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Ritorno


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Titolo: Ritorno – La drammatica esperienza degli alpini sul fronte russo

Autore: Nelson Cenci

Casa editrice: Millano, Ugo Mursia Editore S.p.A

Anno di edizione: 2008

Pagine: 149, brossura

Dimensioni (cm): 14 x 21

Prezzo originale: Euro 16,00

Reperibilità: facilissima

 

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A distanza di 66 anni da quel tragico inverno 1942-43 la ritirata di Russia, ed in particolare l’epopea degli alpini, continuano ad interessare: forse passata l’urgenza di ricostruire i fatti, per il loro significato più intimo, sempre attuale. Ritorno: testimonianze fra cronaca e storia del viaggio di ritorno dalla guerra, dal sacrificio e dalla morte; la drammatica esperienza dei nostri soldati tra le nevi sul fronte russo raccontata da uno di loro: Nelson Cenci ufficiale del 6° Rgt. Alpini Divisione “Tridentina”. Un racconto, il suo, “in terza persona” per rimanere distaccato e rendere la narrazione una testimonianza forte, autentica ed oggettiva: Nelson Cenci, nato a Rimini nel 1919, sottotenente degli Alpini nella 55^ compagnia del battaglione “Vestone”; la stessa del sergente maggiore divenuto celebre scrittore “Mario Rigoni Stern”. Ritorno completa la trilogia formata da “Il sergente nella neve” di Rigoni Stern e “I lunghi fucili” del tenente Moscioni Negri, portando una nota nuova, decantata e purificata pur nella sua tragicità, dove i fatti e gli uomini compaiono come al di là del tempo che è trascorso. Partito per la Russia nel giugno del 1942, dove viene decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare, l’autore narra l’odissea del suo reparto attraverso la steppa russa fino ai monti del Caucaso; si ritrova in prima linea nella pianeggiante distesa sul fiume Don dove il 1° settembre 1942 ha luogo il battesimo del fuoco, con i primi compagni caduti per la riconquista di un caposaldo nella zona di Kotowkji. Alla fine di ottobre un nuovo trasferimento, sempre sul fiume Don, in località Datscha, per arrivare infine al gennaio ‘43 con la grande offensiva russa che minaccia l’accerchiamento del Corpo d’Armata italiano cui farà seguito l’ordine di ripiegamento. Dieci giorni di drammatiche marce forzate ma anche di sanguinosi combattimenti fino a quello decisivo, per rompere l’accerchiamento e sperare nella salvezza e nel ritorno a casa. Il sottotenente Cenci con il suo plotone è fra i primi ad entrare in battaglia; gravemente ferito alle gambe viene caricato su una slitta ed amorevolmente accudito dall’alpino Lancini, per proseguire assieme con altri alpini la ritirata fino a Karkov,da dove un treno ospedale lo riporterà in patria. Cenci è libero, ma non trova pace perché ha abbandonato tanti compagni al loro destino. I ricordi affiorano e obbligano a scrivere, a “tornare al fronte” con la penna in mano per narrare l’ansimante cammino verso la libertà di quei sessantamila alpini che un’estate partirono cantando con disperazione, ritornando la primavera successiva più che decimati. Ritorno è un susseguirsi incessante di situazioni: dal fronte alla patria, dalla casa alla prima linea; lo stile è asciutto, disadorno ed essenziale ma la vicenda anche così sfrondata e rivissuta nel racconto conserva una freschezza sorprendente. Il filo conduttore lo si avverte fin dalle prime pagine – i nostri alpini non erano ancora giunti alla meta e già il pensiero era rivolto al rientro e quest’ansia faceva loro presagire il tragico epilogo. “Ho perso tanti amici e tanti soldati – scrive Cenci – che mi pare impossibile di essere io solo, con pochi altri, ancora vivo; a volte quando chiudo gli occhi mi sembra di vivere in un’ altro mondo”. Dalla lettura del libro ci si rende conto che l’autore-protagonista oltre, ad essere stato un soldato sereno, capace e coraggioso, con la tempra di ufficiale ardito e trascinatore, ha saputo ritrovare le qualità umane e pratiche che si manifestano con la solidarietà e la capacità di rendersi utile non alla guerra ma ad una pace operosa.

La lettura colpisce anche per l’atmosfera quasi irreale che si viene a creare tra follia, dolore e sofferenza ma allo stesso tempo è un “ritorno” affettuoso, senza possibilità di oblio per quanti hanno dato la vita per la salvezza degli altri. Ritorno è senz’altro un libro di interesse, di valore storico e poetico, che scorre via svelto, con un linguaggio rapido e tagliente e che riserva, per il diletto dello spirito, pagine e momenti di vera poesia. Ritornare al passato per dare un’immagine ed un giudizio meno turbati dalle animosità di allora; per onorare la memoria di quanti ebbero a lasciare la loro esuberante giovinezza in terre così lontane per un forte e radicato amore di Patria. L’opera porta con sé profonde riflessioni sulla vita: il “tramonto” di ciascuno, ancorché luminoso, racchiude il bisogno di amicizia vera e sincera - solo meditando su tale passato potremo capire quanta fondamentale importanza abbiano, per il nostro vivere di oggi, la libertà, i principi di giustizia ed il valore della pace. Ciò che è stato visto e vissuto è riportato senza retorica; i fatti parlano da soli, per quello che sono stati e che ancora sono, perché quei sentimenti, paure, speranze, eroismi hanno un valore che si è conservato integro nel tempo, rafforzandosi ed in questa nostra società piena di contraddizioni essi rappresentano un solido riferimento, ed un insegnamento ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno dopo di loro. L’oblio è il nemico dal quale guardarsi in tempo di pace – scrive l’autore - ed era questo a cui pensava quando decise di riscrivere Ritorno: che l’odissea dei suoi non fosse stata vana.

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