... a proposito del racconto "Il furto dell'argonauta da parte del Belloni nel 1914" lascio una chicca dell'intrepido STV e la nascita del Cinema a Livorno.
buona lettura
e.
1908: IL CINEMA PRENDE IL VOLO
IL TEATRO PASSA AL CONTRATTACCO
La serrata dei cinematografi e il "trust del chiodo"
di Marco Sisi
Le sale cinematografiche in cittàsono spuntate come funghi e si sono concentrate prevalentemente in via Vittorio Emanuele (via Grande). Non esistendo molte forme di promozione, gli esercenti erano soliti utilizzare manifesti di ogni genere, orchestrine o grammofoni che suonavano sulla porta del cinema e strilloni che distribuivano manifestini ai passanti. Questo non era gradito dagli altri commercianti e dai professionisti che avevano negozi e studi confinanti con i cinema, e che lamentavano la difficoltàdi lavorare in mezzo a tanta confusione. Dopo una serie di proteste rivolte alla Questura, sfociate in una serie di ordinanze che vietavano i volantinaggi e gli spettacoli improvvisati sulla pubblica via, gli esercenti dei cinematografi si riunirono per protestare contro queste restrizioni. La loro risposta fu durissima, come si può leggere nel testo della delibera votata al termine dell'assemblea:
"I proprietari dei cinematografi di Livorno, riuniti in adunanza, considerato lo stato intollerabile di cose prodotto dal proibire la distribuzione dei manifestini reclame e da altre restrizioni generali alla libertàdi lavoro, a differenza di ogni altra cittàd'Italia,
DELIBERANO
1°- di protestare vibratamente con tutti i mezzi legali concessi dalla legge;
2°- di chiudere da oggi tutti i loro locali non potendo continuare senza ledere i propri interessi, sino a che non verranno accolte le loro giuste lagnanze;
3°- di licenziare tutto il personale."
Altri tempi, certo, ma la provocazione sortì l'effetto voluto perchè, di lì a poco, venne raggiunto un accordo e, comunque, molti locali chiusero con l'arrivo della bella stagione, come era prevedibile, per lasciare -col tornare dell'autunno- il campo libero ad altri, meno numerosi ma più capienti. Ma la riapertura autunnale porta una novità: il passaggio da una situazione quanto mai frammentaria e dispersiva alla creazione di un cartello, un vero e proprio trust, che riuniva tutti i cinema attivi in città(eccezion fatta per il Salon Parisien) sotto l'egida di un gruppo composto dai signori Lanciotto Lazzeri e Cesare Gragnani. Per pubblicizzare questo cambiamento tutti i cinema consorziati regalano al pubblico, nei primi giorni di attività, "un gingillo formato di due chiodi reciprocamente incatenati, di quei tanti che servono per passare il tempo, mentre si tenta di scocciare l'uno dall'altro". Logico che, con sintesi e spirito livornesi, per il nuovo gruppo economico venisse coniato l'appellativo di "trust del chiodo".
Sempre in quello stesso periodo, i giornali livornesi iniziano a trascurare i cinematografi. Un "silenzio stampa" che dura parecchi anni, interrotto solo da qualche articolo di cronaca nera riportante incendi, borseggi e risse. Anche per questo gli esercenti del "cartello" Gragnani-Lazzeri decidono (è il 23 novembre 1912) di curare per proprio conto la realizzazione di un giornale, che da periodico viene trasformato rapidamente in quotidiano, "Il Centrale", con lo scopo di pubblicizzare l'attivitàdelle varie sale del gruppo. Nel foglio, stampato in 5000 copie per numero e distribuito gratuitamente agli spettatori, venivano riprodotti i programmi dei cinematografi Splendor, Volta, Garibaldi, Politeama, Lux et Umbra e Centrale. Oltre a questi, vari articoli di commento agli spettacoli e sul rapporto cinema/teatro e cinema/scuola. Come si può facilmente capire, la nuova forma di spettacolo si è ormai ben radicata nella vita cittadina. I livornesi si recano spesso e volentieri a seguire le proiezioni cinematografiche, e questo inizia a creare problemi al teatro. Molto spesso i teatri propongono anche film, che ormai cominciano a durare più di un'ora ("La tratta delle bianche" e "La caduta di tr##a").
Va sottolineato anche che in quegli anni c'è giàchi punta in alto, forse troppo... i tentativi di creare un cinema sonoro non si contano: dischi fonografici, sincronizzatori di vario genere o -più modestamente- pianoforti elettrici compaiono nelle pubblicitàdei cinema come elemento di richiamo per accrescere la spettacolaritàdei titoli proposti. Il 26 ottobre 1909 un periodico a diffusione nazionale, "Il Tirso", parla di un tecnico livornese, Antonio Manuelli, che sta sviluppando in Francia l'ennesimo tentativo di cinema sonoro. Stavolta l'apparecchio si chiama "voxmotografo". Oltre alla giàcitata Cine Fides, che realizzava filmati di interesse cittadino, altri fotografi si improvvisano produttori per conto del "cartello Gragnani-Lazzeri" e nei programmi cinematografici del periodo appaiono titoli come "Caccia alla volpe in Tombolo", "Regate fra signorine ai Pejani". Il 7 ottobre 1912 il "Centrale" propone la ripresa del varo del sommergibile "Espadarte", avvenuto il giorno prima al Cantiere Orlando. Dietro la macchina, un ufficiale di marina, il Sottotenente di Vascello Angiolo Belloni. Nomi livornesi cominciano a ricorrere anche in altre occasioni. Nel 1908 riscuote grande successo "Beatrice Cenci", dal romanzo storico di Francesco Domenico Guerrazzi; nel 1913 un non meglio identificato "nostro attore Rodolfi" interpreta un ruolo nel documentario "L'ostrica perlifera". Ci si sta avvicinando, passo dopo passo, alla definitiva consacrazione del cinema come grandiosa forma di intrattenimento, che avrebbe col tempo creato un legame fruttuoso e duraturo anche con la nostra città. Sabato 18 maggio 1913, grandiosa inaugurazione del Salone Margherita. Un locale moderno e all'avanguardia, progettato in funzione dell'impiego come cinematografo, non solo come teatro e capace di 800 posti. Era anche indipendente dal trust che faceva capo al "Centrale" e, ovviamente, si faceva pubblicitàcon un altro giornalino chiamato, senza troppa fantasia, "Il programma". Va detto che, di tutti i cinema livornesi entrati in funzione durante il periodo pionieristico, il piccolo "Margherita" è l'unico rimasto in attività. Ha resistito ai bombardamenti e alle varie distruzioni che hanno invece cancellato o messo K.O. il "Centrale", il "Goldoni", il "Politeama" a tanti altri. Adesso, però, si chiama "Jolly" e sul suo schermo proiettano film "a luci rosse"...
Per scacciare la malinconia, una citazione da un periodico dell'epoca, "Il Giornalissimo Travasato". Un autore ignoto affronta il problema dei monumentali cappellini indossati dalle signore che si recano al cinematografo. Il vernacolo usato è "arcaico", ben diverso da quello che siamo abituati a leggere su "Livorno Cronaca", ma (speriamo) rimane abbastanza comprensibile.
E' 'appelli delle signore
A Livolno si pòl dì che, inquanto a spettàoli, nun
ci si ciba 'he di cinematografi. Er teatro di prosa s'è
dato alla latitanza da un pezzo, pelché dice che c'ène
prosa abbastanza indella vita pere andàlla a sentì dalle
'ompagnie dlammati'e...
Ma bisogna dì che anco er diveltimento der cinematografo
t'ène una sturlupinatura, pelché credi di arrigiratti un
cinquantino o un sessantino 'n tango argentino e filme
a glande metraggio e invece ti tocca stàtutto er tempo a
vedé l'uccello di paradiso di quarche signora.
Dice: ène la moda.
...Insur ploglamma c'ène segnato l'eccentrica a
tlasfolmazioni, l'equilibristi, er dlamma in 7 atti e
12.000 quadri e cor biglietto t'ho er diritto di vedé
guello e non la 'ollezzione de' volatili; perciò bisogna
arrimedià.
Nun si potlebbe plebilli!
I cappelli delle signore. A Livorno si può dire che, in quanto a spettacoli, non ci si ciba che di cinematografi. Il teatro di prosa s'è dato alla latitanza da un pezzo perché dicono che c'è abbastanza prosa nella vita per andarla a sentire anche dalle compagnie drammatiche... Ma bisogna dire che anche il divertimento del cinematografo è una truffa perché credi di investire un cinquantino o un sessantino in un tango argentino e un lungometraggio e invece ti tocca stare tutto il tempo a vedere l'uccello del paradiso di qualche signora. Dicono: è la moda... Sul programma sono scritti l'eccentrica a trasformazioni, gli equilibristi, il dramma in 7 atti e 12.000 quadri e col biglietto ho diritto di vedere quello, e non la collezione di volatili; perciò bisogna rimediare. Non si potrebbe proibirli?