Con molta pazienza e grazie al Foglio Matricolare che ho ritrovato, sono riuscito a ricostruire quasi completamente la carriera militare di mio nonno l'ammiraglio Romolo Polacchini e mi fa piacere ripubblicarla qui affinchè non venga dispersa....
BIOGRAFIA dell’Ammiraglio di Squadra R. O. Romolo Polacchini M.A.V.M.
Romolo Polacchini (La Spezia, 20.5.1897 - Venezia, 16.10.1968) è stato un ufficiale della Regia Marina italiana, Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare, che prestò servizio prevalentemente come sommergibilista.
In sintesi
Nato a La Spezia nel 1897, entrò all’Accademia Navale di Livorno nel 1911 e ne uscì nel 1915. Partecipò alla Guerra italo-turca (Guerra di Libia) del 1911-1912, alla Prima Guerra Mondiale dal 1914 al 1918, alla Guerra di Spagna nel 1936-1937, alle operazioni militari del 1938 nell’Africa Orientale Italiana, alla spedizione in Albania del 1939 e, infine, alla Seconda Guerra Mondiale dal 1940 al 1945. Durante la sua carriera militare fu decorato con 5 Croci al Merito di Guerra, 2 Croci di Guerra al Valor Militare, una Medaglia d’Argento al Valor Militare e ottenne numerose altre medaglie e onorificenze.
Promosso Contrammiraglio per meriti di guerra a soli quarantaquattro anni (risultando all’epoca il più giovane ammiraglio della Regia Marina), fu il Comandante Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico tra il 1941 e il 1942 e guidò i sommergibili atlantici italiani nella guerra contro l’America, ottenendo le croci di ferro di 1a e di 2a classe dal governo Germanico.
Al termine della guerra si rifiutò di aderire alla R.S.I. e fu incarcerato per alcuni mesi. Una volta rilasciato collaborò con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e dopo la Liberazione fu promosso Ammiraglio di Divisione e prestò giuramento alla Repubblica Italiana.
Nel 1950, in seguito a malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio di guerra, fu collocato in congedo assoluto e concluse la sua lunga carriera militare nel 1968 con il grado di Ammiraglio di Squadra iscritto nel Ruolo d’Onore.
La carriera militare
Fu allievo della Regia Accademia Navale di Livorno dal 6 novembre 1911 al 25 maggio 1915 e durante questo periodo fu imbarcato come Aspirante Guardiamarina sulla R. Nave ''Flavio Gioia'' (1912), poi sulla ''Amerigo Vespucci'' (1913) e sulla ''Etna'' (1914).
Uscito dall’Accademia il 25 maggio 1915 con il grado di Guardiamarina, durante la Prima Guerra Mondiale fu imbarcato su diverse unità di superficie: le Regie Navi ''Regina Elena'', ''Vettor Pisani'', ''A. Messina'', ''Giovanni Bausan'', ''Elba'', ''Dante Alighieri'', ''Andrea Doria'' e ''Amerigo Vespucci'' e anche sui sommergibili.
Il 16 agosto 1916 fu promosso al grado di Sottotenente di Vascello e il 16 marzo 1918 divenne Tenente di Vascello. Essendosi specializzato come sommergibilista, fu imbarcato su numerosi sommergibili: ''H3'' (1917-1919), ''Barbarigo'' (1919), R. Nave ''Vittorio Emanuele'' (1920), Regi Smg. ''H1'' (1921-1922), ''H7'' (1922) e ''H8'' (1923).
Il 23 maggio 1923 ottenne la qualifica di 1° Tenente di Vascello e successivamente, con decreto del 30 ottobre 1924, fu nominato Comandante di Sommergibili. Tra il 1924 e il 1927 comandò nell’ordine i Regi Smg.: ''N5'' (1924), ''N1'' (1924), ''N6'' (1925), ''N2'' (1925), ''F19'' (1925), ''F7'' (1926), ''X2'' (1926-1927), ''H1'' (1927).
Promosso Capitano di Corvetta l’8 maggio 1927, nel 1929 assunse il comando del nuovissimo R. Smg. ''Tito Speri'' (10 febbraio 1929 - 24 maggio 1930); poi fu imbarcato sul R. Smg. ''Argonauta'' e il 1° giugno 1931 assunse il comando della R. Nave ''Ostia'', un posamine sul quale rimase imbarcato fino al 5 settembre 1932.
Il 6 novembre 1932 fu promosso Capitano di Fregata e fu imbarcato su due navi da battaglia: dapprima fu il Comandante in seconda dell’incrociatore leggero ''Giovanni dalle Bande Nere'' (10 gennaio - 30 settembre 1933) e poi s’imbarcò sull’incrociatore leggero ''Alberto di Giussano'' (1° ottobre 1933 - 24 agosto1935) con l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore della 4a Divisione Navale. Dopo essere stato brevemente imbarcato sulla R. Nave Scuola a vela ''Cristoforo Colombo'', gli fu assegnato il comando del R. Smg. ''Des Geneys'' (ottobre 1935) e poi di diverse altre unità: nell’ordine le Regie Navi ''S. Rosa'', ''Colonna'' e ''Corridoni'' (1936-1937). Infine, nell’ottobre del 1936, sempre con il grado di Capitano di Fregata, assunse il comando del IV°Gruppo Sommergibili con base a Taranto.
Promosso Capitano di Vascello il 5 gennaio 1937, dapprima gli fu assegnato il comando della Base Navale di Venezia (19 settembre 1937 - 10 marzo 1939) e contemporaneamente assunse anche l’incarico temporaneo di Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo dell’Alto Adriatico (22 luglio 1938 - 10 novembre 1938).
Lasciata Marina Venezia poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, gli fu assegnato il comando dell’incrociatore leggero ''Luigi Cadorna'' (20 marzo 1939 - 31 agosto 1940) e con questa unità partecipò anche alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940. In tale occasione fu decorato della Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione: «Comandante di unità rimasta isolata e fatta segno di violenti e insistenti attacchi aerei, malgrado le menomate condizioni della nave, reagiva efficacemente col fuoco e con la manovra, riuscendo a sventare l’offesa nemica» (Mare Ionio, 9 luglio 1940).
Il 5 settembre 1940 fu destinato a Brindisi con l’incarico di Comandante Superiore del traffico per l’Albania, e contemporaneamente l’11 ottobre 1940 assunse il comando della Regia Scuola Sommergibili di Pola, dove rimase fino all’aprile del 194. In questo periodo fu imbarcato sui Regi Smg. ''Mirabello'', ''Riboty'', ''Fieramosca'' e ''Toti''; quindi assunse il comando del V° Gruppo Sommergibili con base a Lero nel Mar Egeo e del R. Smg. ''Malaspina'' (15 aprile 1941 - 28 dicembre 1942).
Il 15 aprile 1941 fu destinato al Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico (''Betasom'') a Bordeaux in Francia, con l’incarico di Capo di Stato Maggiore, in sostituzione e del parigrado Capitano di Vascello Aldo Cocchia.
Il 18 settembre 1941 fu nominato Comandante Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico, sostituendo al comando di ''Betasom'' l’Ammiraglio di Divisione Angelo Parona il quale, nel frattempo, era stato assegnato al comando della 3a Divisione navale.
Il 5 settembre 1942, a soli quarantaquattro anni, fu promosso Contrammiraglio, divenendo all’epoca il più giovane ammiraglio della Regia Marina italiana.
Mantenne l’incarico di Comandante Superiore di ''Betasom'' fino al 28 dicembre 1942 e durante questo periodo fu decorato con le Croci di Ferro di 1a e di 2a classe dal governo germanico e con la medaglia di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, con la seguente motivazione: «Iniziatesi le ostilità contro la Grecia, al Comando di un gruppo di unità destinate a proteggere il traffico con l'Albania, assolse l'arduo compito con assoluta dedizione ed elevato senso di responsabilità, superando con tenacia e perizia non comuni le ingenti difficoltà derivanti dall'intensità del traffico, dalla esiguità dei mezzi, dall'insidia nemica e dell'avversità della stagione eccezionalmente sfavorevole. Successivamente, come Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore delle Forze Italiane Subacquee in Atlantico prima, e poi come Capo Gruppo dei sommergibili dislocati in quella base, concorse con la sua azione energica e sagace e con l'esempio personale ad affermare contro il nemico il prestigio delle armi italiane»(Basso Adriatico - Oceano Atlantico, 28 ottobre 1940 - novembre 1941) (R.D. n. 265 del 2 marzo 1942).
Il 15 gennaio del 1943 assunse il comando della Base Navale di Palermo, fino al 22 maggio 1943 e durante questo periodo di comando fu decorato della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: «Comandante di Marina di importante base logistica marittima avanzata e sottoposta a persistente violenta offesa aerea che nel porto e nel retroterra provocava distruzioni ingentissime e dolorose perdite, intervenendo in ogni luogo mentre ancora si svolgeva l’offesa aerea e superando pericoli di ogni genere, assicurava nel miglior modo l’efficienza dei servizi. In occasione dell’incendio ed esplosione di nave petroliera e dell’esplosione di munizioni di altra motonave, seppe dar prova di ammirevole calma, sereno coraggio e sprezzo della vita, esempio e sprone ai dipendenti che ebbero in lui sicura guida e soprattutto nelle più critiche e sconfortanti emergenze» (Palermo, Gennaio - Maggio 1943).
Successivamente il 23 maggio 1943 assunse il comando della Base Navale di Livorno, fino all’occupazione da parte dei tedeschi il 9 settembre dello stesso anno.
Il periodo dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943
Quando, in seguito all’armistizio dell’8 settembre, le FF.AA. Germaniche occuparono il Porto di Livorno e il Comando Marina (l’ultimo Comando della zona rimasto in piedi) fece distruggere tutti i codici, l’archivio e le pratiche segrete prima che i tedeschi il 9 settembre occupassero il Comando. Riuscì anche a mettere in salvo il residuo fondo cassa di Marina Livorno e a nascondere alcune armi, e nel contempo riuscì ad evitare che i tedeschi imprigionassero tutto il suo personale. Lui stesso in un primo momento fu lasciato libero dagli occupanti tedeschi, ma la sera dello stesso giorno i militari tedeschi iniziarono a cercarlo per farlo prigioniero e internarlo in Germania.
Mentre la sua casa veniva saccheggiata, dapprima si rifugiò a casa di amici per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi; poi l’11 settembre 1943 si trasferì a Castiglioncello in casa di un ufficiale suo amico e vi rimase nascosto per alcuni mesi. Durante questo periodo con i residui del fondo cassa di Marina Livorno che era riuscito a mettere in salvo diede assistenza materiale ai bisogni più urgenti dei dipendenti della base rimasti in zona. Poi nel gennaio del 1944 raggiunse faticosamente la sua famiglia a Venezia.
Rimasto fedele alla Regia Marina, rimase clandestinamente in territorio occupato dal nemico fino a maggio del 1945. In un primo momento non aderì alla Marina Repubblicana e non rispose alla chiamata di controllo degli ufficiali della disciolta Regia Marina del 31 gennaio 1944 , ma a maggio non potè più rifiutarsi di prestare giuramento di fedeltà alla R.S.I. per evitare di essere considerato un disertore e un traditore da parte della Marina tedesca (con la quale aveva attivamente collaborato in guerra in Atlantico e altrove) e di essere processato da un tribunale militare tedesco ed essere internato. Nonostante l’adesione formale alla R.S.I. ,però, continuò a svolgere clandestinamente un’azione di sostegno alla lotta del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia contro il nazi-fascismo.
L’8 agosto del 1944, mentre si apprestava ad allontanarsi da Venezia per poter meglio svolgere la sua azione clandestina di sostegno alla lotta di liberazione del C.L.N., fu arrestato e tradotto nelle carceri di Santa Maria Maggiore a Venezia dove, in un primo tempo fu rinchiuso nel reparto dei detenuti politici in cella di isolamento e vigilato dalle SS Germaniche, e in seguito fu trasferito in celle comuni e passato a disposizione dell’ufficio politico della Questura.
Fu accusato di attività sovversiva contro il regime fascista e di intelligenza con il nemico e rimase in carcere per quasi cinque mesi. Poi, con l’intervento del suo avvocato e l’intercessione di monsignor Urbani, cognato di suo fratello e futuro Patriarca di Venezia, fu assolto dalle accuse nella fase preliminare d’istruttoria e il 24 dicembre del 1944 fu rilasciato con diffida scritta di non uscire di casa prima dell’alba e di rimanervi dopo il tramonto, di non assentarsi da Venezia e di firmare al Commissariato di P.S. di Venezia una volta la settimana. Rimase così sotto stretta vigilanza a Venezia, proseguendo però la sua collaborazione sul fronte clandestino con il C.L.N..
Il 27 aprile 1945 scoppiò l’insurrezione partigiana della Piazza militare di Venezia e dopo la liberazione il 5 maggio si presentò al Centro Raccolta Marina Venezia e fu delegato dal C.L.N. ad assumere la direzione dei servizi della Marina in Venezia. Assunto il comando di Marina Venezia con la sua opera riuscì a salvaguardare gli interessi e i beni già della R. Marina, in particolare il R. Arsenale (che allora contava circa 5.000 dipendenti), assistendo il personale militare e civile.
Collocato a disposizione dal 20 febbraio 1946 in seguito alla rinuncia all’avanzamento, fu promosso Ammiraglio di Divisione il 16 maggio 1946 e l’8 luglio 1947 prestò giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana presso il Comando Marina Venezia.
Il 19 febbraio 1950, avendo contratto una grave malattia ai polmoni durante il periodo trascorso in prigionia, fu collocato in congedo assoluto. In seguito a questa malattia, riconosciuta dipendente da causa di servizio di guerra, fu riconosciuto invalido, dovette a lasciare il servizio e fu iscritto al Ruolo d’Onore della Marina Militare. Si ritirò a vivere al Lido di Venezia, e il 27 giugno 1958 fu promosso Ammiraglio di Squadra nel Ruolo d’Onore.
Morì a Venezia il 16 ottobre 1968.
Venezia, 18 ottobre 1968 - La gondola trasporta in laguna l'Ammiraglio verso la sua ultima destinazione.