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Inno Nazionale Polacco


malaparte

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Sono del parere che ha senso postare qui inni nazionali di vari paesi se dietro c'è un senso e/o una storia. Voglio dire, non posterei l'inno delle Maldive per il semplice fatto che sono andata alle Maldive (o, Dio non voglia!, a Santa Lucia).

Ricordo di avere letto che la signora Bussolino è polacca.

Be' magari non tutti sanno che l'inno nazionale polacco è nato nella mia città. Oggi dovevo andare in centro con la macchina fotografica e ne ho approfittato.

p1030364copy.jpg

 

Il 30 luglio 1797 circa 1500 soldati polacchi aggregati all'esrecito napoleonico si era acquartierati qui in città. Tra loro, il generale Jan Henryk Dabrowski, che da esule in Francia aveva raccolto parecchi connazionali per combattere per i valori della Riv. Francese. Fra gli ufficiali dello Stato Maggiore del generale Dabrowski presenti a Reggio (alloggiati presso il palazzo vescovile), anche il tenente di cavalleria Jozef Wybicki - a cui è dedicata a RE una strada- , che compose una mazurka dedicata a Dabroswski, che fu suonata per la prima volta nel cortile dell'Arcivescovado di Reggio E. nella notte tra il 10 e l'11 luglio 1797.

Cioè dietro a questo portone:

p1030366copyedited1.jpg

 

 

Così riferisce un cronista reggiano dell'epoca, Luigi Silvetti: "Serenata fatta al Generale Polacco, in suo onore, Nominato. La sera delli 10 detto Luglio verso mezza ora di Sera fino alle ore Due di Notte seguì la detta Serenata dai Nostri professori e diletanti della musica con tutti li istrumenti. E con la Banda, e la fecero su la Strada avanti al portone del Vescovado; essendo costì d'alloggio il suddetto che anzi era alla finestra".

Passata alla storia come Mazurka di Dabrowski, nel 1926 l'opera di Wybicki diventa l'inno nazionale polacco.

Però a suo tempo non si ritenne opportuno porre una lapide "rivoluzionaria" sul muro del vescovado, così si optò per il Municipio, a un centinaio di metri.

 

In questa foto si vede dove è posta la lapide (tra le seconda e la terza finestra dell'edificio rosa (si chiama "rosa Reggio", così come c'è il "giallo Parma") La torre con la bandiera si chiama Torre del Bordello (denominazione ufficiale!!) e vedete anche la costruzione elissoidale finestrata che è la Sala del Tricolore (quella dove il 7 gennaio 1797 è stato adottato il Tricolore come bandiera della Rep. Cisalpina -denominazione che la dice lunga...-)

 

p1030368edited1.jpg

 

 

Ben, questa è il racconto, questo l'inno

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da basea artica, marco

 

il titolo ee: la polonia nom ee perduta.

 

tali parole sono sempre state nel cuore dei polacchi e lo sono ancora oggi

nella storia la polonia e scomparsa parecchie volte per secoli causa i suoi vicini (germania- russia- austria) e pure i francesi napoleonici non hanno mai faticato molto a sacrificarla x questioni di loro interesse.

vedi esempio che napoleone invio la prima divisiione di esuli palacchi arruolati nel suo esercito, a ...Haiti a combattere gli schiavi rivoltosi (dei polacchi ne Tornarono pochi!!)

 

oggi anche se integrata nell europa, i polacchi continuano ( a ragione) a guardare con sospetto ai suoi vicini, oggi piu industrialmente agressivi ma sempre pericolosi x diritti vari.#

 

in ogni caso il ns risorgimento ee legato al dstino di tanti polacchi che trovarono rifugio da noi , come tanti ns volontari che si batterono tra le loro file nelle soventi e purtroppo sfortunate rivolte dell epoca contro russi o tedeschi.

 

grazie x topic molto intressante che continuero a scavare x altre notizie, salutoni e pożegnanie (arrivederci) marco e moglie ed famiglia

Modificato da bussolino
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vedi esempio che napoleone invio la prima divisiione di esuli palacchi arruolati nel suo esercito, a ...Haiti a combattere gli schiavi rivoltosi 8dei polacchi ne ornarono pochi!!)

 

Non ho capito: ma non era stata la Francia rivoluzionaria ad abolire la schiavitù? In effetti, le colonie sono sempre in secondo piano....a parte la Giuseppina. Pregasi con calma di dare delucidazioni. Grazie, ciao.

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da base artica,marco

be come tutti le rivoluzioni si comincia bene ma poi si passa alla vita di tutti i giorni.

Haiti era per la francia un possidemento molto importante poiche era quasi uno dei maggiori possidimenti nei caraibi, inoltre dopo liti con inglesi una delle ultime fonti di zucchero x la francia. inoltre non dimentichiamo politica e progetti sono una cosa, gli affari u´sono la base di tutto.

se poi consideiamo che addirittura la moglie di napoleone era nata laggiu (anzi il 1 marito ci rimis la pelle sull isola, ci sono pure interessi di fammiglia anche se piccoli.

la anzi le rivolte di schiavi neri e creoli furono sanguinossissime e crudeli, quasi a livello della guerra napoleonica in spagna.

i francesi proprio x evitare troppi problemi con i giovani rivoluzionari, inviarono sempre o stranieri arruolati in francia in corpi autonomi (polacchi - italiano - tedeschi- ect) o reparti poco fsicuri x la repubblica, cioe di tendenze monarchiche.

un po di storia locale:

 

L'isola di Hispaniola, di cui Haiti occupa la porzione più occidentale, era in origine abitata dagli indigeni taino e arauachi. Il 5 dicembre del 1492, la Santa Maria, comandata da Cristoforo Colombo, sbarcò dove oggi sorge Môle-Saint-Nicolas: l'intera isola fu subito rivendicata a favore della Spagna.

 

Il periodo coloniale

La riduzione in schiavitù e le conseguenti condizioni di vita molto precarie portarono ad una drammatica diminuzione della popolazione indigena nel quarto di secolo successivo alla scoperta dell'isola. Per sopperire alla carenza di manodopera, gli spagnoli cominciarono a deportare schiavi africani, impiegati soprattutto nella ricerca dell'oro. L'interesse spagnolo verso Hispaniola, comunque, diminuì notevolmente a partire dagli inizi del Sedicesimo secolo, quando immense riserve di oro e argento furono scoperte in Messico e in Perù.

 

Nel 1606, il sovrano spagnolo ordinò a tutti i coloni di spostarsi nei pressi della capitale di Hispaniola, Santo Domingo: ciò al fine di proteggere la popolazione dell'isola dagli attacchi dei pirati. Ciò, tuttavia, permise ai pirati inglesi, olandesi e francesi di stabilirsi lungo le coste settentrionali e occidentali, ora abbandonate: particolarmente famosa divenne la Fratellanza della Costa, composta da bucanieri e schiavi fuggiti, maroons. In particolare, i francesi cominciarono a colonizzare l'isola nel 1625, ma fu solo nel 1664 che la Francia rivendicò il suo dominio sulla porzione occidentale di Hispaniola. Nel 1697, con il Trattato di Ryswick, la Spagna cedette ufficialmente la porzione più occidentale di Hispaniola alla Francia: la nuova colonia fu ribattezzata Côte française de Saint-Domingue.

 

Mentre la parte spagnola dell'isola (corrispondente alla porzione centrale ed orientale) era scarsamente considerata dalla Corona spagnola, la sezione francese conobbe un periodo di prosperità economica che la rese la più ricca delle colonie dell'emisfero occidentale: ciò grazie, soprattutto, alle notevoli esportazioni di zucchero e cacao. La popolazione della colonia era composta da 3 diversi gruppi etnici: gli europei (circa 32.000 nel 1790) che detenevano il controllo politico ed economico, la gens de couleur (28.000 individui liberi e di sangue misto, di cui la metà mulatti, definibili come classe sociale di status inferiore) e, infine, gli schiavi africani (ben 500.000). Gran parte degli schiavi risultava essere nata in Africa e non ad Haiti: le brutali condizioni di vita, spesso, impedivano la naturale crescita della popolazione. Infine, vi erano quelli che, con un termine inglese, sono noti come maroons: ex-schiavi che, sfuggiti ai loro padroni, vivevano nelle terre più elevate, completamente estranei al resto della colonia.

 

L'indipendenza

 

Jean Jacques Dessalines divenne governatore generale di Haiti nel 1804 e si autoproclamò, lo stesso anno, imperatore.

Toussaint L'Ouverture guidò la rivolta di Haiti contro i francesi ed è considerato uno dei padri della nazione.Sull'onda della Rivoluzione Francese, le gens de couleur cominciarono a fare pressione sul governo coloniale per ottenere maggiori diritti. Nell'ottobre 1790, 350 di essi si ribellarono al governo mentre, il 15 maggio 1791, l'Assemblea Nazionale francese concesse i diritti politici a tutti i mulatti e i neri nati liberi (senza, tuttavia, mutare lo status di coloro che erano ancora schiavi). Il 22 agosto del 1791, gli schiavi della zona di Cap-Français (ora Cap-Haïtien) si ribellarono ai loro padroni. La ribellione degli schiavi si diffuse rapidamente sotto il comando di Toussaint L'Ouverture. Egli si alleò quindi con les gens de couleur e maroons, i cui diritti erano ora stati revocati dal governo francese, spaventato dalle rivolte.

 

Le forze di Toussaint ebbero la meglio sull'esercito coloniale francese: i due schieramenti, tuttavia, si unirono nel 1794, in seguito all'emanazione di un decreto con cui il governo rivoluzionario francese abolì la schiavitù. Sotto la guida di Toussaint, il nuovo esercito di Saint-Domingue sconfisse le truppe di invasione britanniche e spagnole. La cooperazione tra i due schieramenti ebbe però termine nel 1802, quando Napoleone Bonaparte spedì un nuovo esercito al fine di riottenere il controllo dell'isola: l'esercito inviato da Napoleone, infatti, era malvisto dagli isolani, che temevano la reintroduzione della schiavitù. Inizialmente, le forze inviate da Bonaparte ebbero la meglio sugli isolani, costringendo Touissant alla tregua. Tradito e catturato, Toussaint morì poi in una prigione francese. Ciò non fece altro che riaccendere gli animi dei ribelli: Jean-Jacques Dessalines e Henri Christophe, a capo di altri schieramenti in lotta, decisero di interrompere la tregua e riprendere a combattere. Nel frattempo, le truppe napoleoniche furono bloccate da una epidemia di febbre gialla scoppiata sull'isola.

Nel diciottesimo secolo Haiti era il gioiello della corona francese, la Perla dei Caraibi, il più grande esportatore di zucchero al mondo. Perfino per gli standard coloniali, il modo col quale erano trattati gli schiavi ad Haiti nelle piantagioni era particolarmente spregevole. Dato che morivano molto rapidamente, per mantenere il loro numero costante la Francia importava fino a 50mila nuovi schiavi l’anno. Dopo una violenta guerra, le forze di Napoleone furono sconfitte e Haiti dichiarò la propria indipendenza nel 1804.

.Il 18 novembre 1803 l'esercito di Dessalines sbaragliò i francesi nella Battaglia di Vertières. Il 1 gennaio 1804 l'ormai ex colonia dichiarò la sua indipendenza, divenendo così il secondo paese del continente americano a dichiararsi indipendente, dopo gli Stati Uniti: Dessalines ne divenne il primo presidente. Saint-Domingue venne dunque ribattezzata Haiti in ossequio alla popolazione degli arauachi, i quali chiamavano l'isola Ayiti.

 

La Francia però non poteva perdonare l’impertinenza degli schiavi e soprattutto i suoi mancati guadagni: 800 piantagioni di zucchero distrutte, 3.000 coltivazioni di caffè andate perdute. Fu imposto così un rigido blocco commerciale. Nel 1825, in cambio del riconoscimento dell’indipendenza di Haiti, la Francia chiese un prezzo esorbitante, pari a 150 milioni di franchi d’oro, equivalente al quintuplo degli introiti annuali derivanti dalle esportazioni del paese. Il decreto reale fu fatto rispettare da 12 navi da guerra francesi, dotate complessivamente di 150 cannoni. Sui termini del decreto non ci fu nulla da contrattare. Alla fine la giovanissima nazione accettò, non avendo altra scelta. Haiti dovette pagare per la propria libertà, e così ha fatto, controvoglia, per i successivi 122 anni. Anche quando l’indennità complessiva fu abbassata a 90 milioni di franchi, Haiti rimase indebitata fino al collo, tanto da dover chiedere prestiti a tassi da estorsione alle banche statunitensi, tedesche e francesi. Per farsi una chiara idea della cifra, è sufficiente pensare che nel 1803 la Francia acconsentì a vendere agli Stati Uniti il territorio della Louisiana, un’area grande 74 volte più di Haiti, per 60 milioni di franchi.

 

 

 

 

 

La neonata repubblica supportò la causa abolizionista nelle colonie americane ovunque fosse possibile. Il governo haitiano, infatti, aiutò Simon Bolivar, offrendogli rifugio e appoggiando la sua causa indipendentista a condizione che liberasse poi gli schiavi dell'America Latina. Le potenze coloniali reagirono isolando Haiti attraverso una sorta di cordone sanitario che doveva servire ad evitare il propagarsi delle rivolte degli schiavi. Alcuni storici, infatti, ritengono che la "rivoluzione" haitiana abbia ispirato molte rivolte di schiavi nei Caraibi e negli Stati Uniti. La Chiesa cattolica ritirò i suoi sacerdoti da Haiti e non vi inviò altri religiosi sino al 1860. La Francia stessa si rifiutò di riconoscere l'indipendenza della sua colonia fino a che quest'ultima non pagò 150 milioni di franchi per compensare le perdite dei proprietari terrieri francesi in seguito alla successiva rivoluzione del 1833. Il pagamento di questa indennità mise però in difficoltà il governo haitiano e rappresentò un duro colpo per l'economia isolana.

 

Nel 1806 Dessalines fu assassinato durante una lotta di potere con i suoi rivali politici. Haiti venne divisa in due stati: a sud una repubblica fondata dal Alexandre Pétion, a nord un regno sotto il dominio di Henri Christophe. Quest'ultimo fece costruire per se stesso otto palazzi, tra cui la sua roccaforte di Sans Souci e l'imponente Citadelle Laferrière, la più grande fortezza dell'emisfero occidentale.

 

Nell'agosto del 1820, Christophe rimase parzialmente paralizzato a causa di alcuni attacchi ischemici. Una nuova ribellione scoppiò a seguito della diffusione della notizia della sua infermità: il 2 ottobre 1820 la guarnigione militare presso Saint Marc si ammutinò, mentre i generali di Christophe cominciarono a tramare contro il loro capo. Gli uomini rimastigli fedeli condussero Christophe nella Cittadella: qui egli chiese di essere lavato, di venire vestito con l'uniforme militare e di essere lasciato solo sulla sua sedia preferita. Poco dopo, il monarca haitiano si suicidò.

 

Con la morte di Christophe la nazione venne riunificata con il nome di Repubblica di Haiti, sotto la guida di Jean-Pierre Boyer, successore di Petion. Boyer invase poi la colonia spagnola di Santo Domingo, riunificando così l'isola di Hispaniola: Santo Domingo rimase sotto il dominio haitiano fino al 1844, quando ottenne l'indipendenza con il nome di Repubblica Dominicana.

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  • 8 months later...
Visitatore giovannibandenere

Bravo Marco.

Gli schiavi furono tutti sterminati da Napo dal primo all'ultimo, così imparano. E reintrodusse lo schiavismo abolito con la rivoluzione.

Mi trovo sempre a battibeccare (in perdita) con quelli che lo considerano un liberatore, un progressista.

Non c'entra niente con l'audioteca, ma era troppo bello.

Gibbienne.

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