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Sommergibile Tascabile Classe Cb Sul Lago Di Garda?


Corto Maltese

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Nel libro pubblicato presso la Tipografia Milani S.r.l. di Verona nell'aprile 2010 dall'Avv. Marco Faraoni dal titolo "Quell'ultimo giorno" vengono ricostruiti gli avvenimenti bellici che consentirono agli americani di liberare la cittadina di Garda il 27 aprile 1945. Nella parte conclusiva del volume (pag. 89) l'Autore richiama la testimonianza diretta di un soldato americano il quale riferisce che in data 30.04.1945 alle ore 11.15 "Sulla riva del lago [si deve presumere lungo la striscia di costa compresa tra Torbole e Riva n.d.r.] fu fatta una scoperta stupefacente. Avevamo già visto sul lago anfibi, barche d'assalto e barche a vela [...] Di conseguenza non ci saremmo dovuti stupire - ma lo fummo - di trovare in una baracca sulla sponda del lago un sommergibile quasi ultimato. Era molto piccolo ma sembrava indicare che il Lago di Garda doveva essere stata l'ultima dimora della Marina Militare Italiana".

All'esito di un cordiale colloquio telefonico con il segretario dell'associazione combattenti X Flottiglia M.A.S. (di Verona) Sig. Franco

Minelli, reduce di guerra che operò anche sul Garda, la circostanza mi è stata confermata. Più precisamente il Sig. Minelli ricorderebbe che un sommergibile tascabile Caproni, probabilmente classe CB, veniva usato sul Benaco per il pattugliamento e l'addestramento delle reclute (in merito a quest'ultimo aspetto penso che il mio interlocutore si riferisca al BTG "Ardimento" presente in loco dal settembre 1944 all'aprile del 1945). Credo che la notizia meriti un approfondimento.

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Un post lasciato in altro forum (tutto da verificare quanto ai contenuti) mi ha ulteriormente incuriosito:

 

"MINISOMMERGIBILI SUL LAGO DI GARDA

 

 

Da parecchio tempo si parla di piccoli sommergibili progettati durante la Seconda Guerra Mondiale ed allestiti nelle gallerie della gardesana a Riva e dintorni. Una vera e propria cappa di mistero che avvolge la storia dei mini sommergibili progettati e costruiti dalla Caproni e che avrebbero dovuto rappresentare una sorta di arma ultramoderna per quel tempo, grazie alle innovazioni tecniche introdotte. Molto meno noto è invece che la presenza –perlomeno prevista- di mini sommergibili sul Lago di Garda risale a ben prima, ossia sin dai tempi della prima guerra mondiale! La storia di questo curioso mezzo subacqueo ha infatti inizio con lo scoppio del conflitto, quando gli austriaci decisero di rendere inservibile quel poco di naviglio sottile che era loro rimasto, principalmente nel timore di un eventuale sfondamento italiano dalla parte del Lago di Garda essendo ormai lontani i tempi della Flotta del Garda, la Gardasee-Flottille comandata dall’Ufficiale trentino Manfroni de Monfort, ai tempi del Lombardo-Veneto. Rimaneva tuttavia il problema del contrasto alle barche italiane nella zona sud del lago, e principalmente le pirobarche della Guardia di Finanza che svolgevano un attivo servizio di controllo e bombardamento costiero contro le forze austro-ungariche. Si decise quindi di valutare l’impiego di un mini sommergibile, che per le dimensioni e la possibilità di raggiungere non visto la zona italiana era ritenuto ideale per operare nelle acque lacustri. Il mezzo c’era già. Si trattava di un battello costruito dalla “Danubio Werft” di Fiume di cui si pubblica su queste pagine per la prima volta in Italia una fotografia scattata proprio nella località istriana. Il progettista era un oscuro insegnante di Breslau, il Dr. Paul Schottlaender, che aveva ideato il mezzo per potere studiare la flora e la fauna subacquea. Il mezzo era lungo oltre 12 metri, largo 2.70 metri e pesava oltre 44 tonnellate. La profondità massima era limitata a 50 metri. Malgrado le dimensioni ridotte il mezzo costituiva un vero gioiello tecnologico per l’epoca, essendo dotato di oblò per le riprese e di una camera subacquea per i sommozzatori. Allo scoppio della guerra la Marina Austriaca acquistò quindi il battello prevedendo di dotarlo di tubi lancia siluri esterni, un nuovo motore e un periscopio. Costo dei lavori 75.000 corone, prezzo di acquisto 200.000 corone. Se l’idea che un mezzo così piccolo potesse effettivamente essere di utilità nella guerra alle navi nemiche può oggi suscitare perplessità non si deve dimenticare che era ancora viva negli ambienti navali dell’epoca, malgrado il tempo trascorso, la vasta eco suscitata dalle azione dello ”Hunley”, il minisommergibile sudista azionato a mano che durante la guerra civile americana aveva affondato una moderna fregata. Quindi ecco l’idea di affidare il “Loligo” (questo il suo nome, derivante da un crostaceo da alti fondali) con sei uomini di equipaggio al Ten. di Fregata G. Vio, con l’incarico iniziale di sorvegliare l’Istria e il Golfo di Trieste. Poi arrivò l’idea dell’uso sul Garda. Fu studiato in dettaglio un elaborato progetto per il trasporto con carro ferroviario sino a Trento, quindi su ruota via Terlago, Vezzano, Valle del Sarca sino a Riva. Si prevedette a rinforzare il ponte sull’Adige, ma i problemi maggiori erano dati dall’artiglieria italiana che poteva raggiungere Riva, e la certezza che un simile trasporto non sarebbe passato inosservato all’attivissimo servizio informazioni militari italiano. La stazione di appoggio del sommergibile sarebbe stata un bersaglio sin troppo facile, complice anche l’osservazione aerea che da Treviso e Verona sorvolava il territorio dell’impero. Dopo lunghe valutazioni quindi si desistette – immaginiamo a malincuore da parte degli addetti ai lavori - dal complicato trasporto, lasciando ad arrugginire il povero “Loligo” su una banchina del porto di Fiume sino a fine della guerra, quando fu infine ingloriosamente demolito. Terminava così, almeno temporaneamente, la saga dei sommergibili del Garda. Si sarebbe dovuta attendere la Seconda Guerra Mondiale per sentirne parlare di nuovo, in quanto le vicende delle armi segrete di Hitler, che nelle intenzioni avrebbero dovuto contribuire a rovesciare le sorti della guerra tocca anche il nostro lago.

 

Il Trentino è infatti coinvolto suo malgrado negli esperimenti che videro protagonista uno strano mezzo subacqueo che vide la luce grazie ad un geniale italiano, l’ingegnere Secondo Campini, progettista del primo aereo a reazione italiano secondo nel mondo dopo l’Heinkel 70 tedesco che lo battè sul tempo di pochi mesi, ossia il Campini-Caproni CC2 ed una attivissima ed altrettanto geniale ditta italiana e trentina, la Caproni che aveva già accumulato una notevole esperienza nel settore con altre realizzazioni similari. Ciò che contraddistingueva il progetto dell’Ing. Campini era il tipo di propulsione. Come egli stesso afferma in una sua relazione del 1942 faticosamente ritrovata dopo lunghe ricerche si trattava nientemeno che di un sommergibile “a reazione” senza elica esterna che sfruttava il fluido acqua nella stessa maniera in cui la sua rivoluzionaria turbina sfruttava l’aria per fare volare il CC2. Campini e il comandante De Bernardi, pilota del suo aereo a reazione redassero insieme il progetto, la Caproni si accollò la costruzione proponendola all’inizio alla Regia Marina che dopo un iniziale interesse abbandonò il progetto in quanto assillata da ben altri problemi, indi alla Marina Tedesca con cui stipulò un contratto di 50.000 marchi tedeschi dell’epoca per la costruzione di due prototipi. Con una lunghezza di 11 metri e un diametro di un metro si presentava molto affusolato, con un armamento composto da due siluri trasportati esternamente. Il profilo che pubblichiamo in queste pagine è il primo in assoluto nel suo genere, ricostruito sulla base dei documenti originali ritrovati nel dopoguerra. A seguito delle ricerche effettuate peraltro si è venuti in contatto con alcune persone che all’epoca facevano parte delle maestranze che si occupavano della costruzione di questi mezzi, che con la loro preziosa testimonianza hanno permesso di fare luce su di un aspetto controverso relativo alla costruzione di tali mezzi : appariva infatti difficile, se non impossibile, impiantare una fabbrica completa di macchinari e operai nel forte sul lago, ed infatti seguendo l’esempio di quanto si stava già facendo in Germania con la dislocazione su altre aree degli impianti produttivi per sottrarli ai continui bombardamenti alleati si prese la decisione di trasferire i mezzi parzialmente completati al forte di Torbole, data anche la vicinanza degli stabilimenti della Caproni di Rovereto e alle fabbriche sotterranee che si occupavano della realizzazioni di motori e parti di velivoli a razzo e reazione. Diventava quindi più semplice il reperimento dei preziosi materiali di costruzione dei propulsori e, all’occorrenza, il trasferimento di mano d’opera specializzata da un impianto all’altro. Responsabile della costruzione un grande personaggio : l’ing. De Pizzini, recentemente scomparso e a cui si devono queste informazioni su questi mezzi, che con estrema cortesia accettò di farsi intervistare e condividere con noi questi preziosi frammenti di storia della nostra provincia. Ingegnere meccanico, pilota collaudatore della Caproni abilitato al volo su decine di aerei diversi, sopravvissuto ad un abbattimento sopra Milano da parte dei caccia americani, collaboratore dopo la guerra con il geniale progettista aeronautico Kurt Tank e responsabile degli impianti industriali di Torbole oltre che persona in cui lo stesso Conte Caproni riponeva massima fiducia, era l’uomo ideale per sovrintendere alla costruzione dei nuovi mezzi subacquei. I sommergibili furono quindi approntati tra mille difficoltà per il reperimento dei materiali che comunque iniziavano a scarseggiare, e rivelando fin da subito stupefacenti capacità propulsive dei motori, anche se le prove furono interrotte da malfunzionamenti e rotture tipiche di tutti i prototipi rivoluzionari : Campini e De Bernardi avevano visto giusto! Forse questa volta la marina tedesca aveva qualcosa per ovviare al maggiore difetto dei suoi mezzi navali insidiosi, ossia proprio la velocità che nelle aspettative avrebbero consentito di attaccare a frotte le sempre più numerose flotte da sbarco alleate, lanciando i siluri e sfuggendo alla massima velocità ai loro aerei e siluranti. Tutto quindi procedeva per il meglio, ma la fine del conflitto e con essa l’incombente X divisione da Montagna americana si avvicinava sempre di più. Ecco quindi l’ordine di distruggere i mezzi con l’esplosivo in mezzo al Lago dove il fondale superava i 200 metri, bruciare i documenti, fare sparire ogni traccia. Nulla doveva cadere in mano nemica! E così fu. Un giorno di fine aprile 1945, al calare della sera quando meno probabili erano le incursioni aeree dei micidiali “Thunderbolt” da attacco americani che dalla Toscana si spingevano sino al Brennero i mezzi furono quindi portati al largo, una barchetta si affiancò per prelevare i piloti, e una carica esplosiva distrusse i mezzi i cui rottami affondarono per sempre nelle profonde acque del lago. Sotto l’occhio vigile e ben poco amichevole di una squadra di SS lo stesso de Pizzini racconta che lui e i suoi collaboratori bruciarono nel forte di Torbole tutti i documenti relativi ai mezzi. Foto, relazioni, disegni : nulla si salvò. Anni dopo un oscuro riferimento ad un ritrovamento di un mini sommergibile sul Garda nel diario storico della divisione americana fece supporre che almeno uno di questi rivoluzionari mezzi si fosse salvato, o che almeno ne esistesse qualche immagine. Si trattava invece, come accurate ricerche hanno recentemente permesso di appurare di uno dei Caproni “CB” che i tedeschi requisirono agli italiani con l’intenzione di trasportarli in Germania e che finirono a Garda, complice anche il diverso scartamento delle ferrovie e che lì rimasero sino alla fine della guerra, formalmente restituiti al Governo della Repubblica Sociale ma praticamente abbandonati nel caos dell’ultimo anno e mezzo di guerra. Il segreto era stato ben custodito se ancora a fine 1944 in un rapporto classificato “segretissimo” e recuperato fortunosamente presso gli archivi londinesi i servizi inglesi riferivano di sommergibili in costruzione sul Lago di Garda, ma ampiamente sottostimando le loro effettive capacità e le innovazioni tecnologiche introdotte. Anche il Giappone imperiale si interessò a questi mezzi : una delegazione militare arrivata in Europa in sommergibile per acquisire tecnologia bellica si recò nel massimo segreto a Torbole, vide, misurò e fotografò. Qualcosa si portò via, ma oggi negli archivi giapponesi non rimane traccia di quella visita. Tutto distrutto nella furia dei bombardamenti americani? Distrutto per non farlo cadere in mano al nemico che stava per sbarcare nel sol levante? Non lo sapremo mai. Ma, si obbietterà, se erano così rivoluzionari perché i vincitori della guerra non ne hanno adottato le soluzioni tecniche? La risposta sta in un'altra invenzione di quei tempi, il sonar : troppo rumoroso il motore di Campini per sfuggire ai nuovi micidiali apparati acustici che nel dopoguerra si stavano sviluppando, e complice un altra invenzione, l’energia atomica e i nuovi, giganteschi battelli subacquei che si decise di costruire i piccoli mezzi del Garda vennero presto dimenticati. Oggi restano quindi solo pochi documenti con qualche disegno, la testimonianza del de Pizzini che rende onore alla genialità di Campini e all’eccellenza tecnica della Caproni, oltre ai ricordi di qualche anziano rivano che rammenta questi strani, piccoli mezzi che si inoltravano nelle calme acque del lago, mute testimoni della follia della guerra e ultime custodi delle loro vestigia.

Luigi Caretta & Giorgio Martini"

 

Tratto dal sito http://www.specwarfare.it/public/phpbb2/vi...f=12&t=4100

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faccio un piccolo inciso: Franco Minelli non è altri che il nostro membro onorario "sagittario", sempre impegnatissimo con la sua associazione...

 

sul lago di Garda fecero anche le sperimentazioni del CA che doveva essere trasportato a NewYork col daVinci. dei deu testati uno solo fu trasferito a Betasom e, forse, quello visto dal sodato americano potrebbe essere l'altro CA!

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Il racconto degli americani si basa per lo più sul racconto REMOUNT BLUE (il codice dell'operazione condotta pelopiù dall'86°Rgt 3°bt delal decima divisione montagna USA).

Qualche anno fa a Torbole stazionava un gruppo di americani con l'intento di recuperare un mezzo anfibio Dukw ma sembra senza successo.

C'è anche la (leggenda?) del dukw affondato in zona mentre rientrava da Villa Feltrinelli carico di bauli.....

Consiglio inoltre a tutti gli appassionati la lettura del libro TUNNEL FACTORIES (http://www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2004/%7BBA0FFBD5-6FF7-4EF0-8296-D441943D8325%7D.pdf)

In cui si parla anche delle officine Caproni e si accenna ai minisom situati allora nel forte di porto S.Nicolò a Riva d.G

 

 

spero di aver solleticato la vostra curiosità

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faccio un piccolo inciso: Franco Minelli non è altri che il nostro membro onorario "sagittario", sempre impegnatissimo con la sua associazione...

Non ti nascondo che un dubbio in merito mi era venuto (BTG sagittario)...ma sarebbe troppo lungo (e poco interssante per gli altri utenti) spiegarti la catena logica che mi aveva portato, seppur in via ipotetica all'identificazione del misterioso membro onorario "sagittario" come uno degli aderenti alla Decima.

 

sul lago di Garda fecero anche le sperimentazioni del CA che doveva essere trasportato a NewYork col daVinci. dei deu testati uno solo fu trasferito a Betasom e, forse, quello visto dal sodato americano potrebbe essere l'altro CA!

 

Dir posso chiederti da quale fonte hai tratto la notizia?

 

Il racconto degli americani si basa per lo più sul racconto REMOUNT BLUE (il codice dell'operazione condotta pelopiù dall'86°Rgt 3°bt delal decima divisione montagna USA).

 

Corretto. Il libro se non erro è stato pubblicato in California nel 1948.

 

Qualche anno fa a Torbole stazionava un gruppo di americani con l'intento di recuperare un mezzo anfibio Dukw ma sembra senza successo.

C'è anche la (leggenda?) del dukw affondato in zona mentre rientrava da Villa Feltrinelli carico di bauli.....

 

Di seguito in linK ad un articolo apparso sull'Arena di Verona che fornisce un breve resoconto delle ricerche del Dukw effettuate nel lago http://www.gardanotizie.it/content/salvate...e-fondo-al-lago e delle circostanze che ne determinarono l'affondamento. Quanto alla "leggenda" la versione giunta alle mie orecchie è decisamente diversa anche perché gli americani, cronologicamente parlando, arrivarono decisamente troppo tardi...

 

Consiglio inoltre a tutti gli appassionati la lettura del libro TUNNEL FACTORIES (http://www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2004/%7BBA0FFBD5-6FF7-4EF0-8296-D441943D8325%7D.pdf)

In cui si parla anche delle officine Caproni e si accenna ai minisom situati allora nel forte di porto S.Nicolò a Riva d.G

 

Sembra un libro molto ineressante. E' ancora in commercio?

Modificato da Corto Maltese
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Sulle vicende accadute sul Lago di Garda agli sgoccioli della guerra merita una citazione questo articolo apparso nel 2006 sul Corriere della Sera, che tra l'altro parla di un Dukw che si ribaltò e affondò nel corso delle ultime operazioni belliche Usa in territorio italiano:

 

Dukw americano affondato a Riva del Garda - 1945

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  • 2 weeks later...

Attendo con una certa curiosità l'uscita del documentario che qui vi segnalo. Il seguente articolo è tratto dal sito internet dell'Arena di Verona ed è stato pubblicato in data 26.06.2010.

 

"Nelle gallerie veronesi le fabbriche di Hitler

"LA CITTA' IN GUERRA" - Mauro Quattrina domani presenta la sua opera. Il documentarista rivela: «Ad Avesa e Quinzano venivano costruite armi e componenti di aerei»

 

Nelle grotte di Quinzano c'erano fabbriche di guerra. Lo afferma il regista e documentarista Mauro Quattrina (autore di numerose mostre e filmati sulla seconda guerra mondiale) che sta concludendo un nuovo lavoro di ricerca dedicato alle «Tunnel factories» ovvero le fabbriche in galleria studiate dai tedeschi nel periodo bellico, anche nel territorio scaligero.

«A Quinzano», spiega Quattrina, «in una galleria di 2.000 metri quadrati c'era una produzione di componenti aeronautiche mentre le grotte di Avesa dovevano essere usata per costruire materiali per la marina e per lavorazioni chimiche». Fabbricazioni belliche anche a Negarine.

L'esigenza di trovare aree produttive alternative, decentrate e sicure, era nata dall'inasprimento dell'offensiva del Bomber command britannico e dall'ottava Forza aerea americana.

Entrambe avevano organizzato bombardamenti a tappeto nelle zone tedesche tradizionalmente deputate alla fabbricazione bellica. Era così nata l'esigenza di siti alternativi, meglio se sotterranei, in grotta, dove continuare la produzione bellica. C'erano anche attente valutazioni logistiche. «Da via Mameli, vicinissima a Quinzano ed Avesa, passava la linea ferroviaria Verona-Caprino, che permetteva un primo spostamento dei pezzi bellici in Val d'Adige e successivamente in Germania», spiega Quattrina

Il documentario dedicato ai luoghi di produzione di armi segrete e convenzionali costruite nelle gallerie verrà illustrato nel dettaglio domani, domenica, con una conferenza itinerante che partirà da Peschiera alle 9, risalendo poi la costa gardesana veronese fino al Trentino. «Le grotte», sottolinea Quattrina, «erano una località molto ricercata dai tedeschi perché naturalmente protette dai bombardamenti anglo-americani».

La ricerca del regista veronese vuole dimostrare che nelle fabbriche in grotta vennero costruite munizioni, armi, motori di aerei, strutture aeronautiche, cuscinetti a sfera, materiale di marina e molto altro ancora, anche con la collaborazione di famose fabbriche italiane. Il documentario sarà ultimato nell'autunno del 2010. Danilo Castellarin" http://www.larena.it/stories/Home/162504_n...iche_di_hitler/

 

 

Il link al sito del regista con un interessnte quesito rivolto ai lettori... http://mauroquattrina.jimdo.com/doc-le-arm...rete-di-hitler/

Modificato da Corto Maltese
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da base artica,marco

 

........................... :s43: un caso??

 

 

da : http://www.istrevi.it/index.php

 

 

Paolo Valente - Il mistero dei due giapponesi

 

savegnagovalentemission.jpg

 

Uploaded with ImageShack.us

 

Ricostruita un’oscura vicenda costata la vita a una coppia meranese.

La storia si svolge tra Merano, l’alto Garda, Rovereto e Valli del Pasubio. Di più: tra Roma, Berlino e Tokyo.

I vicentini Paolo Savegnago e Luca Valente, autori del libro Il mistero della missione giapponese, dopo anni di attente ricerche, offrono ora la “soluzione di uno degli episodi più enigmatici della guerra nell’Italia occupata dai tedeschi”.

I fatti in breve. Siamo ai primi di giugno del 1944. Due giapponesi sono partiti in auto da Venezia alla volta di Merano. Lungo il percorso hanno preso a bordo una donna che ben conoscono. È Maria Clementi Giusto, la padrona di casa meranese di uno dei due, che è andata in visita ad alcuni parenti di Vicenza. La vettura sta percorrendo la statale del Pasubio in direzione di Rovereto. Poco prima dell’abitato di Sant’Antonio di Valli la macchina è in panne. Giunti a fatica in paese i tre sono arrestati da un gruppo di partigiani locali. Saranno tenuti in custodia per qualche tempo e poi inspiegabilmente passati per le armi.

Ciò che aggiunge tragicità alla vicenda è quanto accade alcuni giorni dopo. Giovanni Giusto, marito di Maria, non vedendo rincasare la moglie, ne ricostruisce il percorso e si presenta a Sant’Antonio di Valli. Scambiato forse per una spia subirà la stessa sorte di Maria e dei due giapponesi. Lo stesso giorno della cattura dei due, l’8 giugno, si verifica un episodio per molti versi analogo. Un auto scura, guidata dal meranese Amos De Marchi, trasporta due ufficiali nipponici. Proviene da Montecatini, dove ha sede il comando della marina tedesca, ed è diretta verso la città del Passirio. Nel tardo pomeriggio la vettura transita nei pressi del Fosso degli Affrichi, a pochi chilometri da Pianosinatico. La macchina comincia a sbandare. Una pattuglia partigiana ha disseminato l’asfalto di chiodi a tre punte. De Marchi è un abile guidatore e riesce ad arrestare il veicolo senza conseguenze. All’improvviso però dalla boscaglia escono alcuni partigiani armati. Nel caos che ne segue partono alcuni colpi di arma da fuoco. Il capitano Mitsunobu rimane esanime sul sedile dell’auto. Il suo vice Yamanaka, sebbene ferito, riesce fortunosamente a fuggire mentre De Marchi si consegna agli assalitori. Si tratta, in questo caso, dei titolari della missione navale giapponese, trasferita da Roma a Merano nel 1943. Gli uffici della missione sono sistemati nella villa Burgund, sulla sponda sinistra del Passirio. Altri diplomatici giapponesi, in quei giorni, sono residenti a Venezia (ambasciata) e a Cortina d’Ampezzo (addetto militare).

Se la vicenda di Pianosinatico è chiarita da tempo, non così per quella di Valli del Pasubio. Per oltre sessant’anni, ad esempio, i due giapponesi caduti nelle mani dei partigiani sono rimasti senza identità. Ora Savegnago e Valente, seguendone attentamente le tracce, hanno dato loro un nome e ricostruito interamente la vicenda. Il libro è edito da Cierre e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza “Ettore Gallo”. Sarà presentato nei prossimi giorni nel Vicentino e, prossimamente, anche a Merano.

 

 

misteri.....!

 

salutoni marco

Modificato da bussolino
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da base artica, marco

 

.....purtroppo la vita (la mia) mi ha insegnato che il piu cattivo :s05: ( o per lo meno quello che le fa, ma non le fa vedere) di tutti vince alla fine :s68: !!

il problema che la gente (io x esempio) sovente non ee cattiva abbastanza :s02: !

salutoni marco

 

tutto il discorso caproni ee coperto da ..... cassetti ancora chius :s12: i, e non solo caproni :s14: !!

salutoni marco

ps. non credo che i tempi sono maturi, ancora troppi ci vivono sulla situazione! e non solo in italia!!

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Domani andro' a fare un giro da quelle parti....

Lazer_one

 

 

da base artica,mrco

 

vedi di ..tornare e non incontrare gente sbagliata... :s12:

salutoni marco

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Sul lago sfrecciano numerosi i windsurf o meglio pochi windsurf sfrecciano tra i numerosi principianti: il gioco con Lazer_ ino era scommettere su chi avesse invertito la rotta con una bella strambata senza ovviamente cadere in acqua!

In ogni caso il tragitto abbastanza breve da Limone a Torbole e' ricco di molte gallerie delle quali solo un paio sono di nuova costruzione. Quelle vecchie hanno comunque svariati accessi laterali verso il lago.

E' difficile trovare delle tracce ma osservare il paesaggio dopo aver letto questa discussione puo' far volare la fantasia...

Lazer_one

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Sul lago sfrecciano numerosi i windsurf o meglio pochi windsurf sfrecciano tra i numerosi principianti: il gioco con Lazer_ ino era scommettere su chi avesse invertito la rotta con una bella strambata senza ovviamente cadere in acqua!

In ogni caso il tragitto abbastanza breve da Limone a Torbole e' ricco di molte gallerie delle quali solo un paio sono di nuova costruzione. Quelle vecchie hanno comunque svariati accessi laterali verso il lago.

E' difficile trovare delle tracce ma osservare il paesaggio dopo aver letto questa discussione puo' far volare la fantasia...

Lazer_one

 

Se riuscirò a trovare un attimo nei prossimi giorni sarò ben lieto postare qualche suggestiva immagine relativa a quel periodo.

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  • 2 weeks later...

A proposito di "leggende" relative ai documenti appartenuti a Mussolini ed in particolare con riferimento al carteggio intrattenuto prima della guerra con Churchill... http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/ar...lo/lstp/315212/

Inutile dire che il ritrovamento dei (probabilmente falsi) diari del Duce smuove le acque torbide dei laghi italiani...

Modificato da Corto Maltese
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  • 3 weeks later...

Di seguito posto il paragrafo tratto dalla Seconda Edizione del volume di Giorgio Danilo Cocconceli "Tunnel Factories - Le Officine Areonautiche Caproni e Fiat nell'alto Garda 1934-1945", GAE, Carugate 2002, relativo alla presenza dei sommergibili Caproni sul Lago di Garda (rimando ad un successivo post ogni commento):

244x.jpg

245vq.jpg

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248tn.jpg

249qn.jpg

251fus.jpg

252ch.jpg

253nr.jpg

Modificato da Corto Maltese
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  • 2 weeks later...

Salve a tutti,

Il filmato in riferimento si intitola Tunnels Factories. Verrà proiettato in prima assoluta venerdì 15 ottobre 2010 alle ore 20.30 c/o l'Auditorium della Cassa Rurale Bassa Vallagarina ad Ala di Trento.

Vi aspetto numerosi.

 

Massimiliano Baroni

Presidente dell'Associazione storico culturale Memores (www.memores.net)

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Salve a tutti,

Il filmato in riferimento si intitola Tunnels Factories. Verrà proiettato in prima assoluta venerdì 15 ottobre 2010 alle ore 20.30 c/o l'Auditorium della Cassa Rurale Bassa Vallagarina ad Ala di Trento.

Vi aspetto numerosi.

 

Massimiliano Baroni

Presidente dell'Associazione storico culturale Memores (www.memores.net)

 

La ringrazio Sig. Baroni per l'interessante notizia. Moglie (e soprattutto prole) permettendo sarò ben lieto di assistere alla proiezione.

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  • 5 weeks later...

Ho trovato questo articolo interessante, spero cari C.ti sia di vs. gradimento

Sgt Marcoz

 

 

Credenziali (da pescaraonline.net)

 

 

URL=http://img696.imageshack.us/i/capronica1.jpg/]capronica1.jpg[/url]

 

 

di Giuseppe Pesce

 

Uscendo a Pontoglio dall'autostrada A4 Milano Venezia ci si immette sulla strada per Lovere che costeggia il lago di Iseo sul lato occidentale; a Sarnico si può passare sul lato orientale bresciano e proseguire per Iseo e successivamente per Pilzone. In questa ultima località tra la ferrovia Brescia Edolo e la sponda del lago, nel 1930 la “Caproni Aeroplani" realizzò in località Montecolino uno stabilimento di cinque capannoni per costruire strong>idrovolanti e "maiali", i famosi siluri a lenta corsa utilizzati dagli incursori subacquei della Regia Marina.

Dopo l'8 settembre 1943 Montecolino diventò base operativa della X Flottiglia MAS comandata da Junio Valerio Borghese che aveva posto la sua dimora privata nei pressi di quella località.

 

1 capannoni di Montecolino sono legati storicamente a tre eventi:

allestimento di un minisommergibile destinato ad una azione offensiva contro la città di New York;

riunione di agenti segreti inglesi, americani, tedeschi e italiani per studiare la possibilità di una pace separata ai danni dell'Unione Sovietica;

- convegno di Montecolino, sede della X MAS fra italiani ed inglesi per studiare la possibilità di uno sbarco a Trieste allo scopo di giungere a Berlino prima dei Russi passando attraverso la Cecoslovacchia.

 

Il minísommergibíle per attaccare New york

 

L’idea di bombardare New York ha agitato la mente di alcuni capi militari durante il secondo conflitto mondiale: lo scopo era solo quello di ottenere un forte effetto psicologico.

La Regia Aeronautica aveva realizzato un velivolo quadrimotore, l'SM.95, capace di raggiungere Manhattan e di lanciare manifestini di propaganda (v. pag. 18 di Aeronautica n. 1/2006) mentre la Regia Marina progettò un minisommergibile che, trasportato fino a New York, poteva risalire il fiume Hudson e portare l'attacco a navi ancorate in acque poco profonde ove nessun sommergibile avrebbe osato inoltrarsi.

 

Già durante la crisi del 1935, che portò l'Italia sull'orlo di una guerra con la Gran Bretagna, la Marina aveva chiesto alla ditta Caproni di collaborare alla costruzione di una nuova arma d'assalto.

Su idea di Mario De Bernardi e con la collaborazione di ingegneri aeronautici, la Caproni, avvalendosi dell'ingegnere navale Vincenzo Goeta, progettò il "motoscafo sommergibile". Si trattava di una imbarcazione concepita con criteri aeronautici: i piani di controllo erano comandati a mezzo di una "cloche" aeronautica; la strumentazione di bordo prevedeva un cruscotto simile a quello di un aeroplano; l'equipaggio era costituito da due uomini.

 

La costruzione iniziò in un capannone della fabbrica Caproni di Taliedo e nel 1938 i primi due prototipi furono caricati su speciali vagoni ferroviari e trasferiti all'idroscalo di Montecolino dove i collaudi furono effettuati dai tenenti di vascello Alberto Torri, Eugenio Gatti e Teucle Meneghini.

 

A causa della mancanza di salinità, la riserva di spinta era differente da quella del mare e pertanto fu necessario portare poi i due prototipi all'arsenale di Venezia:

 

Al termine dei collaudi i due minisommergibili, il CA. 1 e il CA.2, furono trasferiti alla base della Spezia dove furono lasciati in abbandono in un deposito fino a dopo l'8 settembre 1943 quando la X MAS di Junio Valerio Borghese li prese in considerazione per trasformarli in mezzi d' assalto

 

Essi furono quindi riportati in fabbrica per una totale revisione e per essere sottoposti ad importanti modifiche. Successivamente il CA. 1 ed il CA.2 furono portati a Montecolino per una serie di intensi collaudi nel corso dei quali, a seguito di una avaria, il CA. 1 affondò nel lago e quindi la X MAS potè disporre solo del CA 2.

 

Il comandante Borghese aveva progettato due attacchi in Atlantico: uno contro la base britannica di Freetown ed uno contro New York; per entrambe le azioni si rendeva necessaria la disponibilità di un sommergibile atlantico per il trasporto in zona di operazioni del minisommergibile, ma sia la Marina Italiana sia la Kriegsmarine dichiararono la non disponibilità.

 

Solo in seguito il contrammiraglio Romolo Polacchini, comandante della base navale di Bordcaux, assegnò a Borghese il sommergibile "Leonardo da Vinci", ma mentre si era in attesa del momento propizio per portare l'azione contro New York esso fu affondato il 22 maggio 1943 dal cacciatorpediniere "Active" e dalla fregata "Ness" al largo di Capo Fenestrelle.

 

Agenti segreti inglesi. arriericani. tedeschi e italiani a Montecolino

 

Durante il secondo conflitto mondiale gli scambi epistolari fra Mussolini e Churchill furono molto intensi come dimostra il fatto che nelle famose tre cartelle di cuoio sequestrate a Mussolini al momento del suo arresto da parte dei partigiani erano contenute fra l'altro ben 62 lettere (31 di Mussolini e 31 di Churchill).

 

Dal giugno 1944 al gennaio 1945 i contatti fra i rappresentanti dei due personaggi furono molto intensi e volti ad esaminare la possibilità di capovolgere le alleanze al fine di impedire all'Armata Rossa di giungere per prima a Berlino e di dilagare successivamente per tutta l'Europa.

 

Nel novembre 1944, a cavallo del giorno 16, a Montecolino, presso la X Flottiglia MAS, avvennero incontri.fra rappresentanti inglesi, tedeschi ed americani per esaminare la possibilità di una pace separata per poi volgere le armi contro FURSS.

 

Sergio Nesi, ufficiale di Junio Valerio Borghese, ne fu testimone mentre la signora Daria Olsuffief, moglie del comandante Borghese, svolse l'incarico di interprete.

 

I tedeschi erano rappresentati dall'ambasciatore Ralin e dal capo delle SS in Italia, generale Wolff; Mussolini aveva inviato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Francesco Maria Barracu, accompagnato dal generale della GNR Giuseppe Violante, dal capitano di vascello Fausto Sestini della Marina Repubblicana e da Junio Valerio Borghese.

 

Secondo Alfredo Cucco, sottosegretario alla Cultura Popolare, nell' isola di San Paolo sul Lago, presso la villa dell'industriale Beretta, si sarebbero verificati altri incontri.

 

L’attendente di Mussolini, Pietro Carradori, affermò di avere accompagnato il Duce ad almeno due incontri riservatissimi con emissari britannici a Porto Ceresio, in provincia di Varese, poche centinaia di metri dal confine svizzero. Al primo di tali incontri, che sarebbe avvenuto la sera del 21 settembre 1944, Mussolini era accompagnato da Bombacci mentre al secondo incontro, avvenuto nella notte sul 22 gennaio 1945, Mussolini si fece accompagnare da Barracu.

 

Tali colloqui non ebbero seguito in quanto il presidente Roosevelt non aveva intenzione di tradire gli accordi di Yalta; inoltre egli era succube del volere di Stalin che lo plagiava.

 

La cattura delle tre borse di Mussolini e la sua morte furono certamente provocate dalla necessità di cancellare il ricordo della partecipazione inglese a trattative non esattamente corrette nella condotta della guerra.

 

Progetto di sbarco alleato a Trieste

 

Il comando in capo dell'VIII Armata, in pieno accordo con Churchill, studiava la possibilità di uno sbarco a Trieste per aprire un varco verso l'Austria e la Cecoslovacchia in modo da arrivare a Berlino prima dei Russi.

 

Le operazioni nei Balcani sono sempre state una idea fissa di Churchill che temeva fortemente l'invasione dell'Europa da parte dei Russi; a questo piano si appoggiava un progetto italiano tendente a salvare la Venezia Giulia dall'occupazione degli slavi di Tito. Un piano segreto italiano faceva capo all'ammiraglio De Courten, ministro della Marina del governo Badoglio e contatti segreti erano tenuti con il comandante Borghese e con la X MAS; molti emissari attraversarono le linee nei due sensi per perfezionare gli accordi. Borghese inviò a Trieste il comandante Lenzi per organizzare lo sbarco, previsto nel piano, del Battaglione San Marco trasportato da navi italiane ed appoggiato dal gruppo di artiglieria "Colleoni" della Divisione "Decima".

 

Il piano De Courten era ignoto anche al governo del Sud ed al Comando Militare Italiano così come gli americani, in particolare, furono tenuti all'oscuro di tutto in quanto insistevano nel rispetto degli accordi di Yalta.

 

Lo sbarco non avvenne e pertanto gli accordi di Montecolino rimasero lettera morta.

Al tavolo della pace gli inglesi si comportarono con l'Italia in modo più duro degli americani, dimostrando così che le azioni segrete discusse a Montecolino non erano dovute a benevolenza verso l'Italia, ma solo ad una spregiudicata politica a favore degli interessi inglesi.

 

 

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Si ringrazia la Sez. dellAssociazione A.A. “Gabriele D’Annunzio” di Pescara per la gentile collaborazione.

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