Vai al contenuto

Un Dramma Negli Abissi Del Mare


Red

Messaggi raccomandati

Credo di non sbagliare postando quì quest'altro

capitoletto tratto dal libro "Le avventure eroiche"

di Cesco Tomaselli edito nel 1937 dalla Casa Editrice

A.Mondadori.

E' uno di quei libri che si leggono tutto d'un fiato giacchè,

come avverte il titolo, i racconti in esso contenuti ci met-

tono a conoscenza di tragiche avventure delle quali i prota-

gonisti (od i malcapitati) furono Marinai oppure Uomini che

fecero parte di altre Armi.

Ho voluto scegliere la Sezione "Gli Uomini" in quanto il prota-

gonista è questa volta un eroico palombaro della Regia Marina.

Dallo stesso libro avevo già tratto ed a Voi proposto una prima

"avventura":" La " nuotataccia " di Arturo Vietri " unico super-

stite del Smg Jalea-

 

Spero che il proporVi questa, nuova, possa essere

di Vostro gradimento.

 

 

Buona lettura !!!!

 

UN DRAMMA NEGLI ABISSI DEL MARE

 

Un giorno dei primi di dicembre del 1917 un telegramma al Comando della Piazza Marittima

de La Spezia richiedeva a Savona l'opera urgente del migliore palombaro della Regia Marina,

ch'era anche allora il signor Alfonso Nardini,oggi tenente istruttore delle scuole C.R.E.M. di

San Bartolomeo.

Un sommergibile nemico aveva colato a picco in pochi minuti la scorta-convogli "Città di Sassari"

che navigava di pieno mezzogiorno,con cielo chiaro e mare calmo,fra Capo Mele e Capo Noli.

La prima immersione permise di stabilire che il bastimento giaceva ad una profondità di almeno

trentadue metri,leggermente sbandato sulla dritta,con un enorme squarcio sotto il ponte di comando.

Predisposti i mezzi,l'indomani Nardini si mise all'opera.

Egli indossava il voluminoso scafandro,di cui soltanto l'elmo pesava diciotto chili e le scarpe con la tomaia di bronzo e la suola di piombo circa otto.

Il suo compito si presentava alquanto arduo.Si trattava di recuperare due pezzi da 120 e due da 76 col relativo munizionamento,consistente di alcune centinaia di cassette di proiettili.

Quando si pensi che i pezzi erano stati fissati alla coperta,con dadi da otto e persino di dieci centimetri,dal lavoro di operai specialisti che li avevano stretti con poderose chiavi e a colpi di mazza e che ora un uomo solo,con ottanta chili di roba addosso e una pressione di quattro atmosfere,pari al peso di quattro chili ogni centimetro quadrato di superficie,doveva schiodare affusti e cannoni del peso di tonnellate e imbragarli in modo che potessero essere sollevati senza inconvenienti dal pontone,si ha una prima misura della gravità dell'impresa affidata al capo palombaro Nardini.

Ma appunto perchè era un affaraccio avevano richiesto Nardini.Si sapeva che sott'acqua egli era un uomo pieno di risorse,che in una nave sommersa egli lavorava calmo e pacifico,trovando sempre ciò che gli occorreva come se fosse in una ben provvista officina.Anche oggi egli è solito di dire che un bastimento in fondo al mare è come un paese abbandonato dagli abitanti,con le case aperte e i negozi incustoditi:basta saper infilare la porta giusta.Sulla "Città di Sassari" egli non tardò ad orientarsi.

Con la sua lampada ad accumulatore,un certo ordigno che casca su un piede lascia il segno per un pezzo,egli rovistò la cala del meccanico e i laboratori dove sapeva di poter scovare gli attrezzi occorrenti al suo lavoro,e ne radunò alquanti:quindi si mise all'opera.Oggi si può lavorare sott'acqa con la fiamma ossidrica,essendo stato trovato il modo di avvolgere l'igneo getto con una camicia di aria compressa:ma allora bisognava accontentarsi di strumenti meno perfezionati,e fare assegnamento soprattutto sulle proprie braccia.Del resto ogni palombaro ha il suo metodo.Nardini,che è sceso a 57 metri,assicura,per esempio,che preferisce lavorare al buio,perchè egli allora si affida soltanto al tatto." Piuttosto che vederci poco è meglio non vederci affatto " egli vi dice.Un rapporto costante fra visibilità e profondità non esiste:"un giorno,da trenta metri,scorgevo benissimo la lancia sulla verticale della mia testa,e altre volte a quindici metri era già buio pesto,un buio punteggiato di minuscoli corpi fosforescenti".

Nardini,nel suo genere,è un poeta.E poichè poeta si nasce,voi mi domanderete come si possa venir al mondo con la vocazione del palombaro.Anch'io mi ponevo questo quesito,e per non aver mai prima avuto occasione di contestarlo,me lo trascinai dietro fino al momento in cui incontrai il tenente Alfonso Nardini.E' dunque soltanto da pochi giorni ch'io affermo essere quella del palombaro una carriera di inclinazione.Non bisogna analizzarla ne' discuterla:bisogna amarla.Essa appartiene un po' al regno del soprannaturale.Il palombaro ricupera ricchezze sprofondate da secoli,scioglie enigmi di cui si trova traccia nei testi di storia.Un mondo sconosciuto ai più dei mortali entra in possesso della sua esperienza.

Attraverso le spesse lenti dell'elmo egli coglie aspetti fuggitivi del dramma perpetuo e misterioso delle profondità marine,ch'è poi il dramma della crosta terrestre moltiplicato per mille,ossia tutto un continuo divorarsi,una lotta per l'esistenza efferrata e senza quartiere,e più ci si immerge più il dramma s'inquadra in scenari spettacolosi che ora sono paesaggi lunari,ora dirupatissime mantagne,ora giardini di piante leggiadramente variopinte e fluttuanti alla corrente come a un alito di brezza.Sulla coperta della "Città di Sassari" quel giorno Nardini non provava altra soddisfazione che quella di veder salire verso la superficie le cassette di proiettili da 120,una dietro l'altra,con la regolarità di uno scarico da stiva a banchina.Per aumentare il bottino di quella immersione,egli pensò a un certo momento di far ricuperare dal personale del rimorchiatore un cavo d'acciaio da 15 centimetri,che aveva scorto in un deposito di prora,avvolto sopra un tamburo.Sollevato il pesante portello del deposito e assicuratolo con legatura di sagola,attraverso il boccaporto Nardini raggiunse il cavo d'acciaio e,assicuratene l'estremità a una robusta cima calata dal rimorchiatore,trasmise il segnale di alare.L'operazione si iniziò benissimo,tanto che egli risalì in coperta per imbragare un'altra cassetta di munizioni.Trenta metri di cavo erano già stati recuperati e Nardini era appena ridisceso nel locale, quando un'improvvisa rovina scrosciò sopra la sua testa e immediatamente si fece buio.

L'eco del fracasso non era giunta sino alla superficie,ma sulla lancia del palombaro e sul rimorchiatore alcuni uomini s'erano guardati con occhio costernato.Il cavo d'acciaio era sfuggito di mano ai marinai del rimorchiatore proprio nel momento in cui stavano issandolo a bordo,e nello sprofondarsi aveva trascinato seco una cassetta di munizioni.La preoccupazione dei compagni era che Nardini fosse stato investito dall'enorme serpe d'acciaio:essi erano ben lontani dall'immaginare che il palombaro fosse rimasto imprigionato nel deposito perchè il cavo nelle sue convulsioni aveva sollevato il portello del boccaporto richiudendolo.

 

Per qualche secondo Nardini trattenne il fiato,quasi aspettando un nuovo scroscio:poi provò a respirare.Meno male.L'aria non era interrotta,continuava a giungergli.Allora constatò una cosa confortante:lo spessore del cavo d'acciaio aveva impedito al portello di chiudersi completamente,così che braga e manichetta erano rimaste libere.Infatti si vedeva uno spiraglio di luce verdazzurra: lo spiraglio della sua speranza.Poco dopo,nella guida che continuava a tenere nella mano sinistra,vibra-

va il segnale: "come state ?".Un altro segnale domandò la stessa cosa,e ottenne la medesima risposta.Un terzo gli fece capire che qualcosa era ricaduto sul fondo.Poi il dialogo fu interrotto per mancanza di argomenti.

Sulla lancia stavano otto allievi palombari,un marinaio aiutante guida,un palombaro scelto abilissimo:sul piccolo rimorchiatore privato un padrone,un macchinista,un fuochista,e due marinai.

Un segnale di soccorso avrebbe prodotto una inevitabile confusione e forse una catastrofe:d'altra parte mezzi di salvataggio adatti per quel frangente non avrebbero potuto venire che da Genova,quindi l'indomani.Tanto valeva non trasmettere nulla e studiare con calma il da farsi.

Se il palombaro perde la testa,il più delle volte ci rimette la vita.In quel momento Nardini si ricordò dell'incontro coi pescicani,qualche mese prima,sulla coperta del piroscafo "Genova",silurato al largo di Portofino.Uno squalo di almeno quattro metri di lunghezza,seguito da almeno sei marmocchi già maturi di zanne,si dirigeva verso la stiva attraverso la falla.Come s'era salvato in quella congiuntura ?

Con uno stratagemma.Aveva comunicato di mollare la cassa.Questa,cadendo nella stiva,aveva sollevato un pò di acquaccia nera ed egli aveva colto il momento per infilarsi su per l'albero di trinchetto.Risalito a galla,aveva immediatamente calato una bomba da 22 chilogrammi,e tosto s'era immerso.E quella volta che aveva dovuto riparare il timone di una nostra unità nel Mar Rosso ? Attorno alla poppa della nave,era stata organizzata una cintura di barche,da bordo delle quali gli indigeni agitavano violentemente i remi nell'acqua per tener lontani gli squali.Con calma e la riflessione aveva risolto più di una situazione difficile e schivato la morte.

Non era però facile uscire da quella maledetta botola.Sul portello,che pesava un quintale e mezzo,s'era ammucchiato il cavo d'acciaio,almeno altri due quintali di peso.Egli considerò la situazione.Era brutta ma non disperata.E poichè non c'era altro mezzo di uscirne che tentando di allargare lo spiraglio fra la mastra del boccaporto e il portello,questo si accinse a fare.

Accesa la lampada,cominciò a rovistare nel deposito.Venne fuori qualche barra di ferro e fra i bagli,cioè i travi di ferro che reggono il ponte,alcuni tacchi di legno:questi naturalmente galleggiavano,

bisognava quindi andarli a raccogliere contro il soffitto.Per altre due ore continuò a frapporre oggetti di ogni sorta fra l'orlo del boccaporto e il portello finchè lo spiraglio fu allargato di quel tanto occorrente perchè egli potesse metter fuori un braccio.Egli sapeva che sull'orlo del portello doveva esserci qualche punto d'attacco:c'era infatti un anello.Questa scoperta lo consolò alquanto,ed egli decise di festeggiarla con un piccolo riposo in fondo alla botola.Rimessosi al lavoro,fece il segnale per l'invio di una cima.Come gliene giunse una ritenuta abbastanza robusta.lavorando con una sola mano

e sempre a tastoni riuscì a passare l'estremità della cima attraverso l'anello:poscia,tirato dentro il doppino e l'estremità della cima stessa,combinò il nodo e trasmise il segnale di alare.Di lì a poco infatti il portello si sollevò,ma tosto ricadde.Evidentemente i mezzi di bordo non potevano fornire che uno sforzo di breve durata.Che fare ? Un'altra soluzione non c'era.O continuare nell'allargamento dello spiraglio col sistema empirico delle sbarre di ferro e dei tacchi di legno,finchè ce n'erano,o rassegnarsi e lasciare che la lastra del boccaporto diventasse la sua pietra tombale.I compagni lassù dovevano ignorare il suo dramma:perciò egli non faceva che trasmettere il segnale di alare.Essi rispondevano che lo sforzo non poteva essere aumentato:ma intanto egli approfittava di quei momentanei sollevamenti per inserire un nuovo oggetto nell'apertura.Lentissimamente questa si allargava.Altro periodo di riposo,altri materiali preparati all'imboccatura,altri segnali di alare.Così trascorsero altre due ore:ma il momento dell'evasione appariva sempre più vicino.Stando con l'elmo a contatto del portello egli avvertiva ogni tanto qualche cosa che faceva attrito contro di esso:era il cavo di acciaio che non cessava di premere.Tuttavia lo spiraglio si allrgava di almeno mezzo centimetro per volta.Quando Nardini racconta la sua fantastica avventura,egli si serve di un linguaggio

così corrente,servito da una voce così calma e senza vibrazioni,da sembrare che tutti noi,rimasti imprigionati in quelle drammatiche circostanze dentro un boccaporto di una nave trentadue metri sott'acqua,avremmo agito come lui,compiendo con eguale metodicità le stesse operazioni.Ma quando arriva al momento ove dice che,giudicato sufficiente il pertugio,scaricò tutta l'aria per presentare meno volume ed incomiciò issarsi,la sua voce diventa un pò meno sicura:essa riflette il ricordo di un istante che non si cancella più dalla vita di un uomo.

-La cosa mi riuscì senza eccessivo sforzo- esclama-ma appena in coperta dovetti sdraiarmi:nessuna emozione più grande di quella avevo provato in vita mia.Guardavo il boccaporto col suo cumolo di acciaio e la fessura da cui ero uscito dopo quattro ore di strenuo lavoro come un mostro che giacesse morto ai miei piedi dopo aver tentato di divorarmi...

Tornato a galla si accorse che era rimasto quattro ore e quaranta minuti,e che la risalita era durata solo cinquanta minuti,insufficienti per la decompressione.Perciò si fece riavvitare l'elmo e si rituffò per un'altra ora.Quando fu dinuovo sulla lancia,non si spogliò nemmeno e si distese aspettando che gli venisse l'embolia.Il sole volgeva al tramonto.Nardini è un uomo di ferro:anche il suo profilo lo attesta.

Quell'avventura non gli tolse l'appetito neppure per un giorno.L'indomani era nuovamente alle prese coi dadi e con le piastrine sulla coperta della "Città di Sassari".Verso la metà di gennaio una vedetta trasportò in Arsenale i quattro pezzi,le munizioni,il cavo d'acciaio e la cassaforte.

Nessun giornale dedicò una riga a questa impresa,nessun encomio pubblico fu decretato al suo autore.Egli appartiene alla specie degli uomini che sanno fare e tacere:una specie selezionata,che però non è rara nella nostra Marina da guerra.

 

1-Il palombaro Nardini prima di indossare lo scafandro-

nardini1.jpg

 

Uploaded with ImageShack.us

 

2-Il tenete palombaro Alfonso Nardini eroe degli abissi -

nardini2.jpg

 

Uploaded with ImageShack.us

 

3-Nardini s'immerge per l'impresa in cui per poco non lasciò la vita-

nardini3.jpg

 

Uploaded with ImageShack.us

 

FINE

 

 

RED

Modificato da Red
Link al commento
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Visitatore
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovi formattazione

  Sono ammessi al massimo solo 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato automaticamente aggiunto.   Mostrare solo il link di collegamento?

×   Il tuo precedente contenuto è stato ripristinato.   Pulisci l'editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Caricare o inserire immagini da URL.

Caricamento...
  • Statistiche forum

    • Discussioni Totali
      45k
    • Messaggi Totali
      521,7k
×
×
  • Crea Nuovo...