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Come Fuggire (in Barca) Dalla Routine


Corto Maltese

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Sul Corsera oggi è apparsa un'interessante notizia che riporto integralmente:

 

"Addio Milano, capitan De Amici

ora vive di mare e tabacco

 

Dieci anni fa decise di investire tutti i suoi averi per recuperare un relitto

La storia di un milanese di 56 anni diventato lupo di mare:

 

«C’è un solo modo per prendere le decisioni definitive: investire tutto, ma veramente tutto, in qualcosa. Così non potrai più guardarti indietro». Questo pensò Marco De Amici quando, più di dieci anni fa, decise di investire tutti i suoi averi in un relitto. Sì, perché era un relitto quella barca, una goletta russa che si portava dietro una storia sciagurata di miliardari spariti nel nulla e belle amanti in fuga. Era inabissata nel porto di Genova: tre giorni in acqua, sembrava irrecuperabile. Non per lui però, uno che da tempo si è lasciato alle spalle Milano, una famiglia benestante di origine e che da anni vive in barca nei posti più impensabili del mondo. «Bastano pochi giorni sul fondo del mare a compromettere una barca – racconta, seduto nella cabina del suo veliero, nei cantieri di Voltri, Genova – ma io decisi che ne avrei fatto la mia casa». Così spese fino all’ultimo centesimo in quell’impresa che sapeva di assurdo, coinvolse dei ragazzi all’epoca studenti con la passione per il mare e, lentamente, il veliero Pandora tornò a vivere. Con il suo scafo verde acqua, la sua enigmatica polena, il suo albero che se lo guardi da sotto sembra voler sfidare il cielo. Adesso è la casa di Marco De Amici, che vive di poco: tabacco forte, the affumicato e l’aria da «salty dog». Lupo di mare, come dicono gli inglesi, anche se nella sua vita precedente c’è Milano, ci sono i collegi, c’è una famiglia di industriali. Non ne parla volentieri, da tempo ha lasciato tutto per vivere di mare e di patrie improvvisate. «Ho vissuto nelle acque di Grado, poi mi sono spostato ai Caraibi – racconta – poi Rodi e san Vito lo Capo. Gente diversa, barche diverse. E oggi, a cinquantasei anni, sono fermamente convinto che per essere liberi si debba vivere dell’indispensabile». Aveva in mente da sempre questo veliero di diciotto metri circa, un esemplare quasi unico: è la riproduzione fedelissima di una goletta gabbiola russa del Settecento. «Quelle imbarcazioni postali, per capirci – spiega – che con cui le flotte nel Baltico comunicavano tra loro». Dalle vele allo scafo, tutto è stato eseguito seguendo alla lettera i disegni dell’Architectura Navalis Mercatoria, conservati nell’archivio di san Pietroburgo. È di fabbricazione russa, fatta in Carelia quindici anni fa, e l’ultimo proprietario è sparito a largo di Genova, lasciando il veliero in balia delle onde e la sua amante condannata a una latitanza misteriosa. La barca si chiamava Anna, come la sventurata Karenina e come la bella dama in fuga, ma De Amici l’ha ribattezzata Pandora. «Perché – spiega – nel rimetterla a posto, ogni giorno scoprivamo qualcosa, come nel vaso mitologico. Raschi vernice e scopri una tinta esotica, rompi un’asse e impari una struttura inedita. Queste barche erano piccole, veloci, dal piglio necessario per i loro delicati incarichi militari». Bella e altera, ha sedotto anche Paolo Virzì, che qui ha girato alcune scene del suo «N. Io e Napoleone» e ha ospitato il set di «Elisa di Rivombrosa». Piccola, ma agguerrita, Pandora ha vinto ben due Tall Ships Races (regata di velieri), nel 2007 e l’anno scorso. Non solo. De Amici ha messo in piedi un originale progetto di nave scuola e ogni anno porta in barca (gratis, grazie all’associazione Stai, Sail Training Association, rintracciabile su www.stai-italia.it) studenti da tutta Italia e insegna loro a diventare autentici marinai. «Poche storie – taglia corto, simpaticamente burbero – in barca con noi si lavora. Drizzano, cazzano, imparano l’arte dei nodi. Trascorrono del tempo insieme. E questo grazie a strutture grandi e importanti che hanno creduto in noi. In primis lo Yacht Club Italiano, ma anche International Yacht Paint e Marina Yachting. Non è facile mantenere un veliero – conclude – specie se, come me e il mio secondo, Luca Buffo, viviamo di mare e tabacco». Roberta Scorranese

15 gennaio 2011"

Tratto da http://www.corriere.it/cronache/11_gennaio...44f02aabc.shtml

 

Consiglio di dare una sbirciatina alle belle immagini che accompagnano l'articolo.

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Invidia... per il coraggio che ha avuto.... :s20:

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Beh, proprio tutti tutti i soldi non li avrà investiti.

 

Altrimenti, con 18 metri di barca non so come possa fare a pagare le gabelle e i balzelli cui, prevedibilmente, questo grazioso staterello centocinquantenario lo starà sottoponendo.

Modificato da Pesce persico (e costruttivo...)
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Ricordo di averla vista alla Spezia... mi lasciò un po' freddo, le sue linee da ciabatta baltica stonano nel Mediterraneo, ma senza distinzioni razziali fa piacere comunque quando una barca viene "resuscitata" così

 

E intanto qualcun altro ci sta provando in Canada... con una barchetta che, se dovesse mai partecipare alla Tall ships, toglierà ogni speranza di vittoria a tutti i concorrenti :s03:

 

Link alla webcam del cantiere

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Proprio lei :s15: Forse la più bella barca da lavoro mai costruita al di fuori del Mediterraneo. Non so perché la vogliano ricostruire da cima a fondo, ma è bello vedere che qualcuno riesce ancora a raccogliere fondi sufficienti per un'opera del genere.

Dà quasi da sperare che, quando anche noi saremo usciti dall'alto medioevo, si possa mettere in cantiere una "scuna" o, se si vuol correre un po', un bello sciabecco :s03:

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Proprio lei :s15: Forse la più bella barca da lavoro mai costruita al di fuori del Mediterraneo. Non so perché la vogliano ricostruire da cima a fondo, ma è bello vedere che qualcuno riesce ancora a raccogliere fondi sufficienti per un'opera del genere.

Dà quasi da sperare che, quando anche noi saremo usciti dall'alto medioevo, si possa mettere in cantiere una "scuna" o, se si vuol correre un po', un bello sciabecco :s03:

 

la risposta credo sia in questa pagina

 

Bluenose II - Nova Scotia's Sailing Ambassador

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mi lasciò un po' freddo, le sue linee da ciabatta baltica

 

 

La scarsità produce bocca buona, e così spesso ci facciamo incantare dall'attrezzatura e guardiamo solo dopo (quando lo guardiamo) lo scafo.

A Bracciano naviga una inguardabile cassapanca autocostruita (sono un devoto della costruzione amatoriale, e quindi se dico cassapanca non sono sospettabile di snobismo) ma quando la vedi da lontano nella gloria dell'armo aurico (randa, controranda, trinchetta, fiocco e controfiocco) ti viene voglia di andare a chiedere se é in vendita.

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La scarsità produce bocca buona, e così spesso ci facciamo incantare dall'attrezzatura e guardiamo solo dopo (quando lo guardiamo) lo scafo.

A Bracciano naviga una inguardabile cassapanca autocostruita (sono un devoto della costruzione amatoriale, e quindi se dico cassapanca non sono sospettabile di snobismo) ma quando la vedi da lontano nella gloria dell'armo aurico (randa, controranda, trinchetta, fiocco e controfiocco) ti viene voglia di andare a chiedere se é in vendita.

 

Esimio Cittadino se decidesse di procedere all'acquisto sappia che come mozzo potrei seguirla in capo al mondo :s03: ...

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lo so, farò la figura del blasfemo, ma se proprio dovesi scegliere... vi ricordate questo battello e la relativa discussione al link http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=23672

 

luxurysuba27fc8efu3.jpg

 

adoro la vela, il rapporto silenzioso fra mente e mare che, solo sulla vela, magicamente si instaura...

... tuttavia, potendo scegliere... QUOTO TOTIANOOO!!!

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O trattasi di un OTM (Optimist Turismo Modificato) nella tratta finale della corsa, quando l'operatore ha abbandonato il mezzo dopo aver puntato il bersaglio e bloccato il timone?

 

E' un OTM, mi pare evidente. Lo dimostra la prua appiattita dagli innumerevoli impatti contro la murata dei bersagli.

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E l'equipaggio dov'è? :s07:

O trattasi di un OTM (Optimist Turismo Modificato) nella tratta finale della corsa, quando l'operatore ha abbandonato il mezzo dopo aver puntato il bersaglio e bloccato il timone?

 

Sarei legato ad un vincolo di segretezza ma per Lei posso fare un'eccezione. Effettivamente il mezzo ritratto è l'ultimo ritrovato tecnologico in materia di mezzi d'assalto...il drone, dalle illimitate capacità operative, è dotato di pinna stabilizzatrice (detta volgarmente deriva) che ne dovrebbe contrastare lo scarroccio sottovento oltre ad un'ampia dotazione di gavoni antiaffondamento che nelle versioni più economiche possono essere sostituiti da bladders altrimenti noti come salsicciotti. Sul sistema di propulsione non posso rilaciare alcuna dichiarazione :s45: ...

Modificato da Corto Maltese
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Sarei legato ad un vincolo di segretezza ma per Lei posso fare un'eccezione. Effettivamente il mezzo ritratto è l'ultimo ritrovato tecnologico in materia di mezzi d'assalto...il drone, dalle illimitate capacità operative, è dotato di pinna stabilizzatrice (detta volgarmente deriva) che ne dovrebbe contrastare lo scarroccio sottovento oltre ad un'ampia dotazione di gavoni antiaffondamento che nelle versioni più economiche possono essere sostituiti da bladders altrimenti noti come salsicciotti. Sul sistema di propulsione non posso rilaciare alcuna dichiarazione :s45: ...

 

La cosa mi incuriosiva perché solitamente i miei allievi preferiscono usare i loro Optimst come barchini Shinjo (gli MTM della Marina Imperiale) restando a bordo fino al momento dell'impatto, incuranti della loro vita. Alcuni generosamente dirigono per schiantarsi contro il frangiflutti od altre ostruzioni portuali ed aprire così il passo ai compagni che li seguono diligenti sulla via del sacrificio. Altri, trovando troppo semplice esercitarsi all'attacco contro il gommone appoggio, puntano i bagnanti in spiaggia che perlomeno sono obbiettivi mobili e di piccola mole e se non riescono ad accopparli si lasciano spiaggiare incornando la deriva nella ghiaia per poi lasciarsi travolgere dalle onde. Questa novità dell'attacco senza operatore a bordo mi trovava impreparato. Da me se qualcuno cade in mare è per sbaglio ed i compagni non mancano, giunti a terra, di fargli bere un supplemento d'acqua salata per punirlo della vergogna causata a tutto il reparto col suo comportamento maldestro.

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