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Haifa 10 Agosto 1942


darth

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Volevo ricordare il R. SMG ed il suo equipaggio,

che venne affondato il 10 Agosto 1942 durante una missione ad Haifa (Israele).

 

Su questo SMG fù imbarcato come operatore sui maiali anche il recentemente scomparso Amm. Gino Birindelli.

 

Questo messaggio è per me come una corona che viene lanciata sul luogo di un affondamento per onorare i caduti.

 

Mi ricollego al messaggio del comandante Marcuzzo per la storia e le vicende del sommergibile anche dopo il suo ritrovamento, preda anche di scicallaggio marino.

 

http://www.betasom.it/forum/index.php?show...amp;hl=borghese

 

sul sito del governo italiano è possibile trovare le discussioni al senato e alla camera per le missioni di recupero delle salme dell'equipaggio dello Scirè.

 

Allego stralci di articoli tratti da Repubblica nel corso degli anni.

 

Il sommergibile Scirè ripulito e sigillato

Repubblica — 04 novembre 2002 pagina 18 sezione: POLITICA ESTERA

Lo Scirè è di nuovo inviolabile. Con una solenne cerimonia, sommozzatori della nave italiana Antheo hanno sigillato e ripulito il glorioso sommergibile italiano, affondato davanti ad Haifa nel 1942. Il relitto aveva subito danni durante manovre navali di Israele e Usa.

 

Danni allo Scirè Israele chiede scusa

Repubblica — 03 ottobre 2002 pagina 17 sezione: POLITICA ESTERA

TEL AVIV - Israele ha espresso rammarico e ha fornito spiegazioni per l' incidente che il mese scorso ha coinvolto il relitto del sommergibile italiano Scirè, incidente rivelato ieri da Repubblica. L' ambasciata italiana a Tel Aviv aveva chiesto chiarimenti allo Stato maggiore della Marina israeliana sul danneggiamento dello scafo, affondato nel ' 42, durante un' esercitazione navale segreta condotta insieme a unità della Sesta flotta Usa. Israele ha spiegato che nei pressi del relitto erano alla fonda alcune navi americane e che le loro ancore hanno urtato il sommergibile. A quel punto le catene delle ancore sono state recise per non provocare ulteriori danni.

 

Manovre militari Israele-Usa profanato il relitto dello Scirè

Repubblica — 02 ottobre 2002 pagina 20 sezione: POLITICA ESTERA

gerusalemme - Sepolta sott' acqua, davanti alla costa di Israele, c' è una tomba italiana. Un sepolcro arrugginito dal mare, ma carico di gloria militare. Che ora qualcuno è andato a scoperchiare. E a profanare. Nel corso di una segreta esercitazione congiunta, svoltasi il mese scorso al largo di Haifa, unità della Sesta flotta americana e navi della marina militare israeliana avrebbero simulato il "ripescaggio" dello Scirè, il sommergibile capitanato dal comandante Bruno Zelich, autore di alcune delle missioni più audaci della Seconda guerra mondiale, celebre per le imprese dei suoi "maiali", siluri pilotati da uomini-rana con cui sferrava micidiali attacchi a sorpresa. Un vascello leggendario per la marineria d' Italia, la cui epopea si concluse il 10 agosto 1942, quando venne affondato da un cacciatorpediniere britannico a cui dava la caccia all' imboccatura del porto di Haifa. Da allora lo Scirè è considerato dalla nostra Marina un sacrario inviolabile, anche perché custodisce i resti di un certo numero dei membri dell' equipaggio. Le navi commerciali o passeggeri italiane che transitano da Haifa hanno l' abitudine di lanciare corone di fiori sul punto in cui il vecchio sottomarino giace sul fondale, ad appena 30 metri di profondità. Ma nei giorni scorsi, secondo la tivù israeliana, una assai poco rispettosa esercitazione navale ha violato l' eterno riposo dei caduti dello Scirè e gravemente danneggiato il sommergibile. Senza che nessuno abbia preavvertito il governo italiano o pensato di chiedere scusa a cose fatte. «Come reagiremmo noi israeliani, come reagirebbero le nostre forze armate, se la marina militare di un paese straniero mandasse una sua unità ad esercitarsi sul relitto di un nostro glorioso sommergibile?»: con questa domanda il conduttore Gaid Sukenik ha aperto l' altra sera la trasmissione dedicata allo Scirè sul secondo canale nazionale dello Stato ebraico. Il documentario ripercorre la storia del sottomarino, affermando che almeno trentasei membri dell' equipaggio vi restano sepolti. In realtà, secondo dati citati dal sito Internet sulla storia della Regia marina italiana, soltanto i resti di sedici marinai o sommozzatori dovrebbero essere ancora all' interno dello scafo sommerso: due corpi furono rinvenuti già nel 1942, altri quarantadue furono recuperati nel 1984 da una missione militare italiana guidata dalla nave Anteo, una missione provocata anche dalla notizia che sub dilettanti si divertivano a girarci intorno e talvolta trafugavano teschi e ossa dall' interno del sottomarino. Perciò, in quell' occasione, con la piena collaborazione della marina israeliana, l' ingresso dello Scirè fu rigidamente sigillato, in modo che nessuno potesse più avventurarcisi dentro. Ma adesso lo sportello è di nuovo aperto. Sulla base di svariate testimonianze e di reperti ritrovati vicino al sommergibile (chiavi inglesi, pinze, martelli, borse da sommozzatore), l' inchiesta della tivù israeliana sostiene che circa un mese fa la nave americana Apache, specializzata nel recupero di battelli affondati, ha «incatenato» lo Scirè, provando a sollevarlo dal fondo. Successivamente anche uomini-rana israeliani hanno partecipato all' operazione. Risultato: il sommergibile si è spezzato in un punto, il periscopio si è rotto, l' ingresso sigillato è stato spalancato, e dunque la tomba sotto il mare è ora accessibile a chiunque. Le reazioni ufficiali? Israele: «La nostra marina ha solo collaborato a disincagliare le ancore di unità americane che si erano attorcigliate attorno allo Scirè, e non ha svolto alcuna azione che possa considerarsi come violazione di un luogo di sepoltura». La Sesta flotta: «Si è trattato di un' esercitazione congiunta, senza alcuna intenzione di sollevare il sommergibile». - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI

 

Torna lo Scirè, riemergono le polemiche.

Repubblica — 19 dicembre 2004 pagina 15 sezione: GENOVA

E' stato varato, ieri mattina, alla Spezia, nei cantieri del Muggiano, il sommergibile "Sciré". Costruito da Fincantieri, rende omaggio, nel nome, al sommergibile che, nella notte tra il 17 e il 18 dicembre del 1941, forzò, con i suoi "maiali", siluri a lenta corsa, la base inglese di Alessandria d' Egitto e mise fuori uso la "Valiant" e la "Queen Elisabeth". Oltre a danneggiare gravemente la petroliera "Sagona" e il cacciatorpediniere "Jervis". Un successo della Marina militare italiana, di cui fu protagonista Luigi Durand de la Penne, che comandava l' azione e fu premiato con la medaglia d' oro al valor militare, insieme con i suoi cinque compagni di avventura. Uno di questi, il palombaro Emilio Bianchi, 92 anni, unico sopravvissuto, a sorpresa, sostiene di non essere stato abbastanza valorizzato. Nega di essere svenuto, per un malore, tre quarti d' ora prima che il maiale fosse piazzato da Durand de la Penne sotto la chiglia della Valiant. Dice di esser rimasto fino all' ultimo vicino a Durand de la Penne, a cui faceva da secondo, di averlo aiutato, di essere stato catturato solo pochi minuti prima che l' azione fosse conclusa. Sostiene che la sua verità è stata oscurata. A Genova Valeria Durand de la Penne, moglie dell' Ammiraglio, di ritorno dal varo, si stupisce. E replica: «Conosco Luigi Bianchi, era il palombaro che stava con mio marito sul maiale. Non capisco perché abbia fatto queste dichiarazioni e soprattutto mi chiedo, che senso ha adesso, 63 anni dopo? E perché qualcuno avrebbe dovuto tacere il suo ruolo visto che la missione era stata compiuta con successo?». Riflette: «Mio marito è rimasto affezionato a Bianchi, ho riletto la sua relazione su quegli avvenimenti, lo nomina più volte. E più volte ci siamo anche incontrati. Almeno per un po' . Forse Bianchi non ha riflettuto sul fatto che, quando mio marito entrò in politica, con il Pli di Malagodi, lo ricordavano spesso per la sua impresa, mentre lui non avrebbe amato parlarne. E' l' unico motivo che mi viene in mente». La relazione ufficiale racconta che quella notte Durand de la Penne e Bianchi salgono insieme su uno dei maiali, siluri sottomarini pilotati da uomini. Dopo aver superato lo sbarramento difensivo degli inglesi, Durand de la Penne si accorge che qualcosa non va. Ordina a Bianchi: «vai a poppa, vai a vedere che succede», non ha risposta, si gira, Bianchi non c' è più. Durand de la Penne riemerge va a cercare il palombaro, ma Bianchi è già stato catturato dagli inglesi. Poi trascina il maiale sotto la chiglia della Valiant, aziona il timer della spoletta esplosiva, riemerge e si fa catturare a sua volta. Valeria Durand de la Penne: «Ecco, quello che va riconosciuto a Bianchi, è di non aver parlato, per il resto nessuno ha mai detto che ha fatto tutto mio marito. E poi quando sono stati insieme prigionieri loro sei, erano talmente isolati da tutti, che finivano per litigare. Tra le montagne di carta che ho a casa, c' è una lettera di scuse proprio di Bianchi a mio marito. Mi sono sempre chiesta come mai, visto che mio marito ripeteva, "è stato in gamba a non chiamarmi dalla boa"». Altri ancora sono i ricordi di Valeria Durand de la Penne, come le lettere che lei e Aurora Bianchi si scrivevano durante la prigionia dei mariti. Segno di un filo che la guerra aveva creato. E che si è spezzato 63 anni dopo. - WANDA VALLI

 

PER LO SCIRE' UNA MESSA IN MARE RECUPERATI I RESTI DI 22 MARINAI

Repubblica — 19 settembre 1984 pagina 10 sezione: POLITICA ESTERA

HAIFA - Non si sa a quanti dei caduti del sommergibile Scirè appartengano le ossa raccolte nelle ventidue piccole cassette che ieri, sigillate nel tricolore, sono state allineate sul ponte di poppa dell' Anteo, mentre il cappellano del comando Subacquei e Incursori, don Antonio Vigo, celebrava la messa davanti all' equipaggio schierato sull' attenti e a capo scoperto. Erano presenti al rito il sottosegretario alla Difesa Tommaso Bisagno, il contrammiraglio Massimo Benedetti in rappresentanza del capo di Stato maggiore della Marina, l' ambasciatore d' Italia in Israele Corrado Taliani, il comandante in campo della forza navale israeliana ammiraglio Almog. "...Di fronte a questi morti, nel nome di Gerusalemme, simbolo di pace, nel nome del nostro Dio comune...", l' omelia di don Vigo, rivolta in parti eguali agli israeliani che hanno ospitato l' Anteo nelle loro acque e agli italiani "ai quali queste ossa appartengono", è stata breve e perfetta, per semplicità, per solennità, per equilibrio. Un guardiamarina ha letto la Preghiera del marinaio. Poi, accompagnata dai fischi del nocchiere, una corona è stata lanciata in mare. I sommozzatori l' hanno sospinta verso la grande boa rossa che segna la posizione della torretta dello Scirè e l' hanno trascinata sott' acqua, per ancorarla al relitto. Poco distante, dal sommergibile israeliano Rahav, appena emerso, un' altra corona è stata gettata in mare. La cerimonia, commovente per l' assoluta mancanza di retorica, ha praticamente chiuso la missione dell' Anteo, che tuttavia resterà ancora una settimana nelle acque di Haifa, ancorato a circa cinque miglia dalla costa, per ultimare il recupero di tutto ciò che sia ancora recuperabile dalla carcassa dello Scirè. Del più famoso dei sommergibili italiani che operarono nel Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all' 8 settembre 1943 (quello che forzò le basi inglesi di Gibilterra e di Alessandria, dove i suoi incursori affondarono tra l' altro le corazzate "Valiant" e "Queen Elizabeth") si cercheranno di strappare altre ossa, altri frammenti destinati al ricordo o alla pietà, fino a che di esso rimanga solo il relitto tecnicamente irrecuperabile. I resti finora strappati alla carcassa del sommergibile sono attribuibili a 22 uomini - tanti, appunto, quante erano le cassette allineate sul ponte - ma senza alcuna certezza sul numero e, ovviamente, senza alcuna possibilità di identificazione. Se si sommano a questi i due corpi restituiti dal mare il 14 agosto del ' 42, quattro giorni dopo l' affondamento dello Scirè, mancano ancora 36 uomini per arrivare ai 60 imbarcati sul sommergibile nella sua ultima missione, tra membri dell' equipaggio e incursori destinati all' "operazione Haifa". E di questi c' è ormai la certezza che sarà impossibile recuperare alcun che. La prua del sommergibile è completamente squarciata, schiacciata, piegata, e neanche una piastrina di riconoscimento è stata trovata fra le lamiere sconvolte del sommergibile, al cui interno tutte le strutture sono crollate e appaiono come un ammasso compatto e impenetrabile. In definitiva, era proprio necessaria, era doverosa questa operazione di recupero dello Scirè, alla quale la Marina militare era contraria, considerando il mare la tomba più appropriata per dei marinai? Il sottosegretario Bisagno ha risposto all' interrogativo, che più volte gli era stato proposto, dicendo in sostanza che una simile reliquia marinara non la si poteva lasciare in acque straniere, una volta individuata, magari col rischio che qualcun altro ne intraprendesse il recupero; come accadde nel ' 72 col Nereide, ripescato dagli jugoslavi, e che onorare i caduti dello Scirè "significa onorare tutti gli altri caduti in mare". - nostro servizio

 

TORNANO QUELLI DELLO SCIRE'

Repubblica — 05 ottobre 1984 pagina 15 sezione: CRONACA

ROMA - L' operazione Scirè è conclusa, i resti dei marinai morti nell' affondamento arriveranno a Bari il 15 ottobre. La nave "Anteo", con a bordo le ossa di quarantadue uomini sarà raggiunta al limite delle acque territoriali da altre unità della Marina militare che renderanno omaggio ai caduti. Poi una solenne cerimonia nel porto precederà l' inumazione delle quarantadue cassette di zinco nel Sacrario dei caduti d' oltremare: una sistemazione che sarà provvisoria se la Marina militare deciderà di realizzare un sacrario per i suoi caduti. Nell' affondamento dello "Scirè", avvenuto nella Baia di Haifa nel 1942 ad opera di alcune bombe di profondità lanciate da navi inglesi, persero la vita cinquantotto membri dell' equipaggio fra ufficiali, sottoufficiali e marinai. Ad illustrare i non facili risultati dell' operazione di recupero, cominciata il 7 settembre e conclusa il primo ottobre, è stato ieri mattina a Roma il sottosegretario alla Difesa Tommaso Bisagno, il quale ha precisato che "i resti ritrovati tra le lamiere del sommergibile sono assolutamente non identificabili". Gran parte dei resti umani sono stati trovati dai sommozzatori a poppa e nella parte centrale del sottomarino, "segno che gli uomini si erano lì rifugiati, dopo le esplosioni delle prime bombe di profondità, per cercare la salvezza fuoruscendo dallo scafo". Lo "Scirè" resterà in fondo al mare: riportarlo a galla, ha spiegato il sottosegretario, "sarebbe un' operazione troppo costosa per lo Stato", poichè bisognerebbe dividere lo scafo in tronconi e poi riportarlo in superficie. "Quanto ora rimane dello Scirè - ha detto Bisagno - non è più una tomba sommersa, ma un semplice relitto senza alcun interesse storico".

 

RECUPERO SCIRE' IN ISRAELE SCOCCA L' ORA X

Repubblica — 11 settembre 1984 pagina 16 sezione: CRONACA

HAIFA - I sommozzatori della Marina militare sono finalmente arrivati a contatto con lo Scirè, il sommergibile italiano affondato durante la seconda guerra mondiale, il 10 agosto 1942, al largo della costa di Haifa, centrato dalle bombe di profondità e dalle cannonate inglesi. Ora, a oltre quarant' anni di distanza da quel drammatico evento, lo Stato italiano ha deciso di tentare il recupero del sommergibile, che dovrebbe ancora contenere i corpi dei membri dell' equipaggio, e ha inviato in Medio Oriente la nave di soccorso "Anteo", una delle più attrezzate. Domenica mattina per i sub che esploravano le acque della zona in cui il relitto era stato localizzato c' è stata una sorpresa: lo Scirè non si trovava. Gli uomini rana hanno battuto a tappeto l' intera area, si sono immersi e sono tornati su a più riprese. Solo nel pomeriggio l' ecoscandaglio ha consentito di individuare il punto esatto dove affondò lo scafo italiano, a oltre cinque miglia di distanza dalla costa. Dopo la localizzazione, quindi, è iniziata la parte cruciale dell' operazione Scirè. Prima si dovrà bonificare il tratto di mare attorno al sommergibile, eliminando bombe inesplose e siluri che potrebbero creare sorprese. Poi, attraverso gli ampi squarci nello scafo, i sub dovranno entrare nel locale motori e, da lì, cercare di arrivare negli alloggi per l' equipaggio e nella camera lanciamissili. Molti sono gli ostacoli che potrebbero ritardare o complicare l' operazione: la presenza di un portello chiuso (anche se sembra difficile che una chiusura stagna abbia tenuto per tanto tempo), la presenza di ostacoli per il passaggio, condizioni particolarmente brutte del tempo. Nelle prossime ore, quindi, si dovrebbe sapere se i corpi dei marinai dello Scirè giacciono ancora a largo della costa di Haifa, nella loro bara di ferro.

 

RECUPERATE SEI SALME DELLO SCIRE'

Repubblica — 14 settembre 1984 pagina 15 sezione: CRONACA

ROMA - Sono state recuperate le salme di sei marinai dello Scirè, il sommergibile italiano affondato nell' agosto del 1942 da navi britanniche al largo di Haifa. L' annuncio è stato dato dal ministero della Difesa. Secondo quanto si è appreso i resti dei sei marinai sono stati rinvenuti dai sommozzatori della nave "Anteo", impegnata da giorni nelle ricerche, nella camera di lancio di poppa del sommergibile. Per entrare nel locale i sub hanno dovuto aprire un portellone chiuso che rappresentò un ostacolo insormontabile nei precedenti tentativi di recupero condotti all' inizio degli anni Sessanta. E' la prima volta, dunque, che i sommozzatori riescono a penetrare all' interno dello Scirè. Nei giorni scorsi si era provveduto esclusivamente alla bonifica delle acque circostanti e a un' ispezione esterna del relitto. Ancora non si sa, comunque, se nella camera di lancio i sub abbiano trovato anche piastrine di riconoscimento o altri elementi in gradi di consentire l' identificazione delle salme recuperate. Il ministero della Difesa ha infine precisato che le operazioni proseguiranno nei prossimi giorni da parte della marina militare, sotto il coordinamento del sottosegretario alla Difesa Bisagno, delegato a questo compito dallo stesso ministro Spadolini. Da quanto riferito dagli esperti dell' Anteo il relitto dello Scirè appare più devastato di quanto previsto: la poppa è comunque in migliori condizioni della prua.

 

STAMANE PARTE LA NAVE CHE RECUPERERA' LO SCIRE'

Repubblica — 02 settembre 1984 pagina 14 sezione: CRONACA

ROMA - Comincia oggi l' operazione recupero per lo Scirè, il sottomarino italiano affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa dalla Royal Navy britannica. Questa mattina salperà da La Spezia la nave Anteo che si dirigerà verso la costa israeliana per tentare di portare a galla i resti dello Scirè che giacciono a una profondità di circa trenta metri. Scopo della missione è recuperare i corpi dei membri dell' equipaggio e degli incursori impiegati nelle azioni di sabotaggio. I tecnici dell' Ateo, la più sofisticata delle navi soccorso per sommergibili della marina militare, dovranno prima di tutto bonificare le acque attorno al relitto, neutralizzando quattro bombe di profondità inesplose ed estraendo dal sommergibile i due siluri parzialmente fuoriusciti dai tubi di lancio a causa dell' impatto con il fondale. Questa fase dell' operazione durerà quattro giorni (dall' 8 al 12 settembre), poi, dopo una pausa di un giorno per il rifornimento, si passerà alla ricognizione del relitto e al "recupero del recuperabile", come è stato detto nella conferenza stampa che ha annunciato l' operazione disposta dal ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Si prevede che la missione dell' Anteo duri circa un mese.

 

DA OGGI SCATTA AD HAIFA L' OPERAZIONE SCIRE'

Repubblica — 08 settembre 1984 pagina 13 sezione: CRONACA

HAIFA - L' operazione Scirè entra nel vivo. Dopo cinque giorni di navigazione, la nave della marina militare italiana, Anteo, ha gettato ieri mattina le ancore nel porto di Haifa predisponendo subito tutto il necessario per iniziare quel difficile compito che le è stato assegnato: recuperare, o quanto meno tentare di recuperare, i resti dei 58 marinai del celebre sommergibile affondato il 10 agosto del 1942. "La nostra missione", ha spiegato il capitano di fregata, comandante dell' Anteo Carlo Picchi, "consiste nel reperire tutti gli elementi possibili per una successiva valutazione delle opportunità e modalità di un eventuale recupero dei resti dei marinai e possibilmente del battello". Le operazioni procederanno a fasi: nella prima verranno svolte quelle azioni necessarie per poter lavorare in sicurezza; in quella centrale verranno invece condotte tutte le operazioni di studio e di ricognizione tecnica che, avverte Picchi, "non saranno certo facili". Si tratta infatti di scendere in profondità e di operare all' interno degli angusti e insidiosi cunicoli (finora mai esplorati) e in condizioni di scarsa visibilità. C' è anche la possibilità, per quanto remota, che alcuni locali del relitto siano ancora completamente stagni. E questo comporterebbe altri problemi. Lo vedremo: oggi s' inizia.

 

L' 'ANTEO' PARTE PER TENTARE IL RECUPERO DELLO 'SCIRE' '

Repubblica — 30 agosto 1984 pagina 14 sezione: CRONACA

ROMA - La nave soccorso per sommergibili "Anteo" partirà il 2 settembre da La Spezia per Haifa dove a poche miglia dalla costa si trova il relitto del sommergibile "Scirè" affondato nell' agosto del 1942 dagli inglesi. Lo scopo della missione è quello di accertare se ci siano possibilità di riesumare le salme dei membri dell' equipaggio ed eventualmente di recuperare l' intero scafo. Altro compito dell' equipaggio dell' "Anteo" sarà quello di bonificare le acque circostanti da eventuali bombe inesplose lanciato contro il sommergibile al momento del suo affondamento. Dallo "Scirè" erano partiti nell' agosto del 1941 i "maiali" che avevano affondato le corazzate britanniche "Valiant" e "Queen Elisabeth". Agli inizi degli anni 60 era stata tentata una prima operazione di recupero che aveva consentito di riportare a terra alcune parti del sommergibile ora esposti in vari musei. In quell' occasione non furono localizzati resti umani. La missione dell' "Anteo" il cui arrivo ad Haifa è previsto intorno all' 8 settembre, dovrebbe durare circa un mese.

 

RECUPERATO AD HAIFA PORTELLO DELLO SCIRE'

Repubblica — 12 settembre 1984 pagina 14 sezione: CRONACA

HAIFA - La nave della marina militare italiana "Anteo", in missione di studio e ricognizione tecnica del relitto del sommergibile "Scirè", affondato nella baia di Haifa 42 anni fa, "procede regolarmente, anzi perfino più rapidamente del previsto", ha confermato ieri il capitano Giuseppe Bercini, cui è affidata la direzione della missione. "Abbiamo per ora recuperato alcuni materiali, come un portello e il relativo volantino, roba che abbiamo dovuto togliere per facilitare la ricognizione e la penetrazione nel sommergibile", ha spiegato il capitano. "Il relitto - ha aggiunto - risulta un po' più devastato e non è così integro come potrebbe sembrare, soprattutto nella parte prodiera. La parte verso poppa sembra invece abbastanza integra, almeno dall' esterno. Apparentemente tutti i locali sono allagati. L' "Anteo" dovrebbe concludere la sua missione tra 10-12 giorni circa.

 

Quella notte d' inverno del ' 41 beffa mortale per la marina inglese

Repubblica — 19 dicembre 2004 pagina 15 sezione: GENOVA

Non sapremo mai perché Emilio Bianchi, il palombaro che faceva da secondo a Luigi Durand de la Penne su uno dei "maiali" dell' impresa di Alessandria d' Egitto, abbia raccontato di essere stato messo in disparte. Né perché abbia parlato solo adesso, 63 anni dopo quella notte. Di gloria per tutti, lui compreso. Ma gli amici genovesi di Luigi Durand de la Penne si indignano. Perché, ripetono a più voci, pur rispettando il silenzio che ormai la storia impone, Luigi Duran de la Penne è stato un uomo «nobile, integro, al di sopra di qualsiasi bassezza». Un uomo schivo, riservato, che non amava il ruolo di "eroe" che, una volta entrato in politica, venne più volte usato per lui e l' impresa che lo vide protagonista, insieme con altri cinque uomini dello "Scirè". Un uomo che mai si sarebbe ritagliato una parte di gloria _ l' aver trascinato da solo il siluro sotto la chiglia della "Valiant" _ se le cose fossero andate diversamente. E, raccontano gli amici, di un' altra medaglia al valore che sempre Durand de la Penne conquistò per aver salvato marinai di un sommergibile italiano, nel Mar Rosso, andando a ripescarli con più immersioni. Lo stesso Durand de la Penne, del resto, prigioniero a bordo della "Valiant", rifiuta di fornire qualsiasi informazione sull' impresa e solo dieci minuti prima che la neve salti, avverte il comandante inglese, di quello che sta per accadere, poi subisce la sorte degli altri, viene ferito gravemente. Resta la storia di una delle più brillanti imprese della Marina militare italiana durante la seconda guerra mondiale. E' la notte tra il 17 e il 18 dicembre del 1941, quando lo Scirè, sotto il comando di Junio Valerio Borghese, affiora a poche centinaia di metri dalle barriere che proteggono la base navale inglese di Alessandria d' Egitto. A bordo, tra gli incursori, ci sono Luigi Durand de la Penne, Emilio Bianchi, Antonio Marceglia, Spartaco Schergat, Vincenzo Martellotta e Mario Marino. Vengono messi in acqua tre maiali, ognuno con due incursori a comandarli. Durand de la Penne ha come secondo il palombaro Emilio Bianchi. Riescono a violare le difese della base inglese, ognuno dei tre equipaggi va a cercare il proprio obiettivo. Per Durand de la Penne e Bianchi è la corazzata Valiant. Il freddo intenso e la lunga permanenza in mare fanno inabissare il siluro, a quasi 20 metri di profondità. Emilio Bianchi, ha un malore, sviene e è catturato. Duran de la Penne si immerge, trascina il siluro fin sotto la chiglia della corazzata e mette in funzione il meccanismo a orologeria. Quando riemerge viene anche lui catturato. - (w. v.)

 

SONO TORNATI A CASA I MARINAI DELLO SCIRE' STRAPPATI AL MARE

Repubblica — 16 ottobre 1984 pagina 16 sezione: CRONACA

BARI - A Giuseppe e Luisa Visentin tremano le mani quando ricevono da Spadolini quel piccolo astuccio di pelle. Sono giunti da poche ore dal loro paesino dell' alto veneto. Abiti dimessi e puliti da bravi contadini, gli occhi lucidi ma senza lacrime che brillano di fierezza. Per molti versi sono fortunati. I più fortunati fra i parenti ancora in vita dei sessanta marinai affondati all' alba del 10 agosto 1942 con il sottomarino "Scirè" perchè quel cofanetto che gli viene offerto dal ministro della Difesa contiene l' unica piastrina di riconoscimento recuperata dai sommozzatori dell' Anteo, la nave che per due settimane ha scandagliato i fondali del golfo di Haifa per riportare a galla i miseri resti di una tragedia consumatasi 42 anni fa. Una piastrina e poi soltanto ossa sparse, teschi e clavicole, omeri e tibie. Adesso questi frammenti degli ultimi eroi, chiusi in quarantadue cassette di zinco, sono allineati sopra una lunga tavola, ciascuno fasciato con un piccolo drappo tricolore, nel mezzo di un piazzale prospiciente il molo principale del porto. Sullo sfondo, la sagoma imponente dell' Anteo con i suoi marinai in alta uniforme schierati sul ponte. Dall' altro lato il palco delle autorità. Ai lati, bande, gonfaloni, ex sommergibilisti dal passo malfermo non solo per l' età ma fors' anche per il peso di medaglie e distintivi appiccati sulla giacca e sul berretto. Potrebbe apparire una cerimonia toccante se non fosse per l' abisso temporale (42 anni) che la separa dall' origine. Un arco di tempo troppo vasto per non lenire, se non addirittura cancellare, lo struggimento dei parenti e il turbamento dei compatrioti. E infatti, sorelle, cugini, cognati sembrano i protagonisti di una beatificazione più che di un rito funebre. Si spingono levando in alto le braccia per mostrare ai fotografi foto ingiallite e spiegazzate, vanno a caccia dei giornalisti per raccontare la loro storia e scandire bene il proprio nome. Dopo avere deposto un mazzo di rose sulle piccole urne anonime, la cognata del tenente Alfonso Bajo mi tira la manica della giacca per raccomandarmi di scrivere che "c' è anche mio marito, ci vuol parlare?". E la sorella del fuochista Alfiero Gemmi ripete "quant' era buono e retto mio fratello". Una sommaria compostezza viene recuperata a fatica quando Spadolini prende la parola. Il ministro è compunto, tenta di ricondurre nei binari protocollari una platea incline piuttosto ad un disordinato "amarcord". Fa appello ad una terminologia rotonda e solenne. Parla di "saluto memore della madre patria agli italiani caduti", di "gesto d' amore, di rispetto e di memoria". Legge un altrettando solenne messaggio affidatogli da Pertini ed indirizzato "al valoroso equipaggio del sommergibile, strappato alla sua prigione di ferro dal fondo del Mar di Levante... Ad essi il rispetto di tutti noi, la memoria e la gratitudine perenne della patria". Il concetto di memoria ricorre spesso, ma chi dopo quasi mezzo secolo, può ricordare lucidamente? Una tromba suona il silenzio, sul ponte dell' Anteo i marinai schierati sparano tre colpi a salve. Questo piace al pubblico dietro le transenne, fioccano per la prima volta gli applausi. Chi fu sommergibilista coglie meglio degli altri l' intensità del momento. Gino Pacella, presidente dell' Associazione marinai d' Italia, sezione di Gallipoli, si asciuga una lacrima ma si chiede: "Valeva la pena sprecare tanto tempo e tanti soldi per recuperare solo delle ossa?". Agli uomini di mare questa operazione è piaciuta poco. "Un gesto d' amore, certo, ma la nostra tomba è il mare", dice Edoardo Ricciardi, fratello di un altro fuochista dello "Scirè" ed egli stesso ex sommergibilista "sono sicuro che i nostri morti di Haifa avrebbero preferito riposare sotto le onde". C' è qualcosa che stona nel pomposo allestimento sul molo di Bari. O forse qualcosa di anacronistico. Tutti quei paroloni, - audacia, sfida, implacabiii nemici - riconducono ad altri e più oscuri momenti. Deve averlo intuito anche Spadolini, che decide di scendere dal palco, baciare qualche parente dei caduti, dare una definitiva accettata al protocollo consentendo l' apertura delle transenne e il riversarsi del pubblico attorno a quelle minuscole bare di zinco. Egli è il primo ad accostarvisi e carezzarle. Sorge un significativo "viva Spadolini" che ne conforta l' audace iniziativa. La cerimonia si trasforma in un happening molto poco solenne, con le urne che passano di mano in mano per scattare foto ricordo, i panni tricolori in terra, gli ex sommergibilisti sballottati nella calca, il servizio d' ordine attonito e imbarazzato. Spadolini invita a lasciar fare, a non intralciare "un segno spontaneo d' affetto". Chissà se è stato giusto e opportuno oppure no questo tuffo nel passato remoto. Qualcuno mi rivela che il recupero è stato reso necessario dal fatto che dentro e attorno alla carcassa dello "Scirè" si aggiravano da anni profittatori che prendevano e rivendevano oggetti come preziosi souvenir: "Una inaccettabile profanazione". Se così è, non v' è dubbio che l' opera dell' "Anteo" debba considerarsi necessaria e meritoria. E comunque, i parenti abbandonano il molo con palese soddisfazione. Salgono tutti su un pullman messo a loro disposizione della Marina militare per ritornare alla stazione. - dal nostro inviato FRANCO RECANATESI

 

MORTO IL MARINAIO CHE AFFONDO' LA QUEEN ELISABETH

Repubblica — 27 marzo 1996 pagina 16 sezione: CRONACA

TRIESTE - E' rimasto disteso per 4 ore e mezza su un siluro, è entrato in un porto nemico, ha fatto saltare una corazzata, ha riguadagnato terra e se ne è andato tranquillo alla stazione. Il protagonista di questa impresa temeraria era Spartaco Schergat, capodistriano trapiantato a Trieste, al servizio della Decima Mas. La corazzata, affondata con l' aiuto del compagno d' arme Antonio Marceglia, era l' inglese Queen Elizabeth, ormeggiata - nella notte tra il 18 e il 19 dicembre del 1941 - nel porto d' Alessandria d' Egitto. Schergat è morto ieri in un ospedale della sua Trieste, all' età di 75 anni, colpito da una polmonite devastante. Da più di un anno lottava contro un male incurabile. Era uno degli ultimi due eroi d' Alessandria rimasti in vita: se ne erano già andati Marceglia, Luigi Durand de La Penne, Mario Marino e Vincenzo Martellotta. Dopo la scomparsa di Schergat resta in vita il solo Emilio Bianchi. Di quella mitica notte, lo stesso Schergat soleva ricordare che, come semplice marinaio, gli toccò governare il "maiale" - questo il nome tecnico del siluro munito d' elica che si staccò dal sommergibile Scirè - stando però altre 4 ore sott' acqua. Il suo collega Marceglia, capitano del genio navale, ebbe invece il "privilegio" di navigare con la testa fuori dall' acqua. Dopo quell' impresa, Schergat finì la guerra come militare nella marina badogliana. Successivamente, un' esistenza problematica: dapprima si occupò di recuperi navali, poi fu marinaio in uno yacht club di Trieste, infine custode all' università, dove rimase per 27 anni. Nel 1949 fece anche una breve esperienza politica, come consigliere comunale del Msi. Meno di un anno fa, gli era stato concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli per gli italiani illustri.

 

 

 

Saluti

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Ricordo molto bene la missione di recupero dell'"Anteo". Ero in servizio a La Spezia e quella storia balzò agli onori della cronaca nazionale. Un mio frà imbarcato sulla nave mi regalò il nastrino del berretto da franchigia.....

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Onori ai Caduti dello Scirè e al battello, il cui stendardo è decorato con M.O.V.M. :s67:

Unisco a questo topic anche quello aperto in "Storia" sul medesimo argomento.

Modificato da Alagi
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  • 1 year later...

Forse quello che dirò, non è prettanmente scritto nel codice d'onore marinaresco, ma visto che lo Scirè lo stanno praticamente ripulendo e distruggendo peggio dei bracconieri, in estrema ratio, con una partecipazione finanziaria di privati e di vari ministeri si potrebbe recuperarlo con tutti i crismi ufficiali, dare ultima sepoltura ai poveri resti rimasti e mettere il relitto in museo. Certo ci sono grandi costi e autorizzazioni di altri Paesi, ma penso che oramai nè valga la pena, a meno che tra 5/10 anni potremmo avere per una preghiera solo il Monumento ai Caduti di Bari e qualche pezzo di lamiera sparso sul fondale.

Che nè pensate?

 

Marcoz

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  • 7 years later...

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