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Scontro Di Gaudo


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Dopo aver consultato i sacri testi posso dire: "94 proiettili a palla da 381 mm, suddivisi in 39 salve (di cui 11 mancati, ovverosia non partiti nemmeno - sic -). Nessun colpo a bordo delle navi inglesi, sebbene inquadrate dal tiro della VV. Mi piange il cuore, però ripercorrere gli accadimenti di Gaudo che hanno portato alla strage di Matapan.

Il numero dei colpi riportati e l'efficacia del tiro si basa su ossrevazioni dell'Ammiraglio Jachino nel libro "Gaudo e Matapan".

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  • 2 months later...
Visitatore Mattesini

Come ho già scritto nei miei due libri su Matapan, si trattò "di un cattivo tiro italiano". Oltre ai 94 proietti da 381 (peso 880 chili), con inizio del fuoco a 23.000 e cessazione ai 26.000 metri, gli incrociatori della 3^ Divisione dell'ammiraglio Luigi Sansonetti spararono ad una distanza media di circa di 22.000-23.000 metri ben 542 proietti da 203 mm, senza riuscire neppure a scalfire la vernice ad una dello navi britanniche (4 incrociatori leggeri e 4 cacciatorpediniere) che erano il bersaglio delle navi italiane, e che per la portata modesta dei loro cannoni non poterono neppure rispondere.

Triste crederlo, ma è la pura verità. Leggendo le tante giusticazioni dell'ammiraglio Iachino, c'è solo da piangere.

 

Rif.: Francesco Mattesini, "Il Giallo di Matapan. Revisione di Giudizi", capitolo "La Battaglia di Gaudo", p. 77-85; "L'operazione Gaudo e lo scontro notturno di Capo Matapan", capitolo "La battaglia di Gaudo", pag. 137-148.

 

Francesco Mattesini

Modificato da Mattesini
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Visitatore Mattesini

Evidentemente la Rivista Marittima ritiene sia più conveniente pubblicare articoli che esaltano il comportamento in guerra della Regia Marina. In questo ha trovato in Enrico Cernuschi un valido sostenitore di tesi artefatte. E il libercoletto citato, da molti tanto apprezzato, ne è la lampante dimostrazione.

 

Per il cattivo tiro italiano ho fatto l'esempio dello scontro di Gaudo, ma non bisogna dimenticare gli insuccessi tattici delle battaglie della 1^ e 2^ Sirte e della battaglia di Pantelleria (anche se in questa il tiro degli incrociatori leggeri mise a segno parecchi colpi).

 

Molti considerano il proietto da 381 mm. messo a segno a Punta Stilo sulla CASARE dalla WARSPITE, alla distanza di 26.000 metri, come colpo fortunato. Ma nessuno cerca di ricordare che la umiliante distruzione del convoglio "Duisburg" (la notte del 9 novembre 1941) da parte di 2 incrociatori leggeri e 2 cacciatorpediniere britannici, arrivati inavvistati a contatto con le navi di scorta italiane, molto più numerose (2 incrociatori pesanti e 10 cacciatorpediniere), ma che attaccarono, dopo averle tenute d'occhio per ben 17 minuti per mezzo dei binocoli senza essere stati individuali. In soli setti minuti, sparando da una distanza tra di 6.500 e i 7.000 metri, le unità britanniche incendiarono, ed affondarono, tutte le sette navi mercantili del convoglio italiano, ed uno dei cacciatorpediniere di scorta, sdanneggiandone gravemente un secondo.

 

La reazione italiana, con gli incrociatori TRIESTE e TRENTO, che spararono un gran numero di proietti da 203 mm. fino alla distanza dal nemico in ritirata di 17.000 metri (indice che di notte anche con la mancanza del radar vedevano bene il bersaglio), fu talmente inefficiente, che le salve andarono a cadere lontano dalle navi britanniche, che neppure si accorsero di essere sotto tiro.

 

Conseguentemente, dopo aver inflitto agli italiani una tremenda sconfitta, per molti versi superiore, dal punto di vista morale, anche a quella di Capo Matapan, le navi britanniche rientrarono a Malta senza aver riportato danno di sorta, se non una scheggia ad un fumaiolo di un cacciatorpediniere, che Cernuschi ha fatto apparire come indice della precisione del nostro tiro.

 

Ci sarebbe da stracciarsi le vesti!

 

Antonio Trizzino ha commesso molti errori e spesso dato giudizzi non corretti, che assolutamente non condivido, come quello del tradimento. Ma sulla incapacità tattica dei Comandanti italiani, in particolare degli "Ammiragli", aveva perfettamente ragione.

 

Francesco Mattesini

Modificato da Mattesini
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in questi casi, più che trizzino (che non sono mai riuscio ad apprezzare) penso all'amm. DaZara e al suo libro pelle d'ammiraglio, recentemente tornato alle mia libreria grazie ad un carissimo amico.

 

concordo sul fatto che Cernuschi sia l'estremo opposto di Trizzino anche se, in effetti, si comporta come gli inglesi ovvero (impressione personale, ovviamente) dà risalto ad alcuni fatti rispetto ad altri per raccontare la sua visione della storia.

 

però attualmente il dott. Cernuschi non può difendersi dalle nostre affermazioni, certo se potessimo avere anche la sua versione....

 

scusatemi l'OT: vi giuro che non avrei mai immaginato che nel giro di pochissimi anni Betasom potesse diventare un circolo accademico di cosi alta levatura! sono oltremodo orgoglioso di ciò (spero perdonerete il peccato capitale...)

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Visitatore Mattesini

Totiano.

 

Speriamo che il dott.... non si aggiunga a questa combriccola, perchè non ci salveremmo più. Rischiamo di sentirci dire, con le frasi più lunghe e sconclusionate, che quello che nella Storia e chiaramente azzurro diventi verde.

 

Francesco

Modificato da Mattesini
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"scusatemi l'OT: vi giuro che non avrei mai immaginato che nel giro di pochissimi anni Betasom potesse diventare un circolo accademico di cosi alta levatura! sono oltremodo orgoglioso di ciò (spero perdonerete il peccato capitale...)"

 

Stavo giusto pensando anche io la stessa cosa leggendo alcuni degli intervenuti in questa discussione...E' indubbiamente un gran bel risultato. Alla via così.

Modificato da GFGPriaroggia
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Indipendentemente dalle opinioni del Cernuschi e dal suo modo di sostenere le proprie argomentazioni, vorrei riportare tutti verso il tema principale di questa discussione. Stiamo parlando di Artiglieria Italiana; il demolire le opinioni altrui ci porta lontano dal filo del discorso, indipendentemente da quanto le nostre osservazioni possano essere o meno veritiere.

 

Il pregio di Betasom è proprio questo: attenersi alle evidenze storiche o tecniche, prescindendo da considerazioni di altro tipo o da eventuali inimicizie personali. Credo che tralasciare ogni sorta di animosità sia l'unica strada per parlare effettivamente di storia in modo sereno e più obiettivo possibile, cosa che tutti noi abbiamo dimostrato di saper fare.

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Indipendentemente dalle opinioni del Cernuschi e dal suo modo di sostenere le proprie argomentazioni, vorrei riportare tutti verso il tema principale di questa discussione. Stiamo parlando di Artiglieria Italiana; il demolire le opinioni altrui ci porta lontano dal filo del discorso, indipendentemente da quanto le nostre osservazioni possano essere o meno veritiere.

 

Il pregio di Betasom è proprio questo: attenersi alle evidenze storiche o tecniche, prescindendo da considerazioni di altro tipo o da eventuali inimicizie personali. Credo che tralasciare ogni sorta di animosità sia l'unica strada per parlare effettivamente di storia in modo sereno e più obiettivo possibile, cosa che tutti noi abbiamo dimostrato di saper fare.

 

Concordo e mi scuso.

Ho provveduto a eliminare il mio post.

Un saluto!

Maurizio

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Visitatore Mattesini

A Betasom.

 

Mi associo anchio, e mi scuso per un certo mio sfogo, dovuto a fatti spiacevoli, determinati da differinti opinioni sulla Storia.

Se volete, potete pure eliminare le mie considerazioni personali.

 

Cordialmente

 

Francesco Mattesini.

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Naturalmente, è sempre più corretto, elegante ed opportuno discutere "in contraddittorio".

 

Ho sempre pensato, tuttavia, che se qualcuno decide di dare alle stampe, mettere in circolazione e proporre "al grande pubblico" le proprie opinioni, debba anche mettere in conto la possibilità che le stesse siano discusse (e, se del caso, confutate) anche in sua assenza, ferma restando la "normale" educazione nei confronti di chi scrive...

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