, fa:
«Vai, maledizione. Vai».
Il 20 agosto, dopo 47 giorni, dopo aver raccolto 900 profughi vietnamiti, rientrammo nel porto di Venezia
visto che la cosa "doveva" passare quasi in sordina, altro non ricevemmo che un "Cavalierato della Repubblica"
p.s. il video mi ha lasciato l'amaro in bocca, (perdonate il guastatore che è in me) sono state dimenticate tutte le altre specialità che vennero imbarcate per l'occasione...