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Ieri E Oggi, Un Ascaro Di Nome Sciré


Argo75

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Tramite un social network ho avuto modo di conoscere la singolare storia di Scirè, un ascaro allora 80enne ambientata durante la missione UNOSOM II in Somalia: facendo qualche ricerca in rete ho trovato questo scritto che racconta la sua bellissima storia.

 

 

...

Un giorno, durante una Cerimonia in quel di Livorno, Franco, commilitone in servizio al “TUSCANIA”, mi parlò del vile agguato al Check point “PASTA”, dei nostri caduti e feriti. Per superare quel groppo che ci attanagliava la gola, raccontò un insolito fatto accadutogli mentre si trovava a Mogadiscio, di guardia ad un avamposto del Comando. Nel chiarore ancora incerto del nuovo giorno, una sagoma si avvicinava col tipico rumore cadenzato di piedi che ricorda un passo di marcia. Prima che potesse intimargli l’alt costui si fermò di scatto, rimanendo immobile come una statua. Franco, con tutte le cautele del caso, gli andò incontro e vide un anziano Somalo in posizione di “Attenti ”, una sbiadita fascia tricolore legata in vita ed un vetusto Moschetto 91/38, perfettamente oliato e saldamente impugnato lungo il fianco. Dopo essersi presentato come Ascaro SCIRE’, proclamava decisamente:

 

“- Io saputo che Italiani tornati….riprendere servizio; combattere con voi, come un tempo!”

 

Immagino il volto del mio buon amico, ormai a fine turno, che già pregustava la branda che lo attendeva per un sonno ristoratore, nel vedere quello stravagante personaggio, arrivato da chissà dove a movimentare la giornata come un miraggio nel deserto. Ma non si trattava di un miraggio; lo capirono bene l’Ufficiale di Picchetto e gli altri Superiori che provarono ad allontanarlo. In attesa che il Comandante del Contingente Italiano, Generale LOI, lo ricevesse con la sua proverbiale signorilità, i nostri si affezionarono subito al fedele ed arzillo vecchietto. Addirittura, giurava Franco, la gente di “COMSUBIN”, dopo averlo sottoposto a prove selettive calibrate all’età, gli conferì il brevettò onorario di “ Incursore” e gli costruì una piccola guardiola nella quale si insediò, entusiasta e marziale. Cosa avrà pensato il mitico Generale non mi é dato saperlo; fatto sta che gli concesse di rimanere e che, ogni volta che usciva o entrava dal Comando, l’Ascaro si precipitava fuori dalla sua garitta per rendergli gli onori col suo inseparabile e vetusto Moschetto perfettamente oliato.

E quando ogni infuocata alba di quell’ angolo d’Africa vedeva i “nostri” presentare le armi per l’Alzabandiera, si udiva il vocione baritonale di SCIRE’ scandire un secco e deciso: “- Viva Re, Viva Duce, Viva Italia!”

Ebbene, non ci fu verso di fargli capire che le cose, dai tempi della sua giovinezza e delle battaglie combattute per l’Impero sotto il Tricolore, erano un po’ cambiate…

Questo, in sostanza, fu il resoconto di un piccolo ma significativo episodio Somalo confidatomi da un commilitone. Confesso di essere stato sempre un po’ dubbioso, malgrado la serietà del mio amico, interpretando quei fatti come una delle tante leggende, antiche come gli Eserciti, che per noi Italiani vanno sotto il nome di una radicata e diffusa “radio scarpa”. Nel contempo non nascondevo che il significato morale di un simile episodio, quasi una favola, avrebbe meritato di essere reale e conosciuta da più persone possibili, compresi tanti Italiani immemori o disfattisti. Intanto il tempo trascorreva e il fatto, o presunto tale, veniva “archiviato” nel cassetto della mia memoria.

Poi, recentemente, il colpo di scena: sfogliando una vecchia rivisita (“RAIDS”-Dicembre 1994) la mia attenzione si posa su una fotografia e poi sul titolo dell’articolo: “SCIRE’: L’ASCARO PIU’ FEDELE”. Non potevo credere ai miei occhi. Forse… forse l’avevo trovato! Leggo con un misto di curiosità e soddisfazione e mi accorgo che era tutto vero. Sì, l’Ascaro SCIRE’ esisteva veramente in carne ed ossa…non era frutto della fantasia di “radio scarpa” o di qualche Soldato burlone.

Una fotografia immortala il suo sguardo fiero, oscurato dalla visiera del cappellino degli Incursori di Marina e il suo volto solcato da una cicatrice; il suo inseparabile Moschetto e la vecchia camicia khaki, riempita di Gradi e brevetti conferitigli dai nostri giovani Soldati, che avrebbero potuto essere suoi nipoti. Ma la cosa più bella é stata vedere una logora fascia Tricolore, probabilmente vecchia di decenni, legata in vita a quel caro e anziano figlio del deserto, simbolo di attaccamento e fedeltà ad una Nazione che era diventata la sua Patria d’adozione e che, nei confronti suoi e di tanti Ascari, é stata ancor più ingrata che coi nostri ex Combattenti e Reduci, dimenticando frettolosamente e scientemente il loro sacrificio.

 

...

 

Il racconto è stato tratto dal sito https://sites.google...re-di-folgorini

 

Qui due sue foto trovate in rete che dovrebbero provenire dall'articolo di RAIDS sopra citato: la sua fierezza e l'orgoglio di portare quella divisa sono commoventi. :Italy:

 

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Questo testimonia, senza falsa retorica e/o revisionismi, che una sorta di integrazione l'avevamo già improntata all'epoca.

In questo caso corrisposta all'ennesima potenza.

 

Grazie Argo di questo curioso e patriottico racconto!

 

Ci fossero anche da noi tanti Scirè come lui.....

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Anch' io avevo sentito parlare vagamente di questa storia ma anch' io la consideravo una specie di leggenda, basata su un incontro effettivo (negli anni '90 erano ancora numerosi i nostri ex-ascari in vita, dato che potevano essere arruolati a 16 anni) . Non immaginavo tanti dettagli, e soprattutto la foto.

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da base artica, marco

 

"i valorosi sono i primi nel dovere e gli ultimi nei diritti."

 

rispetto e onore a chi nell ombra regge ideali e coscienza.

 

marco

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Posso dare altra testimonianza relativa proprio a quel periodo in Somalia.Avuta da chi c'era, magari con compiti"particolari" e che quindi non posso citare.

Bisogna sapere che per poter essere visitati al nostro ospedale da campo quei poveri esseri umani si mettevano in fila già a notte fonda all'addiaccio con una coperta addosso.

Compreso donne con bimbi piccoli.

Bene,il nostro "comandante" decide di fare un'ispezione notturna verso le 02 e così risale lentamente anche la triste colonna.

Ad un certo punto, dal buio piu' nero,esce una voce ferma che saluta militarmente citando persino il grado esatto del nostro"comandante" .Da sotto la coperta emerge una figura che immagino proprio come Scirè.

Anche Lui-vecchio Ascaro- imbevuto di italianita'(disse) per quanto l'Italia aveva saputo dargli quando era giovane e che per Lui era stato vita e motivo di vita.

orgogliosamente fedele.

Ricevette un posto caldo,calore umano e piu'....

Ma lui-senza saperlo-aveva dato ai nostri di quei giorni in Somalia , molto,molto di piu'!

 

ZULU

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Bellissima testimonianza!

Sui social network ho avuto modo di leggere dei commenti di chi lo conobbe personalmente durante la missione in Somalia. Uno in particolare ricorda di come Scirè lo cercasse spesso per fargli controllare il fucile per aver conferma che fosse pulito a dovere.

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