ammiraglia88* Posted September 10, 2013 Report Share Posted September 10, 2013 Titolo: ZINGARI D’ACQUA – L’epopea dei barcari della bassa Pianura Padana nella vicenda di un vecchio navigante.Autore: Michele MAINARDI – testimonianze di Riccardo CappellozzaCasa editrice: Filippi Editore Venezia Anno di edizione: 2012Anno di riedizione: -----Pagine: 160Dimensioni(cm): 21 x 15Prezzo originale: Euro 17,00 Il libro tratta dell'antica navigazione fluviale, riportando le interviste fatte dall'autore ad un "vecchio navigante". Un argomento da approfondire ed interessante è quello della navigazione fluviale che avveniva nelle zone del Veneto, del Trentino Alto Adige e lungo il corso del fiume Po. I fiumi interessati, in particolare, erano Adige, Brenta e Po. Le merci che giungevano a Venezia, dalla Siria, dalla Palestina, dall’Egitto e dalla Grecia, risalendo soprattutto questi tre fiumi raggiungevano l’Europa centrale. A parte il più noto trasferimento di legname dal Trentino e dalla Val di Cadore verso l’Arsenale di Venezia, materia prima per la costruzione e riparazione dei velieri e delle altre navi dell’epoca, lungo i fiumi venivano trasportate tutte le merci. E’ curioso rendersi conto di come la popolazione si era uniformata a questa forma di trasporto, precedente l’avvento della ferrovia. Lungo il corso di ogni fiume navigabile la gente che si poteva trovare era composta da: mugnai, zattieri, cavallanti, sabbionanti, cordai, osti di fiume, traghettatori, pontieri, portinai, piloti, meatori, scariolanti, lavandaie, oltre ad altre figure e professioni ormai andate perse. Quella presso l’oste era una tappa quasi obbligata: si potevano avere (e scambiarsi) notizie utili a tutti per la navigazione. Questa forma di trasporto era vincolata però alla portata del fiume e soprattutto era più difficoltosa quando si trattava di andare contro corrente (i viaggi, se possibile, non venivano fatti a vuoto!). All’andata perciò ci si affidava al fiume, con il suo normale scorrere lento ma costante; al ritorno si doveva ricorrere all’aiuto dei cavallanti, che con i loro animali (cavalli o buoi), percorrendo l’argine, trainavano i burchi (le tipiche imbarcazioni di fiume). Esisteva addirittura il mulino natante; sfruttava la forza del fiume ed era spostabile avanti o indietro, al largo o a riva, a seconda della necessità (i barcari segnalavano, con il corno e alla voce, il loro arrivo e passaggio). L’imbarcazione permetteva di effettuare dei carichi consistenti, maggiori certamente di quello che si sarebbe potuto fare con un semplice carro trainato dal cavallo. In più si sfruttava un bene già presente e gratuito: lo scorrere naturale dell’acqua. Questa attività fluviale è diminuita sempre di più con la costruzione della Ferrovia e con l’aumento del trasporto su mezzi pesanti. Grazie però al paziente lavoro di raccolta e catalogazione del sig. Riccardo Cappellozza, a Battaglia Terme è stato creato un museo, dedicato proprio alla navigazione fluviale. Lo scopo è di conservare gli antichi strumenti e tecniche usati, inoltre mantiene vivo il linguaggio tipico dei barcari unitamente alle immagini storiche. Serba e tramanda la memoria di questa antica e, ai giorni nostri insolita, professione. Come citato nel libro: “I barcari erano un popolo di nomadi, non avevano padroni, erano gente libera di cui lo Stato si è occupato poco, tranne che nei momenti bellici quando le barche erano requisite e i conducenti precettati.” Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
malaparte* Posted September 10, 2013 Report Share Posted September 10, 2013 Perfetto, Roberta, grazie. Solo perché tu sappia dove cercarla, te l' ho spostata in Storia e Tecnologia delle Marine. E ora vedo di mandare il link al mio ex presidente ANMI che, ricordo, tempo fa si interessava a vie d' acqua... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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