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Figure E Tipi Della Marina Italiana In Guerra


Totiano

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Titolo: FIGURE E TIPI DELLA MARINA ITALIANA IN GUERRA

Autore: "musacchio"

Casa editrice: Alfieri e lacroix - Milano

Anno di edizione: circa 1920

Pagine: 20

Dimensioni(cm): 22 x 27

Prezzo originale: - - - -

 

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non è un libro, ma un "faldone", quei polverosi raccoglitori di pratiche che si trovano nei vecchi uffici. non credo per necessità ma penso sia proprio la sua edizione ufficiale. al suo interno contiene 70 tavole in dimensione 10x15 disegnate da "Musacchio" con le caricature dei più famosi personaggi di Marina dell'epoca, da Thaon di Revel ad Aonzo a D'annunzio. Quasi tutte con l'autografo di chi vi è ritratto, e quanto sono veritiere nel cogliere i tratti tipici sintomatici di vizi e virtu! un cimelio più unico che raro che ringrazio un nostro comandante (ce ha voluto rimanere anonimo) per avermi consentito di metterci sopra gi occhi!

 

giusto per darvi un'idea, questo sono il c.te Rizzo e il GM Aonzo

 

scansione0033nb8.jpg aonzo.jpg

 

 

Modificato da Totiano
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  • 2 weeks later...

mi era saltata la prefazione! nel senso che non era nel plico ricevuto e ho provveduto altrimenti. è talmente bella che non può non essere riportata integralmente...

 

PREFAZIONE.

Le figure di molti che fabbricarono con slancio e con pazienza, con sacrificio e patimento, con sudore e con sangue, la, Vittoria d’ Italia sul mare, sono qui dinanzi a voi: nell’attitudine schietta in cui li colse al posto di lavoro o di combattimento un artista geniale che visse da soldato accanto ed in mezzo ad essi, nell’ora stessa dell’azione. Non è dunque una serie di ritratti, non è una galleria accademica di uomini illustri quella che v’è offerta dinanzi agl’occhi; si bene una coorte d’ uomini e d’animi, di spiriti vigilanti e di volontà operanti, le cui pupille indagarono per mesi e per anni le profondità delle acque e del cielo ugualmente minacciose all’incolumità della Patria.

Costoro, sia che lottassero con le difficoltà d’un’impari organizzazione nel silenzio d’una cella dalla quale si irradiavano le decisioni e i comandi per i mari più lontani, sia che lottassero col nemico sulla plancia traballante o sulla carlinga fragile o nel ventre del mostro sommerso o tra i miasmi della palude, fissarono pur sempre con fede incrollabile una mèta: la mèta che nel Novembre del 1918 è stata raggiunta. Perciò le loro figure sono come protese verso qualche cosa di lontano da conseguire, versa qualche cosa di interiore da conquistare.

Osservando i volti affaticati di rughe, le fronti solcate dagli eventi, i muscoli contratti allo sforzo, forse vi parranno talora enigmatiche la serenità degli sguardi, la bonomia o l’ironia delle espressioni; ma vi spiegherete subito l’apparente contrasto se penserete come questi uomini dovessero conservate e conservassero, nei momenti più duri, negli attimi più tragici, la suprema lucidezza di spirito sola genera le risoluzioni fulminee, i comandi esatti, le decisioni nette. Non è dunque un contrasto; è una consonanza. Alla concomitanza della abnegazione nella fatica con la serenità di temperamento della sua gente, la Marina italiana deve molte delle proprie fortune.

Sono in gran parte uomini, questi, che servirono il loro paese con alacrità di opere e con semplicità di cuore, animati da un grande costante fervore che permise ad essi di non disperare là dove altri avrebbero disperato, di non cedere là dove altri probabilmente avrebbero ceduto, di osare anche quando e sopratutto sarebbe stato logico, per uomini esperti, titubare. Le loro effigi disegnano dunque un’ immagine non infedele delle qualità essenziali della nostra razza. Diversissime tra loro come erano differenti gli spiriti che le animavano, sali fisionomie posseggono pur tuttavia un’aria di famiglia, un suggello comune, una chiarità comune che potremmo chiamare: la luce d’una stessa fede. Anche i più accigliati e pensosi hanno, sotto la tensione dei loro nervi, come una pacatezza amorevole che l’artista ha intuito e rivelato con immediata spontaneità, cogliendo uno dei caratteri più salienti della nostra anima marinara, paziente allo sforzo, sorridente nel rischio, quasi ingenua nell’eroismo.

 

Non tutti coloro che ben meritarono della vittoria navale italiana sono stati raffigurati. Di molti l’artista non fece in tempo a fissare i tratti espressivi, perchè scomparvero repentinamente, immaturamente, nel silenzio modesto della loro perigliose missioni di guerra.

Ma i lettori vi troveranno le immagini di quasi tutti ; giovani che vennero decorati con medaglia d’oro: Rizzo, Pellegrini, Rossetti, Paolucci, Casagrande, Aonzo, Milani, Corrias, Angelini. Manipolo eletto che di questa cartelle costituisce l’onore e l’orgoglio, insieme con colui a cui il martirio vietò di fregiarsi il petto della più alta ricompensa al valore, che dovette essergli concessa in memoriam: Nazario Sauro; insieme con colui che, non più giovane, non astratto a doveri di milizia, non allenato a particolari fatiche, portò nella lotta sul mare e nell’aria una volontà d’acciaio, un fervore da adolescente: Gabriele d’Annunzio.

Accanto agli Ammiragli ed ai Capi che prepararono, diressero, coadussero lo sforzo quadriennale dei marinai e delle navi d’Italia, ecco un Principe di Savoja, Aimone duca di Spoleto che conobbe le più aspre vicende, in cacciatorpediniere e in velivolo, nel basso e nell’alto Adriatico; ecco Ildebrando Goiran, il primo violatore dell’inviolabilità di Pola; ecco i manovrieri delle più instancabili squadriglie di siluranti: Burzagli, Vaccaneo; Cavagnari, Grenet; ecco gli organizzatori delle gesta portentose dei Mas: Castanzo Ciano e Giovan Battista Scapin; ecco il fondatore e il primo comandante del Reggimento Marina: Alfredo Dentice di Frasso; ecco i dominatori dell’ aria: Valli, Roberti, Bologna, Magaldi; ecco i dominatori delle profondità: Tullio Bonamico e Marenco di Moriondo...

Ma le enumerazioni non giovano. Sono aride, e per di più oziose, quando elencano nomi familiari a tutto il mondo navale italiano; nomi del quali alcuni ebbero una grande consacrazione universale, un riconoscimento spontaneo di gloria. Il pubblico, che li ha già incisi nella memoria e nel cuore, vuol vedere a quali volti a quali sguardi, a quali fronti quei nomi corrispondano; forse per custodirli meglio e con più vivezza nella sua coscienza più profonda. Perciò la presentazione dell’ introduttore deve cedere volentieri, e con maggiore utilità, il passo alla carbonella dell’artista, specialmente quando l’artista è Musacchio.

 

MARCO FIAMMA

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Una richiesta quasi personale:

Per la sede ANMI di Savona, riesci ad inviarmi per e-mail una scansione (ad almeno 300 dpi) dell'immagine di Aonzo, così la appendiamo nella sede?

Grazie!

Maurizio

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