Gli alpini furono i meno impegnati dall'attacco russo del dicembre che investi' le div. di fanteria schierate più a sud, sfondò il fronte dell'armir e il 19 dic. i sovietici avevano raggiunto Kantemirovka a 40 km dalla linea del Don, fu in quel frangente che alcuni btg. della Julia furono schierati (e si dissanguarono) sulla Kalitva per proteggere il fianco sud rimasto scoperto dopo lo sfondamento sovietico.Varebbe la pena di rendere giustizia alle div. di fanteria dell'Armir poco ricordate dalla storiografia ,che furono investite in pieno dall'operazione "Piccolo Saturno"e travolte dalle forze corazzate, anche per loro la ritirata fu un'odissea infernale e solo pochi riuscirono a uscirne.Sforzesca, Ravenna,Cosseria,Pasubio Torino, Celere, le ultime tre erano le veterane del CSIR il loro equipaggiamento invernale era peggio di quello delle div Alpine. Una parte della tragedia poteva essere evitata se il C.A. alpino si fosse ritirato per tempo, l'ordine fu dato solo il 17 gennaio! Un mese dopo lo sfondamento a sud ,erano a vigilare una linea ormai superata dagli avvenimenti.C.te Naressi io non so che storia ( o epica?) studiavi, quando andavo io (primi anni 60) quando andava bene si arrivava alla prima g.m.ed era una storia abbastanza pallosa, fatta di frasi mitiche pronunciate dai vari personaggi e non insegnava nessun spirito critico e i diversi punti di vista non so cosa si insegni oggi,ma credo che non sarà peggio di allora.Riguardo ai nostri soldati, io ho avuto la fortuna di parlare con molti di loro anche della I^G:M: della seconda imbarazzo della scelta a cominciare dalla mia famiglia, certo erano militari di truppa quelli che i libri non li scrivono mai e non ho mai sentito da loro pronunciare la parola "eroismo" "epico" al massimo ricordavano qualche compagno o comandante che aveva del fegato,ma la massima aspirazione era portare la pelle a casa non trovando una ragione per la quale si trovavano in Russia ,Grecia, Libia , Jugoslavia ad aggredire Paesi che non rappresentavano nessuna minaccia per l'Italia. e ricordavano molto bene anche la corsa che c'era ad imboscarsi nelle retrovie. Certo quando si combatte per sopravvivere si tirano fuori risorse inaspettate ma in ciò non vedo dove sia l'epica. Un reduce (dei pochi) della Cuneense mi raccontò che durante la ritirata,affamati entrati in un'isba trovarono una donna russa circondata da bambini in tenera età che li apostrofò " mio marito è in guerra ,non so dovè,la terra è in rovina e indicando un mucchio di patate" ho poche cose ma se avete fame prendetene" Il reduce mi ripetava la conversazione in russo dopo 60 anni e aveva le lacrime agli occhi e disse "cosa ci facevamo a migliaia di km dalla nostra Italia a portare lutti e rovine a un popolo che non conoscevamo e a disseminare di morti la nostra tragica rotta.