Vai al contenuto

Warship Boneyards


Messaggi raccomandati

titolo: Warship Boneyards

autori: Kit e Carolyn Bonner

editore: MBI Publishing Company, Osceola

anno: 2001,

pag. 128, 74 foto a colori e 77 in b/n, brossura

dimensioni: Cm 27 x 21,

prezzo: Euro 25,00

 

immagine2ga2.jpg

 

Negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, l’U.S. Navy raggruppò – in numerose basi e ancoraggi di entrambe le coste degli Stati Uniti – migliaia di unità navali, frutto dei programmi bellici, ancora efficienti ma non più necessarie in tempo di pace.

Nasceva così la U.S. Reserve Fleet, le cui lunghe file di unità affiancate le une alle altre avrebbero caratterizzato le coste circostanti gli Arsenali di Norfolk, San Francisco e Mare Island per molti degli anni a venire.

Questo bel volume – documentato, approfondito nei testi e ricco di immagini interessanti e spesso inedite – affronta da un punto di vista organico la complessa materia dei “cimiteri navali” della Marina americana, approfondendo in misura sostanziale un argomento già in parte noto ai lettori della nostra rivista (vds.: M. Brescia, La “Mothball Fleet”, in “STORIA Militare” n. 90 – marzo 2001).

I primi sei capitoli descrivono le iniziali esperienze dell’U.S. Navy che, a più riprese, si trovò a dover gestire e conservare unità eccedenti il proprio fabbisogno già dopo la Guerra Civile (1865), la Guerra con la Spagna (1898) e, soprattutto dopo il primo conflitto mondiale.

Successivamente al 1945, tuttavia, la Flotta della Riserva assunse proporzioni colossali poiché l’inizio della “guerra fredda” rese necessario mantenere in stato di conservazione portaerei, corazzate, incrociatori, caccia e sommergibili nonché migliaia di unità anfibie, navi ausiliarie e mercantili.

Warship Boneyards dedica giustamente circa metà delle sue pagine al periodo del secondo dopoguerra, affrontando gli aspetti tecnici ed organizzativi della “naftalinizzazione” delle unità navali nonché quelli relativi alla fase finale della vita di una nave da guerra, ovvero (salvo pochi e fortunati casi di trasformazione in unità-museo) il viaggio senza ritorno verso un cantiere di demolizione.

L’iconografia di questa parte del volume è quanto mai ricca e di buona qualità: numerose immagini ritraggono navi della Riserva negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta e – spesso – costituiscono l’ultimo documento fotografico di unità che, poco dopo, sarebbero state definitivamente radiate e demolite. In particolare, un “malinconico” elemento di interesse è costituito dalla fotografia della portaerei Enterprise (CV-6) che passa a rimorchio sotto al Ponte di Brooklyn per essere avviata alla demolizione e da un’altra immagine, ove sono raffigurate le corazzate Tennessee (BB-43) e California (BB-44) mentre vengono smantellate a Baltimora nel 1958.

Più di recente, la fine del confronto con l’URSS ha portato ad una forte riduzione dello strumento navale americano e, allo stesso tempo, numerose unità frutto dei programmi navali della “guerra fredda” hanno intanto raggiunto l’età del “pensionamento” (spesso anticipato per meri motivi economici).

In questi anni la Flotta della Riserva dell'U.S. Navy vive quindi un momento particolare e del tutto nuovo: definitivamente scomparse le navi che scrissero pagine di storia nel corso della seconda guerra mondiale, nuove e più recenti unità (dalle fregate tipo "Knox" e "O.H. Perry", ai caccia della classe "Charles Adams" e “Spruance” sino alle portaerei classe "Forrestal", oltre ad unità anfibie e ausiliarie degli anni Cinquanta e Sessanta) sono entrate a farne parte.

Le ultime pagine di Warship Boneyards sono infatti dedicate all’attuale situazione della U.S. Reserve Fleet, con approfonditi riferimenti alle particolari modalità tecniche e accorgimenti di sicurezza necessari per l’inattivazione di unità (sottomarini e incrociatori lanciamissili) a propulsione nucleare.

Una specifica citazione va infine fatta per la bibliografia, ampia ed esaustiva, e per le didascalie delle fotografie: ricche, complete, documentate e che – di per sé – costituiscono uno degli elementi di attrazione di questa valida ed interessantissima pubblicazione.

Modificato da Alagi
Link al commento
Condividi su altri siti

libro che sembra interessante... Alagai ma tratta anche le modalità di consevazione (ispezioni, inertizzazione ecc.) oppure è solo una storia di cimiteri navali?

 

No, ci sono anche le descrizioni delle procedure di inattivazione. In ogni caso, riporto di seguito uno stralcio da un mio articolo, pubblicato sul numero di marzo 2001 di "Storia Militare" (dal titolo Mothball Fleet), dove trattavo l'argomento della flotta della riserva dell'U.S. Navy. Questo è quanto riferivo sul punto di tuo interesse (si tratta di procedure riferite ai primi anni cinquanta ma utilizzate ancora oggi senza sostanziali variazioni).

 

" . . .La procedura prevista per il passaggio in riserva di una nave militare, all'apparenza complessa e articolata, presentava in realtà numerosi pregi derivanti dall'adozione di alcune soluzioni e metodologie operative al tempo stesso efficaci, economiche e in grado di garantire ottimi risultati per lunghi periodi di tempo.

Il punto di partenza per il trasferimento di un'unità nella Reserve Fleet era costituito da un ciclo di lavori di una certa consistenza, comportanti - inizialmente - l'immissione in bacino per il carenaggio e il controllo dell'opera viva, dei timoni e delle eliche. Seguivano poi una revisione dell'apparato motore e dei sistemi antincendio e il travaso del combustibile da tubolature, pompe, valvole ecc., provvedendo a svuotare completamente le tubolature e a sbarcare la maggior parte della nafta e dei lubrificanti. In ultimo, era necessario procedere alla rimozione delle antenne dei radar per la direzione del tiro e - spesso - anche di quelle di maggiori dimensioni dei radar di scoperta aerea e navale.

Già dopo la prima guerra mondiale era stato verificato che il peggior nemico di una nave "naftalinizzata" era costituito dalla ruggine e dalla corrosione derivanti dall'umidità presente nell'aria; la virulenza di questi fenomeni risultava ancor più accentuata all'interno dello scafo, ove l'umidità - impossibilitata a disperdersi verso l'esterno - cresceva concentrandosi giorno dopo giorno.

La più importante innovazione . . . era costituita dall'installazione, all'interno dello scafo, di uno o più apparecchi deumidificatori, mossi da energia elettrica, che provvedevano ad assorbire l'umidità e ad espellerla verso l'esterno tramite un'apposito scarico: era quindi possibile mantenere, nei locali interni di ciascuna unità, un'umidità relativa del 30%, tale cioé da eliminare o ridurre al minimo i fenomeni di corrosione e la comparsa della ruggine. Questo sistema dimostrò nel tempo non solo una notevole efficacia ma anche la sua economicità: nei primi anni Cinquanta, ad esempio, il costo dell'energia elettrica utilizzata per il funzionamento dei deumidificatori assommava a 100 dollari annui per un cacciatorpediniere e a poco più di 1.000 per una portaerei o una nave da battaglia. E' evidente che - anche per l'epoca - si trattava di cifre irrisorie, in particolare se confrontate con i sempre elevati costi di acquisizione di un'unità navale.

Similmente, si provvedeva a sigillare anche le torri e gli impianti dell'artiglieria principale e secondaria, mentre le mitragliere Oerlikon da 20mm, ubique ed onnipresenti su tutte le unità dell'U.S. Navy nel periodo della seconda guerra mondiale, erano già state sbarcate nel corso del ciclo di lavori precedente il passaggio nella Riserva.

La necessità di impedire l'azione dell'umidità e degli altri agenti atmosferici nei confronti delle mitragliere Bofors da 40/56 e di altre armi in postazione scoperta, rese necessaria la realizzazione di strutture che, per la loro stessa natura e "visibilità" del tutto particolari, contraddistinguevano inequivocabilmente una nave facente parte della Reserve Fleet. Le mitragliere e i cannoni di medio calibro (solitamente impianti scoperti da 127 e 76mm) venivano infatti protetti da caratteristiche cupole semisferiche in plastica o vetroresina (note come "cocoons", cioé "bozzoli"), in cui veniva pompata aria a basso contenuto di umidità, proveniente dall'interno dello scafo: anche in questo caso, una soluzione semplice ed economica garantiva un rapido ritorno alla piena efficienza delle armi così protette.

Ogni unità facente parte della Riserva era sottoposta a controlli periodici e ad una certa manutenzione; inoltre, ogni cinque anni, ad un ciclo di lavori in bacino seguiva un'ispezione che ne stabiliva la conservazione per altri cinque anni oppure la radiazione dai quadri del naviglio militare.

. . . L'esistenza di una così imponente organizzazione era giustificata dalla finalità di mantenere la "Mothball Fleet" nella miglior condizione materiale possibile, sempre in vista del ritorno alla piena attività operativa delle unità che ne facevano parte. L'aspetto finale del passaggio in Riserva di una nave era infatti costituito dalla redazione di un dettagliato piano che - dall'identificazione dei magazzini a terra ove erano conservati equipaggiamenti e parti di ricambio, sino alla descrizione delle procedure di riattivazione di armi e macchinari - avrebbe permesso, una volta attuato, il rientro dalla flotta "in naftalina" nei ranghi delle unità armate dell'U.S. Navy . . . ."

Modificato da Alagi
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 1 year later...

:s55: Buonasera a Tutti!

Ho anch' io questo libro di cui per ora ho solo letto le didascalie delle foto. E' sicuramente interessante vedere come la U.S. NAVY ha gestito in recente passato il proprio "surplus".

Link al commento
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Visitatore
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovi formattazione

  Sono ammessi al massimo solo 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato automaticamente aggiunto.   Mostrare solo il link di collegamento?

×   Il tuo precedente contenuto è stato ripristinato.   Pulisci l'editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Caricare o inserire immagini da URL.

Caricamento...
  • Statistiche forum

    • Discussioni Totali
      45k
    • Messaggi Totali
      521,8k
×
×
  • Crea Nuovo...