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I Tre "super Washington" Ansaldo Per La Spagna, 1940


Steffsap

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Il secondo, praticamente identico come specifiche, ma con un sorprendente 12/152 come armamento principale. IMHO, 16000 tonnellate e caratteristiche di "raider" combinano poco con un armamento da incrociatore leggero. Chissà a cosa pensavano gli spagnoli.

https://stefsap.wordpress.com/2015/11/17/the-1940s-super-washington-ansaldo-cruisers-for-spain-1200-plans-ii/

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  • 2 weeks later...

Grazie Stefano per le immagini, davvero molto belle, dei piani. Notavo stasera che hai (va bene se ti do del tu?) postato ieri anche i piani del terzo disegno con 9 cannoni da 203/55 in torrette triple e 12 cannoni da 90 in impianti binati, è interessante come il piano mostri che i cannoni da 203/55 avessero un elevazione di 70°, come i cannoni da 8"/50 degli incrociatori classe Canarias disegnati dai britannici. Gli spagnoli pensavano servissero davvero a qualcosa al tempo? Mi domando inoltre se gli impianti binati del primo e secondo disegno fossero simili, su quelli non vi era nessuna indicazione riguardo all'elevazione.

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Cero che mi puoi dare del tu! Sarebbe strano il contrario. Avevo notato anche io la stessa cosa. Difficile a dirsi, ma da ing. osservo che le torri da 152 triple e 203 binate erano già esistenti, mentre quelle triple da 203 no... Cosa pensassero gli Spagnoli difficile dirsi, ma direi che l'Ansaldo pensasse: dovendoli fare quasi da zero, metti che li vogliano come quelli del Canarias :D ...

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Bei disegni, ma neppure "navi di carta", la cui realtà va inquadrata nella situazione dell' epoca (ed in tentativi un pò velleitari dell' industria italiana)

.

Dopo la sottoscrizione dei trattati navali, e stante l’ incapacità dell’ industria italiana, cantieristica e meccanica, tagliata fuori da evoluzione e cooperazioni internazionali, di realizzare unità bilanciate ed effettivamente all’ altezza dei tempi, si apri un dibattito nell’ ambito della Regia Marina, dove si evidenziò un gruppo di ufficiali superiori, relativamente giovani, che puntava ad un eventuale denuncia dei trattati, in particolare del trattato di Washington.

Questo gruppo, in particolare l’ammiraglio Bernotti , criticò ferocemente le nuove realizzazioni, sia in costruzione che in progetto, e preconizzò incrociatori pesanti di elevato dislocamento, fuori delle linee del trattato, sino a 15/18.000 tonnellate.

Non si parlava di incrociatori da battaglia ma era evidente che un indirizzo del genere era l’ aspetto di concetti operativi diversi da quelli allora considerati per il nucleo delle forze da battaglia e la struttura della squadra, e gli incrociatori erano il fulcro di tale nuova concezione.

Tali concetti puntavano ad un rinnovamento, partendo proprio dagli incrociatori e dal loro impiego, ed il battito trascese dal solo ambito ristretto dei vertici della RM, coinvolgendo parte dell’ industria, soprattutto quando l’ industria stimava che non tutte le Marine , potenziali clienti, fossero così rigide e rispettose dei trattati.

I presupposti del nuovo progetto erano:

  • armamento principale con cannoni da 203 mm; (minimo 8, considerando che un’eventuale riduzione di pezzi da 8 a 6 comportava costruire un maggior numero di unità, un terzo incrociatore ogni due previsti).
  • protezione verticale il più estesa possibile con un massimo di 200 mm., oltre ad un’efficace protezione orizzontale ed una maggiore compartimentazione dello scafo.
  • velocità operativa di 32 nodi (velocità operativa, non alle prove, specifica che si scontrava con lo stato dell’ arte italiano del momento).

Nell’ interim del dibattito, i cantieri elaborarono degli studi, anche se non risulta che si sia passati a vere e proprie progettazioni preliminari, studi che servirono anche per sondaggi nei confronti di potenziali clienti esteri: il resto della storia, per quanto riguarda la RM è noto, l’ ipotesi non fu presa in considerazione, anche se gli orientamenti e la consapevolezza di un cambio concettuale indispensabile ma soprattutto indilazionabile germogliarono e trovarono almeno un certo spazio nelle specifiche per il progetto di un nuovo tipo di incrociatore, quando si decise di non ritenere il limite di 10.000 tonnellate invalicabile per la ricerca della superiorità in mare.

Per quanto riguarda l’ esportazione il vero limite riguardò – a mio parere – l’ impossibilità di rispondere - con lo stato dell’ arte della cantieristica e dell’ industria meccanica e metallurgica italiana dell’ epoca – alle specifiche delle nuove unità.

Anche l’ Ansaldo non sfuggiva a tale situazione, ed al di là delle ipotesi spagnole, prova ne sono i velleitari progetti abortiti di collaborazione con l’ unione Sovietica, sia per incrociatori che per navi da battaglia (e nuovi cannoni di g.c.)

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Per quanto riguarda l’ esportazione il vero limite riguardò – a mio parere – l’ impossibilità di rispondere - con lo stato dell’ arte della cantieristica e dell’ industria meccanica e metallurgica italiana dell’ epoca – alle specifiche delle nuove unità.

Anche l’ Ansaldo non sfuggiva a tale situazione, ed al di là delle ipotesi spagnole, prova ne sono i velleitari progetti abortiti di collaborazione con l’ unione Sovietica, sia per incrociatori che per navi da battaglia (e nuovi cannoni di g.c.)

A mio modesto parere dovremmo piuttosto guardare al periodo in cui vennero discussi e cosa avvenne subito dopo, cioè quello tra la fine della guerra civile in Spagna e lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Inoltre da quanto ho avuto modo di capire, potrei però sbagliarmi su questo punto, tutte le unità del più che "ambizioso" programma di riarmo navale di Franco avrebbero dovuto essere costruite in Spagna con assistenza italiana, così come era stato il caso con le corazzate e incrociatori disegnati da Vickers.

 

In generale nel periodo tra le due guerre di incrociatori per l'esportazione ne furono costruiti pochissimi in tutto il mondo, a guardare bene solo l'Argentina procedette ad acquisirne tre costruiti in cantieri esteri, italiani e inglesi, tutti ben al di sotto del limite di dislocamento del trattato di Washington, sebbene il paese non fosse un firmatario. Direi che i bilanci delle potenze navali minori nel periodo tra le due guerre ebbero un ruolo più determinante delle capacità tecniche.

 

Cero che mi puoi dare del tu! Sarebbe strano il contrario. Avevo notato anche io la stessa cosa. Difficile a dirsi, ma da ing. osservo che le torri da 152 triple e 203 binate erano già esistenti, mentre quelle triple da 203 no... Cosa pensassero gli Spagnoli difficile dirsi, ma direi che l'Ansaldo pensasse: dovendoli fare quasi da zero, metti che li vogliano come quelli del Canarias :D ...

Giusta osservazione. Mi domandavo Stefano se il Sig. Joaquin Marcelino Izquierdo ti avesse fornito qualche informazione aggiuntiva sul contesto dello sviluppo degli incrociatori stessi, qualunque piccolo dettaglio sarebbe interessante.

 

Comunque colgo inoltre l'occasione per ringraziarti per il blog, il vecchio articolo sulla marina siamese che hai postato l'altro giorno era davvero una bella chicca, l'argomento mi interessa parecchio.

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Grazie Orso Rosso, erano anni che ci pensavo, e ora per motivi vari è il momento giusto. Se vuoi contribuire con articoli sei il benvenuto.

Sui SW ed in generale sul velleitario piano della Armada dopo la guerra civile, non c'è moltissimo, se non il dettaglio di quanto pensavano di costruire nella proposta legge navale. Sul Garze - Dulin c'è qualche dettaglio delle "VV like" per la Spagna.

 

Sulla collaborazione Italo Russa invece c'è ancora molto da scrivere, secondo me. Alcuni dei documenti italiani mi hanno detto essere ancora classificati come "segreti" in Russia :D

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