dieblaureiter Posted October 28, 2010 Report Share Posted October 28, 2010 (edited) Titolo: Angerà i ricordi di un prigioniero di menelik Autore: Giovanni TEDONE Casa editrice: Giordano Editore Anno di edizione: 1964 Pagine: 240 con 2 cartine e numerose foto ft Dimensioni: 21,5 X 15 (8°) Prezzo originario: Lire mancante Prezzo: Euro 35 Reperibilità: molto rara Sinossi: l’angerà, che fornisce il titolo al libro di memorie di Giovanni Tedone è il pane etiope. Un pane amaro, perché viatico della prigionia in quella remota terra. Sergente dei bersaglieri Tedone partecipa alla giornata di Adua del I marzo 1986. « I ricordi di un prigioniero di Menelik », nell'edizione originale curata dal periodico di vita militare «Il Sottufficiale Italiano », non furono accolti da un sensibile interesse di critica e di lettori, nel 1915 le vicende africane erano alle spalle e l’intervento nella I guerra mondiale imminente. Il libro racconta vissuto e sofferenze di quei nove mesi. Il combattimento risolto in una carneficina; i compagni visti cadere ad uno ad uno; i morti evirati; gli ascari mutilati di un piede e di una mano; la regina Taitù in corteo dopo la vittoria. Poi, la lunga marcia con l'esercito del Negus, ribollente torrente umano, fino ad Addis Abeba; il continuo peregrinare, i paesaggi, la fame, le belve, i costumi locali, le donne; la giustizia amministrata sotto l'albero del sicomoro, col giudice che sbrigativo ordina al boia di mozzare la testa all'imputato. Infine, la lunga attesa della liberazione; gli incontri tra i prigionieri che avvengono per spazi immensi, come dilatati in una dimensione fantastica; e il ritorno in patria, dolente, amaro, con le polemiche sulla disfatta e il perché e il come i prigionieri fossero vivi e non morti. Il libro è nato da questa esperienza, tutta umana, affidata a qualità di scrittura non catalogabili certamente in alcun schema letterario. In un'epoca di facili esotismi, non indulge alla meraviglia, alla eccezionalità dei luoghi e degli avvenimenti. Adua, difatti, che il Tedone con tanta puntigliosa precisione rievoca, è stata ben più di una disfatta militare. Il naufragio, piuttosto, di una politica coloniale incerta, avventurosa, a volte persino infantile. La notizia del massacro aveva sconvolto l'Italia. Crispi s'era dimesso senza neppure osare di affrontare il parlamento in subbuglio; nelle strade c'erano stati scontri sanguinosi tra i lavoratori, con alla testa i primi socialisti, e le truppe regie; Barattieri, il generale della sconfitta, era stato giudicato da una corte militare. Assolto, sì, ma non senza l'ombra di un grave biasimo. Una pagina che la classe dirigente aveva poca convenienza certamente a riaprire. Un libro denso quello di Tedone lontano ma attuale, che richiama il nostro passato coloniale ma anche le missioni italiane all’estero dei nostri giorni. Un'immagine della battaglia di un pittore etiope "falcia, falcia mitraglia il grano che l'Italia piantò in Eritrea venne Menelik e lo donò agli uccelli" recitavano i cantastorie sulle piazze delle città e dei villaggi. Edited October 28, 2010 by dieblaureiter Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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