Buongiorno a tutti,
innanzi tutto mi presento:sono anch'io un pò uomo di mare,primo come ex diportista e poi come ex comandante di una motovedetta in servizio attivo per soli 3 anni;il mio nome è Oliviero e sono figlio del capo RT Umberto Giuca,pluridecorato,imbarcato su più sommerigibili,ma dall'inizio alla data dell'affondamento sul Lazzaro Mocenigo e poi sullo Jalea. Per rendere onore alla memoria di mio padre ed a quella di tanti eroi misconosciuti e dimenticati da una Patria e da uno Stato servito sia sotto la monarchia che la repubblica,desidero dar voce su questo forum ai miei pochi ricordi ed alla nostalgia di una figura paterna umile,silenziosa eppure forte. Vorrei che questi uomini non venissero mai dimenticati e che il loro esempio di sacrificio e dedizione fossero ancora d'esempio per gli uomini che oggi guardano alla stessa bandiera.
Mio padre,purtroppo,aveva l'abitudine di parlare poco ed oltretutto era affetto da un'incredibile modestia che lo induceva a parlare ancor meno degli eventi che lo avevano visto protagonista nel corso della guerra. Psicologicamente,ritengo che molto abbia influito il trattamento riservato al personale imbarcato nel dopoguerra nonchè il mancato riconoscimento di un'invalidità contratta in combattimento. E' un fatto vergognoso,capitato anche ad altri,su cui intendo ritornare in seguito.
Dei primi anni dell'infanzia serbo il ricordo di un uomo con la divisa blu ed il berretto bianco che raramente tornava a casa per brevi periodi;infatti era costretto a continue nuove destinazioni-dalla stazione rt del Ministero Marina al semaforo di Civitavecchia,a Taranto,alla Maddalena,a Cagliari ed altri siti di cui non ho memoria.La stanchezza derivante da questo andirivieni recante un "fumus persecutionis",la lontananza dalla famiglia,ed altri fattori tra cui la più che improbabile designazione per un agognato nuovo imbarco,lo indussero ad optare pe un impiego nell'amministrazione civile dello stato.
Tuttavia l'occasionale visita a casa nostra di qualche ex commilitone dava la stura ad ondate di amarezza che lo scrivente,pur bambino in tenerissima età,in qualche modo avvertiva nelle parole così come il risentimento nei confronti della politica e delle alte sfere della Marina. Solo ultimamente ho ricostruito il significato di alcuni discorsi precedentemente ermetici ed ho compreso che nella schiera di coloro che hanno sacrificato gli anni più belli della gioventù,se non la vita,ai livelli gererchici più bassi era ben chiaro il concetto (espresso solo col "mugugno") che sia l'arma subacquea che quella di superficie,ben poche possibilità di successo potevano avere in assenza di cooperazione aeronavale e di efficienti servizi di intelligence.Il resto era tutta propaganda per i fanatici e per coloro che si limitavano ad eseguire gli ordini senza porsi intimamente alcun quesito.
Ricordo distintamente alcune frasi,che qui riporto in prima persona,intercorse tra mio padre ed un collega,tale Egidio Carignani da Lucca,recepite mentre giocavo su un tappeto ai loro piedi: "Eh sì,il radar lo avevamo anche noi,nel 1938 a La Spezia c'era una corvetta con una specie di scatolone sull'albero maestro ed un tre pipe che andava avanti e indietro secondo gli ordini della corvetta,a terra poi c'erano tre taurus con con antenne sul tetto,si parlava di armi segrete,poi non si è visto più nulla" ; "I tedeschi mandavano davanti a La Pallice sia i dragamine compreso l'antimagnetico che gli arerei ad attenderci,qui alle basi ci aspettavano col b...." E quando i suluri andavano per i c.. loro?" " Ore ed ore ad inseguire un convoglio e poi quando finalmente avevamo beccato un piroscafo attardato ed il comandante dava il fuori uno,fuori due,lo scoppio non arrivava mai ed avevo sentito il comandante al periscopio gridare:Diomadonna delfinano,ecco che vira,li hanno visti. Io alla radio lo sento trasmettere sss come un dannato e lo grido al comandante.Il vecio urla giù,giù,portalo a 60.Dall'idrofono comunico:eliche in avvicinamento ore 7,sono turbine!Appena in assetto,silenzio assoluto,anche la pompa ferma,sento quello che ovviamente è un caccia avvicinarsi veloce e,poi all'improvviso allontanarsi.Il comandante si era seduto sullo sgabello del locale radio ed io ero a terra,mi guardava fisso negli occhi cone se attraverso essi potesse vedere nella cuffia;resto all'ascolto per circa 30 minuti senza uduire più nulla.Il vecio ordina quota periscopica,poi fa il giro d'orizzonte e tira giù una fila di bestemmie che ci vuole un nuovo calendario! Poi va in cabina con il secondo e fa chiamare il capo silurista,la tendina non attenua le voci.Il capo silurista diceva:sono quelli imbarcati a(non rammento se Spezia o Napoli) ormai sono tre che fanno questa fine! Mi sentiranno grida il comandante,oh se mi sentiranno,li tiro giù dalle poltrone!"
Nella medesima occasione parlarono anche di nafta inquinata,di riparazioni mal eseguite a Bordeaux,di una misione abortita proprio per questo motivo,con il commento finale "fottuti francesi" !
Quando e dove è avvenuto l'episodio del mancato siluramento? Forse nel corso della navigazione per il primo dispiegamento a Bordeaux? Forse durante una missione in atlantico meridionsle? Propenderei per la prima ipotesi trattandosi di siluri imbarcati in Italia.
Tra i partecipanti qualcuno può dirmi qualcosa in merito?
Se quanto descritto,perdonando la prosa,può essere di qualche interesse in seguito avrò il piacere di scrivere qualche altra pagina.Grazie per l'attenzione