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Risposte pubblicato da Totiano

  1. 1: appesantivamo solo al centro per compensare l'effetto delle onde che sollevano il battello, per contro bastava perdere la quota per avere qlc problema, specie a snorkel.

    2. tutto ok tranne escursione di quota, che aumenterei a un metro 

  2. Nel 1953 il batiscafo Trieste, ma costruito a Monfalcone nei Cantieri riuniti dell'Adriatico e nelle Acciaierie di Terni, e poi assemblato dalla Navalmeccanica di Castellamare di Stabia con il supporto logistico della Marina militare italiana. acquistato dalla US Navy negli anni 60 raggiungerà la fossa delle Marianna e - 11000 metri.

    Parte della storia, specie i primordi, sono davvero poco noti e il muse de Henriquez di Trieste sembra abbia aperto una mostra interessante, giustamente ricordata dalla televisione svizzera e un po meno giustamente dimenticata da quella italiana. Eccovi il link al servizio sulla mostra, aperta fino al 3 Marzo

     

    La leggendaria storia di Auguste Piccard e del batiscafo Trieste - SWI swissinfo.ch

    mentre questo è il servizio video. 

    https://media.swissinfo.ch/media/video/275db6a7-1257-425d-b4a4-0f6b009996ad/rendition/d0b82a4d-bc45-4e98-8d09-41a92448622a.mp4

     

    Risultato immagine per batiscafo trieste

  3. Trovo emozionante seguire, ancorche ormai da lontano, lo sviluppo degli NFS. E di ieri un bell'articolo di analisi difesa al link Batterie al litio “made in Italy” per i sottomarini U212 NFS della Marina – Analisi Difesa che merita di essere letto integralmente. Questi sono comunque i dati fondamentali che emergono:

    Schermata-2024-01-27-alle-11.30.34-002.j

    In occasione dell’aggiornamento periodico sul programma U212 NFS (Near Future Submarine) gestito dall’OCCAR su mandato della Direzione Armamenti Navali (NAVARM)  che si è tenuto durante il sesto incontro del comitato di programma  presso l’arsenale militare di Taranto lo scorso 24 gennaio, è stata presa l’importante decisione di proseguire nell’implementazione del sistema di batterie al Litio (LBS, Lithium Battery Sytem), dando mandato alla NFS Programme Division di avviare le procedure di negoziazione con il contractor.

    Secondo quanto riportato dal comunicato stampa di OCCAR:

    “il prototipo delle componenti del sistema LBS ha superato un importante pacchetto di test prestazionali e di sicurezza, ponendo una pietra miliare nel percorso tecnico per l’implementazione a bordo.”

    “I risultati dei test sul sistema di batterie al litio hanno messo in evidenza una maggiore efficienza operativa dei sottomarini, migliorando contemporaneamente sia l’efficienza propulsiva che l’autonomia, riducendo le necessità manutentive (ed al contempo) garantendo i massimi livelli di sicurezza a bordo.”

    [Questa decisione]  “riflette un passo strategico verso l’adozione di soluzioni di stoccaggio di energia più avanzate e sostenibili, pronte per essere implementate nel più ampio scenario navale subacqueo e di superficie,”

     “questo salto tecnologico sottolinea l’impegno dell’Italia a investire in tecnologie avanzate, posizionandosi in prima linea nello sviluppo di capacità di difesa in ambito navale.”

     

    C'è un po di pubblicità ma i dati sono rilevanti!

    Per il sistema di stoccaggio energia (LBS) il gruppo di società che comprende la società FIB-FAAM del Gruppo Industriale Seri, la joint-venture Power4Future (P4F) tra il gruppo Fincantieri SI e Faist Electronics, il Cetena di Fincantieri e l’ente di certificazione TÜV Rheinland sta realizzando  sia il sistema di gestione delle batterie che i moduli delle batterie stesse al litio-ferro-fosfato (LiFePO4), batterie idonee per essere installate anche sui primi 212 ai lavori di mezza vita .

    Secondo quanto dichiarato dal program manager del programma U212NFS in OCCAR, l’ammiraglio Maurizio Cannarozzo, in occasione di Sea Future 2023 ad AD, la decisione in ordine all’adozione del sistema LBS sarebbe scaturita a valle di un complesso programma di test i cui risultati avrebbero dovuto essere disponibili alla fine 2023/inizio 2024 come si è effettivamente verificato.

  4. Dipende da tanti fattori, se il mare è vivo o lungo e la quota del battello. Con mare 7 vivo davanti alla Spagna con il Dandolo ho visto 5 gradi di rollio  per lato a quota 80....

    In superficie potrebbero essere  dati coerenti con un mare 2 al mascone o 3 in prora, a quota snorkel il comportamento sarebbe differente perchè la rotta non subisce grosse  influenze mentre sulla bolla gli appruamenti (pur in funzione della direzione del mare e se il mare è vivo o lungo, come dicevo) potrebbe essere un mare 4...  

      

  5. Fa parte (purtroppo) della serie di problematiche che, probabilmente, ci obbligheranno a cambiare il forum, forse in maniera importante, è gia da un po che ci stiamo lavorando Aggiornamento Software Forum - Annunci - Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici.  

    Grazie per la segnalazione Danilo (fino ad ora pensavo di soffrirne solo io)

     

    Altri hanno lo stesso problema?

    Con cosa entrate in internet, Edge, Chrome o cosa? 

  6. da shipmag al link Crisi Mar Rosso, Crosetto: "Una nave italiana presidierà la zona tutto l'anno" - Shipmag

     

    Citazione

    “Il 45% dei traffici commerciali italiani passa dal Mar Rosso. L’Italia ha distaccato una nave militare che si trovava in zona e ora è impegnata a scortare le nostre navi commerciali, difendendole sparando qualora finissero sotto attacco degli Houthi”. Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto a Quarta Repubblica su Rete 4. “I nostri porti – ha ricordato – hanno perso il 20% del fatturato, una serie di materie prime importanti non arrivano piu’ in Italia o arrivano con costi maggiori. Abbiamo programmato di mantenere una nave italiana nel mar Rosso per tutto il prossimo anno”.

     

  7. Dovrei chiedere per avere quualche dettaglio ma credo siano considerati a tutti gli effetti aerei come gli harrier e non gia come i droni di comune uso. anche perche sono armi da impiegare in zone di crisi o in esercitazione. 

  8. Confesso che il rumore che ho in testa non è affidabile perche le prove che facevamo per testare l'impianto erano in superficie appena usciti dal bacino e con le cassa gasolio riempite di acqua. Il rumore era abbastanza simile a quello della espulsione

  9. Ormai è notizia nota che il Bergamini parteciperà all'operazione ASPIS in Mar Rosso, dove sono gia presenti Fasan e Martinengo. Puo essere interessante questo articolo del messagggero che parla dei sistemi d'arma in dotazione alla fregata italiana e recentemente testati in esercitazione   Droni italiani (testati nel Tirreno) contro i droni "copiati" dagli Houthi: la "Bergamini" pronta con gli ScanEeagle all'operazione Aspis Perché "Kamikaze" è sbagliato (msn.com)

    Una nota a margine dell'articolo che riguarda i porti: le navi non entreranno piu in Mediterraneo ma referiranno fare scalo in nord Europa, di fatto aggravando ulteriormente la situazione economica italiana sia per i mancati introiti deporti sia per l'ulteriore allungamento della catena dei trasposti


     

    Citazione

     

    Droni italiani (testati nel Tirreno) contro i droni "copiati" dagli Houthi: la "Bergamini" pronta con gli ScanEeagle all'operazione Aspis Perché "Kamikaze" è sbagliato

    Droni italiani contro i droni dei ribelli Houthi sulle acque del Mar Rosso e contro le basi nello Yemen da cui decollano anche i missili che stanno bersagliando le navi mercantili dirette o provenienti dal canale di Suez. Le recenti esercitazioni internazionali nel mare Tirreno fra la Sicilia e la Sardegna hanno dimostrato che la fregata missilistica Bergamini è già pronta, in vista dell'imminente operazione Aspis, per affrontare anche in un teatro bellico reale queste missioni che prevedono l'uso di avanzati velivoli  a pilotaggio remoto della "famiglia" americana ScanEagle in servizio da una ventina d'anni. Piccoli droni ad alta tecnologia costruiti dalla Boeing (che ha acquisito l'azienda Insitu) e da una decina d'anni in dotazione anche alle forze armate italiane i cui piloti di droni periodicamente vanno negli States per addestrarsi e per meritare le "ali" (la spilla o la mostrina dorata) uguale a quella dei piloti d'aereo.

    I droni copiati dalll'Iran e i costi di una "batteria"
    Per una delle comuni beffe delle guerre nelle prossime settimane i droni degli Houthi, detti Yasir e forniti dall'Iran, incroceranno le rotte anche con i droni italiani "made in Usa" della Boeing, ovvero del modello di velivolo che gli iraniani hanno copiato dopo aver catturato una ScanEagle americano o più probabilmente canadese. Poi l'avionica (la dotazione elettronica) dei droni occidentali è assai più avanzata, ma di fatto saranno in campo, su fronti opposti, modelli originali e copie. Va detto che anche i droni ScanEagle hanno ottenuto un enorme successo commerciali e sono ora in dotazione alle fore armate di quasi trenta nazioni. Gli Usa ne hanno donati 15 esemplari all'Ucraina nel 2022. Ogni "batteria" completa della Boieng costa 4 milioni di dollari e comprende 4 velivoli.

     Perché i droni non si possono definire Kamikaze
    Gli iraniani usano questi droni copia le copie per attaccare i mercantili nel Mar Rosso e quindi non prevedono di recuperarli, ogni velivoli si distrugge nell'impatto con il bersaglio. Intercettarli non è difficile, dal punto di vista tecnico, ma richiede l'impiego di missili (o di aerei) che comportano un costo enormemente superiore. Non si possono inoltre definire Kamikaze i droni: i Kamikaze (vento divino) sono originariamente, dalla seconda guerra mondiale, i piloti giapponesi che sceglievano di morire scagliandosi con il loro aereo carico di esplosivo contro le navi americane. Poi il termine si è esteso a ogni attacco suicida, ma con un drone non c'è alcuna persona che rinuncia a vivere per una missione. I droni italiani avranno compiti di ricognizione e di raccolta dati da usare eventualmente per attacchi missilistici "difensivi", per quello che può significare questo termine in un teatro bellico. Le regole di ingaggio della missione  Aspis devono tuttavia ancora essere definite. La missione Prosperity Guardian, visti i frequenti rain contro le basi Houthi, è invece anche "offensiva" anche se questi attacchi servono a prevenire i raid dei ribelli. 

    Che cosa sono i droni ScanEagle
    Questi droni sono lunghi poco meno di due metri e con un'apertura alare di oltre tre: a pieno carico pesano 22 chilogrammi, il carico utile (sensori e telecamere, anche a infrarossi, o esplosivi) è di poco più di tre chilogrammi. In origine  questi mezzi (all'epoca SeaScan)  non avevano scopi bellici e di fatto sono ancora usati anche per il compito iniziale: ricerche naturalistiche sulle condizioni dei mari e della fauna ittica. O anche, meno prosaicamente, per individuare i branchi di tonni da pescare. 

    Il motore da un cavallo e mezzo aziona un'elica spingente e il decollo avviene attraverso un catapulta, mentre il rientro è possibile anche con una sorta di cavo (un uncino, si potrebbe dire, skyhook) che aggancia il drone. Ecco perché basta, per utilizzare gli ScanEagle, la sezione di appontaggio di una fregata come la Bergamini che a bordo può ospitare uno o due elicotteri anche di 15 tonnellate. L'autonomia dei droni è di 24 ore, la velocità di punta di 145 chilometri orari e la quota di tangenza supera i 5mila metri.

    Droni italiani (testati nel Tirreno) contro i droni "copiati" dei ribelli Houthi nel Mar Rosso: la fregata Bergamini pronta con gli ScanEeagle all'operazione Aspis

    L'esordio dei droni ScanEagle per la Marina italiana
    Fra ottobre e novembre scorso, si legge sul sito della Marina militare italiana, durante l'operazione Dynamic Mariner/Mare Aperto 2-23 nel mare Tirreno, la prima Sezione Aeromobili a Pilotaggio Remoto della Marina Militare guidata dal capitano di fregata Fabio Mariani è stata imbarcata sulla Bergamini per mettere a punto i preparativi del primo storico decollo avvenuto il 3 novembre per una missione diruna e notturna di due ore.

    La "rotta" della Marina militare

    Questo battesimo dell’aria - si legge sempre sul sito della Marina - costituisce una pietra miliare del percorso con gli ScanEagle iniziato nel 2017. Gli equipaggi della Marina hanno frequentato un complesso corso di volo negli Stati Uniti della durata di circa tre mesi, ottenendo la qualifica teorico-pratica Ground Ops presso la sezione di addestramento della ditta Insitu, caratterizzata da attività teoriche e simulate, ed effettuando voli di addestramento presso l’aeroporto di Pendleton (Usa), seguiti poi da una fase di formazione teorica presso i simulatori ubicati nella località di Bingen. A conclusione del percorso formativo, i piloti hanno dovuto effettuare due sortite di volo. È questo il caso del capitano di corvetta Lorenzo Bellotta, il quale, lo scorso 4 novembre, è diventato il primo pilota Maritime abilitato per le forze armate.

    Velivoli e competenze professionali che potranno essere sfruttati sulla Bergamini durante l'operazione Aspis.

    L'Europa in campo
    In questi giorni i vertici delle forze armate a Roma stanno decidendo quali mezzi schierare per l'operazione europea Aspis che affiancherà quella americana e britannica Prosperity Guardian che anche ieri ha lanciato attacchi contro i ribelli yemeniti. 

    L’obiettivo di Bruxelles è approvare in via definitiva la missione nella riunione dei ministri degli Esteri del 19 febbraio.  Sono Italia, Francia e Germania i principali fautori della proposta. I tre stati europei in un documento che presenteranno al Consiglio Affari Esteri di questa mattina, scrivono: «Data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l'Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo. La missione sarà in linea con la Convenzione Onu sul diritti del mare e sarà difensiva», si legge nel testo, che sottolinea «l'importanza di usare le strutture e le capacità già esistenti” in particolare della missione Emasoh/Agenor, nello stretto di Hormuz. Un’operazione in base all’articolo 44 del Trattato, che prevede che il Consiglio possa affidare la realizzazione di una missione “a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione», in coordinamento con l’Alto rappresentante Ue. 

    Missione Aspis, che cos'è?
    L’Unione europea si avvia a lanciare una delle più importanti operazioni congiunte della storia e l’Italia è in prima fila. Una missione militare “forte”, allargata e il più possibile partecipata nel Mar Rosso che da settimane continua ad essere tempestato dagli attacchi degli Houthi. La proposta sarà sul tavolo del Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea di oggi. L’obiettivo di Bruxelles è approvare in via definitiva la missione nella riunione dei ministri degli Esteri del 19 febbraio. Missione Aspis, questo il nome ufficiale. Sono Italia, Francia e Germania i principali fautori della proposta. I tre stati europei in un documento che presenteranno al Consiglio Affari Esteri di questa mattina, scrivono: «Data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l'Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo. La missione sarà in linea con la Convenzione Onu sul diritti del mare e sarà difensiva», si legge nel testo, che sottolinea «l'importanza di usare le strutture e le capacità già esistenti” in particolare della missione Emasoh/Agenor, nello stretto di Hormuz. Come riportato dal il Corriere della Sera, si ipotizza un’operazione in base all’articolo 44 del Trattato, che prevede che il Consiglio possa affidare la realizzazione di una missione “a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione», in coordinamento con l’Alto rappresentante Ue. 

    Missione Aspis nel Mar Rosso, l'Italia dice sì a Francia e Germania: ecco come funzionerà alla missione Ue nel Mar Rosso, ecco come funzionerà

     

    Il ruolo dell'Italia 
    «Serve una missione larga, sarà difensiva ma sarà una difesa armata», ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo il quale «non possiamo costringere i mercantili a fare il periplo». A Berlino, la coalizione al governo si è mostrata subito compatta sul lancio di una missione europea. Sulla stessa linea anche la Francia, che tra l'altro è stata promotrice della coalizione di volontari che, attraverso la missione Emasoh Agenor, pattuglia dl 2020 lo stretto di Hormuz, che separa la Penisola arabica dall'Iran. L'intreccio tra la futura missione nel Mar Rosso - appunto Aspis - e l'operazione Agenor è uno dei punti chiave per determinare il perimetro allargato della missione navale per difendersi dagli Houthi, che potrebbe quindi comprendere la sorveglianza di un ampio tratto di mare che va dal Mar Rosso, passa per il golfo di Aden, e arriva proprio allo stretto di Hormuz. 

    I compiti della missione 
    Una missione che avrà una matrice di base difensiva a differenza dell'operazione Prosperity Guardian lanciata contro gli Houthi da Usa e Regno Unito, con la quale però l'Ue avrà una qualche forma di coordinamento. Il numero di Paesi che invierà navi da guerra non è ancora chiaro, e resta da vedere se alcuni di loro sceglieranno di usare per la nuova missione le imbarcazioni inviate per l'operazione Agenor, che vede tra i partecipanti anche l'Italia. 

    Quanto all’area geografica di competenza di Aspis, all’inizio le opzioni erano due: limitare l’ambito di intervento al Mar Rosso, o considerare una copertura fino al Golfo Persico. Con il passare delle ore ha preso forza l’idea proposta dall’Italia di una continuità con Agenor, quindi dallo Stretto di Hormuz fino al Mar Rosso. Adottando questo schema tra l’altro si potrebbe utilizzare il quartier generale della forza basato ad Abu Dhabi, mentre il quartier generale operativo dovrebbe essere in Europa. Tra i posti “papabili” c’è anche l’Italia. L’Europa è dunque chiamata a prendere una decisione. E a farlo in tempi stretti, mentre i prezzi del trasporto marittimo continuano a crescere vertiginosamente. 

     

     

     

     

  10. Te lo confermo perche ci ho studiato sopra. era un volume ciclostilato ma no ricordo il titolo.

    Quando ho provato a cercarlo erano gia sparite tutte le copie tranne una, che è in possesso del figlio di capo Porcu del Toti, cui da tempo faccio la corte.

    Ho invece pubblicato su delfinidacciaio il quaderno degli appunti di Capo Muò (non so se lo hai conosciuto...), lo trovi qui  Storie di vita a bordo (delfinidacciaio.it)

  11. Sulla nostra pagina Facebook hanno chiesto notizie di questo oggetto e, soprattutto, quale battello è ritratto. per quanto stilizzato mi sembra una serie 600, indicativamente con la torretta degli "africani". Voi che ne pensate? 

    3.jpg

    1.jpg

    2.jpg

  12. Come (almeno su questo forum) noto, il Generale del Genio navale Giacinto Pullino è il padre dei sommergibili e sottomarini italiani, a Lui Brin dette l'incarico di progettare il Delfini, primo sommergibile Italiano, e sotto la suo direzione si formò Cesare Laurenti che tanto diede alla componente fino alla 1^GM.

    sul sito La voce del Marinaio è comparsa questa copertina di quello che immagino sia un libro di testo dell'epoca, e parliamo di un epoca in cui l'Italia era appena stata unita (e neanche tutta...)

     

     

    Meccanica applicata - www.lavocedelmarinaio.com

  13. Dopo il Deutschland, che confesso di avere sempre trascurato, vennero fatti altri battelli da trsporto e, non solo, quando gli USA entrarono in guerra furono trasformati in sommergibii incrociatori e affondarono anche un buon numero di mercantilli

    questa bella foto, pubblicata sulla nostra pagina Fb, ritrae lo U151 a Cherbourg dopo la grande guerra, una foto interessante perche permette di apprezzarne sia le dimensioni sia l'alloggio dell'albero per comunicazioni abbattibile. se qualcuno ne sa di piu è il benvenuto 

    U151.jpg

  14. 1. Non sono sicuro fosse solo effetto Coanda, sicuramente influiva il fatto che l'emersione di una piccola parte della vela con i relativi pesi e spinte.  

    la prima condizione è che il mare fosse calmo o poco mosso (so che è scontato, ma va detto).  La forza aumentava con la velocità anche se non ho memoria del comportamento sopra 120 giri, in genere la massima velocità che si teneva a quota periscopica salvo rare eccezioni. La spinta guadagnata con l'alzare il periscopio poteva influire su avanti adagio.

    Confermo che su avanti mezza il timoniere non aveva necessita di muovere i timoni, su avanti normale una causa esterna poteva far perdere repentinamente la quota.  

    I timoni erano funzione della velocità (lapalissiano, lo so) ma, se ben ricordo, su avanti mezza per portare il battello a quota 10 o 11  si poteva arrivare anche a 10°

    500kg? forse è eccessivo ma comunque dovrebbe essere fortemente limitato a quei 40cm a cavallo del cielo della vela 

     

    2. Avveniva solo alla prima immersione ed era sufficiente immergersi su avanti normale (procedura standard) per compensarne la spinata coi timoni, peraltro rientrava in una ambito di tolleranza degli errori di approntamento dell'assetto. Se l'immersione avveniva a snorkel coi motori in moto il problema non si poneva, viceversa il peso era decisamente superiore, forse 600kg, perchè doveva allagarsi anche lo scarico snk e non solo l'induzione 

     

    Difficile essere piu preciso, spesso sono piu sensazioni che dati oggettivi quelli che ricordo, mi spiace Marco

  15. Non è semplice, anche perchè la quota era stata ridotta a 130mt poco dopo il mio arrivo per cui in inverno raramente trovavamo il termoclino e temo di non averne memoria. Coi Sauro (ma parliamo di una massa di 3 volte maggiore, con relative inerzie) la differenza era avvertibile ma non cosi devastante come (penso) la vorresti rappresentare. I momenti piu "adrenalinici" li ho sempre vissuti al rientro a quota periscopica  per la procedura impiegata all'epoca di fare gli ultima 40/60 metri in un unica veloce "corsa" inclinati di almeno 7°, di fatto percependo qualcosa solo quando si tenta di stabilizzare il battello e, magari, il comando di guardia riduce la velocità per ridurre la scia del periscopio. 

    Tornando al quesito, 500kg è un valore che ricordo spesso in questo casi e potremmo applicarlo anche in discesa.

     

  16. Niente a che vedere con le operazioni della seconda guerra mondiale, si tratta di un programma di unità di superficie autonomie di grandi dimensioni per la Marina degli USA.

    OUSV.jpg

     

    Questo il link a un interessante articolo, che lascia capire l'enorme attenzione degli USA per le unità USV (acronimo per Unmanned Surface Vehicle), di cui gia esistono alcuni esemplari in fase di test.

    Perchè questa attenzione? Non è solo per salvaguardare le vite umane ma, sopratutto, per un risparmio di risorse o, alternativamente, una maggiore capacità a parità di fondi. A questo deve aggiungersi la mancanza di personale che vuole entrare nelle forze armate, problema grave in tutto l'occidente.  

     

     

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