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La Zattera Della Disperazione


malaparte

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Ensio TIIRA

LA ZATTERA DELLA DISPERAZIONE

Milano, Longanesi & C.

1966

232 p. ; cm. 18

reperibilità abbastanza facile (su bancarelle e mercato antiquario)

Prezzo: tra gli 1,50 € e i 13,50 €

 

 

zatteradisperazionetasc.jpg

 

 

 

 

 

 

All’inizio ero leggermente irritata dallo “strillo” di copertina “Le vicende del più singolare naufragio del secolo…” ecc.: infatti non si tratta affatto di un naufragio, ma della diserzione di due arruolati nella Legione Straniera.

Quando poi ho cominciato la lettura, con la Legione Straniera, l’immancabile precedente storia affettiva finita male, la mamma trepida, il possibile invio in Vietnam, ecc. ecc, perun po’ l’irritazione si è trasformata in vago scetticismo.

Ma siccome ero in viaggio ed avevo a disposizione solo quello, a parte la Settimana Enigmistica, ho proseguito la lettura.

E direi che mi sono ricreduta, perché comunque si tratta di una situazione vissuta, e a un certo punto, quando la faccenda si fa veramente tragica, non si può restare indifferenti a certi dettagli.

Si tratta della diserzione dell’autore, Tiira, finlandese, insieme a allo svedese Fred Ericsson, che, per evitare di finire a combattere in Indocina, negli ultimi giorni di febbraio 1953 decisero, con la complicità di alcuni marinai, di scivolare via, su una zattera, dalla Skaubryn, mentre passavano nello Stretto di Malacca. Erano convintissimi di poter arrivare in poche ore sulle coste di un’isola o della terraferma, dalle parti di Singapore o di Sumatra, quindi non stettero a procurarsi cibo, acqua, o altre inutili banalità.

Le correnti e l’impossibilità di manovrare la zattera li portarono invece nel mezzo dell’Oceano Indiano. Le varie navi che avvistavano sembravano non accorgersi mai di loro; restarono senza cibo ( a parte il sangue di una tartaruga e qualche occasionale granchio) e senza acqua, tranne quella piovana. Atroce la fine di Ericcson, che morì dopo diciassette giorni, e il compagno Tiira era troppo debole per riuscire a gettarne a mare il cadavere: per giorni e giorni se lo tenne a bordo. Tiira riuscì a sopravvivere per trentadue giorni, praticamente solo grazie all’acqua piovana, finché venne ripescato, il 27 marzo, dall’Allendi Hill, inglese, a circa 300 miglia da Ceylon ( e a 600 dallo Stretto di Malacca). Da sessantasei chili era ridotto a pesarne 28.

E’ probabile che il ricordo sia un po’ romanzato (non aveva certo un diario si cui prendere note), quindi avrà “ricostruito” i momenti salienti della navigazione; però l’autore è sincero quando parla di sé e del suo compagno, lo stile è asciutto, e la tensione sostenuta.

Modificato da malaparte
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