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Reinhard Hardegen

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Tutti i contenuti di Reinhard Hardegen

  1. Amici, provate a dare un'occhiata con Google Earth alla base navale di Bandar Abbas in Iran. E' ormeggiata in bella vista gran parte della flotta di superficie iraniana e, credo, anche tre bei sottomarini classe Kilo........ Fatemi sapere se ho preso un abbaglio :s02:
  2. Grazie Comandante Malaspina :s20: Bellissime foto!!! :s20: :s20:
  3. Sono d'accordo sul fatto che 4 corazzate veloci, operanti indipendentemente e contemporaneamente, sarebbero state una grossa rogna per gli inglesi in Atlantico. La Royal Navy avrebbe avuto a disposizione al massimo 8 unità da battaglia veloci da contrapporre alle 4 germaniche. Tuttavia ciò sarebbe stato realizzabile non prima del 1943, a causa dei ritardi sul completamento della Tirpitz. Per allora gli inglesi avrebbero messo a punto il sistema di direzione del tiro asservito dal radar, che avrebbe annullato la maggiore accuratezza delle artiglierie di grosso calibro tedesche, che erano dotate di telemetri stereoscopici, superiori a quelli britannici a coincidenza. Proprio il tiro diretto con il radar consentì alla Duke of York di affondare lo Scharnorst senza subire danni rilevanti! Inoltre anche ammettendo che, sfruttando il fattore sorpresa, le quattro unità tedesche fossero riuscite a forzare il blocco britannico (per quattro volte nel giro di pochi giorni!!!), si sarebbe presentato il problema di rifornire in alto mare queste navi da battaglia, non dotate di grande autonomia. Infine si sarebbe dovuto affrontare il problema di dover far approdare le unità alla fine della loro sortita. Lo Scharnorst ed il Gneisenau dopo la loro fortunata missione del 1941, dovettero rimanere rintanate a Brest fino al 1942, sottoposte all'azione della RAF. Le unità riuscirono in mare solo per rientrare in Germania, forzando la Manica. In questa notevole impresa il Gneisenau riportò danni tali, a causa delle mine, da risultare inservibile per il resto della guerra. In sostanza, credo, che svolgere la lotta al traffico con le costose e spendide unità da battaglia sarebbe stato più che altro un'azione di propaganda, che sarebbe servita, per quanto possibile, a mascherare l'inferiorità della flotta tedesca di superficie.
  4. L'imbarco dei 380 sui due incrociatori da battaglia avrebbe avuto sicuramente un'effetto non trascurabile sulla velocità massima delle due unità a causa dell'aumento di peso. Se ricordo bene l'Hood dopo essere stato sottoposto a lavori finalizzati al montaggio di pezzi antiaerei aggiuntivi, filava a meno di 30 nodi rispetto ai 31 originari..... Comunque, velocità a parte, anche assumendo che la Kriegsmarine avesse potuto disporre di 4 corazzate contemporaneamente, non riesco a vedere un loro utilizzo che vada al di là della lotta al traffico mercantile. Ed anche in quel caso sarebbe stato probabilmente più efficiente impiegare dei raider..... Il migliore impiego di queste unità fu, a mio modesto avviso, quello di fleet in being. A partire dal 1943 i tedeschi trasferirono tutte le loro unità pesanti nei fiordi norvegesi al fine di minacciare i convogli artici. La loro semplice presenza costrinse gli inglesi a mantenere ingenti forze nel Nord Atlantico per poter parare l'eventuale minaccia.
  5. Concordo con Francesco. L'obiettivo principale della Kriegsmarine era quello della lotta al traffico mercantile della Gran Bretagna, non la distruzione in battaglia della Royal Navy. In tal senso la sostituzione dei 280 mm dello Scharnorst e del Gneisenau con i 380 mm avrebbe avuto uno scarso peso nello sviluppo delle operazioni, in quanto le unità maggiori tedesche ebbero rarissime occasioni di utilizzare le loro artiglierie contro le navi da battaglia britanniche (la Tirpitz non aprì mai il fuoco contro unità navali!). Il non aver completato la Graf Zeppelin fu un errore indubbiamente, non tanto nella realizzazione dell'unità in sè, ma nell'aver trascurato completamente lo sviluppo dell'aerocooperazione della Luftwaffe con la Kriegsmarine. I tedeschi avevano disponibile all'inizio delle ostilità un eccellente velivolo, a lunga autonomia, per l'attacco al traffico mercantile: il Focke Wulf 200 Kondor. Questo grosso quadrimotore se fosse stato messo a disposizione della Kriegsmarine, avrebbe creato enormi danni alle comunicazioni inglesi nei primi due anni di guerra, quando il sistema dei convogli non era ancora ben sviluppato e il numero di unità di scorta disponibili era molto ridotto. Purtroppo Goering concesse solo pochi velivoli a questo scopo, che riuscirono a creare non poche preoccupazioni a Churchill, come è testimoniato nelle sue memorie. Proprio nei primi due anni di guerra la Germania avrebbe dovuto ad ogni costo cercare di chiudere la partita con la Gran Bretagna. Infatti con l'esercito ingelse disfatto a Dunkerque una più efficace azione contro il traffico marittimo, unita al rinvio a tempi migliori di Barbarossa e ad un tentativo (serio) di sbarco in Inghilterra avrebbe potuto cambiare la storia! Circa l'intervento della US Navy, non penso che avrebbe potuto incidere prima di 6 mesi dall'entrata in guerra degli USA. La marina americana era molto arretrata in materia di lotta antisommergibile, come fu testimoniato dai successi ottenuti dagli u-boote subito dopo Pearl Harbour, al largo delle coste statunitensi (operazione Colpo di Timpani).
  6. Reinhard Hardegen

    Sito Interessante

    Caro Charlie, il libro di Romersa sulle armi segrete di Hitler l'ho letto qualche tempo fa e devo dire che è molto interessante, anche se ha un taglio decisamente giornalistico. La descrizione del test della "bomba disgregatrice" svolto in un isola del mar Baltico è sicuramente il pezzo forte dell'opera. E penso che sia un argomento da approfondire cercando altre fonti.... Gran parte del libro riguarda i velivoli ed i missili sviluppati dal Reich durante la guerra. Appena ho un pò di tempo scriverò una recensione.
  7. Caro Totiano, la variante che proponi è intrigante, ma penso che per l'immediato futuro debba essere confinata nei libri di Patrick Robinson o di Micheal Dimercurio. Sono d'accordo con l'opinione di Charlie. La Cina non metterebbe a repentaglio il suo potenziale navale, attualmente in una delicata fase di crescita, se non vi fossero delle minaccie ben precise al suo equilibrio interno. Allo stesso tempo credo che i cinesi non si farebbero sfuggire l'occasione per poter far testare ai loro amici iraniani qualche loro sistema d'arma. L'esperienza che potrebbero acquisire nei paraggi di Hormuz poterebbe essere molto utile nelle acque di Taiwan. :s06:
  8. Caro Charlie, circa la questione tempo credo che la storia ci possa essere d'aiuto, se non altro per avere un'idea di massima. L'ultima guerra in cui il mondo arabo fu unito e utilizzò l'arma del petrolio come forma di pressione a livello internazionale fu, se non erro, la guerra del Kippur dell'ottobre 1973. Il conflitto durò 18 giorni ed iniziò bene per gli arabi, prima di prendere una piega più favorevole ad Israele. Le nazioni arabe esercitarono l'arma del "ricatto petrolifero" nel momento in cui le forze israeliane erano sul punto di dilagare in Egitto, riuscendo a far imporre ad Israele un cessate il fuoco che, tra l'altro, alla fine favorì l'Egitto... Di conseguenza possiamo affermare che in quella circostanza l'effetto petrolio produsse contraccolpi nel giro di 15 giorni. Tenendo conto che oggi la situazione sarebbe diversa, in quanto non tutti i paesi arabi interromperebbero l'esportazione di greggio in caso di conflitto, ma tenendo presente anche che il consumo mondiale di petrolio è notevolmente superiore a quello degli anni '70 (CINA), un'ipotesi ragionevole sarebbe quella di assumere 1 mese come tempo massimo per chiudere la partita. Per quanto riguarda gli effetti del potere aereo e missilistico sarei più cauto nel ritenere neutralizzabile, tramite unicamente attacchi dal cielo, il dispositivo difensivo iraniano. L'Iran proprio perchè deve tentare di resistere 1 mese alla bufera si limiterebbe ad eseguire azioni di sea denial scegliendo il tempo ed il modo degli attacchi, esponendo alla reazione nemica solo una parte delle proprie forze e per un tempo limitato. L'Iran, per il resto della durata della guerra, si limiterebbe a preservare, nei limiti del possibile, la sua capacità bellica salvaguardandola dagli attacchi (presumibilmente aerei) del nemico. Circa l'efficacia del bombardamento aereo o missilistico come arma suprema, sono ormai 20 anni che in occidente, siamo infatuati da questo paradigma, che rende la nostra strategia sempre più prevedibile. Israele ne ha fatto recentemente le spese in Libano, quando ha tentato di riprodurre, con scarso successo, la tattica utilizzata dalla NATO in Kosovo contro le milizie di Hezbollah, che sono riuscite a preservare una credibile capacità bellica dalle bombe intelligenti dell'IAF. Applicando questo ragionamento ad una nazione come l'Iran, che vuole imporsi inequivocabilmente sulla scena mondiale, credo che per questo motivo a Washington hanno più di un dubbio sulla possibilità di chiudere il conflitto guerreggiato senza "spiacevoli imprevisti". che avrebbero un effetto devastante sul prestigio americano nella regione.
  9. Concordo assolutamente con le vostre osservazioni sulla possibilità di impiego di questo battello per bloccare lo stretto di Hormuz. Tuttavia credo che L'Iran in caso di conflitto punterà essenzialmente a interrompere il traffico marittimo attraverso questa importante via marittima per un periodo di tempo sufficiente a consentire un incremento del prezzo del petrolio, tale da esercitare pressioni in grado di interrompere il conflitto, e consentire al regime di sopravvivere, e caso mai dare un ulteriore giro di vite in senso reazionario. Di conseguenza dal punto di vista iraniano quello è importante è la capacità di "comprare tempo" e il blocco di Hormuz è proprio quello che gli serve, a prescindere dalle perdite che ciò possa comportare loro. In un ipotetico conflitto con gli USA il tempo sarebbe un fattore a vantaggio degli iraniani. In caso di crisi i Kilo, insieme ai Ghadir, alle batterie missilistiche poste lungo il litorale, ai missile fast attack boat ed alle mine renderebbero Hormuz una versione moderna dei Dardanelli della Prima Guerra Mondiale. Non mi vorrei trovare nei panni del comandante di un gruppo navale che dovesse operare da quelle parti. Per di più in caso di danni a qualche capital ship i bacini più vicini sarebbero forse a Diego Garcia... :s06: In sostanza gli americani dovrebbero vincere la guerra, ed in tempi brevi, gli iraniani dovrebbero semplicemente non perderla troppo rapidamente! Quindi i Ghadir potrebbero essere dei battelli a basso costo, e diciamocelo pure "spendibili", per il loro tipo di strategia. Che ne pensate?
  10. Beh, francamente non mi sembra un battello che possa spostare gli equilibri navali nella regione! :s03: Sarei più preoccupato se l'Iran ampliasse la sua flotta di Kilo.
  11. Reinhard Hardegen

    Unbroken

    Il libro purtroppo è solo in inglese e, tenendo conto della "parsimonia" con cui vengono pubblicate opere di storia navale in Italia, non credo che verra messa in commercio una versione nella nostra lingua.
  12. Titolo: UNBROKEN - The story of a submarine Autore: Mars ALAISTAR Casa editrice: PEN&SWORD Anno di edizione: 2006 Pagine: 224 Dimensioni: 19.7x13 cm Prezzo originale: 12,42 Euro Reperibilita : Semplice Recensione: Il libro tratta la carriera operativa del sommergibile britannico Unbroken dal commissioning fino alla primavera del 1943, ed è narrata dall'allora comandante del battello. L'opera è molto interessante in quanto descrive la guerra subacquea nel Mediterraneo da parte inglese. La narrazione è molto avvincente e non mancano descrizioni di attacchi al naviglio mercantile e militare dell'Asse, di operazioni di sabotatori effettuate lungo i litorali italiani, e di cannoneggiamenti di viadotti ferroviari (vi è anche un tentativo di siluramento di un ponte in Sicilia!!). Il pezzo forte del libro comunque è il racconto dell'azione piu brillante eseguita dall'Unbroken, ovvero il siluramento degli incrociatori italiani Muzio Attendolo e Bolzano al largo di Stromboli, nel corso dell'uscita che le unita italiane eseguirono durante la Battaglia di Mezzo Agosto. L'autore, credo, faccia una disamina piuttosto obiettiva degli avvenimenti in Mediterraneo nel corso dalla sua esperienza di comando, non trascurando di evidenziare tutte le difficoltà che dovette affrontare la Royal Navy. In conclusione il libro è una lettura che consiglio a chi abbia una minima conoscenza della guerra navale nel Mediterraneo nel periodo 1940-1943.
  13. Volevo segnalarvi un libro che ho finito pochi giorni fa di leggere. Il titolo è "Unbroken: The story of a submarine", l'autore è Mars Alaistar, la casa editrice è Pen&Sword. Il libro tratta la carriera operativa del sommergibile britannico Unbroken dal commissioning fino alla primavera del 1943, ed è narrata dall'allora comandante del battello. L'opera è molto interessante in quanto descrive la guerra subacquea nel Mediterraneo da parte inglese. La narrazione è molto avvincente e non mancano descrizioni di attacchi al naviglio mercantile e militare dell'Asse, di operazioni di sabotatori effettuate lungo i litorali italiani, e di cannoneggiamenti di viadotti ferroviari (vi è anche un tentativo di siluramento di un ponte in Sicilia!!). Il pezzo forte del libro comunque è il racconto dell'azione più brillante eseguita dall'Unbroken, ovvero il siluramento degli incrociatori italiani Muzio Attendolo e Bolzano al largo di Stromboli, nel corso dell'uscita che le unità italiane eseguirono durante la Battaglia di Mezzo Agosto. L'autore, credo, faccia una disamina piuttosto obiettiva degli avvenimenti in Mediterraneo nel corso dalla sua esperienza di comando, non trascurando di evidenziare tutte le difficoltà che dovette affrontare la Royal Navy. In conclusione il libro è una lettura che consiglio a chi abbia una minima conoscenza della guerra navale nel Mediterraneo nel periodo 1940-1943.
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