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I Cavi Telegrafici Sottomarini


Red

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Posto quì quest'articolo,

eventualmente si può spostare in altro luogo.

 

Da "Le Vie d'Italia" del marzo 1954- Ed. T.C.I.

 

I CAVI TELEGRAFICI SOTTOMARINI.

 

Una delle cose meno conosciute,pur avendo più di un secolo di età,

precisamente 103 anni,è il cavo telegrafico :il primo posato fu il

Dover-Calais nel 1850.

Come è fatto un cavo ?

Come viene posato ?

Come si ripara ?

Questi e altri interrogativi sorgono alla mente dei più,anche se il buon

senso e le cognizioni generali apprese anche a scuola,ci hanno formato

un'idea forse un pò vaga delle caratteristiche di questi lunghissimi "ser-

penti" marini che,adagiandosi sul fondo del mare,trasportano istantanea-

mente da un capo all'altro del mondo i segnali telegrafici.

Un cavo sottomarino in sintesi è costituito da un'anima e da un'armatura.

L'anima è formata da un conduttore di rame rivestito di uno strato di gutta-

perca o politilene in funzione d'isolante,l'armatura è costituita da una coro-

na di fili di ferro o di acciaio : tra l'anima e l'armatura è forzata una imbot-

titura di juta che fa delle due parti un tutto unico e compatto pur lasciando

a ciascuna parte la propria elasticità.

E' evidente che l'armatura è necessaria per conferire all'anima la necessaria

resistenza meccanica che rame e guttaperca non hanno ed è altresì eviden-

te che i cavi posati in vicinanza delle coste,specie se queste sono rocciose,

devono avere un'armatura più resistente e quindi più pesante : in alcuni tratti

si arriva a 9 centimetri di diamentro e a un peso di ben 21 chilogrammi per me-

tro.Tipi speciali devono anche essere usati dove vi sono forti correnti di fondo

e in particolare negli Stretti (Messina,Gibilterra,Manica ecc.)

A Gibilterra le correnti marine sono eccezionali : è una lotta continua tra le acque

calde del Mediterraneo che tendono a farsi strada verso l'Atlantico e le masse

fredde che in senso inverso vanno a colmare il vuoto delle altre.

Queste enormi masse di acqua,che da millenni scavano il solco che separa

l'Europa dall'Africa,hanno causato un fantasmagorico fondo marino;rocce e punte

aguzze,improvvisi valloni,crepacci,brevi tratti ghiaiosi si alternano e si susseguono.

Il cavo deve essere possibilmente posato sul fondo,ma quando il fondo marino

è molto accidentato non sempre si riesce a farlo toccare in tutti i suoi punti :accade

cioè che per brevi tratti da una roccia all'altra,il cavo resta quasi sospeso magari

a pochi centimetri dal fondo.

Quindi se il cavo incontra la corrente di traverso questa lo fa oscillare sottoponen-

dolo a continui sfregamenti sulle rocce,cosicchè i tondini di ferro dell'armatura si

logorano fino a rompersi.Poi anche l'isolante viene a essere intaccato e l'acqua

arriva la conduttore causando la dispersione dei segnali.

Non basta;in certe zone vi è anche un terribile animaletto,la teredine,che è capace

di perforare juta e guttaperca mandando a massa il conduttore;per fare fronte a

questo pericolo occorre una fasciatura di ottone sopra la guttaperca.

La costruzione di un cavo sottomarino richiede inoltre accorgimenti particolari data

la sua lunghezza e la necessità di avere un numero minimo possibile di giunti.

 

1-Com'è composto un cavo telegrafico sottomarino per profondità superiore

ai 1000 metri:il diametro è di 19mm.In casi speciali si arriva a 9 centimetri di

diametro,con un peso di 21 kg per metro.

cavi5.jpg

 

Il più recente cavo per grandi distanze,posato pochi mesi fa dalla Italcable tra

S.Vincenzo Capo Verde e Recife in Brasile,è lungo 3400 chilometri ed è stato im-

barcato sulla più grande nave posacavi del mondo,il "Monach",di 10.000 tonnellate,

in quattro sezioni,la più lunga delle quali era di circa 1300 chilometri comprendente

cinque giunti,il che significa che in media si sono dovuti costruire tratti lunghi più di

200 chilometri senza discontinuità.

E' intuibile quindi quali difficoltà si debbano superare per costruire e poi posare sul

fondo cavi di tale lunghezza.

Innanzi tutto occorre immagazzionare questo lunghissimo serpente nella stiva di

un'apposita nave : è necessaio quindi che la fabbrica sia sul mare.

L'operazione viene effettuata tirando il cavo con appositi verricelli che si trovano sulla

posacavi : il cavo scorre su carrucole sostenute da un grosso tirante di acciaio che

dal pontile va fino alla nave e nella nave viene disposto dentro vasche cilindriche.

Il cavo che arriva in vasca va posato a spirali concentriche e occorre una squadra di

uomini per adagiarlo nella giusta posizione.

Imbarcato così il cavo,la posacavi si porta nella zona dove so deve effettuare la posa;

naturalmente questa zona è stata scelta in precedenza con opportuni scandagli del fondo

e con l'ausilio di speciali carte dove sono riportati i cavi già posati.

La posa viene iniziata da un approdo;la nave si ancora da una certa distanza dalla costa

e il cavo che esce dalla nave viene tirato a terra facendolo sorreggere in mare da palloni

in gomma o da barili galleggianti.

 

2-Il "Monarch",a più grande nave posacavi del mondo,nel porto della Spezia durante le

operazioni di imbarco di una sezione del cavo telegrafico transatlantico.

cavi2.jpg

 

Portata l'estremità a terra,essa si allaccia ad un cavo sotterraneo che prolunga il cavo

fino alla stazione cabografica.

Sistemato così l'approdo,il cavo,sganciato dai barilotti va ad adagiarsi sul fondo: la posa-

cavi comincia allora a spostarsi lentamente lungo la rotta assegnatale filando piano piano

il cavo che ha nelle viscere.

Questa operazione viene eseguita per mezzo di una particolare "macchina da posa" che

regola la discesa negli abissi marini.

Si pensi che in certi tratti dell'Atlantico il cavo poggia sul fondo a circa 6000 metri sotto il

livello del mare e quindi durante la posa è soggetto a sforzi enormi dovuti all'enorme peso

della grande lunghezza di cavo sospesa tra la nave e il fondo.

 

3-Profilo batimetrico del cavo telegrafico Roma-Buenos Aires.Il tratto transatlantico che

collega direttamente l'Isola di San Vincenzo Capo Verde con Recife,senza scalo intermedio

di Fernando de Noronha,è stato posato nel marzo dello scorso anno (1953).

cavi1.jpg

 

4-Percorso del cavo italiano da Roma a Buenos Aires.L'insieme è lungo km 13.892.

Il solo tratto tra San Vincenzo e Recife consta di 3.370 chilometri e comprende dei pezzi

di almeno 200 chilometri senza alcun giunto.

cavi3.jpg

 

Quando occorre fare una riparazione,la prima cosa da fare è localizzare il guasto e cioè

determinre all'incirca la posizione e dell'infiltrazione;a tale scopo esistono particolari stru-

menti di precisione,che misurano la resistenza delle estremità del cavo interrotto,permet-

tono di individuare in genere il punto di interruzione con un errore di solo qualche centi-

naio di metri.

Localizzato così il punto si invia sul posto la nave posacavi la quale eseguisce ripetute

corse perpendicolarmente alla direzione del cavo trascinando un grappino sul fondo fino

a quando questo incontra il cavo da riparare.

Incontrato il cavo il grappini lo agguanta e lo solleva dal fondo.

Se lo sforzo è eccessivo lo taglia automaticamente e ne afferra ua estremità:allora,da

bordo,si può recuperare la estremità tagliata che dopo le verifiche elettriche viene ormeg-

giata a una grande boa.

La stessa operazionesi esegue per l'altro capo del cavo e fra le due estremità recuperate

si inserisce uno spezzone di cavo nuovo.

Questa operazione se il tempo è buono e la profondità moderata,richiede uno o due giorni,

ma se il tempo è cattivo o il cavo giace in grandi fondali può richiedere anche settimane.

Nel tormentato Stretto di Gibilterrra non solo vi è la difficoltà delle correnti marine, ma vi

è anche la diffilcoltà della esistenza di molti altri cavi sia italiani che stranieri che percorrono

lo Stretto.Bisogna quindi, nelle riparazioni,fare attenzione a tagliare e a ricuperare il cavo

guasto e non uno di quelli in efficienza.Ciò costringe a posare i cavi a opportuna distanza

uno dall'altro.

 

5-Riparazione di un cavo in pieno Oceano.Il ripristino di un cavo guasto può richiedere

anche alcune settimane di lavoro.

cavi6.jpg

 

Si comprende prciò che dove corrano parecchi cavi come avviene negli stretti per esempio

nella Manica e a Gibilterra,la scelta delle rotte da percorrere siaquanto mai laboriosa

e debba essere fatta in collabrazione fra tutti i governi e le imprese che hanno cavi nella

zona.Inoltre per far fronte immediatamente ai guasti,gli interessati fanno stazionare in per-

manenza in queste zine speciali navi posacavi pronte a intervenire al primo allarme,cosicchè

possono evitarsi le dannose conseguenze per il traffico telegrafico che oggi costituisce un

fattore fondamentale per gli scambi commerciali.

 

Alberto Spasiano

 

6-Un'immagine ormai storica:l'arrivo del cavo transatlantico a Fernando de Noronha

il 17 gennaio 1925.

cavi4.jpg

 

 

 

RED

Modificato da Red
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Ciao Red, grazie per questo interessante articolo su un argomento non comune.

In materia di cavi sottomarini, con l'occasione, ricordo le operazioni (Ivy Bell se non ricordo male) condotte dalla US Navy ai tempi della Guerra Fredda ai danni di quelli sovietici. In particolare quelli usati dai Comandi della Flotta del Pacifico. Qui uno dei pod applicati ai cavi e poi recuperato dai sovietici ed esposto a Mosca :

 

ivybell.jpg

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Rispondo in ritardo !

Grazie a tutti !

 

Argomento affascinante questo che ci porta a riflettere

sulla vastità degli studi condotti e sui sacrifici sostenuti

nel tempo da studiosi e tecnici forse anche con rischio della

vita.

Ma che risultati !

Collegare due continenti lontani uno dall'altro migliaia di chilometri

tramite un cavo che ci permette di scambiare notizie,inviare tele-

grammi,fare accordi commerciali,telefonare ad un amico oppure ad

un parente emigrato.

Un cavo costoso,per la sua complessità e per la sua posa nei fondali

marini,ma che si ripaga.

Non vi è parte in esso per la quale non sia occorso uno studio;si è dovuto

anche far fronte ai danni causati dalla "teredine" (brutto verme dispettoso

che mangia anche il legno.Andate su Internet ne vedrete delle belle !).

Riguardo alla Ivy Bell può trovarsi ancora ,su Internet,qualche notizia.

Se troverò ancora notizie sull'argomento posterò volentieri.

 

Ancora grazie

 

RED

Modificato da Red
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Ciao

Aggiungo che una delle prime posacavi fu al Great Eastern

Unica nave adatta alla posta del primo cavo Europa-America

In precedenza si era tentato con due navi ognuna con mezzo cavo a bordo, dato che nelle stive intero non non ci stava.

Le due navi, una partendo dall'america e l'altra dell'europa dovevano incontrarsi in mezzo all'oceano per fare il giunto a metà cavo.

Il Great eastern risolse il problema dato che poteva immagazzinare tutto il cavo nelle sue stive rendendo l'operazione più semplice.

 

Infine tale cavo fu postato se non ricordo male tre volte dato che le prime due si ruppe.

 

Ciao

Gil

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Vorrei ricordare un articolo, legato però agli anni della II guerra mondiale, "La guerra dei cavi" di Enrico Cernuschi in Storia Militare n. 169 ottobre 2007.

L'autore tratta l'argomento del taglio dei cavi telegrafici nel Mediterraneo, lumeggia sulle prime istallazioni e sulla rete a livello mondiale di questo impianti. Interessante per le implicazioni geopolitiche ...

 

Dimenticavo... complimenti per il ritrovamento e la pubblicazione dell'articolo! :s32:

Modificato da dieblaureiter
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Grazie Dieblaureiter,

una delle parti dell'articolo che mi mi ha interessato

è quella dove si parla delle correnti sottomarine

esistenti nello Stretto di Gibilterra nella quale si possono

capire in qualche modo le difficoltà riscontrate dai nostri

sommergibili(vedi per esempio il "Malaspina" che la vide brutta !)

Non ho quel fascicolo di "Storia Militare";peccato !

 

Dimenticavo : grazie per il cavallino che sembra godere

buona salute !

O no ?

 

RED

Modificato da Red
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  • 3 weeks later...
  • 5 years later...

Su Illustrazione Popolare del 2 maggio 1886 c'è un lungo articolo sul tema, illustrato con interessanti incisioni delle pose dei "canapi". Impressionante, a mio parere, quella che rappresenta la stiva della Great Eastern. All'epoca le incisioni venivano ricavate da foto (che con le tecniche dell'epoca non avrebbero avuto sufficiente "resa" nella stampa) quindi sono credibili, anzi, di norma permettono di evidenziare al meglio i dettagli. Impressionante anche la costanza con cui si perseguì il progetto, nonostante le ripetute rotture e i problemi a reperire fondi. Ma erano tempi in cui si riponeva illimitata fiducia nella Scienza e nel Futuro.... :unsure:

 

Per chi cerca in Web, metto alcuni riferimenti: West African Telegraph Company , nave posa cavi Agamennone, Magnetic Company, nave posa cavi Blaster.
0n8gH11.jpg

jae4hw.jpg

np40lx.jpg
8udRJIi.jpg



vcrz1j.jpg

Modificato da malaparte
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