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Uomini Di Mare E Di Guerra


GM Andrea

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Titolo: Uomini di mare e di guerra

Autore: Comandante Carlo De Donato

Editore: Tipografia La Precisa

Anno: 1955

Pagine: 229

Dimensioni: cm 21x15

reperibilità: medio - difficile

 

 

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Apparso in veste semiclandestina negli anni '50, questo bel volume raccoglie alcune memorie del capitano di corvetta Carlo De Donato. In assenza di informazioni biografiche dirette, avvalendomi di notizie tratte dal testo e di altre scovate qua e là ho trovato quanto segue.

 

Carlo De Donato nacque nel 1879 a Fano, anche se era a ogni effetto romano. Entrò in Accademia Navale nel 1897 assieme ai futuri ammiragli Vittorio Tur e Antonio Pasetti, e ad Angelo Bertolotto e Guido Cavalieri, caduti sui sommergibili Foca e Jalea

rispettivamente nel 1909 e nel 1915.

Tur ricorda così De Donato: "di aspetto robusto, dal naso arcuato e prominente, dall'andatura da cavaliere, di animo sentimentale, benchè la sua apparenza non lo dimostrasse troppo."

Giovane guardiamarina, prese imbarco proprio col Tur sull'incrociatore Calabria per la campagna di circumnavigazione del 1902-1904.

Fu poi imbarcato sulla R.N. Bausan, a bordo della quale nel 1908 si buscò 10 giorni di arresti per un grave fatto avvenuto a Siracusa: nel corso di un'esercitazione alcuni cannonieri, nel corso di un semi-ammutinamento, gettarono a mare del materiale di artiglieria; non sono note le motivazioni della sanzione inflitta in quel frangente al STV De Donato, ma certamente a titolo colposo per scarsa vigilanza.

Pochi mesi dopo prese parte ai soccorsi nello Stretto terremotato. Combattè poi nella guerra di Libia, per poi passare all'arma subacqua.

Allo scoppio della Grande Guerra era il secondo del sommergibile Argonauta (CF Cesare Vaccaneo). Il battello - lo stesso già "trafugato" da Angelo Belloni l'anno prima - si trovava nel porto di Ancona il 24 maggio, allorchè la città fu cannoneggiata dalla flotta austriaca. In tale occasione il sommergibile cercò invano di prendere il largo, venendo però ostacolato dal cavo d'acciaio all'imboccatura del porto, non opportunamente ammainato.

De Donato passò poi al comando del sommergibile Pullino, col quale compì numerose missioni in Adriatico. Si guadagnò una medaglia di bronzo al valore militare con questa motivazione:

 

"Per avere validamente coadiuvato il proprio comandante in ardite e pericolose missioni di guerra sulla costa nemica in difficili condizioni ed aver lodevolmente tenuto il comando di un sommergibile in Alto Adriatico, dimostrando di possedere doti di calma, fermezza ed ardimento."

 

Nel maggio del 1916 De Donato cedette il comando del Pullino allo sfortunato CC Ubaldo degli Uberti. Ebbe poi, nel settembre 1918, il comando del smg. Barbarigo.

Dopo la guerra De Donato lasciò la Marina, venendo posto in congedo assoluto senza avere poi nei lunghi anni a venire alcuna promozione, neppure in tale posizione.

Le ragioni non sono esplicitate, ma tutto fa presumere che la sua storia sia in realtà quella del "comandante De Silva" dettagliatamente descritta in un capitolo di questo libro: il fantomatico De Silva, già in crisi coniugale, ospita a bordo della sua nave una giovane conoscente che scivola infortunandosi. Contro il regolamento, la tiene a bordo in incognito (per modo di dire) finchè, guarita, non sbarca in altro porto, dove la cosa viene a sapersi. Processato, il "De Silva" viene posto in congedo pur venendogli riconosciute tutte le attenuanti per l'ottimo stato di servizio.

 

Quanto al libro, è una silloge di ricordi di pace e di guerra, dai tempi dell'Accademia sino al primo dopoguerra. Grande spazio è dedicato alla menzionata campagna oceanica del Calabria, nel 1902-04, e alle complicate vicende sentimentali proprie e dei colleghi.

Fra i tanti episodi, riporto il il seguente. Non so quanto sia veritiero, ma è certamente poetico.

Notte di Natale del 1915. Un sommergibile in agguato lungo la costa dalmata ode lontani rumori di eliche, di sicuro di un altro battello, e capta questa trasmissione acustica in tedesco: "Stazione di ascolto di... Prego trasmettere per filo. Dal mare alla Signora Frida...Saltzburg stop. Auguri affettuosissimi per il Santo Natale a te ed ai nostri cari angioletti stop. Baci da Franz"

Il comandante italiano pensa alla sua famiglia lontana, all'equipaggio "nemico", e fa trasmettere per idrofono questo messaggio: "Dal mare al comandante Franz: Auguri di buon Natale a lei, alla consorte ed ai suoi angioletti stop. Mi firmo --- dirigerò per Nord-Ovest"

Dopo qualche minuto di attesa, ecco la risposta: "Dal mare a lei stop. Commosso ringrazio del pensiero gentile ed anche della firma del suo fonogramma stop. Auguri a lei, al suo equipaggio e pace ai nostri paesi così in tempesta stop. Mi firmo stop. Dirigerò per Sud-Est."

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Secondo la tua esperienza, vale la pena di leggerlo e magari riproporlo per una riedizione?

La storia che hai raccontato, conferma, sempre di più, la grande umanità che possedeva.

Edited by Guest
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Direi di sì; anche se il testo indulge un po' in retorica (ma l'ha scritto un uomo nato nel 1879) offre un quadro veritiero della Marina del primo '900.

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