Ho letto molto di quanto è stato scritto sull'argomento, sia le traduzioni dei documenti di parte sovietica che quanto pubblicato dalla stampa italiana, compreso l'ottimo libro di Luca Ribustini citato nell'articolo linkato. Al di la dell'aspetto etico morale della tragica vicenda che, non dimentichiamo comportò la perdita di oltre 600 marinai, sono molteplici le motivazioni che condurrebbero alla sensata ipotesi di un'incursione di stampo militare. Quello che però mi lascia perplesso è la complessità delle modalità operative ipotizzate dai suoi sostenitori, la cui logistica è sicuramente al di sopra delle possibilità dei singoli soggetti implicati e che, dando per scontato il non coinvolgimento dei vertici della nostra Marina militare, aprirebbe comunque ulteriori scenari sulle missioni finanziate in quegli anni dalla CIA nella quale era confluito l'agente OSS James Angleton, peraltro in ottimi rapporti sia con il comandante Borghese che con il T.V. Eugenio Wolk.
La notte tra il 28 e il 29 ottobre 1955, alle ore 0130 locali avvenne la disastrosa esplosione; i sismografi sovietici percepirono distintamente due detonazioni ravvicinate, la prima di minore entità. La colonna di fuoco e di detriti aveva oltrepassato 8 ponti corazzati e si era elevata per un'altezza di 30 metri al di sopra dello scafo, il che dà credito all'esplosione per simpatia della carica interna che si afferma esser stata posata in un comparto sigillato e saldato in prossimità della paratia 42, quella interessata dalla esplosione esterna, all'epoca dei lavori effettuati a Palermo prima della maldigerita consegna della nave ai sovietici.
Dalla disamina delle foto dello squarcio, viste le sue notevoli dimensioni, è da escludere tassativamente che lo stesso sia stato causato dalla detonazione di un bauletto esplosivo, ma è compatibile con la concussione provocata dalla carica di 900 kg di esplosivo di una mina magnetica tedesca situata ad una certa distanza, ma non aderente alla carena, oppure a quella minore della testata di un SLC, collocata con le note modalità in prossimità dello scafo, ma non mi pare che le alette antirollio, indispensabili per la sospendita della carica, arrivassero fino a quel punto della prua essendo, da disegni progettuali, comprese tra le due torri centrali binate da 30 mm.
Ad maiora !