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Operazione Husky


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Operazione Husky

10/7/1943 - 17/8/1943

 

 

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Le Forze contrapposte

 

 

Germania

 

feldmaresciallo Albert Kesserling

 

  • 40.000 uomini
  • 15ma divisione panzergrenadier(Eberhard Roth)
  • divisione corazzata Hermann Goering (gen. Conrath)
  • 29ma divisione panzergrenadier
  • 320 aerei

 

Italia

 

generale Alfredo Guzzoni

 

  • Armata n. 6
  • 230.000 uomini
  • 1500 cannoni

 

12° corpo d' armata:

gen. Arisio e dal 12/7 Francesco Zingales

(Marsala - Trapani e Palermo)

  • divisioni di fanteria Assietta e Aosta
  • 3 divisioni costiere: 207( Licata) ,202 e 208

 

16° corpo d' armata:

gen Carlo Rossi

(Gela - Siracusa - Catania e Messina)

  • divisioni di fanteria Napoli
  • 2 divisioni costiere (206 Cassibile - Punta Braccetto e 213)
  • 2 brigate costiere 18 (Punta Braccetto - Licata e 19

 

  • Divisione di fanteria Livorno (riserva) a Mazzarino

 

  • 200 aerei

 

 

 

Gran Bretagna

 

Gen. Bernard law Montgomery

 

  • 115.000 anglo-canadesi
  • Armata n. 8 (Siracusa - Cassibile - Noto -Pachino )

 

 

30° Corpo d' Armata:

Gen. Olivier Leese

  • Brigata n. 231 (nord di Pachino)
  • Divisione di fanteria n. 51 Highlanders
  • Gen. Douglas Wimberley (Pachino)

 

Divisione di fanteria Canadese n. 1

(Capo Passero - Punta Braccetto)

 

  • Divisione di fanteria n.78 (dal 25/7 a Siracusa)
  • Commandos n. 40 a 41 (Gela)

 

 

13° corpo d' armata:

gen. Miles Dempsey

  • Brigata aerotrasportata n. 1 (Siracusa)
  • Divisione di fanteria n. 5 (Cassibile)
  • Divisione di fanteria n. 50 (Avola)

 

Corazzate:

  • Ancon
  • Nelson
  • Rodney

 

Portaerei: Indomitable

 

  • Incrociatori: 10
  • Cacciatorpediniere: 71

 

 

 

U.S.A.

 

Gen. George Patton

 

66.000 americani

 

  • Armata n. 7 (Gela -Licata..Scoglitti)
  • Divsione paracadutisti n. 82
  • Divsione di fanteria n. 45 (Punta Bracetto - Gela)
  • gen. Tony Middleton

 

 

  • Divisione di fanteria n. 1 (Gela) Gen. Terry Allen
  • Divisione di fanteria n. 9 (Palermo) dal 1/8/1943
  • Rangers (Gela)
  • Divisione di fanteria n. 3 (Licata) Gen. Lucien Truscott

 

  • 48 cacciatorpediere

 

Marina alleata:

amm. Cunningham

2590 navi di ogni grandezza

di cui

  • 6 corazzate
  • 2 portaerei
  • 3 monitori
  • 15 incrociatori
  • 128 cacciatorpediniere (6 greci, 3 polacchi)
  • 26 sottomarini (1 olandese e 1 polacco)
  • 211 cargo e navi da trasporto
  • 1734 mezzi da sbarco

 

Aviazione alleata:

 

5.000 aerei

di cui

  • 822 aerei da trasporto
  • 900 alianti

 

 

 

Alleati

 

15° Gruppo di Armate

 

  • 8 U.K.
  • 7 U.S.A.
  • 467.000 uomini

 

 

 

 

Perdite dell'Asse

 

  • 132.000 prigionieri
  • 260 tanks catturati
  • 520 cannoni catturati
  • 4278 morti italiani
  • 4325 morti tedeschi

 

 

Perdite degli Alleati

 

  • 4299 morti
  • 3242 dispersi
  • 5 navi da carico
  • 1 petroliera
  • 1 cacciatorpediere (Maddox)

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L'operazione Husky fu la prima invasione alleata del suolo italiano che durante la seconda guerra mondiale permise, con l'utilizzo di sette divisioni di fanteria (tre britanniche, tre statunitensi e una canadese) l'inizio della campagna d'Italia. L'operazione Husky costituì una delle più grandi azioni navali mai realizzate fino ad allora. Le grandi unità impegnate appartenevano alla 7ª Armata USA al comando del generale George S. Patton, e l'8ª Armata britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo di Armate, sotto la responsabilità del generale inglese Harold Alexander.

 

Si tratta della campagna all'interno della quale si verificò lo sbarco in Sicilia (a Licata, tra Gela e Scoglitti e tra Pachino e Siracusa) delle forze alleate, tra il 9 e il 10 luglio 1943, cui presero parte circa 160 000 uomini.

 

Alla vigilia dello sbarco le forze italiane impegnate in Sicilia assommavano a 170.000 uomini con 100 carri armati, mentre i tedeschi erano 28.000 con 165 carri. La superiorità aerea degli Alleati era assoluta e quella della marina totale poiché la nostra flotta, benché numerosa e potente, era rintanata nei porti di Taranto e di La Spezia. Da parte loro, gli Alleati prevedevano di impegnare nell'operazione Husky, come veniva indicato in codice lo sbarco in Sicilia, 1375 navi da guerra e da trasporto, 1124 mezzi da sbarco, 4000 aerei e circa 160.000 uomini con 600 carri armati e 800 camion. La superiorità alleata era dunque schiacciante. Fin dalle prime ore dello sbarco contro la Sicilia sarebbe stata scaraventata una forza immane, imbarcata su una flotta di cui mai, nella sua storia millenaria, il Mediterraneo aveva visto l'eguale.

 

Preliminare necessario allo sbarco era considerata l'occupazione di Pantelleria che l'opinione pubblica italiana, suggestionata dalla propaganda, era abituata a considerare una specie di Malta, cioè una base quasi inespugnabile.

 

L'8 giugno 4 incrociatori e 4 cacciatorpediniere scaricarono le loro batterie contro l'isola: l'azione fu seguita personalmente da Eisenhower e dall'ammiraglio Cunningham, imbarcati sull'incrociatore Dawn. Lo stesso giorno gli aerei lanciarono migliaia di manifestini che invitavano la guarnigione alla resa. Il 10 giugno, poche ore dopo un nuovo bombardamento, l'aviazione dell'Asse scoprì che dal porto tunisino di Susa stavano partendo mezzi da sbarco con uomini e carri armati, l'isola venne messa in stato di allarme. Nelle ore successive, il ritmo dell'azione diventò concitato. Alle 18,20 Supermarina, ritenendo che l'isola potesse resistere almeno qualche giorno, propose al comando supremo che la difesa venisse prolungata finché la guarnigione aveva «acqua da bere e munizioni da sparare». Ma si trattò di un'illusione di breve durata. Meno di un'ora dopo l'ammiraglio Pavesi, comandante della base, faceva sapere al comando supremo che, a causa delle condizioni dell'isola, provava «il triste dovere di dichiarare che tutte le possibilità materiali di resistenza erano esaurite».

 

Alle 11,30 del giorno 11 gli Alleati sbarcano a Pantelleria senza incontrare resistenza. Il giorno successivo si arrende anche la guarnigione di Lampedusa. L'episodio di Pantelleria resta peraltro abbastanza oscuro: l'isola aveva acqua e munizioni per resistere ben più a lungo di quanto effettivamente fece e da un'inchiesta giudiziaria istruita nel dopoguerra risultò che si arrese appena apparvero le prime navi alleate. Una difesa, insomma, non sarebbe stata neppure tentata.

 

L'attacco a Pantelleria e a Lampedusa rivelò, ormai senza ombra dì dubbio, che il prossimo obiettivo degli Alleati sarebbe stata la Sicilia. La località degli sbarchi restava però ignota. I tedeschi pensavano alla Sicilia occidentale; gli italiani ritenevano invece più probabile uno sbarco nella Sicilia orientale, nella zona dove effettivamente avvenne.

 

Venne adottata una soluzione di compromesso che si sarebbe rivelata inefficiente e al limite disastrosa.Ai primi di luglio dei 1943 tutto era pronto nel campo alleato. Lo sbarco in Sicilia, considerato dagli storici un episodio secondario, rappresentò in realtà il primo attacco a quella «fortezza Europa» che Hitler pensava di avere reso inespugnabile. Esso fu anche la prima operazione anfibia effettuata dagli Alleati e, come tale, fu una specie dì prova generale dell'operazione Overlord, lo sbarco in Normandia.

 

Lo sbarco

 

La notte del 9 luglio la 7^ armata statunitense, al comando del gen. George S. Patton, e l’8^ armata inglese del gen. Bernard Law Montgomery, a bordo di circa 3000 natanti, salpano dai porti della Tunisia alla volta della Sicilia (le due armate fanno parte del XV Gruppo di armate comandato dal gen. Alexander). La difesa della Sicilia è affidata alla 6^ armata italiana del gen. Alfredo Guzzoni, in cui militano agguerriti contingenti tedeschi di rinforzo.

Nella notte truppe aviotrasportate vengono lanciate sulle zone sud- orientali dell’isola in cui è previsto lo sbarco anglo-americano, ma il vento impetuoso (che raggiunge forza 7), la scarsa visibilità e la poca esperienza di lanci notturni rendono praticamente inutile questo primo tentativo di attacco aviotrasportato.

13400 paracadutisti, del colonnello americano James M. Gavin comandante l’82^ divisione aviotrasportata, finiscono con il disperdersi su una area vastissima rendendo scarsamente efficace l’intervento. Intanto la navigazione delle unità che trasportano le forze da sbarco prosegue tra gravi difficoltà: il vento impetuoso e il mare agitato mettono a dura prova i fanti alleati.

 

Alle prime luci dell’alba del 10 luglio, alle ore 4,45, inizia lo sbarco alleato sull’isola (operazione “Husky”): 160.000 uomini con 600 carri armati mettono piede sulla costa sud-orientale della Sicilia, gli americani della 7^ armata nel Golfo di Cela (tra Licata e Scoglitti), gli inglesi dell’8^ armata di Montgomery nel Golfo di Siracusa, tra il capoluogo e Pachino. Gli sbarchi avvengono senza troppe difficoltà grazie al preciso e intenso fuoco di copertura delle navi e perché i difensori non si aspettano uno sbarco in quelle condizioni meteorologiche (in effetti non meno di 200 mezzi da trasporto vengono messi fuori combattimento per effetto della violenta risacca): durante le operazioni, caccia anglo-americani decollati da Malta e Pantelleria sorvolano in formazione i punti dello sbarco per respingere eventuali contrattacchi dell’Asse. Mentre l’8^ armata inglese non trova praticamente resistenza e i suoi reparti nella notte entrano a Siracusa, gli americani della 1^ divisione e i Rangers, una volta conquistata Gela (verso le 8), devono affrontare i vigorosi contrattacchi della divisione tedesca Hermann Goring e della italiana Livorno. Gli scontri termineranno solo alle 14 del 12 luglio, con la ritirata degli italo-tedeschi. Alla fine gli americani catturano 18.000 prigionieri ma perdono, tra morti e feriti, un migliaio di uomini.

 

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Modificato da Capo
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  • 5 months later...

purtroppo si parla di Pantelleria ma non si accenna all'episodio della resa di Augusta, centrale nella conquista dell'isola. Tale episodio è stato analizzato nei suoi risvolti oscuri e nei quali larga parte è stata svolta dalle contrapposte intelligence nel best seller scandalo (ebbe risvolti giudiziari) "Navi e Poltrone" di Antonino Trizzino e più recentemente nei libri di Ezio Costanzo.

Se i cannoni di Augusta avessero sparato e la mafia non avesse appoggiato gli alleati lo sbarco sarebbe stato meno semplice....

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