Esercito Sardo 1859

[Visitatore giovannibandenere]

Esercito Sardo 1859

 

Alla vigilia della 2^ guerra d'indipendenza l'Esercito Sardo contava circa 63.000 soldati compresi i volontari. Essi erano ordinati in 5 divisioni, 1 Divisione Cavalleria e la Brigata Cacciatori delle Alpi.

L'Esrcito Sardo nel '59 aveva un aspetto più "italiano" che nel '48 e anche politicamente aveva una fisionomia tendenzialmente conservatrice-moderata anzichè conservatrice-reazionaria.

Il Re ed i suoi maggiori collaboratori non avevano esperienze strategiche. Il Re, ritenuto intelligente se pur di scarsa cultura, non aveva preparazione militare nè esperienza nel settore. LaMarmora era un ottimo organizzatore ma non per questo ottimo combattente sul campo; mentre il Capo di Stato Maggiore Gen. Della Rocca era ritenuto un mediocre. Però tutti erano molto motivati, convintissimi che la guerra fosse giusta e necessaria e da questo punto di vista il Comando Supremo funzionò meglio che nel '48. E comunque erano tutti sottoposti al Comando Supremo di Napoleone III, ritenuto intelligente, colto, raffinato ma anche lui privo di esperienze sul campo.

Una delle osservazioni rivolte all'Imperatore fu che era, sì, pronto nell'assumere decisioni, ma non altrettanto pronto nel coordinarne la messa in pratica.

 

L'esercito dopo il '48 fu riformato da Cavour e LaMarmora e furono introdotte importanti innovazioni rispetto all'Esercito Carloalbertino. Quest'ultimo era formato da un nucleo a ferma lunghissima (praticamente "professionisti"), oltre a numerosi nuclei a ferma breve (14 mesi) in servizio e in riserva di mobilitazione, non troppo addestrati.

Quello Cavouriano era improntato sul modello francese-rivoluzionario dell'esercito nazionale a ferma quinquennale, salvo brevi richiami per riaddestramento.

Nel complesso il Cavouriano era meno numeroso del Carloalbertino però era più omogeneo e più uniformemente addestrato. Ed inoltre erano stati notevolmente migliorati armamento, equipaggiamento, logistica e ordinamento dei reparti. Come nel '48 i riservisti non erano nelle migliori condizioni.

Comunque con le riforme era stato reso un Esercito strutturalmente agile ed efficiente, poteva sostenere una guerra di breve durata e -per comprensibili motivi geostrategici- doveva essere in concorso ad una delle due superpotenze confinanti, Francia o Austria: impensabile agire indipendentemente da una delle due.

 

L'Esercito Francese era allora considerato il migliore del mondo, ma gli osservatori più attenti cominciavano ad intravedere nell' Esercito Prussiano, il solo realmente organizzato sul principio del cittadino-soldato su base fortemente autoritaria, quello che di li a poco si dimostrerà la macchina da guerra di tutto il secolo.

 

Di fronte ai Sardi stava la 2^ Armata del Feldmarschal Ferencz Gyulai forte di circa il doppio dei sardi. Gyulai era tecnicamente molto ben preparato ma troppo lento nell'assumere decisioni; stavano giungendo altre truppe che, assommate a quelle del Quadrilatero, totalizzavano 6 ulteriori Corpi d'Armata.

 

L'Esercito di Napoleone III, forte di 5 Corpi d'Armata più la Guardia Imperiale, stava calando dal Cenisio e, in misura minore, a Genova via mare.

A questo punto Gyulai, con azione pronta e decisa avrebbe potuto mettere in gravissima crisi i franco-sardi nella fase preparatoria, ma non fu così.

Inoltre egli commise un errore di valutazione, peraltro comune a tutte le geostrategie d'Europa: anche lui dette per scontato un intervento automatico e spontaneo di Prussia a favore di Austria e quindi la guerra si sarebbe trasferita sul Reno, così non ritenne di impegnare la sua 2^ Armata; anche questa volta non fu così.

Il resto è guerra.

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Fonte:

"Storia dell'Italia Moderna" -Volume quarto: "Dalla rivoluzione nazionale all'unità 1849-1862" Giorgio Candeloro - Universale Economica Feltrinelli ed. 1979.

 

Giovanni.

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La battaglia di San Martino

(Tratta dalla rete)

 

 

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