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Faccetta Nera


Corto Maltese

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Da Wikipedia.....

 

Faccetta nera è una canzone scritta da Giuseppe Micheli e musicata da Mario Ruccione nel 1935. Essa è stata composta in occasione della grande diffusione di notizie da parte della propaganda fascista relative all'Etiopia, e in particolare della schiavitù là ancora vigente, su parte della popolazione abissina. Tali notizie servirono in parte a giustificare l'intervento militare che oltre a procurare all'Italia un "posto al sole", doveva secondo la propaganda porre fine alla condizione così degradata della popolazione.

 

 

Origini e storia[modifica] Il bando De Bono che sopprimeva la schiavitù nel Tigrè. L'abolizione della schiavitù fu uno dei primi provvedimenti presi dal governo coloniale italiano in EtiopiaFaccetta nera è una canzone che, a differenza di quanto si crede, non celebra il fascismo, anzi ricorda quella simpatia verso la popolazione africana che proprio al fascismo non piacque affatto. Molti però oggi sostengono che Faccetta nera sia una vera esaltazione della supposta capacità italiana, molto enfatizzata durante il ventennio fascista, di trasferire progresso, sottoforma di lavoro ed istruzione, nelle regioni colonizzate. Nel 1935, mentre Benito Mussolini prepara le operazioni militari in Abissinia, vengono pubblicate - anche a scopo propagandistico - notizie relative allo sfruttamento della schiavitù a cui era sottoposta parte della popolazione abissina. È questo il tema della propaganda fascista che vuole attribuire all’occupazione dell'Etiopia anche una motivazione civilizzatrice. Il poeta romano Giuseppe Micheli, in seguito alla lettura di tali notizie, scrive una composizione in romanesco con l’intenzione di presentarla al Festival della canzone romana del 1935. Il Festival aveva una gloriosa tradizione, essendo stato ideato nel lontano 1891 all'interno del locale Facciafresca a San Giovanni; la canzone vincente della prima audizione fu Le streghe interpretata dalla voce potente e quasi baritonale di Leopoldo Fregoli. Si può affermare, quindi, che il brano fosse una canzone scritta in romanesco frutto di ingenui e scherzosi intenti di decantare il colonialismo italiano fascista nell'Africa orientale, esaltando la missione civilizzatrice di Roma con toni anche un po' spiritosi. Al Festival non se ne fa nulla, ma poco tempo dopo la canzone viene musicata dal maestro Mario Ruccione e conosce l’onore della ribalta al teatro Capranica, grazie all’interpretazione di Carlo Buti.

 

Al cinema-teatro Quattro Fontane di Roma, Faccetta nera viene cantata dalla compagnia della Fougez. In scena compare in catene una giovane di colore, poi arriva la Fougez nelle vesti dell’Italia che la libera e le fa indossare una camicia nera. La canzone viene inserita in molte riviste dell’epoca diventando popolarissima, specie sulla bocca delle truppe in partenza per l’invasione dell’Abissinia. In ogni caso, questa versione avrebbe già subito dei ritocchi rispetto a quella originale, che conteneva il verso «vendicheremo noi sullo straniero/ i morti d’Adua e liberamo a te», non gradito al regime fascista in quanto riportava all’attenzione la disfatta italiana di Adua (nel 1896). I versi vennero cambiati col più generico «vendicheremo noi camicie nere/ l’eroi caduti e libberamo a te». Si dice che il Ministero della cultura popolare non gradisca la canzone in quanto fraternizzante con gli abissini, considerati razza inferiore, che vengono posti sullo stesso grado gerarchico degl’italiani. Benché le leggi razziali non siano ancora imposte, i gerarchi fascisti diffidano di quei versi.

 

Il Ministero della Cultura Popolare, insoddisfatto e fremente per la stesura del testo, a causa dell'ammiccamento a rapporti interrazziali visto che definiva "romana" una ragazza etiope e per il senso troppo spiritoso di alcune parole, la censurò (sebbene le leggi razziali non fossero in vigore), perché in evidente contrasto con i pregiudizi razziali che, ancora negli anni '30 e fino agli anni '60, erano presenti nelle opinioni comuni di uomini e governi. In relazione anche al momento storico, delicato e drammatico, il Ministero pretese, tempestivamente, di modificare il testo per ben altre due volte, alterando notevolmente il senso e il significato della canzone, che venne così trasformata in un più rassicurante, per il regime, inno di conquista e di sottomissione degli abissini, notevolmente meno tollerante e scherzoso dell'originale. Infine, vennero eliminate pure tutte le parole e le inflessioni dialettali.

 

Ecco, di seguito, le due versioni del celebre ritornello :

 

 

Originale

Quanno saremo

insieme a te

noi te daremo

'n'antra legge

e 'n'altro re

 

Fascista

Quando saremo

vicino a te

noi ti daremo

un'altra legge

e un altro re

 

 

 

Molti storici, tra i quali, Angelo Carocci nella Storia del fascismo affermano che Mussolini in persona avesse proposto di metterla al bando a tempo indeterminato, poiché disapprovava i contenuti, seppur già modificati. Successivamente il comico, attore romano Gustavo Cacini vinse una causa per plagio musicale nei confronti di Mario Ruccione, poiché il ritornello “Faccetta nera, bell’abissina…” era persin troppo ispirato dalla sua “La vita è comica presa sul serio, perciò prendiamola come la va…”. Avrà anche moltissime altre edizioni stampate e parecchi saranno gli editori e i compositori che se ne attribuiranno la paternità, tra i tanti, uno è Gustavo Cacini, ai quali la SIAE riconosce una percentuale sui diritti d’autore). Altri autori scriveranno canzoni dal titolo di Faccetta bianca, per bilanciare il successo di Faccetta nera, ma senza riuscirvi.

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Sempre da Wikipedia...... la Biografia di Mario Ruccione....... che i sommergibilisti conoscono bene

 

 

Mario Ruccione (Palermo, 18 ottobre 1908 – Roma, 15 gennaio 1969) è stato un compositore italiano.

 

Biografia

Musicista, iniziò a comporre giovanissimo - il suo brano Tango madrileno, lanciata da Gabrè, risale al 1926 - e trasferitosi successivamente a Roma cominciò a frequentare l’ambiente teatrale e cinematografico: affiancò così la composizione di colonne sonore all'attività di compositore di canzoni - nel corso della carriera ne scrisse ben 500, su testi di autori come Giuseppe Micheli, Giuseppe Fiorelli, Michele Galdieri, Enzo Bonagura, Astro Mari, Antonio Pugliese ed altri - divenute famose per i loro toni cupi o trionfali, con messaggi strappalacrime o inneggianti al regime. Divenne a seguito di queste composizioni famosissimo ma accanto a canzoni d’attualità politica - La sagra di Giarabub per la campagna d’Africa, Camerata Richard, La canzone dei sommergibili, ecc., con Faccetta nera si guadagnò addirittura l'appellativo di compositore del Regime - scrisse anche teneri e famosissimi brani d’amore, come Serenata celeste, Villa triste - portate al successo tra gli anni quaranta e cinquanta da Oscar Carboni - e la celeberrima Vecchia Roma scritta con Luciano Luigi Martelli e portata al successo da Claudio Villa.

 

Negli anni ‘50 proseguì l’attività arrivando al Festival di Sanremo prima quarto con Madonna delle rose cantata da Carboni nel 1952, vincendo poi la competizione canora ligure nel 1955 con Buongiorno tristezza cantata da Claudio Villa e Tullio Pane, bissando poi il successo con Corde della mia chitarra nel 1957 ancora eseguita da Villa in coppia con Nunzio Gallo. Arrivò inoltre terzo nel 1954 con il brano E la barca tornò sola che venne cantata da Gino Latilla e Franco Ricci, in seguito parodiata da Renato Carosone e dal Quartetto Cetra.

 

Le canzoni

Bianco Padre (testo di Guglielmo Giannini (1891-1960))

Serenata a Maria

Chitarratella

E zitto amore

Roma forestiera

Fontanella romana

Carrettiere romano

Vecchia Roma

Faccetta nera

La sagra di Giarabub

La canzone dei sommergibili

Sono innamorato

Yo te quiero

Tango madrileno

Sotto il cielo dell'Avana

Una notte con le stelle e con te

Villa triste

Popolanella

Un pianoforte suonava

Camerata Richard

Tre fontane

Serenata celeste

Vecchia Firenze

...E la barca tornò sola

Buongiorno tristezza

Mia cara Napoli

Albero caduto

Madonna delle rose

Corde della mia chitarra

Modificato da STV(CP)
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La versione linkata dovrebbe essere quella originale in "romanesco" leggermente diversa da quella italianizzata:

 

1. Si mò dall' artipiano guardi er mare,

Moretta che sei schiava fra le schiave;

Vedrai come in sogno tante nave

E un tricolore sventola pé te!

 

|: Facetta Nera

Bell' abbissina

Aspetta e spera

Che già l'ora s'avvicina!

Quando staremo

Vicino a te

Noi te daremo

Un' altra legge e un altro Re! :|

 

2. La legge nostra è schiavitù d'amore

Ma libbertà di vita e di pensiere

Vendicheremo noi Camice Nere

L'Eroi caduti e libberamo te!

 

|: Facetta Nera

Bell' abbissina

Aspetta e spera

Che già l'ora s'avvicina!

Quando staremo

Vicino a te

Noi te daremo

Un' altra legge e un altro Re! :|

 

3. Facetta Nera, piccola abbissina

Te porteremo a Roma libberata

Dar sole nostro tu sarai baciata!

Starai in Camicia Nera, pure te!

 

|: Facetta Nera

Sarai Romana

E pé bandiera

Tu ciavrai quella italiana

Noi marceremo

Insieme a te

E sfileremo avanti ar Duce,

E avanti ar Re :|

 

 

Il testo della canzone come il seguente articolo provengono dal sito http://www.radiomarconi.com/marconi/marcia/facettan.html

 

"28-07-2000 MUSICA: ''FACCETTA NERA'', C'E' LA FOTO DI CHI LA ISPIRO' MASSA (MASSA CARRARA - Una bambina vestita con un abitino che spicca sulla pelle scura e lo sguardo divertito, attorniata da soldati italiani. Sarebbe questa la foto della piccola che ispiro' durante il fascismo la canzone ''Faccetta nera''. La foto, pubblicata oggi dalla cronaca di Massa del quotidiano La Nazione, e' in realta' una cartolina che il console Andrea Michele Galeotti invio' ai parenti nel 1936. A trovarla e' stato il figlio del console, Giuseppe Galeotti: a quel tempo il padre era aiutante maggiore della 135/a legione ''Indomita'' della milizia fascista che partecipo' alla battaglia dell' Amba Aradam. E proprio Maria Vittoria Aradam fu il nome dato alla bimba che, ritratta con l' ufficiale nella foto, venne ''trovata dai militi della 135/a legione'', dice la didascalia della cartolina, durante la battaglia del 15 febbraio 1936. Quella foto sarebbe una conferma della testimonianza di Joannes Brahane che nel 1995, allora studente universitario a Udine, disse di essere il figlio di ''Faccetta nera'', cioe' della donna che, da bambina, venne trovata dai soldati italiani dopo la battaglia nella quale era stata uccisa la madre, cioe' la nonna dello studente, che la aveva avuta proprio con un soldato italiano. ''Faccetta nera'' sarebbe stata poi affidata alle suore di Sant' Anna all' Asmara. Cinque anni fa Brahane chiese che alla madre fosse riconosciuta la pensione.(ANSA).

Alcuni anni fa' il Giornalista Gaspare Di Sclafani del settimanale "Oggi" pubblicava su quel giornale un servizio nel quale si raccontava la storia di un'orfanella dell'Asmara, la capitale dell'Eritrea, che fu una delle colonie italiane dell'Italia fascista. "Faccetta nera" vive ancora, ha oggi presumibilmente 69 anni (l'età esatta non la conosce neppure lei) si chiama Vittoria Aradam, viveva all'Asmara quando il giornalista l'incontrò, si chiama Vittoria Aradam, e sposata ed e' madre di tre figli. Vittoria era una bimbetta di un paio d'anni, rimasta orfana. Venne trovata in lacrime e tremante di paura e fu raccolta dalle truppe italiane all'Amba Aradam, durante le prime fasi della campagna d'Etiopia. I legionari italiani l'adottarono e divenne la loro mascotte. Il nome e cognome che porta glieli diedero proprio i soldati italiani che vollero festeggiare l'esito della battaglia dell'Amba Aradam.

 

Maria Vittoria Aradam

 

mariavittoriaaradam.jpg

 

Il Marito Maria Vittoria Aradam

 

mariavittoriaaradamconi.jpg

 

Nel 1936, un legionario della Campagna d'Africa, Pasqualino Chiti, classe 1910 raccoglie, abbandonata a terra, nel corso di una battaglia a Macallè, località al confine tra Eritrea ed Etiopia, una piccola bambina. La porta ad Asmara dalle suore di S. Anna, che la battezzano, col nome evocativo di Maria Vittoria Aradam; (ricordiamo per chi non lo sapesse, che la battaglia dell'Amba Aradam fu una delle più impegnative di quella campagna). Queste notizie, sono raccolte dal giornalista Daniele Carozzi (Il Giornale del 28.7.2003) e poi riprese sul "Reduce d'Africa" di Lino Pellegrini, anche lui giornalista e consigliere nazionale delle ANRRA (Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d'Africa). Maria Vittoria Aradam, diventa subito una bella bambina, ed ispira ad Auro D'Alba la popolare canzone "Faccetta Nera". A distanza di tanti anni, Faccetta nera, è viva parla italiano come noi, ama l'Italia, ha un figlio che vive in Italia. Pasqualino Chiti, il legionario che l'ha trovata, prima di morire a 92 anni, è voluto venire a trovarla ad Asmara, anche lei lo va a trovare a Cecina, in provincia di Livorno, è come se un padre incontrasse la figlia dopo tanti anni, ed è come, o almeno come dovrebbe essere: L'Italia che ritrova un pezzo della propria storia .

 

*** *** ***

 

Chiti muore a 92 anni e lascia a Maria Vittoria Aradam, un terreno in eredità. Siamo nel 92. Faccetta nera, vorrebbe diventare finalmente italiana, come promessogli dalla canzone. Lino Pellegrini, va ad Asmara, parla con lei, che si sente italiana, vorrebbe venire a curare il terreno lasciatogli da colui che l'ha raccolta in terra. Ma il permesso dura pochi giorni, nonostante che abbia un figlio che vive in Italia e che lei non ha tanti soldi per viaggiare in continuazione. Lino Pellegrini, si rivolge all'ora al Presidente Ciampi che è un buon nonno, e forse certe storie, al di la della politica, possono commuoverlo. E poi se è così. amato da tutti gli italiani qualche motivo ci sarà pure ... (Strani questi Italiani che amano tutti i Presidenti, ma odiano tutti i Governi, ne hanno mangiati 54 in 50 anni). Ma il buon nonno, o almeno, il suo "Consigliere per gli affari Interni Alberto Ruffo, non si commuove. Il multiforme ingegno italico, è in questo caso, totalmente ligio alle regole, come al Catasto.

Faccetta Nera, dice il Presidente, attraverso il suo Consigliere, può "di volta in volta, interessare gli organi preposti al rilascio del permesso di soggiorno, in maniera di favorire la concessione con la previsione di durata massima consentita". Non mancano naturalmente i cordialissimi saluti".

 

faccettanerasparo.jpg

 

Dopo avere letto questo articolo mi sono posto la seguente domanda: se la canzone è stata scritta nel 1935 come può averla ispirata il ritrovamento di una bambina avvenuto nel 1936? Ai posteri l'ardua sentenza :s03:

Modificato da Corto Maltese
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Appunto: francamente la faccenda della Maria Vittoria mi sembra alquanto scombiccherata....intendiamoci, OTTIMA la proposta!!!

Faccetta nera fa decisamente parte della storia e pure del nostro immaginario: se domani ci riesco, posto magari un paio di pagine di un libro di Petacco (che non è detto che abbia ragione ,ma dato il titolo di Faccetta Nera ad un suo libro)

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Molti storici, tra i quali, Angelo Carocci nella Storia del fascismo affermano che Mussolini in persona avesse proposto di metterla al bando a tempo indeterminato, poiché disapprovava i contenuti, seppur già modificati.

 

Ecco , in sintesi, quel che dice Arrigo Petacco in Faccetta nera: storia della conquista dell'Impero, Mondadori, 2005 (1^ ed. 2003) alle pagg. 189 e segg., sull'argomento del cosiddetto "bando" della canzone:

I microfoni dell'EIAR la proponevano ad ogni occasione. Il razzismo, all'epoca, era lontano dall'Italia: Mussolini definiva sarcasticamente il nazismo "robaccia per biondi" e autorizzava i giornali umoristici a sbeffeggiare gli effeminati "bellinazi" che si vantavano della loro purezza razziale. Faccetta nera semmai scatenò la fantasia erorica degli italiani: il richiamo sessuale della "bella abissina spinse molti più giovani ad arruolarsi volontari che non la "missione civilizzatrice" o il "posto al sole".

Negrette a petto nudo erano presenti su giornali, cinema, pubblicità di ogni genere.

A lanciare il primo attacco razzista contro la canzone non furono nè Mussolini nè gli ideologi del fascismo, ma il famoso giornalista Paolo Monelli in un articolo sullaGazzetta del Popolo del 13 giugno 1936 (riporto in toto la parte)

monelli1.jpg

monelli2.jpg

 

 

 

 

 

 

l'articolo raccolse consensi in certi ambienti del regime, ma Faccetta Nera non fu mai messa all'indice. Ci si limitò a non farla più cantare durante le adunate e le parate ufficiali, ma ancora nel 1938 l'orchestra sinfonica dell'EIAR, diretta dal m. o Ugo Tannini la registrò in un disco largamente venduto.

La violenta invettiva del giornalista non venne accolta con favore nell'impero, dove era diffuso il fenomeno del "madamismo" (convivenza con "quasi mogli" locali) Anzi, pare che nel neonato impero neppure le mogli di ufficiali e funzionari coloniali disprezzassero la "promiscuità con i barbari vinti" a giudicare dalle storielle piccanti che circolavano.

Nel 37 questi rapporti (ma non il matrimonio regolare) verranno vietati , ma solo dal 38, con le leggi razziali, verrà vietato il matrimonio.

La legge contro il madamismo, tuttavia, non fece vittime. Applicata "All'italiana", non si ha notizia di condanne, anzi molti italiani regolarizzarono la loro posizione col matrimonio e riconoscendo i figli nati dalle indigene.

Neppure le leggi razziali vennero applicate in Abissinia, anzi suggerirono un ignorato progetto umanitario.

Data le fuga degli ebrei dalle zone tedesche, (Svizzera e Francia avevano cominciato a respingerli alle frontiere, gli inglesi impedivano l'accesso alla Palestina) Amedeo d'Aosta suggerì a Mussolini di aprire loro le porte dell'impero.

Una commissione nell'autunno 38 individuò una zona adatta per 1400 famiglie in una gradevole zona ai confini col Kenya, esente da malaria, temperatura gradevole, collinare. Nel marzo 39 Amedeo presentò il progetto a Mussolini il progetto che venne apprezzato. Nel maggio 39 venne la firma del Patto d'Acciaio con la Germania e non se ne parlò più.

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