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A Bordo di un sottomarino-intervista


Totiano

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Interessante multi-intervista di "Civiltà delle macchine" al link A bordo di un sottomarino: tecnologie e competenze per affrontare una dimensione estrema (civiltadellemacchine.it)  Sono persone che molti di coi conoscono e tutti siamo consci del loro valore! Ecco la meravigliosa intervista

 

A bordo di un sottomarino: tecnologie e competenze per affrontare una dimensione estrema

 

Di Vincenzo Pisani

Una conversazione con Vito Lacerenza, Contrammiraglio, Capo Reparto Sommergibili, Stato Maggiore Marina, Gennaro Vitagliano, Capitano di fregata, Capo Ufficio Submarine Escape and Rescue, Stato Maggiore Marina, Manuel Moreno Minuto, Capitano di vascello sommergibilista Comandante della Flottiglia Sommergibili e Giampaolo Consoli, Capitano di vascello, Comandante del Gruppo Operativo Subacquei di COMSUBIN. 

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Per un non addetto ai lavori, la visita all’interno di un sottomarino militare di nuova generazione equivale alla sperimentazione di un microcosmo dove spazi, materiali e suoni proiettano il visitatore in una dimensione uguale a nessun’altra. Tecnologie avanzate che consentono di navigare nelle profondità marine in sicurezza; di viaggiare in autonomia con capacità quattro volte superiori a quella dei sistemi convenzionali; di comunicare, misurare e sorvegliare il dominio subacqueo sfidando la pressione, l’opacità e tutti i limiti posti dall’elemento acqua. Ma la scoperta più affascinante riguarda un altro elemento: le competenze peculiari di chi opera in tale dimensione, un mix di capacità tecniche e di spirito di squadra senza le quali sarebbe impossibile gestire una macchina tecnologicamente complessa e una situazione estrema per condizioni ambientali e logistiche. 
In questo settore, l’Italia vanta una tradizione di eccellenza, tanto da essere un riferimento per la formazione dei corpi di sommergibilisti di altre Marine militari nel mondo. Ne abbiamo parlato con l’Ammiraglio Vito Lacerenza, Capo Reparto Sommergibili, Stato Maggiore Marina, il Comandante Gennaro Vitagliano, Capitano di fregata, Capo Ufficio Submarine Escape and Rescue, Stato Maggiore Marina, il Comandante Manuel Moreno Minuto, Capitano di vascello sommergibilista, Comandante della Flottiglia Sommergibili e il Comandante Giampaolo Consoli, Capitano di vascello, Comandante del Gruppo Operativo Subacquei del COMSUBIN. Li abbiamo incontrati all’Accademia Navale di Livorno lo scorso 27 marzo, in occasione della presentazione de “Civiltà del Mare. Geopolitica, strategia, interessi nel mondo subacqueo. Il ruolo dell’Italia”: il primo rapporto pubblicato nel nostro Paese su questa materia, realizzato da Fondazione Leonardo - Civiltà delle Macchine in collaborazione con Marina Militare e il supporto di studiosi e ricercatori del Consiglio delle Nazionale delle Ricerche e de La Sapienza Università di Roma. 

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- Ammiraglio Lacerenza, in questi giorni è ormeggiato qui a Livorno il Sommergibile Pietro Venuti, che costituisce, insieme al Romeo Romei, la seconda serie del progetto italo-tedesco U-212A. Probabilmente la più avanzata interpretazione su scala mondiale del sottomarino convenzionale. Quali sono le tecnologie distintive a bordo di questa macchina?

RISPOSTA 
Il Sommergibile Pietro Venuti è la terza Unità della Classe Todaro e insieme al Sommergibile Romeo Romei, costituisce la 2^ serie del progetto U-212A. Le spiccate capacità operative di queste Unità aderiscono perfettamente a quelle richieste dal tipo di attività svolte, tra le quali missioni di controllo della dimensione subacquea e delle infrastrutture critiche, monitoraggio delle linee di traffico marittimo e delle attività illecite in mare, sorveglianza delle aree di elevato interesse nazionale.  
Per l’assolvimento dei tali compiti operativi, tali Unità beneficiano di una serie di aggiornamenti tecnologici che hanno incrementato le potenzialità esprimibili anche in termini di autonomia, ampliandone le capacità di proiezione per l’impiego non solo nelle aree d’interesse del Mediterraneo Allargato ma in generale anche in teatri operativi lontani dalla madre patria.
Il sistema di propulsione, basato sull’impiego di celle a combustibile, tecnologia indipendente dall’aria che impiega idrogeno e ossigeno quali fonte di energia, rende questi sottomarini altamente silenziosi e capaci di restare immersi, e quindi invisibili, più a lungo rispetto ai tradizionali sottomarini convenzionali. La bassa rilevabilità di questa classe di sottomarini è anche favorita dal particolare design dello scafo e da una serie di accorgimenti costruttivi che impediscono al rumore residuo generato dai macchinari di bordo di propagarsi all’esterno. L’occultamento, infatti, è una caratteristica essenziale di un sottomarino e, sotto questo aspetto, la classe U212A è tra le meglio riuscite a livello mondiale.  
 
Altre importanti innovazioni sono state apportate soprattutto nel Sistema di Combattimento, con notevoli migliorie al Sistema Sonar che utilizza sensori totalmente digitali, al sistema periscopico, attraverso l’impiego di un innovativo sistema optronico, e alle capacità di comunicazione con l’implementazione del sistema di comunicazione satellitare in banda SHF, novità assoluta per i sottomarini italiani che consente di scambiare informazioni ad alta velocità con i comandi di terra.
Infine, questi sottomarini sono equipaggiati con uno tra i più avanzati sistemi d’arma ovvero il nuovo siluro Pesante Black Shark Advanced, che grazie alle sue caratteristiche di velocità, autonomia e riconoscimento dei contatti, può essere utilizzato come sensore remoto assicurando un’eccellente capacità di autodifesa per il sottomarino nonché di attacco verso eventuali minacce nella dimensione subacquea.

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- Al di là delle tecnologie, per chi non conosce la realtà dei sommergibili, è affascinante anche comprendere la dimensione quotidiana di una missione subacquea. In termini molto concreti, cosa deve aspettarsi un aspirante sommergibilista? Quali aspetti, anche caratteriali e psicologici, devono appartenere a chi aspira a tale professione? 

RISPOSTA
Le missioni condotte dai nostri sottomarini della Marina Militare durano in genere alcune settimane, sebbene l’impegno continuativo nel corso dell’anno possa durare anche diversi mesi. Di fatto ogni giorno dell’anno è garantita la presenza in mare di uno o più mezzi e questo obiettivo strategico è alla base di tutta l’organizzazione che ruota intorno ai sommergibili. Un aspirante sommergibilista, al termine della sua formazione iniziale, si andrà ad inserire in un equipaggio, un team avviato e affiatato che, all’unisono, è costantemente rivolto al conseguimento degli obiettivi delle missioni assegnate. Per molti aspetti è agevole inserirsi in una organizzazione che ha ben chiare le proprie priorità quotidiane, e di lungo termine, ma è altrettanto importante che l’aspirante marinaio degli abissi condivida sin da subito un approccio attivo alla prevenzione e risoluzione di problemi e una immancabile curiosità. Le qualità necessarie per lavorare a bordo spaziano dalla sfera delle competenze tecniche  alle capacità relazionali che devono permettere un solido lavoro di squadra sia sul piano operativo, appunto nel raggiungere gli obiettivi della missione, che sul piano umano e personale, nel garantire sostegno reciproco nel corso delle attività in mare.

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-  Comandante Vitagliano, l’Italia vanta un’eccellenza a livello internazionale nelle operazioni di salvataggio del personale di bordo dei sommergibili sinistrati. Quali procedure vengono messe in atto in casi di emergenza? 


RISPOSTA
Le procedure che vengono messe in atto sono molteplici e coinvolgono attori eterogenei che devono agire simultaneamente e sinergicamente nella risposta alla situazione emergenziale che si è presentata. Occorre preliminarmente definire due macro scenari di crisi ovvero il soccorso diretto ad un sottomarino sinistrato con mezzi nazionali e il soccorso gestito con mezzi non nazionali.  In entrambe i casi si costituisce immediatamente una struttura di comando e controllo dedicata, in cui i massimi esperti del settore affiancano i vertici della Forza Armata fornendo l’expertise essenziale ad emanare le direttive necessarie ovvero porre in essere tutte le azioni atte a salvare l’equipaggio del sommergibile sinistrato. Dal punto di vista operativo la Marina Militare dispone di una nave dedicata al Soccorso sommergibili dotata di mezzi altamente specializzati per questo particolare tipo di intervento. Sul campo, le operazioni di soccorso vengono condotte e dirette da un Ufficiale Sommergibilista, con la qualifica di Coordinatore delle Forze di soccorso, che si avvale di elementi dell’organizzazione specialisti del settore subacqueo. Nel caso di un soccorso gestito con mezzi non nazionali, richiesti in concorso ad altre nazioni, si attua una procedura pre-pianificata che coinvolge non solo mezzi ed assetti militari ma anche enti ed organizzazioni civili che forniscono il necessario supporto logistico.

- Perché il nostro Paese è tra i primi al mondo in questo settore?

RISPOSTA 
L’Italia è tra le prime nazioni al mondo perché da sempre ha prestato la massima attenzione al settore del soccorso sommergibili, dotandosi di una nave dedicata e di mezzi e apparecchiature da sempre all’avanguardia. A questo proposito voglio evidenziare che già dal prossimo anno la Marina Militare italiana sarà l’unica nazione ad operare in questo campo con un sistema ummaned e tethered (quindi con costante collegamento con l’unità madre) di produzione nazionale. Grande attenzione viene dedicata al continuo addestramento del personale così come alla ricerca e sviluppo di nuovi sistemi e mezzi dedicati. Per essere pronti a fronteggiare un’emergenza, vengono costantemente sviluppate e aggiornate delle risposte pre-pianificate ad uno scenario di crisi e, periodicamente, si eseguono esercitazioni mirate sempre caratterizzate dal massimo realismo, elevando notevolmente il livello addestrativo del personale e ottimizzando così la capacità di risposta. All’Italia è riconosciuta ampiamente questa primazia tanto che il massimo ente NATO dedicato alla ricerca e soccorso di un sommergibile sinistrato, ovvero l’International Submarine Escape and Rescue Liaison Office, è da molti anni guidato da un Ufficiale Sommergibilista Italiano.

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- Comandante CONSOLI, Quali capacità e competenze specifiche sono necessarie per garantire il successo di un’operazione complessa come il soccorso a un equipaggio intrappolato a centinaia di metri sul fondale marino? 

 RISPOSTA

Effettivamente il soccorso all’equipaggio di un sommergibile intrappolato sul fondo è nel suo insieme un’operazione molto complessa che necessita di peculiari e solide competenze. In particolare, negli aspetti subacquei l’attività diventa sfidante e fortemente condizionata da fattori quali il tempo e la profondità di intervento. Per il successo dell’operazione è indispensabile raggiungere il sommergibile prima che l’ambiente al suo interno (il cosiddetto “microclima”) divenga irrespirabile per la carenza di ossigeno e tossico per l’eccesso di anidride carbonica (il primo consumato, la seconda prodotta dalla respirazione) o per la presenza altri gas contaminanti (ad esempio, sviluppati dalle batterie elettriche). La prima azione da attuare consiste proprio nel collegare linee di invio e scarico di aria dalla superficie per “ventilare” l’ambiente e pertanto prolungare i tempi di sopravvivenza dell’equipaggio. Al tempo stesso bisogna evitare in ogni modo di pressurizzare l’interno per non introdurre ulteriori problematiche fisiologiche (“decompressione”) all’atto dell’evacuazione e trasferimento in superficie del personale. La profondità, poi, indirizza e vincola le tecniche di immersione e gli assetti operativi utilizzabili per porre in essere queste azioni di soccorso.
Sulla base di uno scenario operativo così provante, il Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Raggruppamento Subacquei ed Incursori Teseo TESEI (COMSUBIN), gestore degli assetti subacquei d’intervento e soccorso, prepara il proprio personale affinché tutte le procedure subacquee avvengano in modo quanto più efficace, sicuro e veloce. 
Il personale viene quindi addestrato all’immersione profonda, sia con esposizione diretta dell’operatore in acqua che mediante speciali scafandri presso-resistenti, alla condotta della campana e del minisommergibile di soccorso (SRV – Submarine Rescue Vehicle), all’impiego di veicoli subacquei a controllo remoto (ROV – Remotely Operated Vehicles), al rapido dispiegamento in area di operazioni mediante eli o avio-rilascio con paracadute. 
Si tratta, perciò, di attività che richiedono la piena padronanza di concetti multidisciplinari che spaziano dalla subacquea professionale, alla navigazione sottomarina, alla fisiologia e medicina iperbarica.
In definitiva, le operazioni subacquee di soccorso – dalla proiezione degli assetti sul luogo dell’incidente, alla condotta delle immersioni, fino all’esecuzione delle manovre di transito del personale da soccorrere verso la superficie –avvengono grazie ad un’azione sinergica e combinata di un team di professionisti del mare che sono i Palombari della Marina Militare.
A questi si richiedono, ai vari livelli di responsabilità, standard di eccellenza sia nel processo decisionale – per valutare il quadro complessivo ed operare in tempi rapidi le scelte più adeguate atte a fronteggiare lo scenario – sia nelle fasi di condotta vera e propria delle operazioni subacquee. 
Si tratta di capacità uniche e peculiari che COMSUBIN esprime nel solco di una tradizione che trae origine dalla costituzione della categoria palombari – di cui quest’anno ricorre il novantennale – e che vengono costantemente proiettate verso l’innovazione e lo sviluppo.  
Tant’è che l’avviato programma di acquisizione di una nuova Unità per il supporto alle operazioni subacquee e dei relativi assetti di soccorso sommergibili, che a breve termine sostituirà l’attuale Nave Anteo di COMSUBIN, introdurrà nuove ed avanzate tecnologie tali da poter essere considerate un vero salto generazionale nello specifico settore.
Alle competenze possedute dovranno esserne affiancate altre, comprensive della gestione di nuovi veicoli subacquei di soccorso, della programmazione via software dei sistemi iperbarici per le immersioni profonde, dell’impiego di nuovi sistemi acustici di comunicazione, telemetria e posizionamento subacqueo. 
Per tali ragioni, da oltre un anno è stato avviato un compiuto iter formativo ed addestrativo, erogato dalle eccellenze industriali italiane che forniranno i nuovi assetti di soccorso, a favore dei Palombari e del personale di supporto tecnico di COMSUBIN, che si concluderà nel 2024 con il rilascio di qualifiche ed abilitazioni professionali uniche nel contesto Difesa nazionale ed internazionale.

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- Comandante Minuto, operando in un ambiente estremo com’è il sottomarino e con mezzi altamente tecnologici, la competenza è fondamentale. Qual è il percorso di formazione?

RISPOSTA
Il percorso di formazione dei sommergibilisti parte con un Corso Basico di circa 16 settimane che si articola in una fase teorica presso la Scuola Sommergibili di Taranto ed una teorico-pratica su un sottomarino. Questa formazione è comune dal cuoco al futuro Comandante e serve a dare tutti una prima infarinatura sugli impianti ed apparati presenti a bordo, ma è utile per creare il necessario amalgama tra tutti i membri dei futuri equipaggi e quale elemento di selezione a fronte del primo effettivo impiego a bordo di un sottomarino. Dopo questa prima fase si accede ad una formazione specialistica di alcuni mesi che permette di iniziare ad assumere le prime responsabilità, ad esempio operatore al Sonar o Timoniere. Questa tipologia di istruzione varia a seconda dei futuri incarichi,  per un Ufficiale arriva a circa 9 mesi e include un esteso ricorso ai simulatori e un esame finale condotto in mare alla presenza degli istruttori della Scuola. Nell’arco della carriera gli appuntamenti formativi non si esauriscono mai ed in genere ogni 5/7 anni si ritorna sui banchi del nostro Centro di Addestramento. In media su una forza di circa 700 persone ogni anno quasi un centinaio affrontano percorsi di formazione, specializzazione o addestramento pre-missione. Una attenzione particolare viene rivolta naturalmente ai futuri comandanti che frequentano un corso teorico-pratico tra i più selettivi delle Forze Armate, e che trae le sue origini dalle Scuole Comando Sommergibili della NATO con cui esiste uno stretto rapporto di collaborazione e scambio di esperienze.


- Un altro dei settori di ricerca della nostra Fondazione riguarda lo Spazio. Anche qui gli operatori lavorano in condizioni peculiari e con tecnologie all’avanguardia. Esistono punti di contatto nei percorsi di formazione di chi sale a bordo di un sottomarino o di un velivolo spaziale?

RISPOSTA
Spazio a Abissi sono due ambienti solo apparentemente lontani ma che in realtà condividono rischi e condizioni di vita del tutto simili come l’atmosfera confinata, la mancanza di alimenti freschi e gli spazi ridotti a bordo dei mezzi che vi operano. Non è un caso se la NASA già nel corso degli anni’60 studiò le procedure a bordo del sottomarino Ben Franklin di Jaques Piccard per prepararsi alla costruzione delle future stazioni spaziali.  Le aree critiche tipiche dell’ambiente di un sottomarino sono tutt’ora associabili alle difficili condizioni poste dalle missioni nello Spazio. In campo nazionale la Marina e l’Universtià di Firenze, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’European Space Agency, hanno dato origine al programma di ricerca Neptune volto ad approfondire gli aspetti di fisiologia che caratterizzano il personale sommergibilista a quello astronauta, entrambi sottoposti a prolungate condizioni di stress, in ambienti chiusi e confinati, in cui sono fondamentali le capacità di problem solving, decision making e resilienza. Un approccio già battuto negli USA con l’addestramento “Mission Analog” sotto la superficie del mare, ma anche con l’impiego di personale sommergibilista tra i tecnici e gli astronauti della NASA tra cui la Lt. Kayla Barron dell’Astronaut Group 22 recentemente impiegata nella missione Space X Crew 3.
Dal punto di vista tecnico, i sistemi di controllo e rigenerazione dell’atmosfera interna, i sistemi di generazione elettrica (ad esempio le celle a combustibile) e le batterie al litio accomunano entrambe le realtà che, inoltre, condividono analoghi e stringenti requisiti per tutti gli apparati di bordo in termini di dimensioni e peso contenuti, ridotto consumo energetico ed elevato livello di affidabilità.

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  • 3 weeks later...
5 hours ago, Totiano said:

Intervista al "nostro" Manuel Mintuto, al momento comandante della flottiglia sommergibili. E' sempre interessante quanto dice ma, stavolta, le informazioni sui futuri NFS sono ancora piu "golose"! 

Già vista...goduriosa :dribble::dribble::dribble:

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