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Amleto Sommaruga.. l'intervista 1.2.3 e fine


Marco U-78 Scirè

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Amleto Sommaruga, l’intervista

 

Ragazzi non avete idea di quanto fossi emozionato al pensiero di questo incontro, eppure nella mia vita di giornalista di interviste ne avevo fatte molte, da Senna al Presidente Leone, da Alex Zanardi (grande eroe tra l’altro) al Primo Ministro del Canada… per vincere l’impatto con la personalità mi dicevo.. “quando adiamo al cesso siamo uguali”…

ma con Amleto Sommaruga … tutto era così diverso, nemmeno nel cesso eravamo uguali, e guarda caso, alla fine dell’intervista, quando mi spiegò la difficile tecnica e manovra da farsi per l’uso del gabinetto su un Sommergibile Atlantico… mi venne da sorridere.

Abitiamo a nemmeno due chilometri di distanza in linea d’aria, ci separa dell’acqua, l’immenso fiume San Lorenzo, infatti lui abita su un’isola collegata da un ponte alla terra ferma, l’ile de Soeur, l’isola delle suore, e io dall’altra parte del fiume.

Mi accoglie con sua moglie che subito mi spiega che a causa di una ferita di guerra (il Finzi era finito su una mina) il nostro Sergente è quasi sordo (tra l’altro invalidità che ancora il Governo non gli riconosce e per questo anche lui Eroe senza Gloria) e per ben comunicare deve avere una buona visione del mio viso, del mio movimento labiale… così certamente si è subito reso conto della mia faccia rossa, della mia timidezza nei suoi confronti…. Delle mie labbra che tremano, ragazzi non esagero, e soprattutto della commozione che i miei occhi rivelano.

Ma tutto questo dura poco, un caffè espresso fatto alla perfezione dalla sua consorte, la signora Maria, mentre lui mi fa vedere dei quadri e delle foto, la sua forte disponibilità a comunicare e la sua incredibile modestia, mi fanno sentire a mio agio, così apro il blocchetto sul quale ho trascritto le vostre domande, apro il registratore e di fronte ad una bella finestra che inquadra il fiume, così largo in quella curva, che lui lo chiama “lago” iniziamo la nostra chiacchierata…

 

L’intervista

 

Cosa lo spinse a diventare sommergibilista?

 

Mi trovai in Marina ma non ero un “mangiabrunose”, ovvero non avevo il nodo Savoia sulla manica, come i volontari, e praticamente andavo a scuola di elettrotecnica, il diploma non l’ho mai preso, perché poi è venuta la guerra e “buona notte ai sonatori”.

In pratica tutti quelli del nostro corso della scuola Elettrotecnica a Milano, fummo destinati nella Regia Marina. Perciò mi sono trovato in Marina, non volontario, e un bel momento per ragioni “X” mi sono trovato sui sommergibili ed io ho avuto la grande fortuna, perché l’ultima missione è andata a male, perché siamo partiti per il Giappone… metà equipaggio comunque, perché i “lavativi” li hanno tenuti sul battello grande, era una battello lungo 92 metri di 2000 tonnellate, poteva andare nell’Oceano Indiano senza far rifornimento, l’altra metà l’hanno mandata a Gotenhafen, a prendere in consegna i dieci sommergibili U-boat che i tedeschi ci avevano dato, e qui vede la lista dei sommergibili e dei loro comandanti…, (NdA sta leggendo Aria alla Rapida, al mio rientro, mi darà tutti i numeri di Aria alla Rapida per fare fotocopie, per trascrivere qui nel Forum, i suoi interventi e altri articoli interessantissimi che mi ha fatto vedere)… però, dopo all’8 settembre, i tedeschi si son ben guardati di darglieli, e quegli equipaggi sono rimasti la, collaboratori o meno, questo io non lo so. Mentre io, come dicevo, ho avuto la gran fortuna, diciamola “fortuna”, che siamo stai colpiti al largo delle Azzorre dai Sunderlands, perché eravamo arrivati ad un periodo che non si poteva più navigare di giorno in superficie, si poteva navigare in superficie solo di notte, di giorno si stava sotto… eravamo tanto appesantiti dal carico, perché avevamo un carico particolare speciale con un ufficiali tedeschi che controllavano, probabilmente erano cose necessarie per alimentare certi programmi bellici in Giappone, e eravamo molto appesantiti… i Sunderlands ci hanno colpito, ci hanno sfondato i “bottazzi” , usciva la nafta e allora non si poteva più continuare con questa nafta che usciva e che diventava una scia di riferimento e siamo ritornati a Bordeaux, e a Bordeaux siamo saltati su una mina e si salvi chi può, ho avuto una lesione cranica, mi ha colpito le orecchie, è fuoriuscito del sangue, i timpani forati, e progressivamente il problema pian piano è aumentato e ora mi trovo con questa sordità, comunque da li abbiamo salvato la pelle, se no avremmo fatto la fine del Giuliani e quei battelli che sono arrivati a Singapore e che poi l’anno pagata cara… e siamo ancora qui..

 

Come erano i rapporti tra marinai e comandante?

 

Ottimi… non dimentichiamoci che c’era quel senso del dovere , che era innato in noi, non c’era bisogno che un comandante ci desse un ordine o ci dicesse “questo è un ordine”… è normale che si facesse… “Metti i motori elettrici a 300 giri” non potevo mettermi a discutere , li era il fatto, aveva chiesto 300 e 300 davo… ecco perché si era “riottosi” perché quando si era a terra ce ne guardavamo bene dal salutare il tizio, il caio o il sempronio… tra l’altro eravamo fieri di noi stessi e ce infischiavamo di tutti … l’unica cosa che mi ha dato fastidio alla fine della guerra, dopo un bel po’, di sapere che i sommergibilisti tedeschi avevano una rancio unico, ufficiali e equipaggio, noi avevamo due ranci, gli ufficiali mangiavano il prosciutto e noi avevamo la pancetta arancida dentro le scatole, mi ricorda un po’ Rommel, che quando arrivò in Africa e ha visto che gli italiani mangiavano in tre mense, e Rommel a un certo punto si indignò, “siamo sulla linea del fronte e questi fanno tre mense… ma i soldati devono mangiare tutti uguale.”

Comunque a bordo i rapporti tra marinai e comandante erano fraterni, il comandante non aveva bisogno di mettersi il berretto con i gradi… erano fraterni, perché non c’era bisogno di dare del tu, ed era ovvio che si dava del lei, si diceva “Signor Comandante…” però non c’era bisogno, non c’era distanza, o alterigia, come quando si è in caserma, no, il comandante, il secondo ufficiale e tutti gli altri si sarebbero ben guardati dal dirci “sei un cretino”.. come si usa nell’Esercito, no assolutamente non c’era bisogno, perché sapevamo che lui doveva agire così, non c’era nulla da fare, quando si era a terra era tutta un’altra cosa. E siccome a bordo ci siamo rimasti per 92 giorni, non un giorno, in 92 giorni non si può disprezzare un individuo…

 

Chi sono stati i suoi comandanti?

 

Bè uno Di Giacomo, uno Amendolia, e uno Mario Rossetto che se va in Italia , perché qui non si trova, può trovare il libro che lui recentemente ha pubblicato: “Missione non attaccare” , quella missione che aveva ordine di non attaccare perché doveva rifornire i sommergibili italiani e a lungo raggio…

 

I miei amici del Forum Betasom mi avevano chiesto di chiederle se lei avesse conosciuto i Comandanti Amendolia e Rosetto… che affondò il Granicos

 

Ma davvero?.. ma le sapete tutte allora…

 

Lei ha un diario?

 

Il vero diario è scritto su un brogliaccio a mano, poi l ho battuto a macchina, l’avevo dimenticato e per 40 anni l’avevo lasciato lì, poi avevo letto sul Corriere della Sera un necrologio, che era morto un certo signor Cicchi, Ingegner Cicchi e allora ho preso la guida telefonica per trovare l’indirizzo e ho telefonato per fare le condoglianze, questo era ingegnere di macchina imbarcato sui sommergibili, e allora poi andai a casa sua, e il nipotino disse che era appassionato e che quando sarebbe stato grande avrebbe voluto andare in Marina, così dopo più di 40 anni, copiai il mio diario per questo ragazzino di 11 anni, non per trasmettergli la passione del mare, ma per ricordare suo nonno, ora defunto, con il quale divisi gli stessi rischi e gli stessi sacrifici… lui era Direttore di Macchina sul Finzi, io sottocapo elettricista… e guardi che l’elettricista di bordo è la”signorina di bordo”. Non ho tolto una virgola e non ho cambiato una parola… e scrissi: “quello che ho scritto su un brogliaccio di bordo, qui è riportato.. e qui, gliene do una copia, leggerà i movimenti e ogni cosa feci in quei giorni…

 

È possibile pubblicarlo a puntate sul nostro Forum Betasom?

 

Io ho una sola copia dattiloscritta, ma adesso quando usciamo andiamo a farne una fotocopia.. e lo pubblichi ben volentieri.

 

(Continua-1)

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Amleto Sommaruga, l’intervista (2)

 

Continuano le vostre domande e le sue risposte

 

Lei è al corrente del tempo di ricarica dei tubi dei siluri?

 

 

Non era compito mio, ma praticamente ero li assieme e vedevo come il tutto si svolgeva. È una domanda alla quale non so rispondere esattamente , credo che ci volesse un’ora di tempo. Perché i siluri, ne avevamo 4 a prora e 4 a poppa. Quando il tubo era vuoto, per ricaricarlo, ricordo che i “paglioli” per dormire erano fatti con delle staffe e che in effetti si dormiva sul siluro, siccome ne avevamo 27 di scorta, non uno e pesano 2 tonnellate, praticamente venivano levate le brande e i siluristi spalmavano di grasso il siluro e lo mettevano dentro usando i “sergenti” , non so come si dice in italiano, ma insomma alle centine di metallo che tengono lo scafo sono fatte a binario, che permette di tirar fuori la gru a catena, una piccola gru a catena, si solleva e poi si sposta il siluro, facendolo poi scivolare all’interno del tubo.

Il brutto era quando finivano i siluri all’interno del sommergibile, allora la situazione diventava molto, ma molto pericolosa, perché bisognava fermarsi, aprire il boccaporto, sistemare la gru, prendere i siluri che erano sistemati all’esterno e poi farli scivolare dentro, se per caso passa un aereo… avevamo solo i cannoni per difenderci… ma non posso rispondere esattamente alla domanda.

 

Quale era lo spirito nella base?

 

Abbastanza buono. Anzi altissimo, perché avevamo una libertà e possibilità anche di star fuori tutta la notte se era necessario.. lo spirito era molto alto.

 

C’era una rivalità con gli altri equipaggi?

 

No… Italiani? No.. Si passava da un battello all’altro.. si parlava tra noi “Che hai mangiato?” “C’è il cuoco che è uno str###o!” ... Perché quando si è alla base, non si mangia a bordo, si mangia in casermetta e si mangia abbastanza bene, perché a bordo è tutta roba in scatola, l’unica cosa che c’era, ma nemmeno era rivalità, questo antagonismo dove c’erano i sommergibili tedeschi, allora si… perché si facevano le scazzottate. Nel mio diario leggerà che parlo un paio di volte di scazzottate abbastanza serie, specie quando si era un pochino su di giri e il liquore correva facilmente.

 

È vero che bevevate lo “Spalletti?

 

Forse gli ufficiali, non lo conosco, per noi l’unico liquore che ci passavano era uno francese, non ricordo il nome, ma ci passavano di certo una bottiglia alla settimana o di Stock 84 o il Tre Valletti Sardi. Ci passavano quei liquori lì!

 

E il cibo com’era?

 

A bé.. uno schifo … cosa vuole, con cibo esaurito abbiamo anche provato a mangiare patate crude… per evitare lo scorbuto.. il cibo a bordo era uno schifo e lo era per tutti.

Finita la pasta, il riso era quello che era, e la cucina era un poco più grande di questo tavolino, con le piastre elettriche che ogni tanto si bruciavano, poi il battello, non era proprio uno di quelli come i tedeschi, perdeva nafta e veniva giù acqua e nafta assieme, insomma e spesso si mangiava il cibo che aveva sapore di petrolio.. no no, giustamente a bordo, era….mi capisce.... però c’è sempre quello spirito di rassegnazione, non c’era nulla fare , inutile fare il figlio di mamma o il cocco di papà, li bisogna prendere quello che c’è… e siccome lo spirito corpo, non è legato alla politica patriottica, è legato alla situazione dove ci si trova, evidentemente si passa davanti a tutto… si passa ogni cosa..

 

Le condizioni di vita a bordo dei sommergibili atlantici durante le missioni.

 

Le do qualche esempio.. ebbene fumare a bordo non se ne parlava neanche, al punto che a Napoli un battello andò a fondo, perché il fumo è pericolosissimo se entra in contatto con i gas di cloro…, lei sa che i sommergibili avevano gli accumulatori tradizionali, e quando sono in carica emettono dei gas di cloro, e infatti non si può caricare un sommergibile in immersione, va caricato in superficie, perciò a bordo, prima di tutto c’è un odore di nafta e sempre voglia di vomitare, quando si può, è bene sempre avere un limone a portata di mano, per evitare quel colpo di vomito, l’aria pestifera, specie a poppa, perché quando si naviga in superficie, l’aria vien giù, e che fa, va ai motori termici che hanno bisogno di ossigeno per poter funzionare, e sono enormi, perciò a poppa c’è una puzza continua… e gli accumulatori, e la nafta… di tutto… poi, continuando con la vita a bordo, come dice lei, c’è una brandina, nemmeno una brandina, una specie di cuccetta che serve per ogni due persone, se uno fa il turno di guardia, l’altro riposa, e se uno per una ragione qualunque è ammalato, l’altro dorme per terra… quando uno è libero di guardia, se ha la fortuna di rimanere fermo un poco di tempo, gioca a carte o scrive lettere che poi non può imbucare, aggiunga poi che purtroppo e sovente, specie nel 42, 43, il suo turno di guardia poteva anche durare 12 ore, perché lei sa, io sono elettricista, sono sottocapo elettricista e il mio compito è essere alle macchine e dare ordini che ricevo dalla camera manovra, e faccio le mie 4 ore. Se fischia la rapida, quando io mi sto per sedere finalmente un momento in brandina per riposare, il mio compito è andare al posto di combattimento, e allora che succede? Io non sono mitragliere, ma devo fare il servente alla mitraglia, dentro, fuori, parte il proiettile, e via per altre 4 ore… poi devo riprendere il mio posto di elettricista in macchina e fanno quattro e quattro, otto e quattro dodici, lei a “zompato” il riposo per 12 ore… le capita uno scherzo così, per le altre ore.. lei per 24 ore non ha dormito… questa era la vita di bordo….

 

 

 

(Continua - 2)

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Amleto Sommaruga, l’intervista 3

 

Continuano le vostre domande e le sue risposte

 

Ha un aneddoto bello o brutto, dolce o amaro che si ricorda in maniera particolare? O un momento di paura.

 

Per un momento di paura lo leggerà sul diario… nel diario infatti vi sono dei punti nei quali dico che si stanno tirando fuori tutti i santini, i credenti, tirano fuori dagli stipetti i santi protettori del loro paese, perché è un continuo scoppiare di bombe di profondità da una parte e dall’altra, saltano i vetri dei manometri,… però c’è una cosa… si, è un momento di paura ma… prenda ad esempio il mitragliere, quando sta attaccando un aereo dovrebbe aver più paura lui, essendo il più esposto.. ma nella realtà, in quel momento la paura non esiste.. la paura è immaginaria in quei momenti… è più la tensione nervosa.. la paura non esiste… non può esserci la vera paura, perché non si farebbe niente… e non serve a niente… e poi si sa perfettamente… vede, guardi qui sul diario.. legga… vede siamo scesi a 140 metri… quando un battello a quei tempi, non scendeva a 140 metri, al massimo andava a 110… guardi che quando lei vede il manometro.. sa che i manometri sono basati in chilogrammi, in atmosfere, ogni 10 metri è un chilogrammo, una atmosfera… perciò quando lei vede che segna 14, lì c’è d’aver paura… c’è l’implosione.. e li cominci un poco a pensare… ma ad un certo punto passa… credo che la paura non esista… sa cos’è la paura? La paura è dopo, quando vieni a casa e sei in licenza, è lì che a tensione nervosa passata esce qualcosa… ricordo mia madre che mentre dormivo mi fermava, perché tremavo.. forse nel sogno cercavo aria… ossigeno.. e lei vedeva che mi mancava il fiato… effettivamente quando lei comincia a stare 50 ore in immersione, che ci siano pure le capsule “Buldrocchi”…. i sommergibilisti sanno cosa sono le capsule Buldrocchi, vero?.... che le ridanno l’aria, ad un certo punto.. lei come solleva le mani fa un grande sforzo… qualsiasi cosa che fa è uno sforzo.. e poi vede come si fa ad avere la paura, quando fischia la rapida immersione , lei in 20 25 secondi.. deve essere a 15 metri di profondità.. a quota periscopica.. e un elettricista, un meccanico deve chiudere 7 valvole nel giro di 15 secondi… come fa ad aver paura… guardi che adopera anche i piedi per chiudere le valvole… ci sono i “calzoni” per farlo con i piedi.. quel perno sulla ruota della valvola… deve chiudere 7 valvole, o aprirle a seconda della manovra… e poi l’elettricista non solo fa la manovra, ma controlla la manovra alle lampadine di segnalazione… queste 7 lampadine sono in parallelo con il “quadro Kingston” (Nota, così mi suona questa parola, mi scuso se non è esatta) che si trova in camera di manovra perché la tua valvola se è chiusa per sicurezza diventa verde, se è aperta per sicurezza diventa rossa… perché un elettricista deve calcolare.. e le lampadine in navigazione d’allora, non sono come quelle di adesso, sono lampadine a filamento… dopo verso la fine sono arrivate le lampadine a placca di neon che non subiscono gli effetti della vibrazione… però la lampadina a filamento se si spegne, tu il segnale non ce l’hai… e allora devi darlo a voce… e.. ecco qua.. sotto caccia, sotto bombardamento non si deve usare la voce, si deve usare il laringofono.. il telefono ha una membrana.. come i carri armati… e poi, poi c’è questo… lei mi diceva prima, la vita di bordo… bisogna camminare sempre con le scarpe da tennis, adesso le hanno tutti…. Ed erano importanti perché avevano la suola di gomma, che non fa rumore… non fanno rumore è vero, ma avevano un altro effetto, con i “paioli” sporchi di nafta, si fanno certi capitomboli, che io ho ancora i segni ( e mi mostra la sua fronte con delle cicatrici) guardi qua.. i segni delle “pestate” che si facevano, di quelle “crappate” che… ecco di nuovo la vita di bordo…

 

Nell’intervista dopo questo vivo racconto.. c’è quasi un minuto di silenzio, non ho parole, lo guardo, sono commosso … non riesco a dire nulla… poi mi riprendo,,,,

 

(Continua -3)

 

Il Sergente Amleto Sommaruga al telefono in sala manovra....

 

manovra.jpg

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Sommaruga, mi diceva che purtroppo molti autori di libri, gli hanno chiesto foto, e poi non solo non ne hanno citato la fonte, ma nemmeno le hanno restituite... ho visto il suo album, purtroppo veramente scarno.... qui mi spiegava, lui è in piedi al telefono laringofono che controlla, essendo all'epoca, sottocapo, la manovra per riferire l'esito in camera di manovra, a causa delle famose lampadine bruioate delle quali parla nell'intervista...

Si, Marco è molto probabile che la foto sia storica e ben conosciuta ma chi è in piedi al telefono è lui...

anzi lui mi faceva notare che il marinaio in manovra, è lo stesso qui ritratto dopo la caccia la pescecane, cibo fresco, il primo a sinistra.... il che le due foto autenticano la fonte....

 

equatore.jpg

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Amleto Sommaruga, l’intervista 4-

 

Continuano le vostre domande e le sue risposte.. ultima puntata.

 

Dopo l’8 settembre cosa è successo?

 

Non lo posso dire… non lo so…

Perché io ad un certo punto, io non ero un volontario, avevo vissuto una parte della mia gioventù in Francia, ed ecco perché qui nel Quebec mi trovo a mio agio perché parlo il francese, mio padre è in Francia, mio fratello fa la guerra contro di me… era nell’esercito francese.. ne ha fatta poco, è stato fatto prigioniero in Germania ed è rimasto tutta la guerra in Germania.. io ad un certo punto, finita, diciamo quell’euforia che ci faceva capire che la vittoria ci sfuggiva dalle mani.. era inutile quello che raccontavano, e tutti a bordo sapevamo, guardi che a bordo del sommergibili di fascisti non c’era nessuno, e se lo era stava zitto.. nel senso che eravamo apolitici, parte il fatto che l’equipaggio non aveva nemmeno il tempo per leggere il giornale, perciò l’8 settembre ad un certo punto io ho pensato che restando ci avrei lasciato la pelle, quando ho visto che due sommergibili erano arrivati e gli altri non venivano più.. e se per caso finivo in Giappone, Dio solo sa come sarebbe finita… così ad un certo punto andai in Svizzera, da li sono riuscito a scappare in Svizzera, conoscendo la lingua francese, e in Svizzera mi son fatto il resto della guerra.. prima sono andato a piantar patate poi dopo, alla fine sono tornato a casa ho fatto la discriminazione e non essendo stato collaboratore con i tedeschi, tutto finì lì… dopo l’8 settembre…, per me la guerra durò ancora 22 mesi, però più pacificamente di tanti “poveri cristi” che erano rimasti dall’altra parte. Sinceramente so di me, ma non so cosa successe ad esempio a chi poverino, andò a prendere i dieci sommergibili a Gotenhafen… con l’8 settembre per me finì tutto.

 

Durante la guerra sottomarina, ho letto, non solo c’era una lotta diretta, arma contro arma, ma anche una lotta basata sull’intelligenza, può illustrarci qualche “brillante” idea adottata dai sommergibilisti italiani?

 

Certo… parliamo dei motori ad esempio. Praticamente si riceve l’ordine dei giri dei motori… e si mettono i motori elettrici a giri sfasati.. 200 giri o 300 giri al secondo a dritta o a sinistra per evitare che il nemico possa captare la posizione esatta… avendo due rumori era sfasato nell’impostare il tiro delle bombe di profondità… poi si buttava fuori da un tubo lanciasiluri delle cassette, degli stracci sporchi di nafta per dare l’impressione di essere stati colpiti…. La guerra è cominciata nel 40 e l’esperienza degli ufficiali, dei comandanti fece scaturire queste idee, e poi normalmente alla fine lo facevano anche gli altri…

 

Lei mi parlava prima del “fattore” gabinetto….

 

Il “fattore” gabinetto è una cosa molto importante… deve sapere che a bordo si andava di corpo più o meno una volta la settimana, perché il mangiare è asciutto, movimento ce n’è poco, l’unico che cammina tanto è l’elettricista, che può andare da prora a poppa senza chiedere permesso, perché ha ragioni di servizio… altrimenti quando si è in immersione, quando uno si sposta deve chiamare la “manovra” e dire “passo a prora a giocare alle carte” per esempio… allora.. il nostromo sa che ne è passato uno.. quando sono due o tre o quattro sulla sua tabellina, blocca il passaggio.. perché deve fare la compensazione del peso.. perché altrimenti il battello o si “impoppa” o si “imprua”, perché 4 persone a 65 chili per persona, sono circa 3 quintali di peso che vanno giù da un lato.. capisce? Allora come dicevo, non ci si muove troppo e c’è la costipazione… così quando hai bisogno di andare al gabinetto è un problema.. non solo per come ti senti ma per la struttura stessa del gabinetto… che è una specie di cassone, aperto in alto, con un water smaltato di ghisa, e sotto c’è un tubo di metallo… e ci sono due pedali… e una leva di fianco, due bombole di aria compressa con i manometri… allora quando lei va al gabinetto, si siede tranquillamente e schiaccia il pedale destro… che apre la valvola, e lei “deposita” nel cassone.. però si tratta poi di mandare l’acqua.. allora a questo punto deve guardare il manometro per sapere a quanti metri siamo immersi… siamo a 40 metri sono 4 chilogrammi, . e lei allora ha bisogno di un potenza di 4,2 o 4, 3 per espellere le feci.. allora lascia andare il pedale di destra e preme sul pedale di sinistra che apre la valvola verso il mare… ma che ancora non è ancora la valvola aperta.. ma è solo una parete del cubo di metallo che si apre.. allora adesso con le bombole manda aria… ha due bombole, una è di riserva, controlla sul manometro che ci sia la pressione di 4,2 o 4,3 cioè il 15% in più, di pressione… manda… e leva subito i piedi dai pedali, se no tutto quello che lei ha fatto torna indietro… tira la leva per aprire il passaggio a mare… ma tutto questo va fatto alla svelta… per cui in quel momento lei non può avere mal di mare, non può raccontar”palle” e se ha sbagliato la manovra… tutto quello che lei ha fatto esce fuori e se la “racatta” lei… tutto questo senza contare l’odore… perché dove fa i suoi depositi, c’è una puzza del diavolo, perché una costipazione di una settimana… e allora sente il coro di tutti quelli che sono a poppa che inveiscono.. “hei mangia le saponette la prossima volta”.. “ma che hai mangiato?” e l’odore non riesce ad andar via..

Questo il “gabinetto”… e lei pensi che alla scuola dei sommergibili a Pola ci insegnavano questo e facevano fare pratica di questo …ed è molto istruttivo.. perché se non capisce il meccanismo, poi si trova nei guai… così quando uno deve andare di corpo ci pensava su.. tre volte.. perché doveva ben ricordarsi la manovra.. dopo diventa per tutti un movimento automatico.. e quando si sta 90, 95 giorni in giro in quella maniera … con 75 persone a bordo, faccia lei il calcolo… poi bottiglie, scatolame, cassettine, tutto viene rotto prima di essere buttato a mare.. tutto frantumato, allora i marinai, peccato perché ho per questo un'altra fotografia che è andata persa… c’è una specie di “buiolo” una caldaia cilindrica in ferro che contiene tutta questa roba rotta…( Nota -penso che foto “rumenta” trovata da Sonar sia proprio una delle foto che Sommaruga sta parlando) viene buttata a mare… tutto deve essere rotto, perché se c’è una bottiglia che galleggia è pericoloso, passa una nave qualunque e può capire del passaggio del sommergibile.. tutto quello che è in scatola, viene tutto fatto a pezzettini, le altre scatole vanno forate.. perché sulle scatole vi erano anche scritte rivelatrici, la ditta, la data di scadenza, e tante altre cose… era una precauzione ingenua, poi arrivò il radar, ma ai primi tempi poteva essere anche utile.. anche questo fa parte della vita di bordo. Il sapere adoperare le cose più semplici di uso quotidiano, con una certa condizione, e non alla “carlona”… la cosa più banale diventa una cosa complicata e importante. Che dire poi della “pisciata” .ma quante volte per evitare di andare al gabinetto e far tutta quella manovra lei piscia dentro la bottiglia del vino vuota, si mette in un angolino, poi ci mette su il turacciolo.. lo infila al momento opportuno nel famoso “buiolo”.. si rompe e finisce con tutte le altre cose.. e l’acqua…quella si spande almeno 2 o 3 volte al giorno.. questo non solo i marinai ma anche il sott’ufficiale e l’ufficiale che si appartano nell’angolino con la bottiglia.

Sigarette? A parte il fatto che in immersione non si fumava,, ma alla fine non avevano nemmeno più il sapore delle sigarette… dopo una settimana le sigarette erano bagnate, con l’umidità che c’è a bordo, dove piove da tutte le parti.. allora le sigarette che sono nell’armadietto sono ammuffite .. così tornavano a terra con sigarette che ci abbondavano e che nessuno voleva… provi a fumare una sigaretta ammuffita.. doppiamente pericolosa per la salute, così tutte le cose le più semplici diventavano complicate… ma sembrano complicate adesso perché le valutiamo con gli occhi di oggi, ma prima nemmeno ci si pensava… era tutto normale!

 

 

Qui finisce l’intervista con il Sergente Elettricista Amleto Sommaruga, e da quello che con tanta precisione, schiettezza e semplicità ci ha raccontato, non sulla guerra ardita sotto i mari, di quella vedremo il Diario, ma solo delle normali e naturali attività quotidiane ci rendiamo conto, di cosa questi nostri “eroi” hanno dovuto affrontare… il nostro rispetto non può essere che immenso, più immenso del mare più profondo….

 

Grazie “marinaio” Sommaruga.. grazie marinai d’Italia… per quello che avete sofferto e realizzato per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti… e se a volte, e troppo spesso, la Patria dimentica… non dimentichiamocene noi!

 

(fine)

 

La foto alla quale penso si riferisca il Sergente Amleto Sommaruga nell'intervista, o almeno ad una di quelle foto... che Sonar ci aveva già trasmesso in altri post...

 

 

rumenta.jpg

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