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Cannone Smp-3


F21

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Salve.

Le corvette Classe Albatros avevano in dotazione, inizialmente, il cannone da 76/62 tipo SMP-3 degli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli.

Le corvette erano le seguenti: Albatros, Alcione, Airone e poi Aquila che in un primo tempo era stata costruita per la Marina Olandese; sempre negli anni 50 dello scorso secolo.

Ora gradirei sapere se anche le 4 corvette costruite per la Marina Danese avessero lo stesso pezzo di artiglieria.

In effetti due pezzi per unità; quindi un totale di 16 pezzi costruiti.

 

In quegli anni furono costruite corvette e fregate anche per Indonesia e Venezuela.

Queste unità avevano questo stesso pezzo?

 

Grazie.

Peppe

 

giuple@inwind.it

Modificato da Alagi
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Non i caccia ma solo le corvette per l' Indonesia (classe Surapati - Iman Bondiol) dovevano montare il cannone, impianto singolo 76/62, SMP3

Conferme che sia le corvette danesi sia la corvetta per l' Olanda (Linx) montavano tale cannone ed avevano allestimento standard con quelle italiane

Al contrario del quasi contemporaneo sviluppo del 76/62 OTO, con alimentazione e caricamento continuo, l' impianto SMP aveva una sorta di tamburo, tipo revolver, che completata la sequenza di tiro, veniva portato alla massima elevazione (90*) per la ricarica del tamburo

Evidentemente un sistema abbastanza complesso, con notevoli inerzie, ed un cero ritardo anche nel rientro in punteria.

Uno dei problemi riscontrati fu il metodo, e la velocita', di alimentazione del "tamburo) o revolver.

Sulla corvetta olandese - Linx - si verifico' un grave incidente: durante la fase di aggancio di una cartuccia nella noria, dove il movimento era assicurato da rulli, si verifico' un intoppo, bloccando la cartuccia in una determinata posizione (si parlo' a suo tempo di eccessica od errata lubrificazione, ed il movimento dei rulli sulla cartuccia bloccata, con l' attrito, portarono al surriscaldamento ed alla succesiva esplosione della carica. Purtroppo ci furono vittime, e subito dopo, anche per i risultati non proprio brillanti dell' arma, i complessi SMP3 furono sbarcati (non sono mai riuscito a seguire la sorte delle unita' indonesiane)

Lo sbarco del SMP3, ma soprattutto della DT, contribuirono a ad aumentare la stabilita' delle navi, che erano particolarmente "ballerine"

Sulle corvette classe Albatros (e sul Linx poi restituito all' Italia come Aquila) come soluzione "provissoria" e poi definitiva i complessi SMP3 furono sostituiti con 40/70 singoli, di produzione canadese, che erano "adattamento" navale di armi originalmente destinate all' AA terrestre.

Per completare l' informazione i "caccia leggeri" (oggi sarebbero "corvettone"), con apparato motore a vapore, forniti a Venzuela (6 Unita) Indonesia e Portogallo (due rispettivamente) montavano complessi binati da 120, del tipo mai adottato dalla MMI, che eranp uno sviluppo del 120 prebellico dei nostri ct

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Salve.

Ringrazio Pellicano della gradita risposta.

 

Quindi 4 corvette italiane (compresa Aquila), 4 corvette danesi e 2 corvette indonesiane furono armate con questo cannone.

Totale 10 unità per 2 pezzi ad unità. Costruiti sicuramente 20 pezzi da 76/62.

Non furono costruiti pezzi di riserva?.

 

Da qualche parte ho letto che il progetto di questo cannone era di origine amerciana. E' vero?

Poi la sigla del cannone SMP-3 (Stabilimenti Meccanici Pozzuoli - 3° progetto?)

Ci furono almeno sulla carte i progetti SMP-1 ed SMP-2?

 

Chiedo troppo?

Ciao. Peppe

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Studi e commessa, navi ed armamenti, erano in gran parte finanziati dagli USA (commesse off shore); e questo fu particolarmente valide per queste corvette.

Non credo che si siano costruiti pezzi 'di riserva'; normalmente su queste commesse non si fanno "pezzi" completi, ma si ordinano parti di rispetto, soprattutto quelle di usura

Certamente le canne rientrano nelle componenti di usura

Non mi risulta, e per esperiena non credo proprio che l'impianto partisse da esperienze o tecnologia USA: non dimenticiamo che all' epoca si stava verificando l' inadeguatezza del munizionamento aa da 40 conntro gli aereis moderni, soprattutto perche' tale munizionamento non permetteva l' adozione di spolette di prossimita' (le prime spolette di prossimita' da 40, in gran parte frutto di ricerche italiane - il gruppo del magg AN Latini - poi riprese anche dai francesi della Thompson Houston - videro la luce a meta' degli anni 70 ) ed esisteva una direttiva generale NATO verso il calibro 76 mm (3").

Gli USA cercarono di automatizzare il tradizionale 76/50, gli inglesi sperimentarono su questo calibro, svedesi e francesi su calibri inferiori, e solo l' Italia, con risultati validi ancora adesso, adotto' un sistema totalmente nuovo: il siccesso del 76/62 si deve al sistema di caricamento continuo ed in punteria (i braccetti oscillanti) mentre l' esperienza SMP, con balistica simile e munizionamento identico, falli proprio nel sistema di caricamento (si potrebbe dire che SMP era un cannone ..semiautomatico..)

In ultima va tenuto conto che le commesse di questo cannone, sfortunato, avevano anche il compito di tentare di tenere in vita gli stabilimenti meccanici di pozzuoli, la cui vita fu sempre legata (a un filo) alle commesse militari

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Salve Pellicano.

Ti ringrazio vivamente della risposta veramente esaustiva.

Sulla siglia SMP-3 penso che tu mi abbia risposto indirettamente. sta per tre pollici, il calibro del cannone.

Quindi non significa terzo progetto degli SMP.

 

Ora ti chiedo di approfondire un ultima cosa.

il contemporaneo 76/62 sovrapposto ed il seguente 76/62 allargato, entrambi della OTO Melara, furono una prosecuzione degli studi del SMP-3 o furono progetti partiti autonomamente?

 

In poche parole qui a Pozzuoli, dove abito, qualche vecchio dipendente riferisce che le autorità statali decisero di trasferire le costruzioni di artiglierie da Pozzuoli al nord per motivi politici convertendo gli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli completamente alle costruzione ferroviarie.

Quindi l'Ansaldo e la OTO si ritrovarono con progetti già avanzati che poi sfociarono sul magnifico 76/62 compatto.

 

Ciao. Peppe

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Si tratta di progetti con origini e sviluppi totalmente diversi, tra l' altro l' Ansaldo come impresa gia' IRI era totalmente fuori dal settore, e nulla ebbe a cher fare con lo sviluppo della OTO (che era destinata ad entrare nell' altro congomerato statale, l' EFIM)

Era anche un problema dello "stato dell' arte": l' utilizzo dello stabilimento di Pozzuoli per produzioni militari (ammesso che con gli stanziamenti dell' epoca fossero possibili sufficienti commesse) avrebbe comportato forti investimenti, sia sul team sia, soprattutto sulle infrastrutture e sui macchinari, impossibile da realizzare nel breve termine e non giustificabili e incompatibili con l' indirizzo che all' epoca si stava dando alle competenze ed alle spezializzazioni delle partecipazioni statali

Non credo ci sia stato nessun 'complotto" per favorire un' industria o l' altra, una regione o l' altra; tra l' altro la concentrazione sulle attivita' ferroviarie dello stabilimento di Pozzuoli fu fatta a favore di Pozzuoli pensando che tale settore avrebbe avuto nell' immediato una maggiore ricaduta occupazionale, anche a livello di indotto regionale (es le officine meccaniche stabiesi) rispetto a quello militare

 

Dal punto di vista tecnico/tecnologico il concetto operativo (alimentazione, caricamento e fuoco automatico in punteria costante) del modello OTO du rivoluzionario e vincente; anche per la OTO non furono rose e fiori, come dimostrarono le limtazioni del complesso binato sovrapposto: la OTO poi seppe mantenere lo sviluppo continuo del progetto, al punto della validita' della formula e la continuita (quasi) della produzione a 50 anni di distanza

Ho un disegno dello SMP3, originale e troppo grande da scanerizzare, mentre ho un' immagine del 76/62 che credo poter digititalizzare e postare

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Salve Pellicano.

Ancora una volta ti ringrazio dei riscontri.

Vedo che sei ferratissimo anche sulla industrie statali e le sue evoluzioni.

Penso che approfitterò di te. Cosa sai di più circa gli SMP di Pozzuoli?

Ciao. Peppe

 

giupel@inwind.it

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Sugli SMP3 dismessi non so ne ho mai saputo nulla, dimostrazione che non si penso minimamente ad una loro riutilizzazione

Sto cercando alcune foto per postarle, anche se ho certe difficolta' (mia incapacita') a farlo

Lo stabilimento con questa produzione praticamente chiuse un ciclo di 80 anni di produzioni militari o comunque per la Marina, piu' o meno nello stesso periodo in cui, ripensando ad economie di scala, agli investimenti necessari in ricerca e nuova impiantistica, progressivamente si spostarono su altri tipi di produzione (oggi si chiama riconversione inustriale) altre imprese dell' area napoletana, che non sarebbero state competitive con i macchinari e le dotazioni eistenti, peraltro ancora valide per altri tipi di lavorazioni.

Unica eccezione fu, quasi una compensazione, lo sviluppo dello stabilimento di Fusaro, attualmente Stabilimento Fusaro della Selex (Finmeccanica, che tra l' altro ospita il Museo del Radar), mentre dalle ceneri del Regio Silurificio sono state progressivamente costituite (e ristrutturate) la Industria Meccanica Napoletana, la MicroLambda, la Sindel che poi si sono fuse nella Selenia, poi Alenia, fino alla Selex dei giorni nostri.

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Salve Pellicano.

Ancora una volta ti ringrazio delle preziose informazioni.

Per quanto riguarda il Regio Silurificio di Baia ho scritto un piccolo articolo, su di una rivista locale "Pozzuoli Magazine" sulla susseguente Industria Meccanica Napoletana.

 

Ora ho preso l'abitudine di riportare gli articoli pubblicati sul mio seguente blog:

http://giuseppe-peluso.blogspot.com/

 

Attendo un tuo giudizio.

Era mia intenzione pubblicare qualche cosa sugli "Ultimi cannoni prodotti a Pozzuoli" in piena repubblica.

 

Ciao. Peppe

Modificato da F21
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Grazie della segnalazione, non sapevo nulla della evoluzione dell' ex silurificio e mi e' servito, ma molto di piu' - anche nello spririto dei miei studi e di Betasom, mi e' servita e mi e' piaciuta l'analisi e la storia di castore e Polluce.

C' e un particolare che mi incuriossce, legata a pozzuoli, all' Ansaldo e, propabilmente all' originale cantiere inglese: piu' o meno nello stesso periodo dell' avventura di Pozzuoli, un "piroscafo" per uso misto (traffico civile ma se necessario trasporto armato militare" fu "costruito" ossia assemblato sullago Titticaca, a Puno. Un' opera titanica, in quanto tutti i componenti vennero portati a dorso di lama, e di mulo, sino ai 4000 metri del lago titicaca (ed io ancora negli ultii anni 70 ho visto i resti del "cantiere")

Il batello presto' servizio per molti decenni sul lago Titicaca: la leggenda, ma non sono mai riuscito a trovare dati certi, parla di "componenti italiani' (qualcuno parlo' in un' occasione anche di Ansaldo), ma certamente parte del cantiere e le maestranze specializzate furono italiane.

Una chicca, per vedere se per caso nella documentazione a cui hai accesso ci fossero riferimenti di questo genere

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