Totiano* Posted June 29 Report Posted June 29 confesso che non sapevo proprio dove inserire questo post, che mi ha davvero commosso (e non solo perche nella foto su facebook è presente il sottoscritto). Tale Nunzio Giancarlo Bianco ha pubblicato questa ode che, per chi vuole, è disponibile al link https://www.facebook.com/nunziogiancarlo.bianco/posts/1655979525073860 Per chi non ha Facebook, pubblico integralmente Citazione Ai valorosi uomini degli abissi – omaggio ai colleghi sommergibilisti…… Non ho mai vissuto la navigazione in profondità, dove il mondo tace e il mare diventa cielo rovesciato. Eppure, per un disegno tecnico tracciato da Roma, mi fu concesso di varcare la soglia di due creature leggendarie: un Sauro e un Toti. Ma fu il Toti a lasciarmi un segno indelebile. Lo ricordo, ormeggiato nel vecchio arsenale di Taranto, immobile come un leviatano in attesa di risveglio. Lì mi accolse un collega, già iniziato ai misteri di quell’universo sommerso. Scendemmo giù, nel ventre del ferro. L’aria si fece pesante, quasi liquida. Un respiro e capii: non era più il mio mondo. C’era da installare un’apparecchiatura, in fretta, prima che il battello tornasse alle profondità. Lavorammo in silenzio, interrotto solo da racconti sussurrati: brandelli di vita vissuta tra acciaio, turni e silenzi. A lavoro finito, mi condusse per una visita. Non fu un semplice tour tecnico — fu un passaggio oltre il velo. I neon tremolanti sembravano lucciole intrappolate in una caverna, incapaci di dissipare le ombre. Mi mostrò il locale batterie: lì pulsava il cuore elettrico del sommergibile, alimentato dal respiro stesso della profondità. Poi la mensa: un tavolo da quattro, perso tra vene di tubi e nervature di cavi. «Come fate?» domandai. «Si mangia a turno,» rispose sereno, con quella dignità che solo chi vive il sacrificio può permettersi. Mi condusse poi dove dormivano: brande sospese tra tubi lanciasiluri, come nidi in un albero d’acciaio. Poche, troppo poche. Fu allora che udii per la prima volta la parola “branda calda” — una cuccetta condivisa, un testimone che passava di corpo in corpo, di turno in turno. Chiesi dell’autonomia sott’acqua. «Qualche giorno.» E no, non si fumava. Io, abituato alle mie sigarette a poppa, sotto le stelle, capii che laggiù il tempo non appartiene agli uomini. È il sommergibile a dettare il ritmo: un dio silenzioso che concede ore, veglie, e pause col contagocce. Vidi il periscopio, sì, ma non fu quello ad affascinarmi. Fu la vita che scorreva sotto il livello del mare. Una vita fatta di coraggio sommerso, di sacrifici senza medaglie, di silenzi che pesano più dell'acciaio. Ancora oggi, porto nel cuore quel giorno come si custodisce un segreto sacro. Perché là sotto, lontano da tutto ciò che è umano, l’uomo incontra se stesso. E lo fa nel buio, tra il canto dei sonar, la pazienza dei turni, e la speranza che ogni risalita sia anche un ritorno. Nulla si avvicina alla grandezza silenziosa del sommergibilista. Essi vivono dove nessun uomo dovrebbe vivere. Eppure sorridono, lavorano, resistono. Per noi, in superficie. A voi, cavalieri delle profondità, va il mio più profondo rispetto. Che il mare vi protegga sempre, e che la superficie vi accolga ogni volta come figli tornati da una leggenda. Un abbraccio sincero, con ammirazione eterna. Nunzio Giancarlo Bianco Quote
S513 Posted June 29 Report Posted June 29 Profonda.... ed esaltante. Ma a noi sembrava tutto così normale. Chi la legge potrebbe pensare che fossimo degli extraterrestri. Quote
magico_8°/88* Posted June 30 Report Posted June 30 Tanta roba...un plauso all'autore che è riuscito a rappresentare in maniera così chiara ed empatica un mondo a lui conosciuto Quote
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.