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La Marina Italiana Nella Seconda Guerra Mondiale


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TITOLO: La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale

AUTORE: James J. Sadkovich

EDITORE: Libreria Editrice Goriziana, Gorizia

ANNO: 2006

PAGINE: 521

PREZZO: 30 euro

 

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Il pregio di questo volume è rappresentato dal fatto che è scritto da uno storico straniero - statunitense nel caso specifico - ad uso e consumo dei propri lettori. Per la prima volta quindi ricercatori e appassionati non italiani hanno avuto la possibilità di documentarsi in modo dettaliato sul ruolo svolto dalla Regia nella Seconda Guerra Mondiale. Il libro del professore James J. Sadkovich della University of Southern Mississippi è stato infatti pubblicato nel 1994 dalla Greenwood Press con il titolo “The Italian Navy in World War II” e dopo dodici anni l’opera - revisionata da Augusto De Toro - è stata tradotta in italiano dalla Libreria Editrice Goriziana nella collana “Le Guerre”.

 

Ma c’è un altro aspetto singolare, per alcuni aspetti sorprendente. A pieno titolo il professore Sadkovich diventa infatti uno dei più strenui sostenitori - se non addirittura il primo in assoluto superando come intensità anche gli storici italiani - dell’operato svolto dalla nostra flotta nella II GM.

 

«La Regia Marina non vinse la guerra - sono le sue conclusioni - ma bloccò per 39 mesi le forze navali ed aeronautiche britanniche e fece dell’Italia l’attore principale dell’Asse negli oltre tre anni della sua belligeranza in Mediterraneo».

 

E ancora: «E’ certo che essa non vinse la guerra ma il fatto che i britannici imposero la resa della flotta italiana quale condizione imprescendibile per un armistizio, ne testimonia in modo eloquente l’importanza. D’altronde, poichè gli italiani persero più navi ad opera dei britannici di quante ne affondarono, verrebbe da pensare che essi fossero intimiditi dalla Marina britannica, sentendosene dominati, sin dall’inizio della guerra. Ma le unità mercantili e navali italiane pagarono un tributo più pesante agli aerei, alle mine e ai sommergibili che alla flotta britannica, la cui tanto strombazzata superiorità navale appare molto esagerata specie alla luce del successo della Regia Marina nella protezione delle rotte dei convogli».

 

E ancora: «I successi britannici, come l’incursione su Taranto e l’azione al largo di Capo Matapan sono stati amplificati laddove quelli dell’Asse - le battaglie di Mezzo Giugno e Mezzo Agosto - sono state ignorate oppure attribuite ai tedeschi. Mentre la difesa britannica di Malta è stata esaltata alla stregua di un’impresa eroica, la capacità di cui diede prova l’Italia nel tenere aperte le linee di rifornimento africane e quelle balcaniche non è tenuta pressochè in alcun conto».

 

Altro giudizio: «L’apporto dell’alleato tedesco, infido e poco affidabile, è stato sopravvalutato e come nel caso della Royal Navy ingiustamente esaltato: semmai furono i tedeschi - guidati da quel tragico buffone di Hitler - con le loro numerosissime cantonate a far perdere la guerra». In definitiva «si deve concordare con Di Samby quando afferma che il match tra le flotte britannica e italiana finì alla pari».

 

Un'appassionante difesa che ad Erminio Bagnasco, autore della prefazione, appare in certi casi eccessiva.

Edited by walter leotta
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è un libro molto importante, perchè di autore anglosassone, per la prima volta si distacca dal clichè di una RM come forza navale di secondo ordine, arretrata tecnologicamente e tatticamente, poco aggressiva e irrimediabilmente sconfitta dalla superiorità della RN... addirittura alcuni giudizi vengono considerati fin troppo benevoli da Bagnasco!.. e tuttavia un contraltare a certa pubblicistica d'oltremanica e un riconoscimento delle indubbie qualità di mezzi e marinai italiani.

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In effetti tenendo presente che prima di Sadkovich il pensiero Usa sulla Regia Marina era quello denigrante, devastante e distruttivo di Samuel H. Morison, storico ufficiale della USN, si può proprio dire che sono passati 50 anni....

 

beh, se fossimo un tantino più nazionalisti potremmo ricordare che la Us Navy a partire dal 1943 ha letteralmente saccheggiato i materiali dei mezzi d'assalto della RM... segno che poi tanto arretrati tecnologicamente non erano...

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  • 2 months later...

A mio modesto parere l'opera di James Sadkovich mi sembra eccessivamente pro-italiana, con alcuni giudizi che sfiorano il ridicolo.

 

Ne riporto alcuni che mi sono rimasti particolarmente impressi.

 

Distruzione del convoglio Tarigo. Sadkovich considera pagata a caro prezzo il brillante successo della Forza K (mercantili e scorta di 3 CC.TT. affondati, anche se il Lampo verrà successivamente recuperato), con la perdita del HMS Mohawk. A quanto pare per l'autore la perdita di un caccia inglese era paragonabile all'ecatombe di nostre navi avvenuta in questa circostanza.

 

Convoglio Halberd. Sadkovich accusa la Royal Navy di sfuggenza e di essersi sottratta allo scontro! Mi sembra paradossale che la scorta di un convoglio debba impegnarsi nella ricerca e distruzione della squadra nemica. In questa occasione la squadra navale italiana, agli ordini di Iachino, fece bene ad evitare lo scontro con i britannici, che avrebbero potito disporre della Nelson, della Rodney e della Prince of Wales. Tuttavia accusare gli inglesi di sfuggenza mi sembra assurdo.

 

Affondamento della Barham e dell'Ark Royal da parte degli u-boote. Sadkovich attribuisce parte del merito alla Marina Italiana la quale aveva costretto gli inglesi a schierare queste unità nel Mediterraneo!

 

Un'altra interessante perla dell'autore è quella relativa agli u-boote, reputati di progettazione inferiore ai sommergibili italiani.

 

In conclusione, credo, che il prof. Sadkovich abbia voluto scrivere un libro in controtendenza rispetto alla "scuola anglosassone", ma che si sia fatto prendere un pò la mano in questo processo.

 

Quindi se è vero che Samuel Eliot Morison e Stephen Roskill non possono essere considerati un modello di equilibrio ed obiettività nei loro giudizi sulla Regia Marina, James Sadkovich ha poco da invidiare al riguardo.

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