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Navi Della Regia E Saldatura Elettrica


Urso de Segestro

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Comandanti, c'è qualcuno che mi sa dire quando cominciò l'impiego della saldatura elettrica a bordo di navi della Regia? Anni or sono parlando con un'operaio dei CNR di Riva T, mi disse che negli anni 30' durante la costruzione di elementi per il rimodernato Cesare furono condotte esperienze di saldatura coperte da un'alone di riservatezza, si sa qualcosa di più?

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Buongiorno Urso,

ti riferisci alla saldatura degli elementi strutturali al posto della chiodatura?

Per quanto ne so io, ovvero molto poco, fu adottata completamente solo dopo il secondo conflitto mondiale...anche se utilizzi parziali iniziarono prima, come sulle corazzate classe Littorio le quali furono gli scafi in cui si utilizzò la saldatura in maniera più estesa.

Anche i carri del regio esercito avevano le piastre imbullonate, presumo sia per le tecniche di saldatura usate che per le caratteristiche degli acciai italiani dell'epoca.

Mi spiace di non essere più esaustivo.

Modificato da Mximilian
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Grazie Red, ho letto il topic da te suggerito ma le notizie sulla saldatura sono piuttosto lacunose, la discussione finisce per parlare più di chiodatura... a questo proposito vorrei informare che l'ultima nave della MM parzialmente chiodata nello scafo è stata l'idrografica Amm. Magnaghi ( giunta del" ginocchio")

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  • 2 weeks later...

Scusate il ritardo con cui intervengo in questa discussione

La saldatura elettrica in quasi tutte le Marine, certamente in quella italiana e praticamente in contemporanea con quella statunitense (in questo caso su scala maggiore) ebbe il suo esordio nella costruzione dei sommergibili.

Il sistema di chiodatura delle lamiere a semplice sovrapposizione, qual era stato usato per i

sommergibili dal loro esordio, in qualche modo affinato nella prima guerra mondiale, si modificò in favore di una soluzione simmetrica e più razionale per ciù che concerne la risposta strutturale, con le lamiere messe a paro e unite con due coprigiunti attraverso una doppia fila di chiodi disposti a scacchiera.

Anche con questa semplificazione, con una notevole riduzione dei pesi, il complesso delle

contropezze e dei chiodi costituiva in ogni modo una non trascurabile aliquota dello scafo, arrivando

a raggiungere persino il 20% del peso del fasciame.

La saldatura elettrica poteva ridurre questo handicap ma si dovrà aspettare la metà degli anni Trenta per le prime parziali applicazioni di quest’altra tecnologia (timide in Italia, certamente più ampie ed attente negli stati uniti).

Nelle prime costruzioni saldate, infatti, in dubbi in merito alla saldatura elettrica portarono prudenzialmente a mantenere, solamente dalla parte interna dello scafo resistente, un singolo coprigiunto a semplice fila di chiodi.

In Italia La prima sperimentazione su vasta scala di questo nuovo sistema di costruzione fu dei CRDA di Monfalcone, con il sommergibile “Marconi” impostato nel 1938 (Fig. 8).

Soltanto nella successiva classe “Ammiragli”, con il “Saint-Bon” impostato sempre a Monfalcone nel 1939, furono aboliti i coprigiunti chiodati e ci si affidò completamente alla sola saldatura.

Stranamente in Italia la saldatura elettrica prese piede nei cantieri minori per far fronte alle necessità dei programmi di guerra, ed alle minore disponibilità di mano d’ opera specializzata.

Il grave problema rimase sempre nel controllo delle saldature

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  • 11 months later...

Cari Comandanti,

sfogliando alcuni appunti per un nuovo studio mi sono reso solo oggi che mi era "rimasto in macchina" un post di risposta di ben un anno or sono !!!

Rimedio sperando che sia ancora di interesse di qualcuno

 

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La saldatura elettrica ad arco non è un processo recente; il principio risale addirittura ai primi del 1800 ( ..1800!!) e cominciò ad avere applicazioni industriali, coperte da brevetto, a partire dal 1881, ed ebbe un notevole impulso con la messa a punto di elettrodi metallici consumabili a partire dal 1888; il perfezionamento degli elettrodi, ed il loro rivestimento, portò dai primi anni del 1900 ad un uso diffuso, soprattutto in Inghilterra. In quel periodo l’ alternativa era tra la saldatura ossiacetilenica e la saldatura ad arco, con prevalenza, per tradizione e maggiore specializzazione della prima: il giro di boa di boa avvenne in Inghilterra nel 1917 quando la carenza di gas porto la saldatura elettrica ad arco ad essere il primo processo industriale per la produzione bellica. In Inghilterra, in campo navale, pur non abbandonando completamente le strutture chiodate, durante la 1^ GM si diffuse sempre più l’ uso della saldatura elettrica, sia per strutture e rinforzi sia, progressivamente per certi corsi di fasciame.

Poco si sa, e poco si disse, anche nel mare di polemiche che seguirono all’ affondamento ed ai dubbi mai chiariti su deficienze costruttive, ma la saldatura – ossiacetilenica ed elettrica - sembra sia stata estesamente impiegata nella costruzione del Titanic, impostato nel 1909 e varato nel 1911

L’ ammiragliato inglese nel 1918 fece costruire un natante , Barge Ac 1320 , totalmente con saldatura elettrica ad arco, con il risultato che il Lloyd's Register to da quel momento riconobbe e permise l’ uso della saldatura per le strutture principali, anche se con la riserva del caso per caso e base sperimentale.

Venne così costruita la HMS Fulagar, la prima unità con lo scafo totalmente saldato nel Regno Unito, unità che ebbe varie vicissitudini, tra cui un disastroso incaglio; le analisi e le verifiche effettuate dopo l’ incaglio portarono tanto l’ Ammiragliato come il Loyd Register a concludere che se la nave non fosse stata saldata, la perdita sarebbe stata totale.

Negli Stati Uniti, l’ uso della saldatura, tanto elettrica quanto ossiacetilenica, nel campo delle costruzioni e riparazioni navali balzò alla ribalta quanto all’ inizio della 1^ Guerra mondiale, al momento dell’ entrata in guerra, la US Navy dovette far fronte al sabotaggio di 109 navi tedesche internate nel porto di New york. Si trattò del più importante uso, sino ad allora, della saldatura in campo navale, soprattutto quando gli equipaggi tedeschi sabotarono gli elementi resistenti e le strutture a pressione, come le caldaie. Tutte le 109 unità sabotate furono rimesse in servizio con successo dalla US Navy ed impiegato nel traffico con la Francia, trasportando tra l’ altro oltre mezzo milione di soldati verso il fronte francese. Tale successo sdoganò definitivamente la saldatura come metodo primario di costruzione e riparazioni, spazzando definitivamente le riserve su tale controverso processo; l’ uso della saldatura si consolidò negli Stati Uniti già dagli anni 20, in campo industriale, automobilistico, aeronautico e navale. Per quanto riguarda il settore navale nell’ ambito del Naval Research Laboratory (NRL) , creato nel 1923 dal Governo USA su sollecitazione di Thomas Edison, si studiarono le tecniche di saldatura e quelle di controllo, al punto che per la costruzione dei incrociatori da 10,000 (tipo Washington) nel 1926 erano già state messe a punto tecniche non distruttive di controllo, di tipo radiografico; le maggiori applicazioni della saldatura elettrica riguardarono i sommergibili, ma per quanto riguarda le unità di superficie già negli incrociatori tipo Washington si fece ricorso a tale processo.

Non a caso già nel 1918 una delle più importanti riviste scientifiche, JOURNAL OF THE AMERICAN SOCIETY FOR NAVAL ENGINEERS, nella sua edizione del 4 nov 1918, riconosceva e sanciva l’ uso della saldatura elettrica come processo primario nelle costruzioni navali.

L’ applicazione totale e su grandissima scala della saldatura elettrica per le costruzioni navali (navali per militari ) avvenne come necessità assoluta in Germania già dagli anni 20, come diretta conseguenza delle condizioni del trattato di Versailles che limitava il dislocamento delle unità di superficie della Reichsmarine, poi Kriegsmarine, a 10160 tonn per le unità maggiori ed a 6000 tonn per gli incrociatori. La Reichsmarine, aveva subito individuato nella saldatura elettrica, e nel risparmio di pesi che questa comportava, uno dei fattori per rientrare nei dislocamenti stabiliti come limite, grazie anche al fatto di poter contare ampiamente con una struttura industriale a supporto, dagli acciai agli elettrodi, basti citare la BASF (Badischen Anilen und SodaFabrik) all’ avanguardia nel campo dei processi e delle apparecchiature di saldatura.

In quest’ ottica venne acquisita una solida esperienza nel corso della progettazione delle cosiddette Panzerschiffe (navi corazzate), con quattro differenti progetti, classe Deutschland, classe D, classe P, classe Hipper, per complessive 22 unità ; di questo programma solo le tre corazzate tascabili della classe Deutschland e tre incrociatori della classe Hipper furono effettivamente costruiti, comunque un impegno industriale notevole. Data la segretezza che circondò sempre la costruzione dei sommergibili, in violazione del trattato di Versailles, meno dati si hanno ancor oggi sull’ uso della saldatura nella loro costruzione, ma per logica e similitudine sarebbe da ritenere molto estesa, come d’ altra parte riferisce un rapporto confidenziale dell’ epoca, della Vickers, che sollecitava il Governo inglese a seguire la stessa via. La saldatura elettrica ovviamente continuò come metodo costruttivo nelle successive classi, comprese Bismark, Tirpiz e la Graf Zeppelin.

In Inghilterra, patria delle applicazioni navali della saldatura elettrica, si continuò con un uso sempre più esteso della Saldatura elettrica, anche nelle costruzioni mercantili; la Royal Navy mise in servizio unità di superficie totalmente saldate a partire dal 1936, edcon uno sloop, il Seagull, ed usò largamente la saldatura elettrica nella costruzione dei sommergibili.

Negli anni 30 si introdusse l’ uso di idrogeno, argon ed elio per l’ “ambiente” di saldatura, ma soprattutto cominciarono ad introdursi macchine per saldatura automatica, oltre alla saldatura in corrente alternata, che costituirono la base per risolvere la domanda della 2^ GM

Negli Stati Uniti, anche se ci furono alcune esperienze per navi da trasporto e per una petroliera, la massima attenzione per la saldatura nelle costruzioni navali fu orientata ai sommergili, dove il risparmio di peso era il fattore vincente: la US Navy, dopo una progressiva sperimentazione ed adozione di componenti saldate (basandosi anche sull’ esperienza inglese relativa ad armi e componenti risalente alla prima guerra mondiale) aveva progettato nel 1929 ed impostato nel 1933 nell’ Arsenale di Portsmouth, l’ USS Pike, SS 573, entrato in servizio nel dicembre 1935, con un successivo lungo servizio, sino al 1946, senza problemi, neppure iniziali e di crescita

Nella storia navale ci si limita spesso a ricordare la saga delle Liberty come punto di partenza della saldatura elettrica, ma questo fu un punto di arrivo: in questo senso deve essere sfatata una leggenda: certamente si verificarono degli incidenti anche gravi su unità dei programmi Liberty (e meno sui programmi Victory) ma le indagini effettuate dimostrarono che i problemi iniziali non erano dovuti alla saldatura stessa ma in piccola parte alla formazione del personale ed in gran parte al connubio elettrodi/acciai non di qualità appropriata e non sempre di tipo saldabile; gli incidenti che si verificarono più tardi, negli anni 50, sulle Liberty in servizio mercantile furono da addebitarsi a modifiche strutturali successive e non sempre compatibili con i calcoli originali, a fenomeni di fatica, a condizioni di sopraccarico o stivaggio da parte di armatori.

La leggenda e l’ addebito al processo di saldatura nelle costruzioni navali vanno anche considerati, soprattutto nel nostro Pese, come una scusa postuma da parte di cantieri e progettisti per le scelte sbagliate della nostra industria; la saldatura elettrica già agli inizi della 2^ GM era un metodo di costruzione maturo, sicuro, adottato in grande scala .

In Italia contò molto la resistenza all’ innovazione da parte dell’ industria, ma anche la mancanza di materiali, in particolare di acciai di qualità; in Italia si dovrà aspettare la fine degli anni Trenta per le prime timide, e molto limitate, applicazioni di questa tecnologia. Nelle prime costruzioni saldate nazionali, infatti, la scarsa fiducia nella saldatura elettrica portò addirittura a sistemi misti che inficiavano il maggior obbiettivo, la riduzione dei pesi, arrivando al punto di mantenere prudenzialmente, dalla parte interna dello scafo resistente, un singolo coprigiunto a semplice fila di rivetti. Ovviamente la priorità fu assegnata alla costruzione dei sommergibili, e la prima applicazione di questo “ nuovo” sistema di costruzione fu adottata dai CRDA di Monfalcone, con il sommergibile “Marconi” impostato nel 1938 . Soltanto nella successiva classe “Ammiragli”, con il “Saint-Bon” impostato sempre a Monfalcone nel 1939, furono aboliti i coprigiunti chiodati e ci si affidò completamente alla sola saldatura. Negli altri cantieri (forse per carenza di mano d’ opera qualificata oltre che di macchinari adeguati) si mantennero riserve verso la saldatura ad arco, che stranamente si diffuse maggiormente e più facilmente nelle costruzioni di guerra nei cantieri minori.

Per citare l’ altro gigante navale, il Giappone, anche per problemi come l’ Italia legati alla qualità degli acciai (ed ai materiali di saldatura) ed alla loro, introdusse tardivamente l’ uso della saldatura elettrica nelle costruzioni navali.

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Uteriore dimenticnza nell risposta ad urso de segesto: a parte i sommergibili, l' uso diffuso della saldatura nelle costruzioni della Regia Marina riguardo' in primis le corvette della classe Gabbiano e poi gli incrociatori leggeri della classe Capitani romani e nelle motozattere. Si tratto' comunque di costruzioni con uso misto di chiodatura e saldatura, ma mai si ebbero costruzioni totalmente saldate

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La saldatura elettrica fu utilizzata per la prima volta in maniera estesa sulla cisterna Garigliano

Notizia tratta da: Enrico Cernuschi, Quelle 4 navi segrete e incomprese (le cisterne classe Sesia), RID 12/1993

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