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La Marina Veneta


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Titolo: LA MARINA VENETA DAL 1797 AL 1849

Autore: Giorgio Dissera Bragadin

Editore: Cicero - Grafiche Veneziane, Venezia

Anno: 2010

Pagine: 286, 298 numerosissime illustrazioni in b/n e a colori

Dimensioni: cm 17 x 24, brossura

Prezzo: 32 Euro

reperibilità: facile

 

marinavenetadal1797al18.jpg

 

 

Ben noto autore di storia navale e veneta, il comandante Giorgio Dissera Bragadin ha dedicato questa sua ultima, recente opera al periodo forse meno conosciuto e approfondito della marineria veneziana, ossia gli anni che dal trattato di Campoformido (1797) videro il passaggio sotto il dominio austriaco di Venezia e dei suoi territori, sino ai moti indipendentistici del 1849, con i quali ebbe avvio il processo storico che - diciassette anni dopo - avrebbe portato la città (e il Veneto) sotto la bandiera del Regno d'Italia.

Ad un'introduzione che traccia le vicende dell'ultimo secolo di indipendenza della Serenissima, fa seguito l'analisi delle vicende dei primi anni del secolo XIX nei quali si alternarono la dominazione francese, quella austriaca e nuovamente quella francese, sino al definitivo passaggio di Venezia all'Austria nel 1814. Si pose quindi il problema della riorganizzazione della Marina veneta che - ricca non soltanto di tradizioni, ma anche di rilevanti carature tecniche e di personale dall'ottima professionalità - andò a costituire un asset militare di non indifferente importanza per l'intero impero asburgico.

L'insurrezione del marzo 1848, con la proclamazione della Repubblica retta da Daniele Manin, è descritta, commentata e analizzata utilizzando - in particolare - i documenti su questo periodo (molti dei quali inediti per l'Italia), conservati nel Kriegsarchiv di Vienna: a queste particolari vicende - e al successivo ritorno di Venezia sotto la sovranità austriaca nel 1849 - è dedicato più di un terzo del volume, che si conclude con oltre trenta pagine di allegati, per la maggior parte documenti ufficiali veneti e austriaci spesso riprodotti "in originale".

La bibliografia, vasta ed esaustiva, è integrata da un impianto di note altrettanto completo ed esauriente, a riprova della vasta attività di ricerca svolta dall'autore non soltanto sulla migliore pubblicistica dell'ultimo secolo e mezzo, ma - soprattutto - su importanti e determinanti fonti primarie, archivistiche e documentali.

Una particolare notazione va riservata all'ottima iconografia: nelle pagine di questo pregevole volume sono riprodotti - spesso a colori e in buon formato - quadri, stampe e litografie originali riferite ai fatti descritti e, in buona parte, coevi agli avvenimenti che coinvolsero Venezia e la sua Marina nella prima metà del secolo XIX. Di notevole interesse anche le numerose immagini di cimeli ed elementi espositivi conservati nei musei veneziani o in altre strutture in Italia e all'estero.

La Marina veneta dal 1797 al 1849 è, in definitiva, un buon volume che si inserisce tra le più valide pubblicazioni riferite alla storia unitaria e pre-unitaria nazionale date alle stampe in occasione del 150° anniversario dell'unità italiana.

Edited by Alagi
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come è stata trattato il fatto che de facto la Kaiserliche und Koenigliche Marine, almeno fino al 1866, era la continuazione della Serenissima Marina di Venezia ? (siamo seri, un ammiraglio "austriaco" che in battaglia dà ordini in stretto Veneto NON è uno "straniero" in senso stretto....)

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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" che in battaglia dà ordini in stretto Veneto

 

 

Sì, questa la sapevo...ma mi chiedo anche se possa esistere l'espressione "stretto veneto" di cui ho già letto....alle mie orecchie, suona assurda come l' espressione "stretto emiliano"!!! :biggrin: Quando fino ad alcuni decenni fa , mi diceva mio suocero, si riconoscevano le parlate dei diversi quartieri di... Reggio Emilia!!!

Pura curiosità: in che dialetto parlava Tegethoff ?

Edited by malaparte
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Anzitutto concordo nel parere positivo espresso da Alagi sul libro di Dissera Bragadin (superstite del R.I. Trieste).

Quanto ai quesiti sollevati da Piergiorgio e Malaparte, va chiarito che:

 

- nella Repubblica non esisteva una Serenissima Marina. Esistevano piuttosto l'Armata Grossa (velieri) e l'Armata Sottile (galere).

- con la conquista di Venezia e del litorale adriatico l'Austria ingrandì la propria flotta dandole il (significativo) nome di Österreichische-Venezianische Marine (Cesarea Marina Austro-Veneta): proprio per sottilineare la continuità con la tradizione marittima veneziana. L'Arsenale, buona parte degli uomini e dei materiali, la terminologia stessa erano quelli veneziani. Fino al 1850 l'accademia navale austriaca fu - con la breve parentesi del Regno Italico - proprio a Venezia, dapprima in Arsenale e poi a S. Anna. In quel Marinekollegium professori e studenti erano per la quasi totalità di provenienza italiana, comprendendosi nel termine veneti, istriani, dalmati, triestini etc.

- anche i pochi ufficiali "veramente" austriaci, come Tegetthoff, trascorrevano l'adolescenza e il servizio in un ambiente nel quale la lingua comune era il veneziano. Solo nel 1850, quando dopo la rivoluzione di Manin Vienna decise di darci un taglio spostando l'accademia navale a Trieste e poi a Fiume, si adottò quale lingua ufficiale di bordo il tedesco

- Tegetthoff parlava certamente in dialetto veneto, magari non in quadrato col suo stato maggiore, ma certamente coi suoi marinai; d'altra parte per decenni gran parte dei marinai di leva della K.K.K. continuarono a provenire da territori in cui si parlava l'italiano, o meglio i suoi dialetti

- quale dialetto? si chiede Malaparte. Di dialetti veneti ce n'è a iosa. Il veneziano non è l'istriano-dalmato (anche se si assomigliano moltissimo), e questo ultimo non è il triestino. Per certo la famosa frase che secondo la vulgata il giorno di Lissa Tegetthoff avrebbe detto al timoniere Vincenzo Vianello da Pellestrina ("dàghe dosso, Nino, che la ciapèmo" = vacci addosso, Nino, che la prendiamo) va bene in qualsiasi dei dialetti citati.

Sarebbe comunque preferibile, più che di dialetto, parlare di di "lingua franca", quella adottata in generale da tutta la marineria alto-adriatica, sotto qualsiasi bandiera.

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A me interesserebbe capire quanto venisse effettivamente usato il "tedesco" (in quanto la parlata austriaca è molto più morbida) come lingua di bordo (oltre che capire dove sia esattamente il confine terrestre tra tra la marineria Adriatica e quella Anseatica e baltica....)

 

Da quello che io capisco, la K.u.K. Marine rimase "veneziana" nella sua prassi marinaresca fin quasi all' ultimo, per quanto mi è dato capire (non essendoci molti fonti da cui attingere)

 

Il punto di amalgamare genti di mare diversisissime è un problema di cui si discuterà molto a lungo nei prossimi anni....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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