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Lepanto 1571


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Titolo: Lepanto 1571 - la Lega Santa contro l'Impero ottomano

Autore: Niccolò Capponi

Casa editrice: Il Saggiatore

Anno di edizione: 2008

Pagine: 358

Dimensioni (cm): 21,5 x 15,5

Prezzo originale: € 20,00

Reperibilità: facilissima

 

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La battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571 all’imboccatura del Golfo di Corinto tra la flotta cristiana della “Lega Santa” e un’analoga formazione navale ottomana, è uno degli scontri navali più noti della storia e – nei secoli – ha costituito la fonte di ispirazione per innumerevoli studi e ricostruzioni, come pure per opere pittoriche e letterarie. E’ sufficiente ricordare che Miguel de Cervantes (autore del noto “Don Chisciotte”) partecipo alla battaglia imbarcato su una galea spagnola e, più volte, ricordò nei suoi scritti le vicende della giornata e la ferita da lui riportata nel combattimento.

Se già numerosi testimoni diretti della battaglia – da Gian Andrea Doria al cavaliere Romegas dell’Ordine di Malta – affidarono a memoriali autobiografici il proprio resoconto dei fatti di Lepanto (e, talvolta, pure giustificazioni o difese dei propri comportamenti), anche in un passato più recente l’interesse per questo scontro “epocale” non è venuto meno. Dagli scritti dell’ammiraglio francese Jurien de La Graviére della seconda metà dell’Ottocento alle più recenti opere di F. Braudel riferite a più ampie tematiche di storia mediterranea, la battaglia di Lepanto ha continuato a mantenere inalterati la sua valenza, il suo interesse e – non ultimo – il suo indubbio “fascino”.

Nel realizzare Lepanto 1571, l’autore ha tenuto quindi conto della vastissima produzione storiografica sull’argomento e – sulla base della sua indubbia preparazione archivistica – ha condotto lunghe e approfondite ricerche nei principali archivi e biblioteche in Italia, Spagna e Turchia.

Tuttavia, le specifiche vicende dello scontro navale occupano solo parzialmente le oltre 300 pagine di questo volume che non esito a definire “avvincente”: la parte più ampia dei testi è difatti dedicata al settantennio che precedette il 7 ottobre 1571, con i suoi protagonisti di parte cristiana e ottomana e lo scontro di civiltà, marine, religioni, e commerci che contraddistingue il periodo rinascimentale in un Mediterraneo che stava per perdere il proprio primato storico ed economico nei confronti dell’Atlantico e delle nuove potenze navali che su di esso iniziavano ad affacciarsi.

Le divisioni e contrapposizioni nel mondo cristiano (in particolare, tra un Impero spiccatamente anti-ottomano e una Francia più moderata nei confronti della “Sublime Porta”, peraltro anche in funzione anti-asburgica) fanno da contraltare ad una sostanziale unità di intenti e di visione strategica nell’opposto campo turco. In questa situazione, oggettivamente fluida e in continua evoluzione, la Repubblica di Venezia, strumentalmente, giocava un ruolo in taluni casi intransigente e in altri moderato se non addirittura ambiguo, essendo legata al “Turco” da necessità commerciali ma – per lo stesso motivo – inevitabilmente costretta allo scontro militare e navale con l’Impero ottomano.

La caduta di Cipro in mano turca, e la tragica sorte di Marcantonio Bragadin, “forzarono” quindi l’attività della “Lega Santa” sorta per volontà di papa Pio V, e una flotta (posta al comando di don Giovanni d’Austria) composta da galee spagnole, pontificie, toscane, veneziane, genovesi e dell’Ordine di Malta si scontrò con la flotta turca di Muezzinzade Alì nei pressi di Lepanto, riportando una vittoria che impedì un’ulteriore espansione della mezzaluna nell’Adriatico e – in via più generale – in tutto il Mediterraneo occidentale.

Lepanto 1571 è un volume documentatissimo anche negli aspetti più propriamente navali, tecnici e marinareschi: ad esempio, le pagine dedicate all’utilizzo artiglierie imbarcate sulle galee (ove sono riportati persino i nomi, sino ad oggi quasi mai ricordati, di molte unità cristiane), all’impiego delle “galeazze”, agli equipaggi e alla conduzione delle operazioni navali cinquecentesche sono tra le migliori e più approfondite sino ad oggi mai pubblicate. Sulla base di documenti originali dell’epoca vengono anche sfatati alcuni “miti”, tra i quali quelli sulla composizione quasi esclusivamente “forzata” degli equipaggi remieri e sul vitto: sicuramente monotono ma non certo scarso se non addirittura insufficiente come spesso affermato da fonti anche autorevoli.

Il volume comprende anche alcune interessanti appendici sugli schieramenti delle due flotte, i calibri delle artiglierie e il peso dei proietti, un glossario e un’utilissimo “prontuario” con brevi cenni biografici – per entrambi gli schieramenti – relativi a diverse decine di personalità militari, civili e religiose dell’epoca.

Le numerose e documentatissime note sono raccolte al termine del testo e sono seguite da una preziosa valutazione bibliografica e da ben 20 pagine comprendenti una ricchissima ed esaustiva bibliografia, che spazia dalle prime relazioni e dalle fonti originali del XVI secolo sino alla più recente e aggiornata storiografia sull’argomento pubblicata in Italia, negli altri paesi europei e in Turchia.

Lepanto 1571 è, in definitiva, un eccezionale volume non soltanto di storia navale o rinascimentale ma – nella più ampia accezione del termine – un ottimo libro di storia che non mancherà di venire apprezzato da un’ampia cerchia di lettori e appassionati.

Modificato da Alagi
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Visitatore Salvatore Todaro

Aggiungo che la flotta del giovane Don Giovanni D'Austria, prima della battaglia fu ormeggiata nel porto di Messina, ed il matematico e scienziato messinese Maurolico, gli fece degli studi sulle previasoni metereologiche, che furono talmente azzeccati che Dom Giovanni quando torno in città, volle ringraziarlo, e se nn ricordo male concedette un premio in denaro alla città.

Nel 1572, il comandante ritornò in pompa magna in città, sbarcando in un luogo del porto (palazzo Reale) in cui sorgeva una stutua a lui dedicata (che esiste ancora oggi seppur spostata) e percorrendo una strada costruita appositamente per lui, denominata via Austria (oggi via 1° settembre :-((( )che unsice il Palazzo Reale al Duomo. Questo percorso che Don Giovanni fece a cavallo, simboleggivaa l'unione tra il potere politico e quello religioso

Modificato da Salvatore Todaro
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Sulla base di documenti originali dell’epoca vengono anche sfatati alcuni “miti”, tra i quali quelli sulla composizione quasi esclusivamente “forzata” degli equipaggi remieri

 

E va bene, va bene, mi hai convinto; scendo a comprarlo.

Su questo argomento ci ho fatto la tesi di laurea...

Modificato da GM Andrea
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Il Collegio della Milizia da Mar nel secolo della sua istituzione (online qui: http://www.icsm.it/articoli/ri/tesi.html )

 

Il Collegio in questione nacque nel 1545 come una sorta di super-commissione navale col compito di sovrintendere all'arruolamento, in Dogado e Terraferma, dei rematori per la costituenda flotta di 100 galere di riserva da allestirsi in Arsenale.

Con esso praticamente venne istituita a Venezia la leva obbligatoria (su base corporativa in Dogado e territoriale in Terraferma).

In parallelo continuarono a esistere i volontari (c.d. buonavoglia), che da sempre armavano i legni veneziani; in laguna si volle sempre che la libertà fosse difesa da uomini appunto liberi, non da schiavi.

Nè schiavi furono mai utilizzati, ma condannati si, proprio (limitatamente) a partire dal 1545 grazie a Cristoforo da Canal.

 

Le competenze del "mio" Collegio erano in realtà parecchie, e non te le anticipo.

Buona lettura. :s02:

Modificato da GM Andrea
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