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Anniversario Del Primo Tricolore


Febea

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Ricorre oggi la "giornata nazionale della bandiera". Penso che sia doveroso darne un cenno.

Vorrei riportare alcune notizie in merito, ma poiché sto scrivendo tramite il cellulare rimando a domani.

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"Il tricolore italiano, usato dai giacobini italiani quale adattamento del tricolore francese, ottenne la sua prima ufficialità nel 1796 quando il Bonaparte ne permise l'uso alle legioni italiane che combattevano al suo fianco.

Il 7 gennaio 2007 a Reggio Emilia il parlamento della repubblica Cispadana decreta "che si renda universale lo stendardo di tre colori verde, bianco e rosso" a bande orizzontali. Al centro della fascia bianca lo stemma della repubblica. E la città emiliana, che è stata anche definita città del tricolore, custodisce con orgoglioso vanto questa genitura. Nel 1805 Napoleone accettò di adottarlo come bandiera nazionale del Regno d'Italia, con i colori in bande verticali per maggiore somiglianza al vessillo francese.

Il tricolore scomparve con la restaurazione, per ricomparire nei moti del 1821 fino a divenire nel 1848 bandiera del Regno di Sardegna con lo scudo sabaudo al centro. La decisione reale di sostituire l'azzurro sabaudo con il tricolore sanzionava la volontà di unificazione.

Una curiosa situazione si determinò quando, per un errore di stampa, lo statuto albertino veniva pubblicato recando all'art. 77 la vecchia dizione: "La bandiera azzurra è la nazionale" che suscitò, a quanto ci ricorda Enrico Foschi, giornalista parlamentare, la protesta del deputato Conforti ed una breve questione che si risolse con una ristampa aggiornata.

Nel 1861 il tricolore divenne bandiera italiana.

Con l'avvento della Repubblica nel 1946 scomparve dal tricolore lo scudo sabaudo e l'art. 12 della Costituzione, entrata in vigore, come noto, il 1 gennaio 1948, dispone infine oggi che la bandiera nazionale è il tricolore italiano verde bianco e rosso a tre bande verticali di uguali dimensioni.

Come si vede la storia sociale della nostra bandiera è opposta a quella del vessillo francese. Infatti, il tricolore italiano rappresentò il simbolo unitario della nazione ancor prima dell'avvio dei moti di unificazione, che poi accompagnò come emblema dell'indipendenza e dell'unità nazionale. Mentre la bandiera transalpina del XIX secolo era piuttosto simbolo di parte politica (repubblicano-bonopartista) in contrapposizione con la bandiera bianca gigliata (borbonico-cattolica).

Il valore unitario del nostro tricolore cementò gli animi degli italiani nel 1915 simboleggiando e talora contribuendo a costruire uno spirito nazionale che rappresenta uno dei momenti più alti della storia italiana del XX secolo.

Questa simbologia fu catturata dal fascismo che la trasformò in liturgia (la bandiera troneggiava in ogni manifestazione del ventennio, ogni sabato al termine delle lezioni gli scolari dovevano rendere omaggio alla bandiera con il saluto romano ecc.). E così, da simbolo unitario, la bandiera nazionale viene trasformata in simbolo di parte talché, conclusosi il periodo fascista, essa fu accantonata quasi come un simbolo compromesso.

Negli anni della contestazione seguenti al '68 la bandiera era associata all'idea di conservatorismo,e fini per essere mostrata ed avere valore generale e popolare soltanto nelle manifestazioni sportive (come rileva Gianni Oliva, I luoghi della memoria, Laterza, 1998).

Il valore del tricolore è stato riscoperto nell'ultimo decennio del XX secolo per il comparire nell'Italia del nord di frange politiche secessioniste che hanno innalzato vessilli locali padani, determinando nella generalità il ritorno all'apprezzamento della bandiera tricolore come simbolo dell'unità nazionale.

Una legge del 1998 sancisce l'esposizione della bandiera sugli uffici pubblici allo scopo di assicurarne una maggiore visibilità ed un attaccamento ad essa più sentito.

[...]

Sulle bandiere della marina militare e della marina mercantile è caricato al centro della sezione bianca il rispettivo emblema araldico (scudo con le quattro repubbliche marinare, rispettivamente, timbrato e non timbrato da corona)

[...]

Per il valore simbolico e ideale che la bandiera assume, l'art. 292 del codice penale, novellato dall'art. 5 della legge n. 85/2006, punisce chiunque vilipendia o danneggi la bandiera nazionale o i colori nazionali. Per il rispetto dovuto agli altri Stai è altresì colpita l'offesa a bandiere straniere -se sussistono le condizioni di reciprocità- (artt. 299 e 300 c.p.).

[...] dimensioni e tonalità cromatiche

Il più accorato e commosso tripudio popolare di bandiere nazionali per le strade ed alle finestre si ebbe nel novembre 1918 a Trento e nell'ottobre 1954 a Trieste all'ingresso, in entrambe le occasioni, delle truppe italiane in città."

 

Da M. SGRELLI, Il cerimoniale - Il cerimoniale moderno e il protocollo di Stato, Master S.r.l., 2009, pp. 241-244.

Modificato da Febea
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Di certo non avevano il Tricolore, ma nel 1509 ad Agnadello nel corso del match Venezia-Resto del Mondo le truppe della Repubblica andarono all'assalto al grido di Italia! Libertà!.

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Pelizza da Volpedo ("Il quarto stato") va bene, ma possiamo anche andare oltre, no Febea? Se non ricordo male la Marianna impugna il tricolore (anche se non proprio il nostro). Non è un cattivo esempio.

 

E io ricordo il garibaldino che sventola il tricolore a Calatafimi nel film 1860 di Blasetti.

Correggo un mio errore.

Il garibaldino di Calatafimi che impugna il tricolore non è nel film di Blasetti ma in Rossellini 1861.

Eccone un fotogramma.

immagine1i.jpg

 

Quanto a Pellizza da Volpedo, se non fraintendo quanto vuol dire Francesco, non aveva bisogno di far impugnare tricolori al popolo in marcia verso la conquista dei propri diritti mentre la Marianna, in quanto simbolo della Repubblica, sì.

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Correggo un mio errore.

Il garibaldino di Calatafimi che impugna il tricolore non è nel film di Blasetti ma in Rossellini 1861.

Eccone un fotogramma.

immagine1i.jpg

 

Quanto a Pellizza da Volpedo, se non fraintendo quanto vuol dire Francesco, non aveva bisogno di far impugnare tricolori al popolo in marcia verso la conquista dei propri diritti mentre la Marianna, in quanto simbolo della Repubblica, sì.

 

Il Pelizza da Volpedo è ancora tradizionale (pre-femminista) in quanto la popolana in marcia nel "Quarto Stato" porta in braccio il proprio bambino e nessuna bandiera. La Marianna invece (quadro del David? non ricordo bene) è avanti agli altri con il tricolore.

EDIT: ripensandoci, credo che la Marianna sia di Delacroix.

Modificato da de domenico
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Va' bbuo'...che ' ntanto te ffai veddè le tette......che 'na vorta er patriottismo, 'na vorta artro...sa mai te prenneno en TV....

Ps: per farle vedere bene, Delacroix ha scordato platealmente l'anatomia: se si alza un braccio, pure la tetta si alza, ma questo avrebbe scoordinato il modello sexy: tette pari, braccio alto: anatomicamente incredibile, ma vuoi mettere l'impatto?

Modificato da malaparte
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Va' bbuo'...che ' ntanto te ffai veddè le tette......che 'na vorta er patriottismo, 'na vorta artro...sa mai te prenneno en TV....

Ps: per farle vedere bene, Delacroix ha scordato platealmente l'anatomia: se si alza un braccio, pure la tetta si alza, ma questo avrebbe scoordinato il modello sexy: tette pari, braccio alto: anatomicamente incredibile, ma vuoi mettere l'impatto?

 

 

Vabbe' ho capito: domani cerchiamo il Pelizza da Volpedo. Non avevo postato il Delacroix proprio per evitare le facili ironie ... In fondo anche il Marat vittima di Carlotta Corday era nudo nella vasca, o sbaglio?

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In fondo anche il Marat vittima di Carlotta Corday era nudo nella vasca, o sbaglio?

 

 

Credo proprio di no, Monsegneur, e spero di aver avuto buona sorte -come Marianna- nel non dover subire l'affronto di disimmetrie. Anche se l'acqua della tinozza copriva, e aiutava.

Modificato da marat
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Pelizza da Volpedo ("Il quarto stato") va bene, ma possiamo anche andare oltre, no Febea? Se non ricordo male la Marianna impugna il tricolore (anche se non proprio il nostro). Non è un cattivo esempio.

 

Il Pelizza da Volpedo è ancora tradizionale (pre-femminista) in quanto la popolana in marcia nel "Quarto Stato" porta in braccio il proprio bambino e nessuna bandiera. La Marianna invece (quadro del David? non ricordo bene) è avanti agli altri con il tricolore.

EDIT: ripensandoci, credo che la Marianna sia di Delacroix.

 

Scusi C.te De Domenico, a me non è molto chiaro il suo invito ad andare oltre :s06: : lo farei volentieri, se solo capissi meglio.

Nonostante la descrizione successiva del famoso quadro che, non me ne voglia nessuno, non mi è mai piaciuto, sebbene così realistico, il suo intervento mi risulta un po' criptico: potrebbe essere un po' più chiaro per cortesia? Perché pensando a quel quadro, io non trovo nulla che unisca, ma anzi, vi trovo l'esasperazione della divisione tra ceti sociali, la contrapposizione e la rivendicazione, sebbene pacata ed ordinata, di diritti. Una bandiera tricolore in quel quadro sarebbe assolutamente fuori luogo.

 

 

se si alza un braccio, pure la tetta si alza, ma questo avrebbe scoordinato il modello sexy: tette pari, braccio alto: anatomicamente incredibile, ma vuoi mettere l'impatto?

Concordo, ma solo se è tutta roba naturale :s02:

Non ci sono sicuramente le proporzioni del Buonarroti, ma il significato prevale... pensiamo anche alle polene (che non c'entrano certo con la bandiera).

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Va' bbuo'...che ' ntanto te ffai veddè le tette......che 'na vorta er patriottismo, 'na vorta artro...sa mai te prenneno en TV....

Ps: per farle vedere bene, Delacroix ha scordato platealmente l'anatomia: se si alza un braccio, pure la tetta si alza, ma questo avrebbe scoordinato il modello sexy: tette pari, braccio alto: anatomicamente incredibile, ma vuoi mettere l'impatto?

 

 

Che Mastro Delacroix avesse avuto, sul punto, pennellate incomparabilmente più felici, me n'ero accorto intorno ai dieci anni, che furono assai visitati dal suo catalogo.

E poi, che sia credibile o meno, ai maschietti della mia generazione Marianna suggeriva pulsioni prevalentemente civiche, di segno diverso ma non lontano da quelle di Pelizza.

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Scusi C.te De Domenico, a me non è molto chiaro il suo invito ad andare oltre :s06: : lo farei volentieri, se solo capissi meglio.

Nonostante la descrizione successiva del famoso quadro che, non me ne voglia nessuno, non mi è mai piaciuto, sebbene così realistico, il suo intervento mi risulta un po' criptico: potrebbe essere un po' più chiaro per cortesia? Perché pensando a quel quadro, io non trovo nulla che unisca, ma anzi, vi trovo l'esasperazione della divisione tra ceti sociali, la contrapposizione e la rivendicazione, sebbene pacata ed ordinata, di diritti. Una bandiera tricolore in quel quadro sarebbe assolutamente fuori luogo.

 

Comandante Febea, lei ha messo in crisi la mia capacità di giustificare/razionalizzare il tutto.

Ma cerchiamo di ricostruire il misfatto. Volendo esprimere un apprezzamento anche grafico per il suo topic, la prima cosa che veniva in mente era la Marianna con il suo tricolore, un'immagine che resta impressa (perfezione anatomica a parte). Ma partire da Delacroix, a parte che il tricolore non era quello giusto, voleva dire esporsi a sospetti di voyeurismo (Giorgione: "La tempesta", "Susanna e i vecchioni").

Purtroppo, però, nella storia patria non ci sono molte Marianne né Giovanne d'Arco: per lo più Madonne...Ecco perché ho pensato al "Quarto Stato", una bella immagine che è comunque parte della memoria collettiva degli italiani, che presenta una donna "in prima linea" al pari dell'uomo, sia pure con il figlioletto in braccio, quindi tradizionale quanto si vuole.

Il fatto è che i maschietti non hanno ancora finito di pagare per secoli di sciovinismo e sopraffazioni: sono pronto a fare la mia parte (a proposito: grazie al cittadino Marat per il suo sostegno generazionale).

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Sergio Romano, replicando a chi si scandalizzava per l'inno nazionale utilizzato come gingle pubblicitario, ha sostenuto che quell'uso denota, piuttosto, maturità civica.

Che si possa dire anche di noi, e dell'uso improprio ma non irriverente che facciamo del tricolore ?

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Una donna sola e due uomini: però la donna è in prima linea. E non ci sono bandiere rosse.

 

quarto_stato-11.jpg

Pellizza studiò molti anni prima di iniziare il quadro e ne impiegò tre per realizzarlo. E' quindi meditato in ogni sua parte e la mancanza di ogni tipo di bandiera è evidentemente una scelta. Io credo che discenda da un suo ragionamento che la bandiera è simbolo caro alla borghesia e che il quarto stato non la senta come propria. E' molto più simbolico il bambino che la donna porta in braccio che evidentemente rappresenta il futuro.

Uscendo un po' fuori dalle righe, durante il grande sciopero di Cagliari del 1904, le operaie della manifattura tabacchi che in corteo si recavano al comune per manifestare usarono solo un fazzoletto rosso che però non sventolavano ma tenevano aperto con le dita, delicatamente, come certe donne tengono le vesti della madonna durante una processione.

E questo la dice lunga sulla mentalità contadina e operaia di quei tempi.

Modificato da gichiano
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Comandante Febea, lei ha messo in crisi la mia capacità di giustificare/razionalizzare il tutto.

Ma cerchiamo di ricostruire il misfatto. Volendo esprimere un apprezzamento anche grafico per il suo topic, la prima cosa che veniva in mente era la Marianna con il suo tricolore, un'immagine che resta impressa (perfezione anatomica a parte). Ma partire da Delacroix, a parte che il tricolore non era quello giusto, voleva dire esporsi a sospetti di voyeurismo (Giorgione: "La tempesta", "Susanna e i vecchioni").

Purtroppo, però, nella storia patria non ci sono molte Marianne né Giovanne d'Arco: per lo più Madonne...Ecco perché ho pensato al "Quarto Stato", una bella immagine che è comunque parte della memoria collettiva degli italiani, che presenta una donna "in prima linea" al pari dell'uomo, sia pure con il figlioletto in braccio, quindi tradizionale quanto si vuole.

Il fatto è che i maschietti non hanno ancora finito di pagare per secoli di sciovinismo e sopraffazioni: sono pronto a fare la mia parte (a proposito: grazie al cittadino Marat per il suo sostegno generazionale).

 

Non credo di essere riuscita a mettere in crisi un buon C.te come lei, suvvia non esageriamo! :s01:

Sì, nella nostra storia ci sono più Madonne, ma tutt'ora non riesco a condividere come possa essere intravista alcuna allegoria con la donna del quadro, sia facendo riferimento al tricolore sia alla sua storia: differenti sensibilità presumo. Non me ne voglia.

Concentrandoci sul quadro, a mio avviso, la donna del Pellizza non è affatto in prima linea: guardiamo meglio.

I due uomini vengono a passo deciso verso di noi e sebbene non siano affiancati non prevaricano l'uno sull'altro, hanno pari valore di rappresentanza: sono calmi, niente braccia conserte, nienti attrezzi che possano intimorire, paiono proprio voler cercare un confronto onesto, da uomo a uomo. Sono forti nel loro sentirsi nel giusto. Loro sono i rappresentanti della massa ordinata che sta alle spalle, questo è certo.

La donna invece sembra aver raggiunto improvvisamente e a passo svelto i due uomini: lo dimostrano la sua posizione di tre-quarti arretrata, l'aver ancora il bambino in braccio (certo, ciò che di più caro ha al mondo da non abbandonare mai), ma soprattutto i movimenti marcati che il pittore ha dato alla sua gonna: dà proprio l'idea di essere scappata fuori all'improvviso dalla massa, quasi in seguito ad un moto di esasperazione o piuttosto quasi a suggerire qualcosa ai due.

Il trio dunque è certamente di grande effetto dal punto di vista visivo ed emozionale, ma non possiamo pensare (o meglio, io non posso pensare) che la donna sia "in prima linea" al pari dell'uomo, sia pure con il figlioletto in braccio, né che in qualche modo il bambino possa incarnare alcun valore se non quello della famiglia e del futuro.

Tutto questo C.te De Domenico perché vorrei solo renderla partecipe del mio punto di vista, nessuna presa di posizione nei suoi confronti, ci mancherebbe. :s01: :s10:

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Non credo di essere riuscita a mettere in crisi un buon C.te come lei, suvvia non esageriamo! :s01:

Sì, nella nostra storia ci sono più Madonne, ma tutt'ora non riesco a condividere come possa essere intravista alcuna allegoria con la donna del quadro, sia facendo riferimento al tricolore sia alla sua storia: differenti sensibilità presumo. Non me ne voglia.

Concentrandoci sul quadro, a mio avviso, la donna del Pellizza non è affatto in prima linea: guardiamo meglio.

I due uomini vengono a passo deciso verso di noi e sebbene non siano affiancati non prevaricano l'uno sull'altro, hanno pari valore di rappresentanza: sono calmi, niente braccia conserte, nienti attrezzi che possano intimorire, paiono proprio voler cercare un confronto onesto, da uomo a uomo. Sono forti nel loro sentirsi nel giusto. Loro sono i rappresentanti della massa ordinata che sta alle spalle, questo è certo.

La donna invece sembra aver raggiunto improvvisamente e a passo svelto i due uomini: lo dimostrano la sua posizione di tre-quarti arretrata, l'aver ancora il bambino in braccio (certo, ciò che di più caro ha al mondo da non abbandonare mai), ma soprattutto i movimenti marcati che il pittore ha dato alla sua gonna: dà proprio l'idea di essere scappata fuori all'improvviso dalla massa, quasi in seguito ad un moto di esasperazione o piuttosto quasi a suggerire qualcosa ai due.

Il trio dunque è certamente di grande effetto dal punto di vista visivo ed emozionale, ma non possiamo pensare (o meglio, io non posso pensare) che la donna sia "in prima linea" al pari dell'uomo, sia pure con il figlioletto in braccio, né che in qualche modo il bambino possa incarnare alcun valore se non quello della famiglia e del futuro.

Tutto questo C.te De Domenico perché vorrei solo renderla partecipe del mio punto di vista, nessuna presa di posizione nei suoi confronti, ci mancherebbe. :s01: :s10:

 

Comandante Phoebe, è un piacere esser messo in crisi da lei... Vediamo un po' di capirci. Il quadro di Pellizza (1901) è di quelli che restano impressi, non un quadro qualunque. La politica non c'entra, o c'entra poco. Tutto l'effetto dell'immagine, quello che le dà movimento e attira l'attenzione, è la posa dinamica ma elegante della donna, molto diversa da quella rigida e statica dei due uomini.

 

Ecco perché "è in prima linea": più lei delle figure maschili. Ricorda però un poco la posa dell'angelo in numerose Annunciazioni del Rinascimento italiano.

 

Al tempo stesso il bambino in braccio fa di lei una quasi-Madonna (per l'appunto, la storia della pittura italiana..), ma in piedi e non seduta come è (quasi) sempre Maria. E tuttavia, il gesto di lei ha qualcosa di ieratico, altro che bandiere rosse! Nella pittura bizantina era molto diffusa la "Vergine Hodegetria", cioè quella che con un braccio tiene in collo il bambino e al tempo stesso con l'altro lo addita all'adorazione dei fedeli.

 

Il quadro di Delacroix, invece, non ha nulla di sacro né di ieratico: rivoluzione francese, giacobini, patriottismo, tricolore. E' ben per questo che avevo cercato (senza riuscirci) di mettere insieme i due mondi.

Scendo dalla cattedra: il quadro di Pellizza è il più "retrò" dei due, ma anche il più bello.

Modificato da de domenico
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la donna del Pellizza non è affatto in prima linea: guardiamo meglio.

I due uomini vengono a passo deciso verso di noi e sebbene non siano affiancati non prevaricano l'uno sull'altro, hanno pari valore di rappresentanza: sono calmi, niente braccia conserte, nienti attrezzi che possano intimorire, paiono proprio voler cercare un confronto onesto, da uomo a uomo. Sono forti nel loro sentirsi nel giusto. Loro sono i rappresentanti della massa ordinata che sta alle spalle, questo è certo.

La donna invece sembra aver raggiunto improvvisamente e a passo svelto i due uomini: lo dimostrano la sua posizione di tre-quarti arretrata, l'aver ancora il bambino in braccio (certo, ciò che di più caro ha al mondo da non abbandonare mai), ma soprattutto i movimenti marcati che il pittore ha dato alla sua gonna: dà proprio l'idea di essere scappata fuori all'improvviso dalla massa, quasi in seguito ad un moto di esasperazione o piuttosto quasi a suggerire qualcosa ai due.

 

 

La politica non c'entra, o c'entra poco. Tutto l'effetto dell'immagine, quello che le dà movimento e attira l'attenzione, è la posa dinamica ma elegante della donna, molto diversa da quella rigida e statica dei due uomini.

Ecco perché "è in prima linea": più lei delle figure maschili. Ricorda però un poco la posa dell'angelo in numerose Annunciazioni del Rinascimento italiano.

Al tempo stesso il bambino in braccio fa di lei una quasi-Madonna (per l'appunto, la storia della pittura italiana..), ma in piedi e non seduta come è (quasi) sempre Maria. E tuttavia, il gesto di lei ha qualcosa di ieratico, altro che bandiere rosse!

 

Prima del Quarto Stato Pellizza dipinse Fiumana che ne è, possiamo dire, la prima versione. L'idea centrale delle due opere è quella dei lavoratori in marcia ed in particolare dei due uomini e della donna che li guidano o, più paritariamente, li precedono.

L'oggetto delle nostre riflessioni è la donna che, si è rilevato, ha un atteggiamento ed un comportamento diversi da quelli dei due uomini.

Francesco sostiene la preminenza della figura della donna cui attribuisce la funzione di guida mentre Elena sostiene la sua subordinazione all'azione degli uomini, anzi quasi di freno o avvertimento.

Non dimentichiamo i fatti di Milano del 1898 e la strage di Bava Beccaris!

 

Ieri ho passato un'oretta a fare qualche ricerca e mi sono imbattuto in due affermazioni di Pellizza sui suoi dipinti:

 

"Per me la donna più che render parte con vera coscienza è compagna passiva dell'uomo nella sua corsa verso l'equilibrio ed è perciò che le mie donne invece di rivelare un pensiero profondo si interessano o dell'uomo o del bambino o tendono a vedere i fatti isolati senza assurgere allo scopo finale dell'uomo."

Citazione tratta da Aurora Scotti, Pellizza da Volpedo. Catalogo generale, Milano, 1986.

 

"e tu chi fai? La moglie il pargoletto teco conduci

ad ingrossare la fiumana dell'Umanità assetata di

giustizia - di quella giustizia conculcata fin qui

e che ora miraggio lontano splende."

Da una poesia del pittore scritta sul verso della tela del quadro Fiumana, precedente al Quarto Stato.

 

Dunque la figura femminile per Pellizza nel quadro ha un ruolo subordinato a quello dell'uomo, del marito. Non conduce la folla come la trascinante Marianna francese ma segue il suo uomo, forse addirittura cerca di dissuaderlo come intuisce Elena che, devo dire, ha letto perfettamente questo complesso lavoro.

 

17727673.jpg

 

Fiumana.

502st.jpg

 

lafiumanapellizzadavolp.jpg

 

Poi per chi vuole le bandiere a tutti i costi :s10:

socialistiriformistieli.jpg

Modificato da gichiano
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Per ragioni varie, interloquisco ultimamente con ritardo.

Perfettamente d'accordo con Febea: la signora in questione, nel quadro di Pelizza, in realtà non c'entra nulla: sta solo intervenendo casualmente per dire al suo uomo (che , da buon macho rivoluzionario, non la prende neanche in considerazione, e continua a guardare avanti, come se lei non esistesse) " Ma che fai? TIENI FAMIGLIA!" Sulle conseguenze ideologiche e idealistiche di tale quadro non metto becco.

A questo , volendo fare le pulci, si può pure aggiungere che il canone di bellezza femminile di Pelizza è decisamente aristocratico: suvvia, conciatela meglio, e vi accorgerete che quelle gambe lunghe e quelle mani fini non sono da contadinotta padana.

L'allegra signorina che, con le sue improbabili tette al vento, suscita l'entusiasmo degli studenti parigini, è invece l'esatto opposto alla bellezza aristocratica: niente pudibondi veli da statua greco-romana (stile Impero) a fingere di celare, anche in pieno inverno, formette un po' tisicuzze: qua la ciccia abbonda, la nobile anoressia è stata sovvertita dalla Rivoluzione delle patate e dei fagioli.

Modificato da malaparte
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Lo schieramento femminile si è ricomposto: benissimo. Tuttavia, commander Malaparte, osservo che quanto lei dice sulla popolana del Quarto Stato (le forme sottili, aristocratiche) converge con quanto avevo scritto. Il buon Pellizza si rifà alla grande tradizione pittorica italiana, e quindi alle Madonne rinascimentali (ha presente L'Annunciata di Antonello?), mentre l'ottimo Delacroix ha presente le popolane francesi della jacquerie. A me non interessa l'ideologia dell'uno o dell'altro, mi interessano i risultati pittorici, che sono quelli che restano. Altrimenti la comandante Febea mi incastra di nuovo ...

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niente pudibondi veli da statua greco-romana (stile Impero) a fingere di celare, anche in pieno inverno, formette un po' tisicuzze: qua la ciccia abbonda, la nobile anoressia è stata sovvertita dalla Rivoluzione delle patate e dei fagioli.

 

 

Immagino dove avrebbe intinto la penna (la tastiera) se al Quarto Stato avesse messo mano Giovanni Boldini, Signora.

Ma ha ragione: non esistono tricoteuses tisicuzze, né pasionarie o guardie rosse, e nemmeno -scendendo per li rami- si é mai visto un femore lungo al Rione Sanità o un collo da cigno allo Zen.

E tuttavia si consoli (mi consolo): il diritto alla nobile anoressia l'abbiamo strappato senza spargimenti di sangue, quale che fosse l'impronta genetica del femore e dell'anca. Precarie, vilipese, diuturnamente oppresse, perennemente insidiate, in pensione a sessantacinque anni, ma il Palazzo d'Inverno della taglia trentotto conquistata per via televisivo-democratica e partecipativa, a Dio piacendo é una fulgida e progressiva realtà.

Modificato da marat
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ee nemmeno -scendendo per li rami- si é mai visto un femore lungo al Rione Sanità o un collo da cigno allo Zen.

Stiamo scherzando? Gli zigomi alti e l'aristocratico sopracciglio di Sofia Scicolone mica vengono dai Parioli...

 

Comunque sto cercando di rintracciare certa documentazione che ho per tornare al tema iniziale,,. prima o poi....quando la trovo.... :s14:

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Per tornare al tema iniziale, qualche curiosità sparsa:

 

il primo tricolore italiano stopricamente accertato fu questo, usato dai volontari italiani che nell'ottobre 1796 si arruolarono nell'Armée d'Italie. E' conservato al Museo del Risorgimento di Milano. Si trattava però di colori di reparto militare, non di Stato (è per questo che una decina e più di anni fa, dopo un po' di polemica, Milano dovette recedere dal suo tentativo di "soffiarci" la nomea di "Città del Tricolore")

 

tricolorelegione.jpg

 

Come simboplo di Stato, e per la precisione della Repubblica Cispadana, nacque invece a Reggio, quando il 7 gennaio 1797 i delegati di Modena, Reggio, Ferrara e Bologna, a congresso fin dal 27 dic. per fondare la Repubblica, scelsero una bandiera simbolo. Autore della proposta fu Luigi Compagnoni, di Lugo di Romagbna.

La proposta accettat fu questa (ricostruita da Ugo Bellocchi)

 

tricolore1.jpg

 

 

in cui le quattro frecce della faretra simboleggiano le quattro città del congresso. La sede in cui si teneva il congresso era questa (attualmente sede del Consiglio Comunale di RE, nonchè sala di rappresentanza del Municipio):

 

tricoloresala.png

 

 

 

 

Il tricolore a bande verticali nasce il 22 fiorile anno VI 811 maggio 1798) come bandiera della Rep. Cisalpina.

 

A RE è stato istituito un Museo del Tricolore

http://www.tricolore.it/

 

http://www.tricolore.it/museo.htm

 

 

Spesso si vedono tricolori dai colori improbabili (e non parlo di quelli stinti dal sole e dalle intemperie che spesso pendono come straccetti dalle sedi delle istituzioni ...) I colori non sono dei generici "bianco, rosso e verde" ma , dal 17 gennaio 2003, devono basrasi su precise indicazioni della "Scala Pantone". La Pantone è una compagnia americana che fin dal 1963 ha prodotto una prima scala di colori; attualmente produce la scala per il riconoscimento dei colori.

Per la precisione, i colori sono

verde prato brillante 18-5642TC

bianco latte 11-4201TC

rosso pomodoro 18-1660TC

 

 

Bibliografia sul tema:

T. Maiorino-G.Marchetti Tricamo-A.Zagami, Il tricolore degli italiani, Mondadori,2002

Pres. del Consiglio dei Ministri, Il tricolore: il simbolo la storia, (2^ ed. aggiornata), 2005

e il monumentale Ugo Bellocchi, Il tricolore: diecento anni 1797-1997, Banca Pop. Emilia Romagna, 1996

 

Infine, altra curiosità, molto interessante è stata la mostra "Bandiera dipinta" che si è tenuta nel 2003 a RE.

 

 

 

http://www.stile.it/articolo/bandiera-dipinta/379277

Posterò prox. qualche immagine dal bel catalogo, così si riprende più a tema anche il tema pittorico.... :s02:

Modificato da malaparte
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Non conosco la scala Pantone, e non la discuto.

Che il il rosso fosse "pomodoro" lo temevamo. Dircelo così d'amblé ce lo poteva risparmiare.

 

Be' il pomodoro è di origine americana, come i fagioli. Noi potremmo prendere a base le cipolle rosse di Tropea (quelle sono autoctone). Quanto al verde-prato, gli irlandesi sostengono che nell'isola di Hibernia si riscontrano 56 tonalità diverse di verde.

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Ecco qua: anche noi abbiamo avuto le nostre sbandieratrici, ancorché un poco più castigate di quell' esaltata della Marianna (se non altro per non scandalizzare la vecchia nonna)

 

(quello che sembra blu, è un difetto , credo. dello scanner: posso assicurare che nell'originale è verde - sebbene non verde prato brillante, ma direi più sul verde bosco)

 

bandiera1.jpg

 

bandiera2x.jpg

 

(di Carlo Stragliati, Episodio delle Cinque giornate, Milano, Museo del Risorgimento)

 

dal catalogo

 

 

bandier3.jpg

 

 

a cura di C. Collina, E.Farioli, C. Poppi, 2003

 

 

Quanto alle sfumature di colore, ricordando una certa vecchia polemica sono riuscita a trovarne traccia in rete...

 

http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001018817

 

 

Ignoro come poi la faccenda si sia conclusa, anzi, dubito che si sia conclusa.

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