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Quei 70 Marinai Abbandonati Agli Ormeggi


Visitatore Marcuzzo

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Da Chiesamarche.org

 

apostolato_del_mare_logo.gif

 

La crisi economica globale fa crescere a dismisura il numero delle navi abbandonate nei porti, spesso con gli equipaggi costretti a bordo. In questo momento sono 19 le unità ferme in Italia, più una Tolone, dello stesso armatore italiano che ne ha due bloccate sulle banchine nazionali.

 

E sono, complessivamente, circa 70 gli uomini che continuano a vivere su quelle navi. A fare i conti, su un fenomeno poco noto ma indicativo del momento critico che lo shipping sta vivendo, è l’Apostolato del mare, l’opera della Chiesa Cattolica che, all’interno della Fondazione Migrantes della Cei, si occupa del servi zio pastorale per la gente del mare. Attivo in 60 porti italiani, l’organismo ha creato anche una serie di centri di accoglienza per i marittimi, chiamati Stella Maris, e lavora in collaborazione col sindacato internazionale del settore: l’Itf.

 

« Prima della crisi mondiale – spiega Paolo Cavanna, della direzione nazionale dell’Apostolato del mare – in Italia si registravano, in un anno, tre o al massimo quattro navi abbandonate. Da Novembre 2008 a oggi, in soli cinque mesi, sono state lasciate nei porti, dai loro armatori, ben 14 delle 20 navi di cui abbiamo ricevuto segnalazione. Altre due unità erano già ferme prima della crisi (una a Genova e una a Tolone, ndr), mentre quattro le consideriamo casi chiusi, perché sono ormai relitti completamente fermi e senza equipaggi a bordo ».

Tolti i quattro relitti, dunque, si contano due navi abbandonate a Genova, due a Livorno, una a Civitavecchia, una a Bari, una a Pozzallo, una a Milazzo, due ad Augusta, una ad Ancona, tre a Ravenna, una a Marghera. Più una nave (della classe Italroro) bloccata a Tolone, dello stesso armatore (Puglia di navigazione) che ne ha lasciate una a Genova e una ad Augusta, per un totale di 16 navi abbandonate (15 in Italia e una a Tolone).

 

« A causa della crisi non è caso raro – prosegue Cavanna – che il medesimo armatore non sia più in grado di gestire diverse navi. Ad esempio, sappiamo che anche la compagnia amatoriale della Fortuna II, abbandonata a Pozzallo, ha un’unità, la Green Flower, bloccata in Grecia. Si tratta, in genere, di navi in cattive condizioni che, quasi sempre, vengono fermate dalle capitanerie di porto a fronte di ispezioni tecniche che rilevano un numero di deficienze tale da compromettere la sicurezza della navigazione. Viene, quindi ordinato il fermo della nave e comincia a crearsi un circolo vizioso che porta all’abbandono dell’imbarcazione. Anche perché i creditori ne chiedono e ottengono il sequestro. Si tratta, ad esempio, dei proprietari della merce trasportata o di altri: è il caso della Nesibe E, ormeggiata a Civitavecchia, il fui fermo è stato chiesto anche dai rimorchiatori ».

 

« Quando il mercato tira – chiarisce Cavanna – è più facile che la situazione si risolva, perché c’è un forte interesse a far viaggiare la nave. Ma in momenti di recessione come questo, l’armatore, senza più aspettative di ricavi, spesso preferisce abbandonare le unità, piuttosto che farle riparare. Prima prende tempo, poi comincia a non pagare più gli stipendi all’equipaggio, non fornisce i mezzi per comprare viveri e gasolio e, semplicemente, sparisce ». Con i motori fermi, peraltro, la nave è senza riscaldamento e, a tutto ciò, si aggiunge la carenza di corrente elettrica. L’Apostolato del mare, che utilizza i fondi provenienti dall’8 per mille versato dai contribuenti alla Chiesa Cattolica, oltre a occuparsi dei marittimi in generale, creando anche punti di ascolto e contribuendo a metterli in collegamento con le famiglie lontane, trova il modo di dare sostentamento agli equipaggi abbandonati, che quasi sempre sono stranieri e spesso extracomunitari, e di rimpatriarli. « Attualmente – dice Cavanna – sono complessivamente una settantina i marittimi relegati su navi bloccate. Su alcune unità sono rimaste solo due persone, in qualità di custodi. Su altre c’è ancora l’intero equipaggio ». Recentemente l’Apostolato ha anche pubblicato la prima indagine sui transiti dei marittimi in 60 porti italiani: il rapporto su « Il benessere dei lavoratori in mare ».

 

Per quanto riguarda, in particolare, le navi abbandonate, spiega don Giacomo Martino, direttore nazionale dell’Apostolato del mare, « occorre avere chiaro che, chi si trova nei guai è sempre il marittimo ». In effetti, afferma il sacerdote, portando alcuni esempi, se lascia la nave per tornare a casa, magari per gravi problemi familiari, oppure per cercare un altro lavoro, il marittimo rischia di perdere il suo status e di diventare clandestino. Con la libera decisione di lasciare la nave prima del riconoscimento del credito da parte del Tribunale, perde il diritto a incassare gli stipendi arretrati. Per molti Stati, infine, l’abbandono della nave equivale a qualcosa di simile alla diserzione e, quando torna in patria, il marittimo viene arrestato. « Si deve solo ai volontari e all’aiuto delle capitaneria – conclude don Giacomo – se gli equipaggi dimenticati da tutti possono avere cibo, vestiti, acqua ».

 

Di Raoul de Forcade

Genova

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Ieri sera ho visto (purtroppo solo parzialmente mentre spadellavo) un servizio su TG1 che parlava del fenomendo delle navi abbandonate ovvero di navi mercantili bloccate nei porti per assenza di fondi, con l'equipaggio "obbligato" a restare a bordo senza stipendio ed impossibilitato a lasciare la nave e/o il paese perchè sarebbero considerati colpevoli di "abbandono della nave" secondo il diritto marittimo internazionale.

In particolare c'erano alcune riprese su una nave russa (Fiona mi sembra) ormeggiata ad Ancona.

 

Questo fenomeno sembrerebbe abbastanza diffuso ma soprattutto in aumento. Ho "percepito" un numero di oltre 50 navi solo nei porti italiani...

 

Lazer_

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Si tratta dello stesso argomento... direi di unire le discussioni!

 

A parte questo mi ha molto colpito la situzione soprattutto in relazione al Diritto Marittimo che blocca l'equipaggio a bordo: sembra una situazione dei secoli passati!

 

Lazer_ :s07: ne

 

PS: hai contatti a Crotone? Mi piacerebbe sapere se l'Italica è ancora lì.

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Visitatore Marcuzzo
PS: hai contatti a Crotone? Mi piacerebbe sapere se l'Italica è ancora lì.

 

Ho appena controllato Marine Traffic ma non risulta a Crotone, sembra che abbia l'AIS attivo... :s68:

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Si tratta del rompighiaccio italiano che però quest'anno non è stato usato. Teoricamente è di proprietà di un armatore di Napoli ma in pratica fino a quest'anno veniva sempre usato (e pagato dal Ministero della Ricerca).

A gennaio è stato parcheggiato a Crotone per ragione di costi bassi ma poi ho "perso" le tracce ovvero mi aspetto che venga riconfigurato (difficile) e/o venduto e/o smantellato :s07:

 

Lazer_ :s02: ne

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SI !

 

Quest'inverno non è stato utilizzato e la missione è stata ridotta di più del 50%. Vedi ad esempio quest'articolo:

 

http://www.ilquotidianodellacalabria.it/fl...-03-08-2-16.pdf

 

http://www.quimare.com/index.php?option=co...1&Itemid=76

 

La nave, di costruzione russa (classe Pioner) era in origine un cargo yugoslavo acquistato e convertito in rompighiaccio dall'Italia, ovvero modificata/rinforzata la prua ma soprattutto ricondizionata per operare a basse temperature e modificata pesantemente a poppa per aumentare gli spazi non più destinati al solo equipaggio ma anche al personale logistico e scientifico nonchè ai laboratori.

 

Si tratta di una vicenda diversa dai marittimi "abbandonati" nei porti ma mi ha subito richiamato alla mente quest'altra situazione (è il caso di separare la discussione?)

 

Lazer_ :s02: ne

 

Edit: sembrerebbe ancora a Crotone

 

http://www.digital-seas.com/vessel_search/...ion%5D=1#photos

Modificato da lazer_one
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