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Vadro

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Risposte pubblicato da Vadro

  1. In merito ad azioni di protezione civile e difesa della popolazione, vorrei rivolgere un pensiero al S.T.V. PA/SMZ Lorenzo LAZZARESCHI deceduto il 9.2.98 durante una immersione nelle acque del porto di San Nicolò (Albania), affinche' il suo sacrifico non passi dimenticato.

     

    L'Ufficiale stava operando nell'ambito delle attività svolte dalla Marina Militare per il ripristino delle strutture portuali albanesi dell'isola di Saseno.

  2. E' essenziale usare le cinture di sicurezza all'interno delle lance, cosi' da essere assicurati in maniera solidale con il sedile. I sedili sono anche inclinati, si e' quasi sdraiati paralleli alla chiglia.

     

    Di seguito una foto della mia nave, non ancora pronta, ai cantieri navali Samsung, Corea del Sud.

     

    ddkg1aj2.jpg

    w640.png

  3. Caro Vadro,

    Mi hai risposto nel modo più bello!!!

    La risposta che aspettavo;senza commenti,

    visto il delicato argomento e, soprattutto,

    senza retorica !!!

    Un modo giusto di rispondere quì,in Betasom che deve rimanere

    fuori da certi argomenti !

    Come già detto prima,basta poco a scrivere la parola ONORI,

    ma al suo interno deve contenere quel sentimento,vero, di riconoscenza

    per quegli Uomini che in passato e nel presente lasciarono

    e lasciano la vita per una giusta e santa e vera causa:la LIBERTA'

    e la CIVILTA',parola questa, che in se riassume tutta la dignità

    dell'essere UMANO.

    Siano Loro onorati,di qualunque Nazione e colore facciano parte!!!

     

    Auguri per i tuoi studi assieme a quelli di

    BUONE FESTE.

     

    Un caro saluto dalla nostra ITALIA

     

    RED

     

    Caro Red,

     

    grazie mille per i tuoi cordiali saluti, che contraccambio con simpatia da una fredda Corea!

     

    Buone Feste, e viva la nostra amata Patria!

  4. Io non la trovo affatto una buona idea, dare queste informazioni sul web accessibile a tutti mi fa venire la pelle d'oca.

     

    Un bell'aiuto per le organizzazioni criminali, hanno solo bisogno di un accesso internet e possono monitorare il mondo. Il sistema AIS dovrebbe salvaguardare la vita umana in mare, e non metterla in pericolo!

     

    Le informazioni le possono trovare comunque, ma almeno facciamoli sudare un poco!

     

    Tra qualche mese dovrò passare in acque poco sicure e l'ultima cosa che desidero è pubblicizzare la nostra rotta........

  5. Ciao a tutti

     

    STV Alberto Pinto

    Nato a Roma il 10/03/1963

     

    curriculum:

     

    1983 Diploma Nautico Capitani M.A. Colonna Roma

    1984 Marinaccad Livorno corso Ufficiale di complemento Stato maggiore Rotta e Comunicazioni 78° AUCD, matr. 184

    1984 Comsubin La Spezia, Corso abilitazione Sub

    1984 Marinaccad Livorno gruppo insegnate Scienze Nautiche e Meteorologia

    1984 Nave Vespucci, campagna estiva 1984 insegnante Nautica e Meteorologia Allievi I^ classe

    1985 Maricentro La Spezia-Maricoleva

    1985 Pre-flight Marinaccad Livorno Icarus

    1986 Aeroscuola Latina corso di volo 39°CUMM

    1987 Dimissioni volontarie

     

    Ciao Alberto, pare che abbiamo qualcosa in comune! Sono anche io ex alunno dello ITN M. Colonna, diplomato 1986 sezione "A" Capitani poi 82° AUC/D Rotta e Comunicazioni, 1989 Corso Abilitazione Sub COMSUBIN, Congedo da STV maggio 1991.

     

    Benvenuto a BETASOM!

  6. Cari Comandanti,

     

    tali unità navigano solo in immersione, cioè in "transit draft". Quando sono operative, cioè in operational draft, non possono navigare a causa dello stress che andrebbero a causare sulle strutture sommerse, i.e. colonne e bracing trasversali. Sono infatti disegnate per navigare sugli scafi.

  7. Com.ti

     

    si è concluso il corso Palombari dove sei candidati sono arrivati ad indossare il fatidico basco blu del GOS.

     

    Nel corso della cerimonia al 1° M.llo (Pa/Smz) Gilio Zocco ed al 1° M.llo (Pa/Smz) Davide Verde è stata concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, per aver soccorso numerosi naufraghi durante l’affondamento del traghetto egiziano “Al Salam Boccaccio 98”, avvenuto nelle acque del Mar Rosso nel febbraio del 2006.

     

    Link.

  8. 1°corso sperimentale 60 metri dal 23.05.1984 al 25.06.1984 agli ordini del c° 1 RAMARRO e del Brig. FILIPPINI.

     

    Ragazzi, C° Ramarro è stato anche uno dei istruttori al Corso Pal. 1989.... grande esperienza! Anche noi abbiamo fatto i -60 mtr ARA, 54 mtr ARM, 12 mtr ARO, e poi i 40 mtr AN (Palombaro), ho in seguito proseguito con il brevetto Immersioni Profonde HELIOX.

     

     

    Un caloroso saluto da un Palombaro!

     

    VADRO

  9. Il Castore, altri ricordi del Varignano. Il Castore era ormeggiato nel seno del Varignano nel periodo del mio Corso Palombari, dopo una egregia carriera, la nave era ancora utile alla Marina per addestrare gli Operatori del COMSUBIN.

     

    Conoscevamo bene la sua chiglia, con attrezzatura SCUBA ed ARO avevamo diligentemente ispezionato la nave in lungo e largo, di giorno e di notte. Ecco l’aletta di rollio, li si intravede l’ asse dell’elica piena di denti di cane, ecco che più avanti appare il dritto di prora. Sebbene familiari con l’ambiente, la prova da superare era quella da Palombaro in carena, da poppa a prua e ritorno.

     

    Stavamo prendendo dimestichezza con l’ AN (Palombaro), indossavamo la lana, il vestito, (così chiamavamo lo scafandro), le scarpe piombate, l’ elmo ed i due pesi legati fra loro con una cima, uno sul petto ed uno sulla schiena. La manichetta era collegata all’elmo, una valvola sul petto ne regolava l’apertura, una valvola di sfogo all’interno del caso, sulla destra, veniva azionata dal capo.

     

    Tale attrezzatura è per marciare sul fondo, non per nuotare. Ma questo non vale per i Palombari del COMSUBIN; noi dovevamo nuotare a mezz’acqua. La tecnica era di avere un’ assetto, regolando l’aria in entrata ed in uscita, tale da rimanere alla quota voluta. Le braccia erano lungo i fianchi, i gomiti stretti a più non posso, questo per avere l’elmo ben all’altezza della testa, se l’elmo sfuggiva e non si riusciva ad azionare la valvola di sfogo……la pallonata era assicurata!

     

    Mi ricordo il giorno che feci il test come uno dei più faticosi della mia vita. Ci si immergeva da poppa, si scendeva regolando l’assetto fino a raggiungere la chiglia. Si cercava di stare ben sotto la nave, cosi se si pallonava almeno si rimaneva a carena, con la speranza di recuperare in qualche modo.

     

    Si scendeva dalla scaletta, e si era in acqua, vicino al Castore. Ecco la chiglia sulla sinistra, eravamo sul fianco dritto del Castore, la mano tocca la nave ed i denti di cane iniziano a tagliare, i guanti non erano previsti. Il dolore acuiva i sensi, con i gomiti ben stretti ai fianchi, si iniziava a muovere le mani, cercando di avere una spinta propulsiva in avanti.

    Pensa all’assetto, sei troppo basso, non vedi più la chiglia, ora sei troppo alto, scarica, scarica! Non ti muovi, forza con le mani…hai il fiatone, il vetro si appanna, apri di più l’aria, adesso è troppa, scarica!! Non ti muovi, sei ancora a poppa, la fatica è enorme, ci si muove così lentamente. Deve esserci una leggera corrente da prua, dannazione! Che fatica….. sudi, le goccie di sudore sono negli occhi, sbatti le palpebre, maledici il momento che hai iniziato il corso, maledici il CF che ti hanno fatto fare la mattina, con quei 50 minuti di corsa… stringi i gomiti! Se ti parte l’elmo sei fregato! Ma perché nuotiamo? Dovremmo camminare sul fondo! Ancora non sei a prua, e pensi al ritorno, non ce la farai mai... Stringi i denti, non vuoi mollare! Ecco l’aletta di rollio, la afferri e ti tagli. Non importa, tu voi arrivare a prua, hai il fiatone, le mani si muovono lentamente, è l’unico modo per avanzare, ma è dannatamente lento! Non si vede quasi nulla, la visibilità è molto limitata, ma sei abituato, vuoi solo vedere dove è la dannata prua. Eccola!! Finalmente sei arrivato, ora si torna indietro, e l’ incubo si ripete.

     

  10. Grazie Vadro di queste splendide esperienze che hai vissuto.

    Mi incuriosisce particolarmente la camminata sul fondo. Mi ha sempre affascinato questo tipo di deambulazione subacquea.

    Quali sono i vantaggi di questo spestamento rispetto al nuoto pinnato?

    Sempre che questo non sia classificato.

     

    La marcia sul fondo serve principalmente per fare dei lavori pesanti tipo spostare pesi, bacini di carenaggio, etc. In questo ultimo caso l'equipaggiamento da palombaro è l'ideale.

     

    Com.ti sono super impegnato col lavoro (Sono a Durban In Sud Africa) appena ho un pò di tempo posterò altri racconti. Caro Marcuzzo non ho dimenticato l'articolo....è solo che il tempo è tiranno!! :s68:

     

    Saluti, VADRO

  11. Altri ricordi, questa volta di una esercitazione NATO di soccorso sommergibile, nelle acque Greche. Era l’ estate del 1990 credo, Noi del GOS eravamo imbarcati su Nave Anteo, il tempo era splendido, ci fu uno scalo al Pireo. Una volta ormeggiati ovviamente continuavamo il nostro CF (Condizionamento Fisico) con delle corse mattutine, un piacevole diversivo dopo la routine dell’ allenamento a bordo. Era una bella sensazione correre insieme, quello che mi è sempre piaciuto nel gruppo è che non esistevano barriere tra di noi. Quando eravamo in acqua fianco a fianco la nostra sicurezza dipendeva dal nostro compagno, quindi il grado non aveva nessun valore, si rischiava la pelle insieme e questo era quello che ci univa al di là dei formalismi militari.

     

    L’ esercitazione prevedeva il battello sul fondo a - 60 mtr, si simulava una emergenza. Il primo passo era quello di collegare la manichetta dell’ aria, fui scelto io, allora GM, ed un sgt palombaro. Si decise di scendere con l’ ARA (Auto Respiratore ad Aria), anche se il limite per tale apparecchiatura era di - 60 mtr. Eravamo collegati con la superfice tramite telefono subacqueo, la manichetta era pronta ed avevamo l’attrezzatura necessaria per collegarla all’ attacco del battello. Si apre il portellone a mezzanave dell’ anteo, il quale diventa una piattaforma una volta aperto. Ci prepariamo, muta, “fenzy” (un GAV pre-litteram!) due erogatori, bibombola,telefono subacqueo, un operatore è stand by a bordo pronto ad intervenire, il dottore e la camera di decompressione pronti per ogni emergenza.

     

    Ci tuffiamo, iniziamo la discesa nel blu che pian piano diventa sempre più scuro, fino ad arrivare ad essere quasi nero. Ancora non vediamo il battello, siamo in collegamento con la superfice, il direttore d’immersione ci dirige con la sua voce. All’ improvviso, un’ ombra nera ci appare sul fondo, è incredibile vedere il battello nella sua lunghezza da una posizione sopraelevata; comunichiamo con la superfice l’avvistamento. Planiamo leggermente, e atterriamo sul battello. Diamo dei colpi per farci sentire dall’ equipaggio, mi immagino i sommergibilisti che ascoltano i rumori che provochiamo, la speranza che hanno in noi se tutto questo non fosse una esercitazione. Troviamo l’ attacco per la manichetta e la colleghiamo, sempre in contatto con la superfice, che tiene i tempi d’immersione. Ci viene chiesta la pressione delle nostre bombole, si comunicano le fasi del nostro lavoro. Celermente completiamo il nostro lavoro, quando è terminato ci accingiamo a tornare in superfice. Ci guardiamo l’ un l’altro e sorridiamo, siamo contenti del nostra operazione. La risalita è lenta, controllata scrupolosamente dal direttore d’immersione. Ci fermiamo per una tappa di decompressione, siamo stati a - 60 metri ad aria. Siamo abituati, nessun problema, aspettiamo istruzioni dalla superfice. Finita la tappa, raggiungiamo la superfice, la sensazione è di aver compiuto il nostro dovere, anche se era solo una esercitazione.

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