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Ricordi Di Un Marinaio


GM Andrea

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Titolo: RICORDI DI UN MARINAIO

Autore: FRANCO MAUGERI

Casa editrice: Mursia

Anno di edizione: 1980

Pagine: 310

Dimensioni: 21x14

Prezzo originale: ----

Reperibilita : media

 

Recensione:

 

Le memorie dell'Amm. Maugeri, capo del SIS durante la guerra e primo CSMM della Marina Militare. Dall'Accademia al termine della carriera, attraverso episodi molto discussi. Da notare che questo volume segue di trent'anni "From the ashes of disgrace", famigerato libro di Maugeri, stampato a New York e scritto in inglese, col quale il capo del nostro servizio segreto navale candidamente affermo che ogni buon italiano avrebbe dovuto sperare nella sconfitta (sic). Tale mirabile frase scompare nel volume in questione, se non per dimenticanza per pudore, ma la copertina - in cui l'Autore s'intrattiene sorridente da CSMM con un ammiraglio americano - è decisamente freudiana.

Interessante per le vicende storiche narrate (anche della prima guerra: Maugeri fu uno dei primi aviatori), e utile per farsi venire il sangue amaro.

PS: mi sta arrivando dalla Svezia (!) "From the ashes of disgrace"...faro sapere.

 

 

maugeri0ps.jpg

Modificato da Totiano
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  • 1 year later...
  • 3 years later...

lettura in corso e c'è da dire che il buon Andrea non ha tutti i torti. non so se dal libro si possa davvero affermare se e quanto, l'ammiraglio in questione abbia fatto a favore degli alleati.

 

forse dalla versione inglese... Andrea se poi riuscito a ottenerla?

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La nomina di Maugeri a CSMM fu una chiara scelta di campo della nascente Repubblica Italiana probabilmente condizionata dalla consapevolezza dell'imminente divisione del mondo in due blocchi contrapposti. Tuttavia penso che fino a quando non verrà chiarita la reale condotta di quest'uomo nel corso del secondo conflitto mondiale la sua investitura lascerà sempre un retrogusto amaro che ha tutto il sapore della beffa in coloro che sacrificarono la vita per la nostra Patria.

Modificato da Corto Maltese
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La nomina di Maugeri a CSMM fu una chiara scelta di campo della nascente Repubblica Italiana probabilmente condizionata dalla consapevolezza dell'imminente divisione del mondo in due blocchi contrapposti. Tuttavia penso che fino a quando non verrà chiarita la reale condotta di quest'uomo nel corso del secondo conflitto mondiale la sua investitura lascerà sempre un retrogusto amaro che ha tutto il sapore della beffa in coloro che sacrificarono la vita per la nostra Patria.

 

 

da base artica, marco

 

..................concordo pienamente!!!

 

marco

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La nomina di Maugeri a CSMM fu una chiara scelta di campo della nascente Repubblica Italiana probabilmente condizionata dalla consapevolezza dell'imminente divisione del mondo in due blocchi contrapposti. Tuttavia penso che fino a quando non verrà chiarita la reale condotta di quest'uomo nel corso del secondo conflitto mondiale la sua investitura lascerà sempre un retrogusto amaro che ha tutto il sapore della beffa in coloro che sacrificarono la vita per la nostra Patria.

Ho molti dubbi, non ho certezze su questo argomento (come su molti altri), però ...

Il primo dubbio è su cosa possa avere effettivamente fatto l'ammiraglio Maugeri a favore degli Alleati: non lo sappiamo.

Poi ho la netta sensazione che, mentre Maugeri esprimeva il proprio pensiero, tanti altri avessero operato nell'ombra, rimanendo zitti dopo.

Buona parte delle "sfortune" della Regia Marina si spiegano ora che sappiamo di ULTRA e di tutto l'apparato di decrittazione, anche se non tutto si spiega: mi ricordo pure che uno è fortunato se si prepara, se non è preparato le sfortune si accaniscono.

Non vorrei che le parole che seguono fossero prese come una provocazione, ma siete certi che i sentimenti espressi da Maugeri non fossero anche di larghissima parte della popolazione italiana ?

Un saluto pieno di dubbi.

 

Odisseo

 

P.S.: spero di non essere andato OT e di non aver offeso nessuno.

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Ho molti dubbi, non ho certezze su questo argomento

figurati io....

ma siete certi che i sentimenti espressi da Maugeri non fossero anche di larghissima parte della popolazione italiana ?

 

 

 

Boh; se i sentimenti espressi da Maugeri erano davvero: [i]"ogni buon italiano avrebbe dovuto sperare nella sconfitta "[/i], sì, credo di poter dire (anche se non c'ero) che NON erano di larghissima parte della popolazione italiana. La gente, credo, sperava nella fine della guerra: sperare in una sconfitta è fuori dal gioco, fuori dalla mentalità sociale; nessun gruppo sociale, mai, da nessuna parte, sogna la sconfitta; semmai sogna di stare tranquillo.

E , davvero, lo trovo oltraggioso verso chi è morto sperando, e perché sperava, in una vittoria; ma questa è solo una valutazione morale, che pesa per quanto vale (ma perché le valutazioni morali non valgono proprio più nulla? Ma non esisteva una "morale sociale"??)

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che l'Italia non fosse coesa come altre nazioni nello sforzo bellico (sono molti i prigionieri italiani che descrivono i sacrifici britannici, o anche le frecciate-neanche tanto sottili- che arrivano dal film alfa tau). Ma se la popolazione italiana puo forse pensarlo, che un militare tradisca la propria Patria dovrebbe essere inconcepibile.

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  1. Giusto o sbagliato che fosse, il 10.06.1940 in Piazza Venezia, Roma, sembrava che l'Italia avesse vinto i mondiali di calcio (dato di fatto, scomodo da ricordare), quindi penso che in molti sperassero, almeno inizialmente, più che nella fine della guerra, nella vittoria
  2. Che un militare tradisca la propria patria, dovrebbe essere inconcepibile? Penso che dovrebbe essere altrettanto inconcepibile per chiunque, militare o civile

 

Saluti a tutti

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Ma se la popolazione italiana puo forse pensarlo, che un militare tradisca la propria Patria dovrebbe essere inconcepibile.

Dimenticavo di premettere che dell'ammiraglio Maugeri prima di questo post conoscevo pochissimo (quasi niente, cioè quello che si trova sul sito della MMI, http://www.marina.difesa.it/storia/csmm/maugeri.asp).

Ho cominciato a cercare documentazione solo da ieri.

Se ho capito bene Maugeri afferma (o gli fa affermare il suo coautore/traduttore): "L'inverno del '42-'43 trovò molti di noi, che speravano in un'Italia libera, di fronte a questa dura, amara e dolorosa verità: non ci saremmo mai potuti liberare delle nostre catene, se l'Asse fosse stato vittorioso … Più uno amava il suo Paese, più doveva pregare per la sua sconfitta nel campo di battaglia... Finire la guerra, non importa come, a qualsiasi costo”.

Malgrado questo mi sembra che Maugeri, ad esempio, fosse al comando del Bolzano a Matapan, rischiando la vita come tutti gli altri (poteva fare la fine di Zara, Pola e Fiume). Mi sembra, inoltre, che durante la I GM si fosse comportatato bene, anzi benissimo.

Ora mi domando, sperare nella sconfitta ma continuare a combattere è tradimento ?

Capisco anche che il sospetto si appunta sul periodo trascorso dal Maugeri a capo del SIS, ma nessuna prova esiste, la decorazione americana (la Legione al Merito) veniva (viene ?) concessa più o meno come il cavalierato in Italia. Prove ???

Ho trovato interessante questo vecchio articolo del "Corriere di Gela" http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn...10341&idc=1

Dimenticavo ... già ci eravamo occupati, qui a Betasom, dell'ammiraglio Maugeri https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=299

Saluti.

 

 

EDIT:

... prima che qualcuno mi corregga: so bene che Matapan fu nal 1941.

 

Odisseo

 

P.S.: suvvia Comandante Melekhin le tecniche del consenso di massa erano ben note anche nel 1940 ... o nel 1789 con la folla che plaudiva al "decollamento" sia di Luigi XVI che di Danton o di Robespierre e, magari, si arruolava volontariamente nell'armata napoleonica.

Modificato da Odisseo
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Ora mi domando, sperare nella sconfitta ma continuare a combattere è tradimento ?

 

Non lo so, Odisseo, non lo so: non mi sono mai trovata, graziaddio, in una situazione del genere: A naso, direi che, se spero in una sconfitta, non continuo a combattere; se continuo a combattere, non spero nella sconfitta; se spero nella sconfitta, ma continuo a combattere, chi mi è vicino ha buone e logiche ragioni per dubitare o della mia combattività, o della mia speranza.

 

Anch'io di Maugeri sapevo (so) ben poco. E' che quella espressione sull'auspicata sconfitta mi ha creato un po' di prurigine, perchè proprio, davvero, non la capisco.

Se sto dietro a un cannone e sparo, non riesco a capire come posso sperare che il mio colpo vada a vuoto e che invece sia "quell'altro", insomma il "nemico" ad avere la meglio...E' molto semplificato, ma il concetto è quello.

Se poi il nemico diventa amico...ho ancora più complicazioni morali, e magari cerco di tirarmene fuori. Non di assumere cariche.

Ma, ripeto, io non c'ero.

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P.S.: suvvia Comandante Melekhin le tecniche del consenso di massa erano ben note anche nel 1940 ... o nel 1789 con la folla che plaudiva al "decollamento" sia di Luigi XVI che di Danton o di Robespierre e, magari, si arruolava volontariamente nell'armata napoleonica.

Faccio finta di non aver capito il tono del "suvvia".

Premessa fondamentale: lungi da me il fare propaganda politica, men che mai di estrema destra, o peggio scatenare polemiche su Betasom o altrove.

 

Opinione personale: guarda caso, quando finisce una dittatura, tutti si riscoprono antifascisti, antinazisti, antitutto. Quasi ci fosse bisogno di ricreare la verginità (ideologica) di un intero popolo. Penso invece che la rinascita di un paese dovrebbe partire da: "abbiamo sbagliato a credere nella dittatura (e ci credevamo tutti o quasi, chi più chi meno, perchè bene o male ci faceva comodo)".

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Faccio finta di non aver capito il tono del "suvvia".

Premessa fondamentale: lungi da me il fare propaganda politica, men che mai di estrema destra, o peggio scatenare polemiche su Betasom o altrove.

Opinione personale: guarda caso, quando finisce una dittatura, tutti si riscoprono antifascisti, antinazisti, antitutto. Quasi ci fosse bisogno di ricreare la verginità (ideologica) di un intero popolo. Penso invece che la rinascita di un paese dovrebbe partire da: "abbiamo sbagliato a credere nella dittatura (e ci credevamo tutti o quasi, chi più chi meno, perchè bene o male ci faceva comodo)".

Chiedo scusa per il "suvvia", ma il tono era solo scherzoso, non mi permetterei di offendere nè te nè nesun altro ...

Ciao.

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Ora mi domando, sperare nella sconfitta ma continuare a combattere è tradimento ?

Capisco anche che il sospetto si appunta sul periodo trascorso dal Maugeri a capo del SIS, ma nessuna prova esiste, la decorazione americana (la Legione al Merito) veniva (viene ?) concessa più o meno come il cavalierato in Italia. Prove ???

 

Personalmente mi hanno colpito molto alcune frasi riportate nel libro "Tutti a bordo!" recentemente pubblicato (2009) dalla casa editrice Mursia in cui gli Autori, due ufficiali della Marina Militare tuttora in servizio attivo (C.V. Patrizio Rapalino e C.V. Giuseppe Schivardi) ricordano come l'ammiraglio De Courten, nelle sue memorie relative al mese di agosto 1943, dichiari che "l'ammiraglio Franco Maugeri, capo del SIS, gli riferì di essere in grado in caso di necessità di accordarsi con i servizi d'informazione avversari per assicurare l'incolumità della flotta durante un eventuale trasferimento in Sardegna per sottrarsi alla minaccia tedesca" (pag. 117). Nel capitolo ventiduesimo gli stessi Autori ricordano come "il 31 dicembre del 1946, dopo aver ricevuto il placet informale degli Alleati, Franco Maugeri, ammiraglio di divisione di fresca nomina, venne nominato capo di stato maggiore scavalcando in un sol colpo tutti gli ammiragli superiori di grado" (pag. 264). Infine riporto una significativa parte della motivazione della sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano ha definito il c.d. "caso Trizzino":

"Censure roventi contro Maugeri

11) Pantelleria ed Augusta sono le ultime tappe attraverso le quali l’autore perviene alle gravi conclusioni del sedicesimo capitolo: quelle che sono state interpretate come un’accusa di intelligenza col nemico rivolta indiscriminatamente a tutti i capi della marina.

Occorre subito chiarire che non si tratta di accusa indiscriminata contro tutti. i capi: intanto rimangono esclusi dal sospetto, per la stessa costruzione logica del libro, i comandanti in mare, che l’autore considera vittime delle perfidie del centro. E’ Supermarina l’oggetto dell’attacco, e neppure con tutti i suoi componenti: per esempio: l’ammiraglio Somigli, che attribuiva gli insuccessi delle nostre armi ad un complesso di inferiorità degli Stati maggiori. l’ammiraglio Sansonetti, che si duoleva con Cavallero per le fughe di notizie sui movimenti delle nostre navi, l’ammiraglio Girosi, che si rammaricava con Cavallero della crisi della marina e diceva che bisogna rimontare la corrente, riattivando il mordente per combattere i mezzi nemici. appaiono evidentemente immuni da sospetto. Anche a proposito dell’agguato di Matapan, l’unica volta che afferma in termini categorici la certezza del tradimento, l’autore si rifugia nel dubbio sul nome del traditore: tradimento di un singolo, dunque, non tradimento collettivo anche se il concorso delle oscure circostanze di quel tragico episodio sia tale da allargare la cerchia dei sospetti. E quando si chiede se l’ammiraglio Maugeri fosse anche lui tra quelli che desideravano la sconfitta per liberare l’Italia dal giogo della dittatura, l’autore propone con tutta evidenza un problema di numero e di identità.

Naturalmente, poiché si tratta di un problema insolubile per lui, non resta che rivolgersi all’impersonalità di Supermarina. Ma il ragionamento del Trizzino segue un filo conduttore che è stato tracciato da altra mano: prende le mosse, da una frase rivelatrice che si legge nel libro dell’ammiraglio Maugeri pubblicato in lingua inglese da un editore americano (From the Ashes of Disgrace): “L’ammiragliato inglese aveva una quantità di amici tra i nostri ammiragli di alto rango e nello stesso ministero della marina. Io sospetto che gli inglesi erano in grado di ottenere informazioni autentiche dalla fonte”. Rivelazione gravissima, come si vede, e tanto più grave in quanto proviene da una fonte qualificata: da colui che fino all’armistizio fu a capo dell’ufficio informazioni della marina, resse cioè le fila del servizio di controspionaggio. Il Maugeri ha poi ripudiato la prima parte della frase, attribuendola a involontario travisamento del suo pensiero da parte del pubblicista americano che redasse il testo del libro sulla traccia di appunti presi nel corso di vari colloqui diretti a raccogliere il materiale occorrente per la stesura. Ma non ha ripudiato la seconda parte, e questa non ha senso se non è collegata concettualmente con la prima: giacché è chiaro che l’ammiragliato britannico non avrebbe potuto ottenere notizie autentiche dalla fonte, cioè dallo stesso ufficio di Supermarina che custodiva i piani segreti delle operazioni militari, senza l’ausilio di quegli amici fidati che contava nell’ambiente degli ammiragli italiani.

Comunque, anche mutilata della prima parte, la rivelazione si afferma con tutto il peso del suo valore indiziario e trova riscontro in altri indizi specifici e particolarmente nelle tenebrose circostanze di episodi inesplicabili, come l’agguato di Matapan, il bombardamento di Genova, la perdita degli incrociatori Giussano e Da Barbiano, gli affondamenti del Perseo, del Foscolo e dell’Ariosto.

Esula dalla materia di questo giudizio ogni apprezzamento sulla condotta del Maugeri quale capo dell’ufficio informazioni. E perciò la Corte a proposito della decorazione americana conferitagli per i preziosi servizi resi agli alleati in tale qualità, non deve interloquire nel dissenso tra il giudizio del magistrato ordinario, che vide nella motivazione di quella decorazione la prova del tradimento del Maugeri, e il decreto di archiviazione del magistrato militare, che ricondusse la prestazione di quei servizi all’epoca della cobelligeranza (cosa poi non risultata vera).

Tuttavia non può esprimersi dal rilevare che l’ammiraglio Maugeri, come scrittore italiano in terra straniera, si è mostrato poco pensoso della dignità nazionale e dell’onore dei capi della nostra marina, dando adito a sospetti di tale gravità. Egli cosi prosegue nel suo libro di memorie: “l.’inverno del l942-43 trovò molti di noi, che speravano in un’Italia libera di fronte a questa dura, amara, dolorosa verità: non ci saremo potuti liberare delle nostre catene se l’Asse fosse stato vittorioso”; e precisa meglio il concetto: “Più uno amava il proprio paese, più doveva pregare per la sua sconfitta sul campo di battaglia”. Se tali erano i sentimenti di molti di noi, in quel triste inverno, bisogna pur pensare che tra il pregare per la sconfitta della patria e l’agire in maniera da affrettarla. il passo è breve.

E questo, dice il Trizzino, può valere per la resa di Pantelleria e per la caduta di Augusta, avvenimenti posteriori alla stagione dei dubbi indicati dall’ammiraglio (pag. 245). Ma egli risale indietro nel tempo e crede di ritrovare in questo nuovo concetto dell’amor di patria, la chiave di tutte le nostre sventure.

Evidentemente si è lasciato trascinare dalla foga polemica. Questa generalizzazione di sospetti è eccessiva e ingenerosa, manca di equilibrio e di misura: non considera adeguatamente tutte quelle circostanze che consentono nella maggior parte dei casi di trovare una spiegazione plausibile dei nostri rovesci nella impreparazione, nella superficialità, nel dilettantismo dei capi senza bisogno di arrivare al tradimento. Non considera soprattutto che all’inizio della guerra la speranza di una facile vittoria poteva alimentare le ambizioni dei capi e determinare in essi fermezza di propositi e adesione spirituale al[avventura bellica, mentre nell’inverno del l942 lo spettro dell’inevitabile sconfitta incombeva sugli uomini e sugli eventi, e l’ansia di concludere comunque e ad ogni costo quella tragica avventura era al vertice di ogni sentimento. Ciò che si può spiegare con gli scoraggiamenti dell’ultima ora, non si concilia invece con l’euforia della prima. Si può ammettere che sin da principio vi sia stato negli ambienti dell’alto comando qualche occulto sabotatore della guerra, e le vagliate circostanze rivelatrici sembrano confermarlo, ma non si può in coscienza affermare che tutti i rovesci subiti dalle nostre armi rientrino in un’unica coerente trama, facciano parte di un unico piano premeditato.

Insomma, la conclusione a cui giunge il Trizzino è pessimistica e spietata: nessun critico sereno sarebbe disposto a sottoscriverla. Ma contiene elementi di giustificazione che non possono essere ignorati. E comunque non rivela né mala fede né proposito di vilipendio: rivela invece un desiderio inappagato di chiarificazione, che giunge fino all’iperbole ma poi si acquieta nella più serena istanza conclusiva che trova il suo presupposto deontologico nella salvezza del prestigio delle armi italiane. Occorre liberarsi dall’eredità del recente passato: non lasciare che nelle nostre tradizioni militari entrino usi e esempi rovinosi; voci, sospetti e dubbi non debbono esistere su coloro a cui si affidano le vite di milioni di persone e l’avvenire del paese".

 

Come giustamente hai sostenuto nel tuo post (“Ultra” a parte) non ci sono prove certe. Però gli indizi citati mi sembra risultino gravi, precisi e concordanti deponendo tutti in un unica direzione...Perdonami se ti ho annoiato :s03:

Modificato da Corto Maltese
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Come in tutte le vicende del Belpaese (& dintorni), tittedentratto scatta subito la "Hiiiiiiiiiit...Parade!!!!": per i politologi dell'italico Stivale, ci sono militari che tramano di serie A, e militari che tramano di serie B.

 

Quando il milite che trama lo fa in maniera funzionale alle opinioni politiche dell'osservatore di turno (ovvero ai danni di un "regime" sgradito), ecco che il milite risulta subito "ottimo e abbondante" (di serie A, quindi).

 

Viceversa, quando il marmittone che trama lo fa ai danni di un "regime" gradito al Mannheimer di turno, ecco che ineffabilmente si evocano i "muri di gomma", gli immancabili "servizi deviati" (che sono un po' come il prezzemolo, stanno bene su tutto) ed il "tintinnio di sciabole".

 

Per i Sartori in erba, quindi, ci sono casi in cui i cittadini in divisa devono rigorosamente attenersi ai principi della "Carta" (quella costituzionale, non equivocate), e casi in cui i prodi cospiratori devono noleggiare il DVD di "operazione Walkyria", immedesimarsi in Tom Cruise e marciare lancia in resta contro l'oppressore di turno.

 

Ecco dunque che, conseguentemente, i Buttazzoni e gli Arillo di turno diventano infine dei gran pezzi di melma (un po' ottusi, faciloni, tontoloni), mentre i Maugeri e i Rosa Coutinho della situazione vincono un abbonamento per un soggiorno di un mese a Capalbio (vitto, alloggio e stiratura inclusi).

 

Se fossi un Sartori in erba, mi lancerei subito in un arguto "distinguo" e mi azzarderei a domandare chi decide quando il "regime" di turno sia meritevole o meno di una bella "conspiracy" tesa a rovesciarlo, ma odio i "distinguo" (sanno un po' troppo di pubblico della De Filippi, o di Giletti) e, quindi, eviterò di porre l'esiziale domanda.

 

(e ora, mi abbandono alla digestione)

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Perdonami se ti ho annoiato :s03:

Perchè mai annoiato ? :s01:

Però resto sempre della mia convinzione, non ci sono prove, solo indizi.

Tutto il discorso di Trizzino e seguenti diatribe era condotto sulla non conoscenza (ovviamente) dell'esistenza di ULTRA; vorrei dire anche da una certa acrimonia verso tutta la Marina, il buon Trizzino mi pare fosse ufficiale dell'Arma Azzurra.

A Matapan mi pare Maugeri fosse "comandante in mare".

 

Trame & Tradimenti

... abbiamo perso la guerra perchè era impossibile vincerla.

Giovanni Sartori mi piace assai. Mannheimer è simpatico ma fa uno "sporco" mestiere.

Chiudo qui il mio intervento e non interverrò più in questo topic, perchè se ci si spinge a fare distinguo , finisco per pensare e scrivere che anche chi ha mancato di fedeltà al giuramento che aveva fatto al suo re è un traditore.

Spero di non aver offeso nessuno, sono solo pensieri in libertà in un torrido pomeriggio di mezza estate. :s01:

 

Saluti.

 

Odisseo

 

P.S.: i casi della vita ... difendere uno sconosciuto ammiraglio, sconosciuto fino a pochi giorni fa. :s03:

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  • 1 year later...

L'ho letto non molto tempo fa.

 

Nella prima parte del libro Maugeri narra le sue esperienze in mare: a Capo Spada, a Capo Teulada (dove rivendica il daneggiamento del Berwick da parte del Bolzano da lui comandato) ed a Matapan.

 

Nella seconda parte dell'opera invece è narrata la sua esperienza a capo del SIS, prima e dopo l'8 settembre, quando fu costretto ad operare in clandestinità nella Roma occupatat dai tedeschi.

 

Devo dire che il personaggio, così come traspare dalle pagine del suo racconto, non mi è piaciuto affatto. Ho avuto la sensazione di trovarmi davanti una persona che agiva più in base a dove spirava (o dove avrebbe più probabilmante spirato) il vento, che in base a sue convinzioni personali. Una specie piuttosto numerosa nel nostro Paese.

 

Qualcuno dei Comandanti ha letto "From the Ashes of Disgrace"?

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Qualcuno dei Comandanti ha letto "From the Ashes of Disgrace"?

 

Io sì, posseggo il simpatico volume.

Fra una cosa e l'altra - pur avendone accennato in passato - non l'ho ancora recensito.

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Ci sono sostanziali differenze, riguardo alle motivazioni ed alle scelte da lui effettuate, rispetto a "Ricordi di un Marinaio"?

 

Se non sbaglio "From the Ashes of Disgrace" è antecedente e fu scritto negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra.....

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Ci sono sostanziali differenze, riguardo alle motivazioni ed alle scelte da lui effettuate, rispetto a "Ricordi di un Marinaio"?

 

Se non sbaglio "From the Ashes of Disgrace" è antecedente e fu scritto negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra.....

 

La vicenda di From the ashes of disgrace ebbe notevole risalto nel primo dopoguerra.

In sostanza, Maugeri divenne Capo di SM della Marina nel gennaio 1947 pur essendo solo ammiraglio di divisione e, può ben dirsi, anche grazie ai suoi privilegiati rapporti con gli alleati.

Facendola breve, nei mesi successivi venne contattato dal giornalista americano Victor Rosen che gli propone un libro-intervista. Si tennero vari incontri a Roma presso Maristat; tornato negli USA, il Rosen diede alle stampe il volume, pubblicato a New York in lingua inglese.

Appena se ne ebbe contezza in Italia scoppiò la polemica per alcune frasi che riporto da me tradotte. Si tenga presente che Maugeri in guerra fu com.te di navi in armamento (Bolzano e Bande Nere) e poi capo del SIS.

 

L'inverno del 1942-43 trovò la maggior parte di chi sperava in un'Italia libera di fronte a questa dura, amara, dolorosa verità: non ci saremmo potuti liberare dalle nostre catene in caso di vittoria dell'Asse. (...) Più amavamo la nostra patria, più dovevamo pregare per la sua sconfitta sul campo di battaglia. Gli italiani patriottici sapevano che la vittoria significava solo una peggiore schiavitù per l'Italia. (...) La nostra sola speranza di libertà vittoriosa stava nel perdere la guerra.

 

E inoltre:

 

L’Italia era piena di inglesi e di italiani amici e simpatizzanti per la Gran Bretagna, soprattutto per l’aristocrazia. Io dubito che esistessero molte spie in Italia: essi non ne avevano davvero bisogno. L’ammiragliato britannico aveva abbondanti amici tra i nostri ammiragli anziani e nello stesso Ministero Marina. Sospetto che gli inglesi fossero in grado di ottenere genuine informazioni direttamente alla fonte. In questo caso non c’era bisogno di spendere denaro e sforzi per avere un esercito di agenti segreti scorazzanti per i fronti a mare di Napoli, Genova, Taranto e La Spezia

 

La postfazione dell'editore così recita:

Lasciatemi, comunque, aggiungere una considerazione che prova come l'Ammiraglio Maugeri non fu e non potè essere un fascista: per essere nominato all'attuale carica di Capo di Stato Maggiore della Marina Italiana ha dovuto avere la benedizione e la piena approvazione dell'Alto Comando Alleato.

 

Vi furono numerose interrogazioni parlamentari (i dibattiti sono consultabili sul sito della Camera). In molti si chiesero se tali considerazioni fossero compatibili coi ruoli che l'ammiraglio aveva ricoperto in guerra. Il Ministro della Difesa Pacciardi chiese lumi a Maugeri, che si difese sostenendo che quella non era farina del suo sacco e mai aveva autorizzato la pubblicazione.

 

Quello che è certo, leggendo il testo, è che il Rosen non può essersi inventato granché, perchè le considerazioni esposte nel libro sono a mio parere troppo personali e approfondite, denotando una puntigliosissima conoscenza di fatti e uomini della Marina, per non venire dal Maugeri.

 

Fatto sta che nel novembre 1948 il Ministro decise di sanzionare l'ammiraglio con un rimprovero formale per non avere vigilato, destituendolo e spedendolo a comandare il Dipartimento di Napoli. Il testo finale del rimprovero è: "Questa grave manchevolezza ha provocato la pubblicazione nel libro di alcune frasi che hanno avuto la più deplorevole ripercussione in Italia e specie nell'ambiente della marina. Pur tenendo conto della sua buona fede, delle sue lodevoli intenzioni e delle attenuanti che indubbiamente V. S. ha, come risulta principalmente dalla pubblica dichiarazione del signor Rosen, non posso che fortemente deplorare quando è avvenuto. Mi limito a infliggere a V. S. un rimprovero".

 

Ora, Ricordi di un marinaio altro non è che l'emendatissima e ridottissima versione ad usum Italiae di From the ashes of disgrace. Mancano integralmente le frasi contestate, e in certi casi alcuni giudizi sono completamente ribaltati.

Ecco un semplice esempio.

 

Nel testo inglese (1948) così Maugeri si riferisce all'Amm. Antonio Legnani, già Com.te dei sommergibili durante l'ultima guerra:

 

Mussolini nominò Sottosegretario alla Marina Repubblicana l'Ammiraglio Legnani, un cospiratore furbo e ambizioso, meglio noto alla maggior parte di noi come il "Gatto Soriano" per la sua chioma a chiazze gialle e grigie. Ma il destino ha un suo modo di procedere in tali situazioni e di arrivare all'esito finale. (...) In ogni caso, poche settimane dopo la nomina a lungo bramata questo arrivista giunse finalmente al suo destino. Rimase ucciso in un incidente stradale.

Faccio presente che usa il termine "arrivista" in italiano nel testo originale.

 

Stesso passaggio in Ricordi di un marinaio (1978):

 

L'ammiraglio Legnani fu nominato sottosegretario, ma poche settimane dopo fu vittima di un incidente automobilistico; lo sostituì l'ammiraglio Sparzani. Conoscevo bene sia l'uno che l'altro e sono sicuro che nessuno dei due cercò o accettò l'elevato incarico per ambizione ma perchè obbligati dalle circostanze; in ogni caso non esercitarono mai alcuna azione contro di noi, mentre so che protessero i marinai sbandati, o disertori, da rappresaglie.

 

Aggiungo che in Ricordi di un marinaio l'Autore non fa il minimo cenno alla vicenda che lo vide rimosso dall'incarico di CSMM.

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Grazie per la risposta GM Andrea!!

 

Mi metterò alla ricerca di "From Ashes of Disgrace" quanto prima. Credo che sia un libro molto importante per capire meglio quei travagliatissimi anni....

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