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Esercito Sardo 1848


Visitatore giovannibandenere

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Prendendo spunto da un top della sezione Audioteca, che fra un post e l'altro è approdato alla guerra del '48, forse non guasta un'occhiata all'Esercito Sardo; senza peraltro entrare nel merito di quella guerra.

E, oltre all'Esercito, anche alla situazione politica della dirigenza sarda.

 

Non è sbagliato premettere che quella guerra fu definita "La guerra delle occasioni perdute"; evidentemente le premesse per una migliore riuscita, c'erano.

 

Il "difetto" fondamentale, che non era un difetto in senso stretto ma una comprensibile condizione dettata dalla situazione geostrategica, era che i sardi erano addetrati per una guerra difensiva e non offensiva.

Seguono a ruota il mediocre addestrameno dei riservisti, limitate dotazioni di armamenti e scadente organizzazione della rete logistica, che può essere tollerabile in una guerra statica-difensiva ma diventa tragica in una guerra offensiva.

Dulcis in fundo, i sardi non disponevano di carte topografiche della Lombardia e questo è molto difficilmente giustificabile.

In compenso gli armamenti erano di buona qualità, i quadri Ufficiali e Sottufficiali erano addestrati, preparati e sempre ben motivati, i soldati erano coraggiosi e resistenti.

Cavalleria e Artiglieria erano buone, anche se non numerose.

 

Nelle altissime sfere le cose si complicavano un pò. Il CSM Gen Carlo Canera di Salasco era un mediocre esecutore di ordini di un Re tentennante di suo; gli altri erano troppo indottrinati alla difesa (non si cambia dottrina da un giorno all'altro) e talvolta non proprio fulmini di guerra.

I più preparati ed intelligenti erano il Gen Antonio Franzini ministro della guerra ed il Gen Eusebio Bava comandante il I° Cd'A; entrambe avevano servito sotto Napoleone, come molti Ufficiali e Soldati dei reparti.

 

Infine il Re; personalmente coraggioso ma non altrettanto risoluto, era eternamente dilaniato dalla politica; temeva infatti che col suo intervento avrebbe consentito la formazione di alcune Repubbliche sullo stile di quella francese-rivoluzionaria. Oddio, il rischio c'era; si trattava di scegliere e decidere ed eventualmente lasciare questo compito alla diplomazia politica.

 

Tutto questo detto, la guerra fu condotta in modo incerto, timido; è altresì ampiamente riconosciuto che se i sardi avessero affrontato la guerra con spirito offensivo e determinato, avrebbero costretto Radetzky dinanzi ad un bivio: un manrovescio in Lombardia o il ripiegamento in Veneto il più lontano possibile.

 

La guerra fu perduta; le condizione inflitte al Regno Sardo furono tuttavia miti grazie a Radetzky; un pò, da buon soldato, per rispetto verso le Armi Sarde un pò perchè - a dispetto dei ministeriali viennesi che sembravano voler fare a pezzettini il Regno - da buon vecchio volpone sapeva che alla prossima rivoluzione avrebbe avuto bisogno dei conservatori norditaliani; e i sardo-sabaudo-piemontesi erano un buon partito.

 

Fonte:

"Storia dell'Italia Moderna" -Volume terzo: la rivoluzione nazionale 1846-1849. Giorgio Candeloro - Universale Economica Feltrinelli ed. 1979.

 

Buon fine-settimana, gbn.

(Spero tanto che sia la sezione giusta)

 

Carlo Alberto - Josef Radetzky

 

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