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Matteo U-458

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Archimede, avrei da chiederti un favore.

Dovresti svolgere una ricerca (visto che tu "6 del mestiere") negli archivi della Marina (su internet sarebbe meglio).

 

Riguarda il cacciatorpediniere "Fulmine" affondato nella 2a guerra mondiale, sul quale ha prestato servizio un cugino dei miei nonni. Potresti trovare qualche informazione, come la data di affondamento e magari anche il luogo? Te ne sarei grato, Sono 60 anni che della sua sorte non si sa niente, e per me questa notizia ha un particolare valore affettivo.

(magari se ti riesce, guarda se esiste una lista dell'equipaggio)

 

GRAZIE MOLTE.

 

ONORE AI CADUTI DI TUTTE LE NAZIONI,

DIMENTICATI DA MOLTI

RICORDATI DA POCHI

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Notizie sul cacciatorpedinere Fulmine - 1^ Parte

 

 

Il cacciatorpediniere Fulmine appartiene alla classe di CC.TT classe Dardo seconda serie (nave caposerie Folgore).

 

I Ct di questa classe furono i primi ad avere un unico fumaiolo, soluzione che fu ripresa in tutte le successive classi di caccia, e furono divisi in due serie composte entrambe da 4 navi. La seconda serie (di cui facegva parte il CT Fulmine) ebbe scafo più affinato con conseguente maggior velocità e minor autonomia. Ebbero gravi problemi di stabilità, soprattutto a vuoto, tanto che il Baleno si rovesciò mentre si diregeva ai lavori. E' da notare come la ricerca esasperata di altissime velocità non corrispose mai alle aspettative: in guerra i Ct di questa classe, come del resto delle classi successive, le velocità massime furono molto inferiori a quelle nominali, tanto che più volte questo tipo di navi fu distanziato dai propri incrociatori. L'armamento era composto da 4 cannoni da 120 mm, sistemati in due complessi scudati uno prua e uno a poppa, da sei mitragliere c.a. e da 6 lanciasiluri, non vi era armamento anti-som; gli originali 2 cannoni "illuminanti" da 120 mm , sistemati ai lati del fumaiolo, fuoron sostituiti subito da 2 ulteriori armi c.a. mentre in alcune navi fù sbarcato anche il lanciasiluri di poppa, sostituito con due plancatte di mitragliere da 20 mm. Tutte le unità di questa classe, utlizzate in prevalenza in missioni di scorta a convogli, furono affondate nel corso della guerra.

 

Cmq queste navi ebbero non solo difetti ma anche indubbi pregi quali l'elevata manovrabilita', una buona ed equilibrata distribuzione dell'armamento, la robustezza della costruzione ed il gia' accennato unico fumaiolo che davano a queste navi una linea sgombra, sobria e filante.

 

Caratteristiche tecniche principali di queste navi:

 

Lunghezza f.t. 96,05 mt

Larghezza f.o. 9,30 mt

immersione (p.c.) 4,51 mt

Dislocamento (p.c.) 1920 tonn.

Apparato caldaie: 3 caldaie Express (tipo R. Marina)

Apparato propulsore: turbine Belluzzo per tot. di 44.000 hp

Eliche: nr. 2

Velocita': 38 nodi (vedi nota sotto)

Combustibile: 530 tonn

Autonomia/velocita': 3600/12 - 1500/24 - 640/32.5

 

Armamento:

n° 4 cannoni da 120/50 binati

n° 6 Lancia siluri da 533 trinati

n° 2 mitragliere da 40/39 singole

n° 4 mitragliere da 13,2 binate poi sostituite con n° 6 mitragliere da 20/65 binate

n° 2 mitragliere da 20/65 singole

n° 2 obici da 120/15 per il tiro illuminante

sistemazioni per la posa di campi minati.

 

Nel corso della Guerra furono dotati anche di due lanciabombe antisommergibili.

 

Da notare, riguardo il dato velocita' (estendibile poi a tutte le navi) che il dato di velocita' risale alle prove in mare che, generalmente, vengono effettuati con nave vacante (ovvero senza bunker completo, senza armi e viveri ecc....). Un altro fatto che ha decrementato il dato della velocita' e' la bassa qualita' della nafta impiegata in tempo di guerra, specie le famose 60.000 tonnellate provenienti dalla Romania.

 

Il C.T. Fulmine venne costruito nei cantieri C.Quarnaro di Fiume (in questo poco conosciuto cantiere vennero costruite numerosissime navi come 8 Ct, 11 Tp, e due sommergibili il rubino ed il Topazio.

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Notizie sul cacciatorpediniere Fulmine - 2^ parte

 

Il Ct Fulmine, nell'ordine di Battaglia del 10 giugno 1940 era inserito nella 1^ Squadra Navale (Taranto - Amm. Campioni) come scorta della 5^ Divisione Corazzate (Cesare, Cavuor - Amm. Brivonesi) nella 8^ Squadriglia torpediniere.

 

La vita operativa del Fulmine e' incentrata sopratutto sulla scorta dei convogli che, purtroppo, segnera' la sorte del Fulmine come quella di tutte le navi della classe Dardo.

 

Durante l'attacco di Taranto il Fulmine abbatte un aereo silurante inglese. L' aerosilurante (il L4A al comando di Williamson - Scarlett) venne abbattuto alle 23.14 dopo pero' che avesse gia' lanciato contro la corazzata Cavour.

 

Il Fulmine prese parte anche alla tragica battaglia di Matapan in qualita' di scorta alle Corazzate.

 

L'affondamento del Fulmine avvenne il 09/11/41 durante la scorta al convoglio Duisburg (una delle peggiori perdite subite in un sol colpo durante un convoglio) da parte della Forza K inglese.

 

Di seguito alcune gli avvenimenti del convoglio duisburg:

 

Il 21 ottobre giunsero a Malta, provenienti da Scapa Flow, gli incrociatori leggeri Aurora e Penelope al comando del C.V. Agnew imbarcato sul primo dei due. Ad essi vennero aggregati, distaccandoli dalla Mediterranean Fleet, i cacciatorpediniere Lively e Lance. Venne costituito così un gruppo di navi veloci, denominato Forza «K», che aveva il compito esclusivo di agire contro il nostro traffico diretto in Libia.

Questo fatto causò una prudenziale temporanea sospensione del nostro traffico, ma poi, dovendosi necessariamente rifornire l' esercito in Africa settentrionale, fu deciso di riprendere il sistema dei convogli scortati a distanza. Ciò imponeva un rilevante consumo di nafta di cui c' era già penuria; un' operazione del genere con l' impiego di due incrociatori tipo «Trento» e di quattro cacciatorpediniere comportava il consumo di circa 4.000 tonnellate di nafta.

Il Trento ed il Trieste furono così adibiti alla scorta indiretta del convoglio denominato «Beta» composto dai piroscafi tedeschi Duisburg e San Marco, dalla cisterna Minatitland, dal piroscafo Sagitta e dalla motonave Maria, partito da Napoli il mattino del giorno 7 con la scorta di due gruppi di cacciatorpediniere (Maestrale, Fulmine, Euro, Granatiere, Fuciliere, Bersagliere, Alpino). Durante il passaggio del convoglio nello stretto di Messina si unì ad esso un secondo convoglio composto dai piroscafi Rina, Corrado e Conte di Misurata con tre cacciatorpediniere (Grecale, Libeccio e Oriani).

Trento e Trieste, con il Granatiere, il Fuciliere, il Bersagliere e l' Alpino, che avevano sostato a Messina peri rifornirsi, lasciarono la base alle 16,30 del giorno 8, ponendosi di poppa al convoglio.

Riassumendo i dati su esposti, si trattava di un notevole gruppo di navi comprendente 7 mercantili carichi di 15.400 tonn. di combustibile, 1.600 tonn. di munizioni, 389 automezzi e più di 14.000 tonn. di materiali vari, con 6 cacciatorpediniere di scorta diretta e 2 incrociatori e 4 cacciatorpediniere di scorta indiretta, oltre 8 aerei da caccia in volo sulla formazione nelle ore diurne. La rotta prescelta era quella a levante di Malta fuori del raggio di azione degli aerosiluranti calcolato in 190 miglia. Poco prima del tramonto il convoglio venne avvistato da un velivolo «Maryland» di base a Malta; gli inglesi apprezzarono immediatamente la situazione, non si lasciarono ingannare dalla rotta seguita allora dal convoglio (esattamente ad est) e, alle 17,30 la Forza «K» lasciò l' isola su una rotta che l' avrebbe portata nella notte, ad incrociare le nostre navi. Sopraggiunta la sera l' Ammiraglio Brivonesi, per poter far mantenere ai suoi incrociatori una velocità tale da consentire una sufficiente manovrabilità, mentre i mercantili non potevano fare più di 9 nodi, stabilì di pendolare con le sue navi lungo l convoglio, dal lato di ponente che era quello dal quale, con più probabilità, poteva venire il nemico, mantenendo due cacciatorpediniere di prora agli incrociatori e due di poppa. Il cielo era nuvoloso e la visibilità, che era scarsa quando la luna era coperta dalle nubi, era invece ottima quando questa era libera.

Alle 00,30 del 9, il gruppo «Trento» che aveva defilato controbordo ai mercantili accostava «ad un tempo» per riprendere un nuovo pendolamento quando avvertiva i segnali «NO 30, NO 30, NO 30» trasmessi senza nominativo da una sorgente in rapido avvicinamento. Allarmato, l' Ammiraglio stava compilando per tutte le navi un messaggio di avvertimento quando improvvise balenarono di prora agli incrociatori le vampe delle artiglierie nemiche. Erano le 01,00. La Forza «K», avvistate le forze italiane (l' Aurora era dotato di radar), si era portata un poco a poppavia del convoglio, in posizione tattica vantaggiosa, con il favore della luna e, messi con calma in punteria i cannoni, alla distanza di circa 5.000 metri, aveva iniziato il fuoco contro i cacciatorpediniere di scorta. La sorpresa era stata totale; nei primi minuti di fuoco il Fulmine fu affondato avendo ricevuto tre salve in pochissimi minuti ma senza smettere di far fuoco finche' il mare inghiotti' la nave, il Grecale immobilizzato, colpito l' Euro (che fece un tentativo di attacco ma desistette nel dubbio di aver di fronte navi nazionali), il Maestrale, capo scorta, colpito all' albero e quindi messo nella impossibilità di impartire ordini via radio. Mentre i cacciatorpediniere superstiti cercavano di avvolgere il convoglio in cortine di nebbia, la Forza «K» gli girava attorno tirando al bersaglio sui mercantili che cercavano scampo verso levante e tentavo di infilarsi nelle cortine di nebbia. Qualcuno dei piroscafi affondò subito, qualche altro, carico di munizioni esplose, qualche altro rimase a galla per qualche tempo, Nel corso di poche ore andarono tutti perduti.

Contemporaneamente all' inizio del fuoco da parte della Forza «K», il Bersagliere, che era di prora sulla dritta del Trieste e quindi più vicino alle navi inglesi, le avvistò ed iniziò a sparare su di loro. Subito dopo i nostri incrociatori, tentando faticosamente di aumentare la velocità che era di 12 nodi in quel momento, si spiegarono sulla dritta e dopo tre minuti aprirono il fuoco alla distanza di 8.000 metri. Qualche colpo nemico giunse intorno al Trieste e, mentre le distanze aumentavano rapidamente per la maggiore velocità degli inglesi, il nostro tiro, benché intenso, non raggiungeva alcun risultato. Dopo 12 minuti dall' inizio del fuoco la velocità dei nostri incrociatori aveva raggiunto i 18 nodi, ma intanto il nemico aveva aggirato il convoglio e, occultandosi dietro le stesse cortine di nebbia stese dai nostri cacciatorpediniere, ne completava la distruzione.

In totale i nostri incrociatori spararono 207 colpi da 203 e 82 da 100 in 22 minuti (fra le 01,03 e le 01,25) a distanza fra 8.000 e 17.000 metri e nessuno colpì il nemico, e questo dovuto purtroppo alla nostra impreparazione, per mancanza di apparecchiature specifiche al tiro notturno.

Pensando correttamente che il nemico, aggirato il convoglio, avrebbe ripreso la rotta verso Malta, l' Ammiraglio Brivonesi fece accostare per nord nell' intento di tagliargli la rotta, ma gli inglesi non furono avvistati. Per colmo di sciagura il sommergibile inglese Upholder, che si trovava nella zona e che fu visto durante la notte navigare in superficie fra le navi incendiate per trovare qualche preda, il mattino successivo silurò ed affondò il cacciatorpediniere Libeccio mentre era intento alla raccolta dei naufraghi e mancò di poco, con tre siluri, il Trento.

Successivamente a questo tragico episodio, l' Ammiraglio Brivonesi lasciò il comando della 3^ Divisione all' Ammiraglio Angelo Parona, fu sottoposto ad inchiesta e deferito al Tribunale Militare per «perdita colposa di nave militare»; l' istruttoria durò diversi mesi e si concluse con l' assoluzione dell' Ammiraglio «perché il fatto non costituisce reato».

Sulla sorte del convoglio «Duisburg» e sul comportamento dei nostri Comandi, sia della Divisione che dei cacciatorpediniere di scorta, si è molto speculato nelle polemiche sorte nel dopoguerra. E' noto che è facile giudicare degli errori altri ed ora, a tavolino, si può argomentare che la 3^ Divisione, anziché tentare lo spiegamento sulla dritta, per mettere in azione tutte le sue artiglierie, il che fece perdere qualche minuto, avrebbe dovuto piegare sulla sinistra cercando di interporsi fra il nemico ed il convoglio (cosa problematica perché le distanze delle navi inglesi dal convoglio erano già minime) che la velocità doveva essere aumentata più rapidamente, (ma i «Trento», ormai navi anziane avevano gli apparati motore che non rispondevano più con sollecitudine), che i cacciatorpediniere dovevano avere libertà di manovra e lanciarsi all' attacco (l' azione dei cacciatorpediniere, che avrebbero dovuto avere sufficiente addestramento per il combattimento notturno, mancò totalmente).

Per queste azioni, volte non già a salvare il convoglio, ma a punire gli aggressori, sarebbe stato necessario un perfetto addestramento delle navi scorta ad agire in coordinamento fra loro, e direttive particolari per il caso specifico (la possibilità di un attacco della Forza «K» era prevista) da concordare prima della partenza, ma, come abbiamo visto, la 3^ Divisione aveva assunto la scorta del convoglio quando questo era già in navigazione. Purtroppo l' azione nemica, benché prevista, restò una sorpresa e le azioni di ognuno, benché corrette o giustificabili con la rapidità dell' evento, la mancanza di mezzi adeguati, le condizioni ambientali, non furono sufficienti ad una valida reazione. Il compito dell' attaccante è sempre estremamente più facile di quello del difensore che deve reagire alla sorpresa e scegliere la risposta giusta.

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Notizie sul cacciatorpediniere Fulmine - 3^ Parte

 

Medaglia d'oro al Valor Militare al comandante del Ct Fulmine:

 

Capitano di corvetta Mario Milano

medaglia d'oro al valor militare (Termoli, 17.7.1907 - Mar Ionio, 9.11.1941)

 

Mario Milano, è nato a Termoli il 17 luglio 1907, dal padre Carlo (Pretore di Termoli), e dalla nobildonna Di Jorio Clelia, in Corso Nazionale n. 50. Marinaio impavido, venne assegnato all'8^ Squadriglia sul cacciatorpediniere Fulmine che, insieme con il Folgore, Lampo e Baleno, svolse una intensa attività addestrativa di squadra, prevalentemente nel Tirreno.

 

Nel 1939 venne dislocato presso la Scuola Meccanici e, nel corso dell'estate, dopo aver imbarcato gli Allievi della Scuola, effettuò una crociera in acque spagnole sostando a Barcellona ed a Port Mahon. Interrotta la crociera per l'inasprirsi della situazione internazionale, partecipò ad alcune missioni nelle acque di Tripoli e Bengasi.

 

Durante il conflitto effettuò complessivamente 97 missioni belliche fra le quali 37 di scorta, 4 di ricerche del nemico, 4 di bombardamento contro costa e 14 operazioni di caccia antisommergibile, percorrendo 29.500 miglia. Nel corso della sua attività di scorta a convogli, particolarmente intensa nell'estate-autunno 1941, effettuò numerose operazioni antisommergibile e contraeree.

 

Il 9 novembre 1941, mentre scortava insieme ad altri 5 cac ciatorpediniere il convoglio "Duisburg", partito da Messina e diretto in Libia, il caccia fu colpito dal fuoco di unità navali nemiche; affondò alle 01,15 pochi minuti dopo essere rimasto immobilizzato. Per il valore dimostrato nel corso dell'azione al Comandante Mario Milano, inabissatosi con la nave, gli veniva conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Cacciatorpediniere FULMINE

 

LA MOTIVAZIONE

 

Comandante di Ct. di scorta a convoglio, fatto segno a violento attacco di preponderanti forze navali nemiche e irrimediabilmente colpito fin dall'inizio della battaglia, affrontava con saldo cuore e decisa volontà il combattimento e, benché rimasto ferito in modo grave dalle prime salve, che smantellavano le sistemazioni della plancia, proseguiva audacemente la lotta, rinnovando nei suoi uomini, con la parola animatrice e il suggestivo esempio, indomito coraggio e ardore combattivo. Mentre l'unità sempre più colpita dalla furiosa e soverchiante azione di fuoco nemica lentamente si inabissava, Egli restava intrepido e sereno e, vincendo con stoicismo il dolore delle ferite, si preoccupava di salvare il suo equipaggio. Restava sulla nave, fino all'ultimo istante. Stremato nel fisico, piegato dalle ferite, ma più forte che mai nello spirito corroborato dall'avversa fortuna e dal sacrificio, scompariva in mare lasciando un retaggio luminoso di ardimento e di fede. Esempio di nobili virtù militari e guerriere, di assoluta dedizione al dovere eroicamente compiuto e alla Patria".

 

(Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941 ).

 

(R.D. 28 maggio 1942)

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Carissimo Comandante Veniero

 

sperio che sia abbastanza esaudiente

 

cmq mi sto dando da fare per altre informazioni piu' dettagliate specie per quanto riguarda i deceduti o notizie maggiori riguardo le missioni svolte dal Ct Fulmine.

 

Ah dimenticavo volevo postare due foto una della nave e una del comandante ma nn so come si fa..... ci provo

 

fulmine.jpg

Regio Cacciatorpediniere Fulmine (2)

 

m_milano.jpg

Capitano di Corvetta MOVM alla Memoria Mario Milano

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