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Relitto Dell'aquilone? (Nuovo Appello A Tutti Gli Esperti)


LColombo

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Nella mia 'ricreativa' ricerca di quante unità della Regia Marina ancora giacciano in fondo al mare, e siano state ritrovate, ho provato a contattare un subacqueo di Bengasi, Talal Osman, per chiedergli se il relitto del ct Aquilone, saltato su due mine posate dagli Swordfish poco fuori dal porto il 17 settembre 1940, si trovi ancora là dove affondò.

Mi ha risposto dicendo che in effetti il relitto c'è, e pensa che sia quello dell'Aquilone. Purtroppo al momento si trova in Francia e non può inviarmi tutte le foto realizzate, ma me ne ha inviate alcune della campana di bordo e della bussola, recuperate dal relitto. Qualcuno sa dire se questi reperti appartengano effettivamente all'Aquilone? Aggiungo che alla base della campana è scritto "N. 2305" e "R. Ferro Genova".

 

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Modificato da LColombo
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mhm.... se ho capito bene, sto tizio sta in Francia (presumo per "prudenza"...) e ha lasciato, reputo a casa sua o di amici, presunti cimeli prelevati dal relitto di una Regia Nave, che quindi sarebbero in una situazione tutto fuorchè sicura ?

 

bha... io sono perplesso.

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Andrebbe rammentato a questo sub e quant'altri si comportano come lui, che le navi militari, di qualunque periodo e luogo si trovino, sono di totale giurisdizione del Paese che le ha armate. In questo caso il prelievo del ripetitore di bussola e della campana si possono ascrivere come furto. Come tale perseguibile dalla legge.

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qui ci sta qualcosa di più di un furto; non so le ragioni per cui ora sta in Francia, ma reputo che allo stato attuale, per noti motivi questi presunti (rammento che finora non ci sta un identificazione positiva dei reperti) cimeli non sono solo rubati, ma pure messi in uno stato di obiettivo rischio di distruzione (non me ne vogliano i Libici in generale, ma non reputo un' abitazione privata nella capitale interinale di uno stato altamente destabilizzato condizioni favorevoli alla preservazione di reperti e cimeli)

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Non credo che sia in Francia per "sicurezza" ma per studio/lavoro, e dovrebbe tornare a Bengasi nel giro di qualche mese.

Sulla giurisdizione circa il relitto (sempre che sia l'Aquilone) e sua proprietà, onestamente proprio non so come sia la legislazione. Di certo vi furono in passato altri recuperi dal relitto dell'Aquilone, tuttavia cimeli recuperati in quella occasione (quando e da chi?) finirono in luogo consono (Sacrario di El Alamein).

Non credo comunque che Osman conoscesse la nave (cioè, di certo il relitto, ma non credo che ne conoscesse l'identità) da cui provengono e la loro storia.

Ad ogni modo, per chi volesse dirgli qualcosa in merito, il suo indirizzo è su Internet: benghazidivingcenter@yahoo.com.

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Stavo pensando, magari si potrebbe pacatamente fargli notare che non è consentito detenere privatamente i suddetti reperti (non credo che lo sappia), e "suggerirgli" che potrebbe consegnarli ad un museo, magari proprio quello del sacrario di El Alamein, il museo "italiano" più (relativamente) vicino a Bengasi e dove, per giunta, già si trovano un fanale, un tratto di catena e la stella di prua dell'Aquilone.

 

Però occorrerebbe sapere due cose:

1) La nave da cui provengono gli oggetti è indubbiamente italiana, ma è l'Aquilone?

2) Quale è, di preciso, la legge menzionata da malaspina, ed è valida anche in Libia?

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Non credo ci siano leggi condivise che regolano a livello internazionale la sovranità sui relitti delle navi civili e militari, penso che per i relitti relativamente giovani vengano stretti appositi accordi bilaterali tra le parti: mi sembra ad esempio, che lo Scirè sia "tutelato" grazie ad un accordo Italia-Israele. D'altronde ognuno è sovrano dei propri mari e ne può disporre come meglio crede..

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C'è un fatto che mi lascia perplesso, quindi chi ha più esperienza di me potrebbe chiarirmi questo dubbio: dopo circa sei decenni trascorsi sott'acqua, è possibile che degli oggetti metallici si trovino in un così buono stato di conservazione?

 

Mi riferisco in particolare alla bussola, la cui sottile lamiera esterna è perfettamente conservata; l'interno poi non presenta alcun segno di corrosione e si può perfettamente leggere lo strumento.

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Andrebbe rammentato a questo sub e quant'altri si comportano come lui, che le navi militari, di qualunque periodo e luogo si trovino, sono di totale giurisdizione del Paese che le ha armate. In questo caso il prelievo del ripetitore di bussola e della campana si possono ascrivere come furto. Come tale perseguibile dalla legge.

 

Moreno, avevo preparato un post in merito, ma non riesco ad inviarlo anche dividendolo in due metà:

motivazione

Si è verificato un errore

Il messaggio contiene troppi blocchi di quote nel testo

 

Potrei inviartelo domani mattina via mail, se tu fossi così gentile di sistemarlo o farmi comprendere il motivo

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Non credo ci siano leggi condivise che regolano a livello internazionale la sovranità sui relitti delle navi civili e militari, penso che per i relitti relativamente giovani vengano stretti appositi accordi bilaterali tra le parti: mi sembra ad esempio, che lo Scirè sia "tutelato" grazie ad un accordo Italia-Israele. D'altronde ognuno è sovrano dei propri mari e ne può disporre come meglio crede..

 

mhm... il defunto colonnello ha emesso così tante leggi anti-italiane che non si puo' escludere che ce ne sia una sui relitti Italiani.

 

cmq, la mia impressione è che se la Libia continua col caos interno, è possibile che alla fine la legislazione in vigore in Libia sarà quella Italiana....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Visti i problemi precedenti, senza fare citazioni, rispondo collettivamente ai com. Malaspina, LColombo e Bezukhov.

 

Concordo, Moreno, ma il reato è perseguibile solamente dalla legislazione del suo Paese.
Cito un caso simile; premetto che mi riferisco alla normativa vigente italiana, in linea di massima, concorde a quella internazionale.
Quella libica, se diversa, può essere solamente più restrittiva, vedi gli assurdi limiti delle loro acque territoriali e convenzioni varie non rispettate da quel genere di Stati, ove il diritto è cosa aleatoria. Senza far ricorso ai codici, riporto a seguito alcuni passaggi relativi ad alcuni aspetti del recupero occasionale, avvenuto nel 2006, da parte di un peschereccio chioggiotto, di un P-47 Thunderbolt americano, a seguito della richiesta degli armatori del mezzo, per danni alle attrezzature da pesca.
Il relitto lo avevo trovato io nel 1993 a una decina di miglia dalla costa veneta, avevo fatto la prescritta denuncia di identificazione del relitto a norma degli artt. 501 e segg. del C.d.N.
Ne recuperai il motore integro, completo di elica quadripala, staccato dalla fusoliera nell'impatto ed altre parti significative, quali le matricole delle armi di bordo e di quanto atto all'identificazione del velivolo.
I reperti sono stati da me donati al Museo Storico Navale di Venezia, dove sono rimasti in stato di abbandono, richiusi in un magazzino, fino alla discutibile cessione dal detto Museo al gruppo GAVS di Vicenza, presso l'aeroporto Dal Molin, che quantomeno lo ha restaurato ed esposto al pubblico.
Scadendo nel ridicolo le due associazioni non erano al corrente del fatto che motore e fusoliera/ali appartenevano allo stesso velivolo e lo ho dovuto segnalare ad entrambi i responsabili delle due associazioni.
Per una controversia con la Sovrintendenza che ne arrogava la proprietà e contestava la consegna da parte mia all'Autorità Marittima !!!, non ho più proseguito nel recupero (dichiaratamente previa rinuncia a qualsiasi richiesta o rivalsa) dell'intero velivolo, che allora si trovava in buone condizioni e che li è rimasto fino al 2009, quando è stato “incartato” dalle reti a strascico del peschereccio, trascinato per svariate miglia e reso a terra, praticamente distrutto. Il relitto è stato consegnato dalla locale CP alle autorità militari USA e da queste affidato alla associazione Dogfight , presso l'aeroporto Ferrarin di Thiene, per il restauro !!!, dove tutt'ora si trova.


L'amico Dino P., ufficiale di polizia giudiziaria, operante nel settore, nello specifico della richiesta di rivalsa danni, dava agli interessati questo suo parere, orientamento confortato anche dalla Direzione Marittima pertinente.


A fronte dell'affermazione di certuni : i relitti di mezzi militari appartengono sempre allo Stato originario, quindi un P.47 americano è, e rimane degli USA.......
…..il permesso per il recupero di qualsivoglia relitto in acque territoriali italiane deve essere rilasciato dalla competente autorità marittima con dei distinguo rispetto alla datazione del bene, in funzione del fatto che vi sono interessi precipui da tutelare. Anzitutto non è così semplice ottenere un'autorizzazione al recupero, valendo il principio che la nave continua ad appartenere all'armatore o al proprietario. In caso di naufragio, l'Autorità marittima ne ordina il recupero a spese dell'armatore al quale è consentito dichiararne l'abbandono e/o perdita, cosi che entrano in gioco le variabili previste e prescritte dagli artt. 540 c.d.n. e segg., e art. 1006 c.d.n. nonchè art. 94 reg.nav.marittima. Solo dopo, lo Stato ne diviene proprietario...solo dopo.
- l'usucapione è prettamente prevista dal CC e, correttamente, non è prevista per i beni mobili e/o immobili di proprietà dello Stato.
In tutto ciò può sorgere la discrasia sopra affermata, se per assunto il relitto permanga di proprietà dello Stato estero; ma in territorio nazionale, questo deve comunque assicurarsi che non venga leso il diritto di terzi talché possano adire a quanto previsto dall'art. 2094 CC relativo al fatto illecito (leggasi bene, illecito, non illegale, che son due cose nettamente differenti nel campo del Diritto).
Sostanzialmente non è che il relitto del P-47 appartenga allo Stato USA semplicemente perché lo era nel corso della guerra, poi è stato abbattuto e chissenefrega, è ancora loro......no, non funziona così: la "res" in siffatta situazione è in stato di abbandono, perciò "persa". Il proprietario, ancor fosse Stato estero, non ha accampato alcun diritto nel corso degli anni, ancor più che tale si trova in Stato estero. Altrimenti, viene meno la certezza del diritto e, soprattutto, la tutela di terzi: vedasi danni illeciti che possono essere causati, pertanto esigibili. In altro caso, ma questo doveva essere fatto prima, tanto prima, gli USA dovevano farsi carico di bonificare il territorio italiano di tutto ciò che avevano lasciato
(mia nota: è molto discutibile, in caso di evento bellico. Probabilmente il relatore si riferiva alla bonifica degli ordigni sganciati in Adriatico nel corso della guerra del Golfo) , e non è che devo avvisare gli americani quando recupero una cosa che presumo sia loro: non devo avvisare proprio nessuno tranne le competenti Autorità (ammesso e non concesso che qualcuno mi autorizzi a recuperare un bene storico). E non è che le Autorità USA, che possono richiedere il relitto, ma devono pagarne le spese di recupero e un terzo del valore del medesimo, se fosse loro, altrimenti se lo DEVONO recuperare e, comunque, PAGARE a chi ha subito danni da esso comunque e sempre, o andare in contenzioso, ma in giudizio italiano.


L'ultimo periodo è un po' arzigogolato, non me ne voglia l'amico Dino, ma rende bene l'idea.


In quanto allo stato di conservazione, la chiesuola della bussola (di emergenza, da imbarcazione) è di lamierino di ottone, il mortaio ovviamente in materiale amagnetico (bronzo). Anche la campana è in bronzo. In questi metalli nobili la corrosione salina è trascurabile. Una volta rimosso l'ossido di rame superficiale con l'acido cloridrico, si proprio quello adoperato nei cessi di bordo, il reperto torna "nuovo di fabbrica".
Ti consiglierei di interpellare la Ferro di Genova, tutt'ora esistente, se non fosse in possesso di un archivio storico, per risalire dal numero di serie al destinatario della fornitura.
Strano che la campana non porti nella fusione il nome della nave. Vedo però un numero, mi pare 34. Anche questa potrebbe essere una via da percorrere, ma sinceramente non saprei da che parte cominciare.
Altra strada potrebbe essere l'Ufficio Storico (dubito però sia in possesso di questo tipo di documentazione).

Interpellerei il costruttore: il Cantiere Navale di Sestri Ponente. Hanno parecchio materiale d'archivio. Amici liguri hanno ottenuto dal Riva Trigoso documentazione relativa ad una costruzione, un piroscafo del 1912.
Ho però il sospetto che la campana non sia quella originale e, per qualche motivo sostituita. Potrebbe aver a che vedere con le burrasche che portarono il caccia al limite del capovolgimento, circostanza nella quale si sarebbe potuto spezzare il maniglioncino di sospendita, generalmente usurato nel perno.
http://www.hsmultimedia.it/giba/libri/LIBRO - RICORDI E MEMORIE DI GUERRA DI CASIMIRO FOIS.pdf
Ma queste sono solamente illazioni. Resta che se il tuo amico è in grado di immergersi nuovamente sul relitto, non vedo quale sia la difficoltà a riconoscere particolari più significativi al fine dell'identificazione, armamento, targhette in bronzo, dimensionamento, forma caratteristica della plancia...ecc. e sopratutto la posizione geografica.
Ho un caro amico che, con il suo team, ha operato in acque libiche, non proprio sotto costa, ma a profondità per me abissali, rinvenendo alcune unità della R. Marina e piroscafi dei convogli. Proverò ad interpellarlo, potrebbe essere al corrente di qualche cosa.
Intanto, buona caccia !!!

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La ditta Ferro di Genova quale sarebbe? Sto cercando su Internet per trovare l'indirizzo e-mail ma mettere cose come "ditta Ferro Genova" è un po' troppo generico.

Se il relitto in questione è l'Aquilone è letteralmente sottocosta, dovrebbe giacere ad appena 13 metri di profondità pochissimo fuori dal porto di Bengasi.

 

AquiloneUSMM5.png

 

Che relitti ha trovato il tuo amico?

Modificato da LColombo
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Ti segnalo intanto questo http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2011/12/29/news/il-mare-restituisce-il-relitto-della-lupo-1.3000249

Sentirò a breve Mario e sarò più esauriente.

La ditta Ferro la ritenevo tuttora esistente, perché circola ancora parecchia strumentazione. Vedo però qui in Betasom che Etna che ne ricostruisce la storia ne parla al passato...

http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=20727&page=2 Altra citazione nel topic : R.Ferro Genova era una grossa azienda genovese.Credo che ancora oggi operi sul mercato navale ; quando navigavo ,etichette con il suo nome c'erano ancora. :s11.

Lo stesso discorso valeva anche per me.

Chi potrebbe essere al corrente sull'esistenza odierna della Ferro sono le ditte che eseguono anche riparazioni bussole:la CAIM scrl, sempre di Genova, oppure la Fuselli, ditta costruttrice e concorrente della Ferro.

Modificato da danilo43
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Vedo con piacere che il com.te Danilo43 è riuscito nell'intento di pubblicare questo interessante documento.

 

Per quanto riguarda la considerazione che la legislazione sui relitti di unità militari affondate in acque di altri stati, sia a giurisdizione (arbitraria) del paese dove si trova purtroppo è vera. Abbiamo un bell'esempio su come viene interpretato il diritto internazionale da paese a paese con i nostri Fucilieri.

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In merito (legislazione sui relitti) ho trovato questo articolo apparentemente ben composto e con le dovute fonti citate, scrive cose vere? http://ccom.unh.edu/sites/default/files/publications/InfoDifesa_5_2011_24_31.pdf

 

[edit]

 

Il link non funziona, l'ho caricato qui: https://drive.google.com/file/d/0B41Pr3CtZWCuNW02dEo3S0YzTWM/edit?usp=sharing

Modificato da Lefa
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In merito (legislazione sui relitti) ho trovato questo articolo apparentemente ben composto e con le dovute fonti citate, scrive cose vere? http://ccom.unh.edu/sites/default/files/publications/InfoDifesa_5_2011_24_31.pdf

 

[edit]

 

Il link non funziona, l'ho caricato qui: https://drive.google.com/file/d/0B41Pr3CtZWCuNW02dEo3S0YzTWM/edit?usp=sharing

 

Assolutamente SI. Ma se interpreti bene, ciò non contrasta con quanto precedentemente riportato.

Stralcio alcuni punti dal tuo interessante allegato:

 

E' oggetto di dibattito internazionale il mantenimento dell'immunità sovrana da parte di una nave da guerra affondata a seguito di qualsiasi evento....

Tale considerazione non è diventata un principio della Convenzione UNESCO.... e si limita a ricordare come “appropriato rispetto è dovuto a tutti i resti umani giacenti in acque marittime”....

Durante i negoziati della citata Convenzione UNESCO era stata avanzata la proposta di....

Nulla di maggiormente specifico si rintraccia nella convenzione di Montego Bay....

Nonostante non esistano norme consuetudinarie o trattati relativi all'immunità sovrana da parte dei relitti delle navi da guerra....

A queste considerazioni vanno aggiunte le posizioni assunte dalla maggior parte delle potenze marittime che vanno nella direzione del principio secondo cui nessuno Stato può interagire con il relitto di una nave da guerra, senza l'autorizzazione dello Stato di bandiera.....

Per gli Stati Uniti, tali relitti sono di proprietà del governo.... inoltre il principio di imprescrittibilità dello Stato di bandiera è affermato anche nello Statemen on United States Policy for protection of Sunken Warships....

Nonostante non esistano norme consuetudinarie o trattati relativi al mantenimento dell'immunità sovrana dei relitti delle navi da guerra, una serie di argomentazioni possono essere portate a supporto di tale principio....

 

Il concetto fondamentale, valente negli Stati di diritto !!!, è che un relitto non diventa con il tempo “res nullius”, o la sua proprietà venga acquisita dallo Stato rivierasco; il proprietario è sempre quello originario e va tutelato, ma secondo la legislazione del Paese “ospitante”.

Mi riferisco sempre alla legislazione italiana che meglio conosco, non per volermi atteggiare a giurista (che non sono), ma per essere stato coinvolto in svariati recuperi, talvolta anche parziali di unità militari. Ebbene: il Codice della Navigazione non fa alcuna distinzione nella modalità di recupero tra relitti mercantile o militari, ma ne tutela ugualmente il proprietario o gli aventi diritto. L'art. 501 del c.d. n. così recita:

Salvo in ogni tempo (nota: anche a recupero iniziato, rimborsando le spese fino ad allora sostenute ) il diritto del proprietario di provvedervi direttamente, nel concorso di più persone che, avvalendosi di mezzi nautici, intendano assumere il recupero di una nave o aeromobile naufragati o di altri relitti della navigazione, è preferito chi, avendo identificato il relitto, ne abbia fatto per primo denuncia all'autorità preposta alla navigazione marittima....

Potrebbe sembrare discriminatorio ma le norme che disciplinano il recupero, gli artt. 449 e segg. del regolamento per la navigazione marittima prevedono che:

Chi intende assumere a norma degli artt. 501 e 504 del codice, il recupero di un relitto di mare, deve farne domanda al capo del compartimento nella cui giurisdizione si trova il relitto da recuperare. Qualora la domanda non sia stata fatta da chi non ha per primo presentato la denuncia di identificazione del relitto, l'autorità marittima invita, con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, coloro che avrebbero diritto di preferenza (nota: ovviamente in primis il proprietario, art 542 reg, nav. mar.) in caso di concorso, a norma dell'art. 501 del codice, a dichiarare entro un termine non superiore ai 60 giorni se intendano assumere il recupero. Trascorso tale termine, gli interessati che non abbiano presentato la relativa domanda, decadono dal diritto e la preferenza prevista dall' art. 501 del codice si stabilisce unicamente fra quelli che hanno presentato domanda.

Delle domande di recupero presentate all'autorità marittima mercantile è data notizia ai proprietari dei relitti, quando sono noti.

Aggiungo: è data notizia all'autorità consolare pertinente, qualora la proprietà del relitto appartenga ad un Paese estero.

Per questo motivo ho affermato precedentemente che il reato indiscusso di furto di oggetti di pertinenza di un relitto deve essere perseguito d'ufficio dal Paese “ospitante” anche in assenza di reclamo di parte lesa.

Sempre riferendomi alla nostra legislazione, il codice della navigazione, al titolo: Dei delitti contro la proprietà della nave, dell'aeromobile o del carico, all'art. 1146, così recita:

Appropriazione indebita dei relitti marittimi e aerei. Chiunque si appropria di relitti indicati negli artt. 510, 993, in cui ha l'obbligo della denuncia è punito con la reclusione fino a tre anni ovvero con la multa fino a Euro 1032.00 (importo non aggiornato)

Per gli appartenenti al personale marittimo e alla gente dell'aria e per le persone addette in qualsiasi modo ai servizi di porto e di navigazione ovvero che esercitano una delle attività indicate nell'art. 68, la pena è aumentata fino a un terzo.

Pur non essendo dettagliatamente specificato nel codice, è considerata appropriazione indebita di relitti marittimi anche l'appropriazione di parte di essi, e considerata aggravante qualora si tratti di beni di proprietà dello Stato. Il recuperatore non diventa, inoltre, automaticamente proprietario del bene recuperato: gli è dovuto il compenso, in altra parte disciplinato, a seguito della vendita del materiale da patte dell'autorità marittima. A norma del combinato disposto degli artt.453 del regolamento e 502 del c. d. n.

L'autorità marittima mercantile che a norma dell'art. 502 del codice riceve in consegna le cose recuperate deve far constatare il fatto con processo verbale redatto in triplice esemplare. Il processo verbale deve contenere:

a) la descrizione degli oggetti recuperati, con le principali dimensioni, il peso e le marche e gli altri segni distintivi:

b) l'indicazione del luogo in cui gli oggetti furono trovati, dei mezzi adoperati e delle spese incontrate per il recupero;

c) il valore di ciascun oggetto o di ciascun gruppo di oggetti della medesima specie, accertato, secondo lo stato in cui si trovano, con l'intervento di un funzionario dell'amministrazione doganale e quado occorra con l'assistenza di un perito;

d) l'indice del grado di conservabilità delle cose recuperate.

Il processo verbale (redatto in triplice copia )è sottoscritto dal ricuperatore, dal perito, se intervenuto, dal funzionario dell'amministrazione doganale e dall'autorità marittima mercantile che lo ha compilato....................

Non mi dilungo oltre, ma per quanto riguarda le modalità relative all'eventuale ritrovamento di resti umani, interverrò successivamente.

Modificato da danilo43
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La ditta Ferro di Genova quale sarebbe? Sto cercando su Internet per trovare l'indirizzo e-mail ma mettere cose come "ditta Ferro Genova" è un po' troppo generico.

Se il relitto in questione è l'Aquilone è letteralmente sottocosta, dovrebbe giacere ad appena 13 metri di profondità pochissimo fuori dal porto di Bengasi.

 

AquiloneUSMM5.png

 

Ho ritrovato la stessa posizione indicata in Navi Militari Perdute, ovviamente tratta dal fono di Marilibia Bengasi.

A poca distanza da quel punto (segnalato da me nella schermata del plotter con un bollino rosso), circa 600 metri a levante, è segnalato un relitto coperto da 6, 6 m d'acqua, nello stesso battente indicato, di circa 12 m (profondità corrispondenti alle minime maree sizigiali). Presumo che trattandosi di così basso fondale le sovrastrutture del relitto possano esser state fatte brillare, ai fini della sicurezza della navigazione nel corso dei lavori di ampliamento del porto e costruzione delle nuove dighe nel 1988. Non me la sento di affermarlo con certezza, visto con chi si ha a che fare !.

Nei pressi non c'è altro, se non ad oltre un miglio di distanza. Il relitto, conosciuto, sarà stato sicuramente depredato dai locali, nel corso degli anni, ma come potrebbe essere diversamente, trovandosi lo stesso praticamente affiancato alla diga foranea. La piccola differenza potrebbe essere motivata in parte dal diverso sistema geodetico impiegato nel 1940, rispetto al WGS 84, il rimanente causato da normali errori, del rilievo di allora e della carta nautica dell'Ammiragliato.

Le coordinate del plotter sono espresse in gradi, primi e frazioni di primo, non in secondi.

Per me il relitto è quello, che sia italiano non ci piove sopra. Sarebbe sufficiente che l'amico confermasse la posizione, ma per il riconoscimento ufficiale dei reperti occorre una prova certa.

 

hlsj.jpg

Modificato da danilo43
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Secondo i documenti, dell'Aquilone affioravano dalla superficie le estremità degli alberi. Circa relitti & demolizioni, Talal mi ha spiegato di sfuggita che, prima dei lavori di ampliamento del porto di Bengasi, vi erano dei resti (penso rimasugli di navi demolite) anche all'interno del porto stesso; di che nave/i fossero non lo sapremo mai, credo, perché sono stati rimossi a seguito di detti lavori. La sola notte precedente l'affondamento dell'Aquilone erano stati affondati in porto il gemello Borea (di cui esistono foto che lo mostrano in demolizione sul posto già nei mesi successivi) ed i pfi Maria Eugenia e Gloriastella, poi nei due anni a venire Bengasi ebbe modo di diventare un cimitero di navi, la cisterna Bosforo, la Tp Centauro, e tante altre.

L'unica che però sia affondata fuori dal porto, così, appena fuori, dovrebbe essere l'Aquilone.

Sull'identificazione "positiva" la legge di Murphy sta dando il meglio di sé; bussola con ditta produttrice e numero di serie, e la ditta è fallita da trent'anni; campana che dovrebbe essere il biglietto da visita della nave, ed invece è solo numerata. Proverò a chiedere a Talal se ha trovato altri segni, iscrizioni o simili.

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  • 2 years later...

Nulla purtroppo... mi tengo di quando in quando in contatto con un altro subacqueo libico, Mohamed Arebi (ha trovato i relitti dell'HMS P 32, del piroscafo tedesco Achaia e di altre navi tra cui probabilmente i piroscafi Tembien ed Esperia, che necessitavano però di altre immersioni per l'identificazione), ma ovviamente anche la sua attività è ferma da lungo tempo e per chissà quanto.

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