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LA PORTAEREI "AQUILA"


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LA PORTAEREI "AQUILA"

 

Già nel 1936 il transatlantico Roma, della società Navigazione Italiana, era stato identificato come la nave più adatta per essere convertita in portaerei di squadra. In quello stesso anno vennero definiti due diversi progetti:

- Il primo prevedeva la rasatura delle sovrastrutture sino al ponte lance, la demolizione dei locali cabine, corridoi e saloni, sostituiti da un hangar con sovrapposto il ponte di volo, servito da due elevatori. Non era previsto la sostituzione del vecchio apparato motore; la nave avrebbe imbarcato una trentina di aerei da caccia, la velocità sarebbe stata la stessa del transatlantico ( 21 nodi ). Questo progetto venne da subito considerato inadeguato e scartato.

- Il secondo progetto, elaborato dal colonnello del Genio Navale Luigi Gagnotto, prevedeva un allungamento sia a prora sia poppa della carena della nave per poter, grazie al miglior rapporto lunghezza/larghezza, con un nuovo apparato motore incentrato su 4 motori diesel da 65.000 hp complessivi raggiungere i 25 nodi. La nave, senza isola, avrebbe ricalcato la linea delle nipponiche Akagi e Kaga con ponte hangar continuo da prora a poppa e sovrapposto ponte di volo più corto di una sessantina di metri. La parte prodiera, non coperta dal ponte di volo, doveva avere un andamento in discesa verso prora, sarebbe quindi stato possibile effettuare decolli anche dal ponte hangar, mentre il ponte di volo con andamento a schiena d'asino poteva effettuare sia decolli che appontaggi. In linea teorica sarebbero stati contemporaneamente possibili decolli e appontaggi. Anche questo progetto, pur più interessante del primo, rimase senza seguito.

 

Dopo la durissima sconfitta di Matapan Mussolini in persona ordinò al capo di Stato Maggiore della Marina di realizzare al più presto la costruzione di una nave portaerei. Venne quindi scelta il transatlantico Roma e nel luglio del 1941 il sottosegretario alla Marina ordinò al generale del Genio navale Carlo Sigismondi di provvedere a far iniziare i lavori di trasformazione che tuttavia, causa la stesura dei disegni costruttivi e l'approvvigionamento dei materiali ebbero inizio soltanto nella prima metà di novembre. Per raggiungere i 30 nodi richiesti venne deciso di installare ben 4 gruppi ( caldaie e turboriduttori ) destinati ai due incrociatori Paolo Emilio e Cornelio Silla di cui da tempo si era deciso di sospendere la costruzione. Ciascun gruppo avrebbe sviluppato una potenza massima di 53.000 hp, per un totale di oltre 200.000 hp, diventando così la nave più potente della flotta. Per raggiungere la velocità imposta dal progetto fu tuttavia necessario modificare la carena della nave applicando allo scafo una controcarena che limitasse la grande onda di prora che si sarebbe formata alle alte velocità. Inoltre l'aumento della larghezza avrebbe incrementato l'altezza metacentrica della nave ( 2,80 metri ) migliorandone la stabilità trasversale.

La protezione venne affidata a una fitta compartimentazione e ad una leggera blindatura orizzontale ( 60-80 mm ) in corrispondenza dei depositi munizioni e benzina. La protezione subacquea era assicurata dalle controcarene esterne, ricoperte internamente da uno strato di cemento armato con spessore 40-80 mm; lo spazio tra le controcarene e la carena, che era stata rinforzata da paratie longitudinali, di circa 5,50 metri avrebbe assorbito buona parte dell'onda d'urto. Ogni gruppo dell'apparato motore, composto da due caldaie e un turboriduttore, era sistemato in un locale unico; i 4 locali erano separati da doppie paratie stagne che dovevano garantire, anche in caso di allagamento di uno o due locali, il funzionamento dei restanti gruppi.

Il ponte di volo, che aveva una lunghezza di 211,6 metri e una larghezza di 25,2 metri, sarebbe stato servito da due elevatori, uno dei quali sistemato longitudinalmente a centro nave e l'altro più a prora; le catapulte sarebbero state due ad aria compressa sistemata a prora costruite dalla ditta tedesca Demag. L'hangar sottostante, suddiviso in quattro parti da pareti mobili, aveva una lunghezza complessiva di 160 metri e una larghezza di 18. Sarebbe stato possibile imbarcare un totale di 51 aerei da caccia con ali non ripiegabili: 26 nell'hangar, 15 agganciati al soffitto dell'hangar stesso, e 10 parcheggiati sul ponte di volo. L'aereo sarebbe stato quasi il Reggiane Re 2001, un discreto caccia ma sorpassato quando presumibilmente sarebbe entrata in linea la nave. L'armamento artiglieresco sarebbe stato costituito da 8 pezzi singoli da 135/45 mm e 12 nuovissimi pezzi singoli da 65/54 mm, oltre a ben 132 mitragliere da 20/65 in nuovi impianti sestupli. I cannoni sarebbero stati posizionati in nidi rondine lateralmente al ponte di volo; la maggior parte dei 22 complessi da 20 mm sarebbe stata collocata su piazzole dell'isola ( sistemata sul lato di dritta ) e su una lunga piazzola sul lato opposto. Il dislocamento a pieno carico sarebbe stato di circa 29.000 tonnellate.

Nel novembre del 1942, mentre si trovava in allestimento a Genova, l'Aquila venne colpita, nel corso di un bombardamento aereo, da alcuni spezzoni incendiari e dirompenti che causarono notevoli danni al ponte di volo, con conseguenti ritardi nell'allestimento. Per proteggere meglio la nave venne deciso di farla uscire dal bacino e ormeggiarla di poppa all'incompleto incrociatore Silla completamente privo di sovrastrutture; le due navi vennero quindi unite da un lunga piastra di metallo per mascherare il ponte di volo della portaerei in una banchina. Questo trucco sebbene ebbe successo, gli alleati non riuscirono più a colpire la nave, rallentò ulteriormente i lavori di conversione. Nel luglio del 1943 vennero eseguiti una serie di prove di macchina agli ormeggi con esiti soddisfacenti ( tanto che l'apparato motore venne tarato per soli 151.000 hp ) e si prevedeva che entro ottobre la nave avrebbe potuto eseguire un primo ciclo di prove in mare aperto.

 

L'Aquila fu certamente una trasformazione tecnica riuscita, specialmente per quanto riguardava l'aspetto navale. Tuttavia, l'operatività aereonavale sarebbe risultata estremamente problematica: l'integrazione tra piattaforma e aerei non si poteva certo raggiungere in tempi brevi, considerando anche il fatto che gli aerei sarebbero stati affidati a piloti dell'Aeronautica.

 

Caratteristiche:

Dimensioni  232,5 x 30,5 x 7,3 m

Dislocamento:  29.000 t

Potenza:  151.000 cv

Velocità:  30 nodi

Armamento  8 cannoni da 135/45 mm (in 8 impianti singoli scudati) 12 mitragliere cannoni da 65/54 (in 12 impianti singoli scudati) 132 mitragliera da 20/65 in 22 impianti sestupli 51 aerei da caccia

Equipaggio:  107+1312

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Definitivamente sabotata da uomini di "Mariassalto", insieme a inglesi, se non sbaglio, dopo l'armistizio.

Se ben ricordo anche Gli uomini di Borghese erano riusciti a tirare su dei Smg. adagiati sul fondo del porto di La Spezia, ma una volta tirati sù, altro bombardamento...

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Definitivamente sabotata da uomini di "Mariassalto", insieme a inglesi, se non sbaglio, dopo l'armistizio.

 

un mio vicino di casa era sulla MS 74 che portò gli operatori (italiani: Marcolini, Conte) di fronte al porto di Genova

 

GM Andrea

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